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Via alla vendita del puzzle dell’Homo Vitruvianus: nessun diritto di immagine all’Accademia di Venezia


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Inviato

riporto qui sotto un articolo della stampa (Corsera) relativo ad una recente sentenza del tribunale tedesco in merito allo sfruttamento dei diritti d‘immagine delle opere d‘arte. La questione, valida un tempo, con la diffusione della digitalizzazione e soprattutto anche della comunicazione via wdb ha subito una profonda evoluzione su chi e come detenga i diritti sulle immagini dei bene culturali. Noi numismatici ne sappiamo qualcosa quando proviamo a chiedere la foto di una moneta da collezioni pubbliche con costi e formalità burocratiche che fanno impallidire quanto succede all‘estero. 
tutta l‘europa - ne fa testo la direttiva europea citata sotto - sta adottando una politica liberale ove il bene culturale e‘ visto come bene collettivo, di proprietà della Comunità e non come bene da sfruttare economicamente ad appannaggio delle istituzioni burocratiche che lo tutelano e lo conservano i cui costi sono già pagati dal Cittadino con le tasse attraverso il bilancio dello Stato. 
E‘ giusto pagare il biglietto del museo che conserva questi beni contribuendo ai costi di custodia e manutenzione ma l‘immagine di questi stessi beni e‘ altrettanto giusto sia liberamente disponibile ( maxime poi per uso personale o di studio) visto che i beni sono della Collettività. L‘Europa ha imboccato una strada molto chiara in merito e i musei piu‘ importanti dei paesi europei vi si sono adeguati ( addirittura anticipandone la legislazione in alcuni casi in modo momto chiaro e netto), e l‘Italia sapra’ adeguarsi a tale pratica ? Speriamo di si 
 

 

 

(Corsera)
Il tribunale di Stuttgart ha bocciato la richiesta del nostro ministero della Cultura di imporre a una azienda tedesca un balzello sull’uso per un puzzle dell’Uomo Vitruviano 
di Leonardo conservata a Venezia: «Ogni ordinamento giuridico nazionale è limitato al rispettivo territorio nazionale», dicono i giudici germanici, «Questo principio di territorialità è generalmente riconosciuto dal diritto costituzionale internazionale ed è espressione della sovranità di ciascuno Stato. Ciò significa che una legge italiana, come questa per la tutela del patrimonio culturale, è valida solo sul territorio italiano».

 

Le norme europee

Ciò che è certo è che le barricate, i fossati e ponti levatoi intorno alla «proprietà esclusiva e sovrana» delle immagini del patrimonio culturale sono ormai superati dalla direttiva europea Open Data: i dati a disposizione degli Stati possono esser usati liberamente dai cittadini. Esempio? Dal 2022 gli Staatliche Museen zu Berlin, i ricchissimi musei statali di Berlino, mettono a disposizione di tutti (tutti: per qualunque scopo) le foto in alta definizione di «270.000 oggetti di varie epoche e regioni da scoprire, esplorare e indagare online». Gratis. 

Tutte aperture che hanno costretto anche il governo Meloni, che inizialmente sperava di fare cassa sulle immagini del nostro patrimonio, a cambiare rotta. E a rifare una decina di giorni fa, la settimana dopo la sentenza tedesca, il Decreto Ministeriale 161 del 2023 sul tariffario delle immagini che aveva sollevato un putiferio per l’esosità delle richieste e la farraginosità degli iter burocratici. Spalancando nuovi spazi fino a ieri preclusi. Specie per l’editoria culturale. 


Inviato
48 minuti fa, numa numa dice:

Ogni ordinamento giuridico nazionale è limitato al rispettivo territorio nazionale», dicono i giudici germanici, «Questo principio di territorialità è generalmente riconosciuto dal diritto costituzionale internazionale ed è espressione della sovranità di ciascuno Stato. Ciò significa che una legge italiana, come questa per la tutela del patrimonio culturale, è valida solo sul territorio italiano».

Sinceramente sono allibito, non che sia contrario in linea di principio, anzi, tuttavia questa spiegazione riportata mi sembra veramente strana oltreché puerile.

I vari diritti nazionali, le norme europee e pure quelle internazionali private, tutelano da molto tempo i diritti di immagine, di autore, i marchi, le invenzioni,.... E nessuno si sognerebbe mai di dire che una norma nazionale è confinata esclusivamente all'interno dei confini del proprio stato di origine o meglio che non esistano standard di tutela minimi applicabili all'interno dello spazio europeo.

Comunque le corti tedesche (e a vario livello sottolineo) non sono nuove ad affermare il principio di superiorità della propria normazione sia nei confronti di altri ordinamenti giuridici che soprattutto nei confronti del diritto europeo.

Secondo me questa sentenza creerà un precedente pericoloso (come è stato argomentato/riportato dal giornale) e porterà a dei conflitti.

Staremo a vedere.


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