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Il progetto per recuperare il San José, il «Santo Graal dei relitti»: un galeone affondato tre secoli fa che nasconde un tesoro da 17 miliardi di dollari


marco1972

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Affondato nei Caraibi nel 1708, il galeone San José trasportava monete d'oro e pietre preziose che l'Armata spagnola stava portando in patria dalle colonie. L'impresa delle autorità colombiane per recuperare il relitto

Il progetto per recuperare il San José, il «Santo Graal dei relitti»: un galeone affondato tre secoli fa che nasconde un tesoro da 17 miliardi di dollari
 

Si chiamava San José ed era uno dei più grandi galeoni dell'Armata Spagnola. Costruito nel 1696, navigava nel mar dei Caraibi per trasportare i tesori più preziosi. L'atmosfera è quella che abbiamo visto tante volte nei film che narrano le avventure dei pirati di quell'epoca: il 10 giugno del 1708 l'imponente veliero venne affondato da navi britanniche dopo un assalto durato oltre dieci ore. Il relitto, insieme a circa 344 tonnellate di monete d'oro e d'argento e a 116 scatole di smeraldi provenienti dal Perù e che dovevano essere portate in Spagna per finanziare la Guerra di Successione contro l'Inghilterra, riposa ancora nei fondali al largo delle coste colombiane. Un tesoro può valere fino a 17 miliardi di dollari e che fino ad oggi ha rappresentato il vero obiettivo per cui si è cercato di trovare e recuperare il relitto. 

Il progetto per recuperare il San José, il «Santo Graal dei relitti»: un galeone affondato tre secoli fa che nasconde un tesoro da 17 miliardi di dollari

Alcuni dei reperti ritrovati nel relitto del San José

Tutti vogliono il veliero (e il suo tesoro)

Il mistero del San José è rimasto sepolto in fondo al mare fino al 2015, quando il relitto è stato ritrovato e localizzato da parte dello stato colombiano. Lo aveva annunciato lo stesso presidente Juan Manuel Santos, definendolo «una delle più grandi scoperte di patrimono sommerso nella storia dell'umanità». I primi resti erano stati recuperati e si voleva dedicare al maestoso veliero un museo. Ciò che non viene menzionato, in quell'occasione, è la lunga disputa legale per la rivendicazione del tesoro tra diversi stati e società private. La «caccia» al tesoro era già partita negli anni '80: a condurre le ricerca era la società americana Sea Search Armada, che descriveva il veliero come un «imponente caveau di una banca» e che dichiara di essere stata la prma a localizzare il luogo del naufragio, nel 1981. A trovare però il relitto è stato poi un team di ricerca internazionale guidato dall'Istituto colombiano di storia e antropologia. La Colombia ha rivendicato la proprietà del San José e del suo tesoro e la SSA ha risposto con una causa miliardaria: la società dichiarava di aver firmato un accordo con il governo del Paese sudamericano in cui le veniva promessa una quota del 35 per cento dei preziosi conservati in fondo al mare. Gli anni successivi, di guerre legali, hanno visto emergere anche pretese di risarcimento da parte della Spagna - il San José, in origine, era spagnolo - e del Perù: il tesoro era stato saccheggiato dagli Inca e dunque apparteneva in origine a loro. Nel 2011 un un tribunale americano ha messo fine alla disputa e ha stabilito che il galeone, trovandosi nelle acque colombiane, appartiene alla Colombia. Che ha reso un «segreto di stato» la sua esatta localizzazione ma, per mancanza di fondi, non è mai riuscita a finanziare i colossali costi di recupero della nave. 

Un reperto storico dal valore inestimabile

Superare le rivendicazioni politiche, ora le autorità colombiane - a otto anni dall'annuncio della scoperta del relitto - vogliono procedere per recuperare quello che viene considerato un reperto storico dal valore inestimabile. Le operazioni dovrebbero iniziare già ad aprile. L'obiettivo non è il tesoro - non solo perlomeno - ma il relitto stesso che potrebbe raccontarci dettagli inediti sulla storia dell'impero spagnolo nel momento della sua maggiore potenza ed estensione. «C'è stata una visione persistente del galeone come un tesoro. Vogliamo voltare pagina - ha spiegato al Guardian Alhen Caicedo, direttore dell'Istituto colombiano di storia e antropologia - Stiamo pensando a come accedere alle informazioni storiche e archeologiche del sito». I ricercatori vorrebbero riuscire a far emergere dalle acque l'intero galeone, per poi esporlo in un museo costruito su misura. Ma l'impresa è ardua e inedita: nessuna nave è mai stata recuperata, soprattutto non in aque calde tropicali. «È una sfida enorme e non è un progetto che ha molti precedenti. In un certo senso, siamo dei pionieri», conclude Caicedo. Oltre al San José in sé, si punta ad avere la possibilità di studiare gli oggetti in vetro, porcellana e cuoio che viaggiavano insieme alle navi del periodo coloniale. Dettagli quotidianità che potrebbero darci qualche indizio sulle reti commerciali del XVIII secolo, della gerarchia coloniale spagnola e della vita dei centinaia di marinai a bordo del San José e di velieri simili.

Mary Rose, l'unico precedente

Caicedo e il suo team stanno studiando le tecniche utilizzate nell'unico altro caso di progetto di conservazione marina paragonabile a quello del San José. Nel 1981 è stato recuperato il relitto della Mary Rose, nave ammiraglia britannica affondata nel 1545 al largo di Portsmouth. Oggi una sezione dello scafo è esposta in un museo. L'obiettivo è capire come poter sollevare, senza romperla, una nave lunga 40 metri. Riuscendo anche a conservare ciò che si nasconde al suo interno. Tra cui, sì, anche il tesoro.

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