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Colosso di Costantino, ecco i perchè della grande ricostruzione della statua imperiale a Roma


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Colosso di Costantino, ecco i perchè della grande ricostruzione della statua imperiale a Roma

Tra le opere più importanti dell’antichità, con i suoi 13 metri circa di altezza, la statua colossale di Costantino (IV secolo d.C.) è uno degli esempi più significativi della scultura romana tardo-antica. Dell’intera statua, riscoperta nel XV secolo presso la Basilica di Massenzio, oggi rimangono solo pochi monumentali frammenti marmorei, ospitati nel cortile di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini: testa, braccio destro, polso, mano destra, ginocchio destro, stinco destro, piede destro, piede sinistro. Ora nel giardino di Villa Caffarelli è possibile ammirare, in tutta la sua imponenza, la straordinaria ricostruzione del Colosso in scala 1:1, risultato della collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina, Fondazione Prada e Factum Foundation for Digital Technology in Preservation con la supervisione scientifica di Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali. Il Giardino di Villa Caffarelli, dove è stata collocata la riproduzione del Colosso di Costantino, insiste in parte sull’area occupata dal Tempio di Giove Ottimo Massimo, che un tempo ospitava la statua di Giove, la stessa forse da cui il Colosso fu ricavato o che comunque ne costituisce il modello di derivazione. I resti del tempio sono oggi visibili all’interno dell’Esedra di Marco Aurelio.

 

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Studi notevoli ed interessanti : peccato la 'statua' .


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DE GREGE EPICURI

Servizio molto interessante. Dal punto di vista estetico (parlo per me, naturalmente) questa statua risulta tremenda; ma io sento e ragiono come uno nato nel XX secolo. E' però vero quanto dice Salvatore Settis: senza la ricostruzione concreta, fisica, è impossibile rendersi conto (con la sola ricostruzione virtuale) del significato e dell'impatto di un monumento del genere.

Altra riflessione: questa statua di Costantino "mima" le statue gigantesche di Zeus. E direi che ci dà l'idea di come questo imperatore fosse legato sostanzialmente alla religione romana di stato, diciamo al paganesimo, e quanto fosse lontano dal cristianesimo come ora noi ce lo raffiguriamo.

Ultima riflessione: verrà in mente a qualcuno anche di replicare il colosso di Nerone (di cui, per fortuna, restano solo descrizioni e non frammenti) o magari il colosso di Rodi? O qualcuno degli infiniti templi demoliti, o le ville imperiali scomparse, e via dicendo?  E i monumenti distrutti dall'Isis a Palmira? E i Budda di Bamiyan? Perchè quando si comincia...

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2 ore fa, gpittini dice:

qualcuno anche di replicare il colosso di Nerone 

È una vita che lo penso: una bella statua davanti al Colosseo (chissà perché si chiama così :rolleyes:) con le fattezze dell'imperatore più amato (perché è effettivamente quello più amato dal popolo della sua epoca e perfino dai cittadini di oggi).

Viva Nerone viva

 

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Il Colosso di Costantino in scala reale muove l’interesse dei media con immancabili polemiche ideologiche

La ricostruzione del Colosso di Costantino

Il Colosso di Costantino nella sua ricostruzione in scala reale (13 metri) a Villa Caffarelli, Musei Capitolini

La gigantesca statua in marmo dell’imperatore Costantino doveva essere altra almeno 13 metri. Di lei, alla fine del Quattrocento, circa 1000 anni dopo la sua realizzazione (è infatti del IV secolo d.C.) non rimanevano che pochi frammenti, sia pur molto significativi, a cominciare dalla testa. Di questi, nove su dieci sono visibili nel cortile del palazzo dei Conservatori, ai Musei Capitolini. Ora, a palazzo Caffarelli, del Colosso di Costantino è però visibile una ricostruzione in scala reale realizzata dalla Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, che si occupa di ricostruzione digitale di opere d’arte, per motivazioni di ricerca, di valorizzazione e di tutela (per esempio nel caso di opere a rischio bellico).

La ricostruzione, che ovviamente integra i pezzi mancanti sulla scorta di studi e comparazioni, avviene dopo una lunga preparazione che ha previsto, tra l’altro, la scansione dei frammenti originali con la tecnica della fotogrammetria, con modellazione in 3D e posizionamento sul corpo digitale della statua creata “utilizzando come esempio iconografico altre statue di culto di età imperiale in pose simili, tra cui la colossale statua di Giove (I secolo d.C.) conservata al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo, probabilmente ispirata allo Zeus di Olimpia ad opera di Fidia e la grande copia in gesso della statua dell’imperatore Claudio, ritratto come Giove, allestita al Museo dell’Ara Pacis”.

Il successo mediatico del “nuovo” Colosso di Costantino

Il risultato è imponente, e ne stanno parlando in mezzo mondo, con articoli sul New York Times e pezzi sui principali telegiornali internazionali. Come mai questo enorme interesse, senza contare che si tratta di un’opera già presente nella mostra dello scorso anno alla Fondazione Prada di Milano (che ha contribuito a tutto il progetto), sull’uso e il riuso dei materiali antichi nelle opere d’arte ?

Innanzitutto perché la statua riprodotta è (quasi) nel suo ambiente originario, proveniva infatti dalla Basilica di Massenzio e, in particolare, è possibile un confronto diretto con la vicinissima disposizione dei nove frammenti antichi, al Palazzo dei Conservatori. Soprattutto, però, l’operazione svela – come sottolinea chiaramente il professor Salvatore Settis – che una riproduzione “fisica” come questa è in grado di coinvolgere il visitatore in un’esperienza che qualsiasi ricostruzione virtuale, per quanto fatta benissimo e immersiva, non potrà mai dare anche in soli termini di scala: di fronte a questo Colosso-bis si possono cogliere le dimensioni, l’immagine stessa dell’autorità e del potere che doveva essere messa davanti agli occhi dei sudditi dell’impero.

Ricostruzione “fisica” più utile del virtuale, ma nel mirino dei critici in servizio permanente

Un’argomentazione molto valida da parte di uno studioso che, come Settis, non può essere certo tacciato di operazioni che danneggino la valorizzazione, la tutela e l’immagine del patrimonio culturale italiano. Il parere del grande archeologo e classicista può anche essere un campanello dall’allarme per le immancabili, diremmo “ideologicamente obbligatorie”, polemiche che accompagnano sempre qualsiasi tentativo di fruibilità del patrimonio che vada al di fuori di una teca museale e dei “totem multimediali” ad altissima obsolescenza che sembrano essere l’unica strada di modernizzazione concessa dalle sclerotiche idee di una parte del sistema cultural-burocratico del Paese. Coraggiosa, quindi, questa iniziativa della Sovrintendenza Capitolina diretta da Claudio Parisi Presicce. Anche perché ci si sta preparando alla presentazione dell’anastilosi di alcuni elementi della Basilica Ulpia davanti alla Colonna Traiana, contro cui i detrattori stanno già sparando a palle incatenate da mesi, se non da anni. L’idea che governa gran parte di queste critiche è che l’anastilosi sia il male assoluto, sempre e comunque, indipendentemente dalla possibile attenzione scientifica posta nella realizzazione dei progetti. Pregiudizi altrettanto validi nel caso di operazioni come quella del “Colosso”.

https://www.archaeoreporter.com/it/2024/02/10/il-colosso-di-costantino-in-scala-reale-muove-enorme-interesse-mediatico-con-immancabili-polemiche-ideologiche/


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