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Inviato

Da Pessinunte nella Galazia, un esemplare di grande AE, ( in didascalia " unpublished in,,,,Extremely rare " ), al nome di Caracalla con al diritto testa laureata dell' imperatore ed al rovescio figura alata maschile che regge in alto sulla sinistra una piccola figura anch'essa alata .

Sarà il 22 Febbraio in vendita ASTARTE 3 al n. 254 .

001 ASTARTE 3 n. 254.jpg

002 ASTARTE 3 n. 254.jpg


Inviato

DE GREGE EPICURI

Sarebbe interessante sapere di più sulla figura alata al rovescio, che ha anche una specie di gonnellino: sicuramente una figura mitologica di quella zona della Galazia.


Inviato

Curiosità che é anche mia : chissà se @apollonia, che saluto, può avere informazioni al riguardo


Supporter
Inviato
2 ore fa, VALTERI dice:

Curiosità che é anche mia : chissà se @apollonia, che saluto, può avere informazioni al riguardo

 

Ciao.

È noto che Pessinunte, antica città della Galazia in Asia Minore, ebbe importanza religiosa per il santuario della dea Cibele che vi era venerata sotto l’aspetto di una pietra nera caduta dal cielo, probabilmente una meteorite. Nel 204 a. C., per ordine dei libri sibillini, il simulacro fu portato a Roma, sul Palatino, e la dea adorata sotto il nome di Magna Mater. Tuttavia non cessò la vita del santuario di Selinunte, ove aveva culto anche Attis.

Una leggenda di origine frigia narra che presso Pessinunte si trovava una roccia chiamata Agdos, che era anche una personificazione della dea. Un giorno Zeus giunse a Pessinunte e si stese sulla roccia per riposare, finendo per addormentarsi. Durante il sonno, il seme di Zeus cadde sopra Agdos e la fecondò; dopo dieci mesi, la roccia partorì Agdistis, un essere selvaggio ed ermafrodito. Agdistis era una creatura indomabile, senza freni, che non temeva né gli dèi né gli uomini. Gli dèi incaricarono Dioniso di punire la sua tracotanza. Dioniso fece ubriacare Agdistis e nel sonno gli strappò il membro virile. Dal sangue di Agdistis crebbe un mandorlo o un melograno, dal cui frutto, nascosto nel grembo da Nana, figlia del dio fluviale Sangarios, nacque un bambino. Il furioso Sangarios costrinse Nana ad esporre il bambino che, abbandonato in un canneto, fu salvato e allattato da una capra ed ebbe il nome di Attis.

Attis crebbe e divenne un giovane e bellissimo cacciatore e suscitò l’amore travolgente ed appassionato della stessa Agdistis, che dopo l’evirazione era ormai una creatura solo femminile. Agdistis accompagnava Attis a caccia e lo aiutava a catturare ogni sorta di prede. Un giorno Mida, re di Pessinunte, fu colpito dalla bellezza di Attis e lo volle far sposare con sua figlia. Il giorno delle nozze, Agdistis, furente per essere stata abbandonata, apparve all’improvviso e, col suono di una siringa, il flauto dei pastori sacro a Pan, fece impazzire tutti i partecipanti, compreso Attis, che si evirò sotto un pino e morì dissanguato; dal suo sangue spuntarono le viole mammole. Agdistis, in preda alla disperazione e al rimorso, chiese a Zeus di resuscitare Attis, ma ottenne solo che il suo corpo restasse per sempre incorruttibile, che i suoi capelli continuassero a crescere e che il suo dito mignolo si muovesse per sempre da solo. Secondo un’altra versione, Attis si trasformò in un pino sempreverde. Infine, Agdistis ne trasportò il corpo (o il pino) a Pessinunte dove lo seppellì, fondando un collegio di sacerdoti e indicendo una festa in suo onore.
In un’altra versione del mito, Attis era invece amato proprio da Cibele, che ne fece il guardiano del suo tempio. Quando Attis rivolse il suo interesse alla ninfa Sagariti, Cibele per vendetta lo rese folle. Anche in questo caso, Attis finì per evirarsi e morì, ma la dea, impietosita, lo fece resuscitare e gli consentì di rimanere al suo servizio.

Questo è il motivo per cui i sacerdoti di Cibele, chiamati a Roma archigalli, per meglio identificarsi con Attis, l’amante della dea, arrivavano a praticare il rito dell’autocastrazione. Il culto di Attis, strettamente connesso a quello della Dea Madre Cibele, di cui Nana era una delle tante personificazioni in Asia Minore, ebbe un grande impulso a Roma in età imperiale a partire dal regno di Claudio (41 – 54 d. C.). Nell’iconografia, Attis è in genere raffigurato come un giovane vagamente effeminato, che indossa il berretto frigio e le brache.

 

Non vedo in queste vicende personaggi o episodi connessi al rovescio del bronzo che rappresenta una figura maschile barbuta e alata mentre avanza verso destra con le ali aperte, la gamba destra in avanti, il braccio destro proteso all'indietro con la mano spalancata, e guarda un genio alato in piedi di fronte alla sua mano sinistra protesa con le ali aperte che avanza a destra con la gamba sinistra.

apollonia

  • Grazie 1

Inviato

DE GREGE EPICURI

Riassumendo, si può dire che, dalle parti di Pessinunte e della dea Cibele:

- le evirazioni erano all'ordine del giorno, diciamo praticamente obbligatorie. Però c'era poi un dito mignolo che "si muoveva da solo"...

- erano anche comuni le fecondazioni con liquidi di vario genere (sperma o sangue), che davano origine a persone, animali o piante. Insomma, una genetica molto varia.

Che pacchia per la psicoanalisi!

  • Mi piace 1

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