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Rhegion: Il culto delle acque in età antica e una "Dracma con toro a volto umano e faretra ed arco"


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Inviato

Reggio antica, era chiamata dai greci “Reghion”,  nome  che scrivevano  in greco calcidese “Recion”. La fondazione di Reggio, come città stato e colonia magno greca, è antichissima e risale ad oltre 2700 anni fa. Il culto dell’acqua era molto diffuso. L’acqua è un elemento essenziale per l’uomo e la sua sopravvivenza, e Reggio ne era ricca e lo è tutt’oggi. Tanto è vero che in passato vi erano anche numerosi edifici termali, dove gli antichi romani si facevano i bagni.

Su Reggio insistono anche numerosi corsi d’acqua, ormai incanalati o coperti. Il fiume principale, chiamato Calopinace, che ora scorre a sud della stazione centrale, scorreva in passato nei pressi della villa comunale, all’altezza dell’odierna via Lemos. E fu deviato per consentire la costruzione di un forte, il Castelnuovo, nel cinquecento. A testimonianza per gli antichi reggini della loro devozione ed importanza delle divinità fluviali, fu coniata la prima moneta. In essa è presente un animale ibrido, cioè con il corpo e le corna di  toro ed il viso di un uomo barbuto.

La prima moneta di Reggio, che passo ora a descrivervi, verosimilmente fu coniata alla fine del VI secolo avanti Cristo, e si trova oggi custodita in un ricco museo francese a Parigi. In essa è infatti raffigurato questo toro con viso umano, che è una divinità fluviale, (probabilmente riconducibile al corso d'acqua reggino del Calopinace, chiamato anche in passato Taurocinio), è in argento, pesa 5,69 grammi, è una “dracma”. Da un lato è in rilievo, dall’altro è incusa, cioè incavata nel metallo. Si vede bene in essa questo toro con viso umano, detto “Acheloo” inginocchiato. Sotto il toro vi è la scritta “Recinon” retrograda.

Tale tipo di iconografia era molto in voga alla fine del VI secolo ed in seguito. E fa riferimento ad Eracle, il cui nome deriva  dal greco (gloria di era) e poi divenne Ercole per i romani. E’ ovviamente un eroe leggendario, un eroe della mitologia greca.

Assieme alla raffigurazione presente nella moneta di Reggio antica, vi sono molte altre raffigurazioni dello stesso personaggio mitico, in vasi greci dipinti, in altre monete o in altari per uso domestico, che noi chiamiamo “arule”. Vi mostro, in una foto che ho scattato al museo di Reggio uno di questi altarini in argilla, che proviene da Locri e la cui immagine di Acheloo è tra le migliori sovrapponibili, come feci notare in un altro mio studio, risalente a molti anni fa. Coincidono anche le costole.  Sopra il toro inginocchiato della moneta di Reggio si trova una faretra, che nella iconografia intera della scena è appesa ad un albero assieme all’arco ed a un nodoso randello, tipico della figura di Eracle. L’intera scena, con Eracle che combatte il toro inginocchiato e la faretra appesa all’albero, è visibile chiaramente in un vaso greco che appartiene allo stesso periodo in cui venne coniata la prima moneta di Reggio, che vi mostro qui in foto, il vaso a vernice nera è datato 510 a.C. quindi coevo alla dracma incusa, e si trova ora conservato in un museo a Monaco di Baviera.

Di tale dracma ne é noto un secondo esemplare, apparso in un catalogo di una vendita Vecchi, avvenuta a Londra il 5 marzo 1997,  precisamente un  frammento, con la variante dell’etnico sotto la linea di esergo in RECION retrogrado, anziché Recinon.  

Ho trovato proprio qui su La moneta, una discussione che associa, erroneamente, la dracma incusa reggina ad un Hektè in elettro di Focea con la cicala di IV secolo a.C. che ovviamente non ha niente a che vedere nè cronologicamente nè iconograficamente con la dracma reggina, che raffigura Acheloo con faretra ed è di fine VI sec. a.C.

C’è chi vi vede sopra il toro delle locuste, delle cicale o delle larve di cicala, opinioni che io deontologicamente rispetto da studioso, ma al tempo stesso sono assolutamente prive di ogni validità scientifica dimostrata, ed iconograficamente le reputo fantasiose, poiché non riesco a trovare nessun reperto archeologico che raffiguri uno di questi animali sopra il toro inginocchiato, cioè sopra Acheloo. Quindi non posso attribuire un criterio scientifico di validità a tali opinioni. Che sono, come tante, interpretazioni personali di fatti non certi o indubitabilmente dimostrabili, a cui l’archeologia e la numismatica deve sottostare.

Ci sono curiose interpretazioni, poiché nessuna raffigurazione su monete, vasi, oggetti fittili o altro mostra Acheloo ed Eracle con una cicala sul dorso del toro, nessuna, almeno a me pare sino a provare il contrario. Ho letto quando venne pubblicato un contributo di una vecchia mostra detta "D.R.A.C.M.A."  sui quaderni ticinesi, che cerca di provare che l’arco e la faretra siano una pupa di cicala, ma a corredo di quel saggio , non trovo riscontri iconografici tra Acheloo e le cicale ed Eracle. E quando si volesse provare che Rhegion emise quella dracma per finanziare una guerra contro Locri, guerra che poi effettivamente perse, non reggerebbe l’esempio in quanto una pupa di cicala sarebbe segno di sconfitta e non di vittoria. Ed a quella interpretazione se ne aggiungono altre, che ripeto ho evitato di citare tutte nei limiti del mio post. Molte e altrettanto secondo me fantasiose, che vogliono spesso le monete di Reggio coniate per finanziare guerre, come se non ci fossero altri motivi per coniare monete, in una città ricca di importanti traffici, quale Rhegion di VI sec. a.C. era. E questo è un motivo in più per conoscerne la sua incredibile ed interessante storia trimillenaria.

Sicuramente la dracma incusa con toro androprosopo inginocchiato a sinistra e faretra ed arco sopra la schiena del toro, suscita interesse, iconograficamente parlando, e lo ha suscitato anche in passato tanto che venne riprodotta, quindi falsa, ed acquistata dal vecchio museo civico di Reggio ed esposta in una delle sue vetrine nel 1895, del peso pensate un po’ di gr 10. Se esaminate un vecchio libro di numismatica reggina, che si chiama "Rhegium Chalcidense"  di Pietro Larizza la troverete descritta dall'autore nel suo libro del 1905. Il numismatico reggino la illustra al n. 1 delle sue tavole fotografiche. La stessa moneta però scompare, quando al vecchio museo civico di Reggio si accorgono che era un falso, ed infatti nell'edizione successiva dedicata alle monete bruzie del Larizza sparisce tra le foto illustrate nelle tavole. Io ebbi modo di consultare tutta la documentazione presente nei vecchi inventari ora custoditi all'Archivio del museo archeologico nazionale. Poi ci fu tutta una storia su quelle terribili monete e tetradrammi di Reggio " i famosi mostri di Rhegion". Ha scritto Salinas: “Decreto di Ministro non farà diventare numismatico chi non lo sia. Ricordo la serie di argento delle monete di Reggio esposte nel Museo di quella città (era il vecchio museo civico di Reggio poi confluito nel Museo archeologico n.d.r.),: una serie di mostri incredibili, che non avevano la menomissima affinità con monete antiche. Eppure quei mostri erano stati catalogati per cura del Governo e di ognuno ne era stato notato il luogo preciso del rinvenimento ed il peso. Ed eran pesi di 30 o 40 grammi che non rispondevano ad alcun sistema metrologico dell’antichità. (A. Salinas, La numismatica e le collezioni pubbliche italiane Roma 1913).

Essendo questa discussione aperta di dimensioni limitate vi ho risparmiato tutte le divagazioni con termini e parole  in greco, e di vari miti, che non avrebbero comunque aggiunto criteri scientifici a quanto vi ho detto.

Chi volesse approfondire può leggersi gli importanti studi sulle arule greche della prof.ssa Barra Bagnasco, oltre ovviamente alla sterminata letteratura scientifica ed iconografica esistente attorno al tema di Eracle ed Acheloo.

la moneta dell’antica Reggio si trova qui:

https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb41833948t

 

Il vaso con Acheloo lo trovate qui:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Herakles_bull_Staatliche_Antikensammlungen_1583.jpg

 

lo studio di Barra Bagnasco qui:

 http://www.old.consiglio.basilicata.it/pubblicazioni/ARCHEOLOGIA%20DELLE%20ACQUE/bagnasco.pdf

e l’arula (altarino) di Locri in argilla che raffigura Eracle che combatte Acheloo con la faretra a sinistra della scena,  che vi ho messo nella foto, la trovate al bellissimo Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria esposta e che vi consiglio di visitare.

Ogni commento o osservazione su quanto avete letto, perché questo sito è frequentato oltre che da molti appassionati anche da competenti e validi studiosi di archeologia e numismatica, è gradito

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  • Grazie 1

Inviato

Resoconto oltremodo interessante - grazie! - che permette di approfondire una zecca importante quale Rhegion ma tenuta sempre un po’ in ombra rispetto alle importante zecche siciliane che - parlando dell’area  magno-greca e sicula - rubano la scena.

esiste una foto dell’esemplare con Acheloo della vendita Vecchi del 1997? 

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Inviato

Segnalo quest opera, pubblicata qualche anno fa dagli amici Molinari e Sisci 

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Inviato

Gentilissimo, grazie per l'opera segnalata, oltre alla segnalazione del libro ha delle considerazioni personali che vorrebbe fare su quanto ho scritto? Intendo oltre a quanto finora apparso su varie ipotesi, tutte  basate su leggende, e favole. Esiste che lei sappia un esempio iconografico di qualsiasi genere, che possa mettere in dubbio quanto sostengo sulla dracma incusa reggina, che cioè ciò che si vede sul toro inginocchiato è una faretra, basandomi su due icone coeve alla moneta, un'arula ed un vaso greco a figure nere, e che invece non sia, come finora sostenuto da tante fonti, una locusta un grillo, una cicala o una pupa di cicala? Scrivo a lei Skubidu, essendo un grande esperto ed anche tra gli amministratori del sito, però rivolgendomi anche  a chiunque abbia altre ipotesi in proposito. Grazie mille e buona domenica


Inviato
2 ore fa, numa numa dice:

Resoconto oltremodo interessante - grazie! - che permette di approfondire una zecca importante quale Rhegion ma tenuta sempre un po’ in ombra rispetto alle importante zecche siciliane che - parlando dell’area  magno-greca e sicula - rubano la scena.

esiste una foto dell’esemplare con Acheloo della vendita Vecchi del 1997? 

 

Salve Numa Numa, certo che esiste l'immagine dell'esemplare di Londra, le giro la foto, le giro anche quella del falso pubblicato dal Larizza, "un mostro di Reggio" ( erano tanti, i mostri di Reggio, anche quelli meriterebbero attenzione e studio, perchè poi queste sciocchezze sono rifluite anche in seri studi archeologici e numismatici, forse più dei falsi Becker)

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e vorrei aggiungere: qui si vede bene che non è una testa di cicala!


Inviato
1 ora fa, siculogreco dice:

Gentilissimo, grazie per l'opera segnalata, oltre alla segnalazione del libro ha delle considerazioni personali che vorrebbe fare su quanto ho scritto? Intendo oltre a quanto finora apparso su varie ipotesi, tutte  basate su leggende, e favole. Esiste che lei sappia un esempio iconografico di qualsiasi genere, che possa mettere in dubbio quanto sostengo sulla dracma incusa reggina, che cioè ciò che si vede sul toro inginocchiato è una faretra, basandomi su due icone coeve alla moneta, un'arula ed un vaso greco a figure nere, e che invece non sia, come finora sostenuto da tante fonti, una locusta un grillo, una cicala o una pupa di cicala? Scrivo a lei Skubidu, essendo un grande esperto ed anche tra gli amministratori del sito, però rivolgendomi anche  a chiunque abbia altre ipotesi in proposito. Grazie mille e buona domenica

 

Grazie, non sono più nello staff. 
Mi definisco un appassionato alla materia (più che un grande studioso). Comunque ti ringrazio per la considerazione.

 


Inviato
6 ore fa, siculogreco dice:

.........

Ho trovato proprio qui su La moneta, una discussione che associa, erroneamente, la dracma incusa reggina ad un Hektè in elettro di Focea con la cicala di IV secolo a.C. che ovviamente non ha niente a che vedere nè cronologicamente nè iconograficamente con la dracma reggina, che raffigura Acheloo con faretra ed è di fine VI sec. a.C.

.........

Salve, credo si riferisca alla mia discussione:

Ovviamente le due monete sono state associate non per datazione, ma per la presenza della cicala su entrambe. A questo punto non so se quella di Rhegion sia effettivamente una cicala,  ma a proposito di quella discussione, devo integrarla con due monete estrapolate da un'altra sua interessante discussione https://www.lamoneta.it/topic/28493-animali-nelle-monete-greche/ uno statere di Abdera e una tetradracma dell'altra città dello stretto, Messana.

 

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Inviato (modificato)
4 ore fa, siculogreco dice:

Salve Numa Numa, certo che esiste l'immagine dell'esemplare di Londra, le giro la foto, le giro anche quella del falso pubblicato dal Larizza, "un mostro di Reggio" ( erano tanti, i mostri di Reggio, anche quelli meriterebbero attenzione e studio, perchè poi queste sciocchezze sono rifluite anche in seri studi archeologici e numismatici, forse più dei falsi Becker)

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e vorrei aggiungere: qui si vede bene che non è una testa di cicala!

 

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sarebbe interessante individuare l esemplare collezione Duprè.

Modificato da skubydu
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Inviato

Questo l esemplare alla tavola 18, di Rhegion et Zancle , G.Vallet , 1958 (testo fondamentale per chi studia questa zecca)

 

Sembrerebbe lo stesso esemplare pre-rottura 

sbaglio?

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Inviato (modificato)

Grazie, davvero per i vostri contributi, interessanti e precisi. Attenzione con il testo di Larizza, che è stato proprio uno dei primi a cadere nella trappole dei grilli (e degli allocchi) perchè proprio lui pubblicò il clamoroso falso del museo civico di Reggio, interpretando quel "coso" del falso reggino visibile sulla schiena di Acheloo come un grillo, immaginate che importanza può avere trovare un simbolo su un falso strepitoso. In merito al Vallet, non sarei pronto a giurare se il suo esemplare sia proprio l'autentico, propenderei più per una riproduzione in calco. Non vorrei sbagliarmi ma l'esemplare al gabinetto numismatico di Parigi è proprio quello appartenuto a Duprè, ma devo verificarlo su miei vecchi appunti, e li cercherò. Ringrazio Bruzio, per aver trovato la discussione da lui aperta, di quel curioso abbinamento tra l'elettro di Focea, con la cicala e la dracma che solo per sentito dire da Larizza e compagni ha un grillo ed una cicala, tutte ricavate dal Larizza. e poi amplificate via via, senza fondamento alcuno. Il secondo esemplare noto della dracma reggina incusa, l'esemplare Vecchi, fuga ogni dubbio, al rovescio si vede proprio il fondo liscio della faretra, non una testa di cicala o pupa che dir si voglia, ( la pupa sta nei quaderni ticinesi, se non l'avete ve la posto). Siccome poi da pupe e cicale si arriva a dire e costruire anche molti avvenimenti storici, perche la numismatica è in grado di mutare la storia, e lo sapete bene, allora da una notizia falsa, si genera altrettanta storia falsa, non è per far polemica, ma siamo per la verità, quando è evidente, comunque Eracle, da oggi può dormire sonni tranquilli. Ringrazio ancora Bruzio, per avermi ricordato una vecchissima discussione, che ebbi modo di aprire qui un decennio fa, sulla presenza di animali nelle monete. Comunque poi potremo aprire anche una discussione sui falsi clamorosi ed errate attribuzioni in musei e testi numismatici più o meno famosi, e ci sarebbe si da ridere...

Modificato da siculogreco
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L esemplare del vallet potrebbe essere lo stesso prima delle fratture ?


Inviato

Oltretutto la faretra o il gorytos, al pari di grilli e cicale è molto presente nella monetazione ellenica in generale, e della vicina area sicula in particolare. Penso che il Larizza nella sua analisi, giunse ad una conclusione affrettata, a cui molti (compreso io…) hanno fatto affidamento.


Inviato (modificato)

Bruzio, forse tu sei giunto ad una conclusione errata, perchè sei stato un innocente veicolo di una vasta serie di errori. La dracma di reggio incusa, rappresenta un'originale caso di metamorfosi numismatica da "manuale".... ti spiego perchè, e te lo dimostro...Adesso questa discussione comincia ad essere interessante, e vedrete quante cose verranno fuori. Cominciano i numismatici di metà ottocento, alcune cose le dovrei cercare, o se le trovate prima voi postatele... ho sottomano ora il Garrucci, che richiama la collezione Duprè, che citava Skubydu: Raffaele Garrucci monete dell'italia antica, lo trovate online, però per comodità vi posto una scansione. Garrucci si rifà a Revue Num Longperier, 1866, ed Imhoof Blumer, sono numismatici tutti dell'ottocento,e dice che è una locusta. Larizza trova questa descrizione del Garrucci ed il falso del museo civico, che osserva direttamente in mano, e non capisce che sia un falso (o forse fa finta di non capire, perchè non era sprovveduto e le monete vere le conosceva bene e si dice che avesse anche una buona collezione), fabbricato sul disegno del Garrucci, del peso di 10 grammi (un mostro), e mischia entrambi. Decide che è un grillo, poi ci ripensa dopo che mandano in tribunale i funzionari del vecchio museo civico per truffa, e lo leva dal suo successivo libro (la Magna Grecia). Poi Carroccio, decide, mettendo anche delle foto di  una larva, che sia una pupa di cicala, e tu completi il quadro dicendo che sia una cicala ( giustamente perchè è cresciuta). Quindi una sequela di mutazioni: locusta, grillo, pupa di cicala, e cicala. Poi diventerà uno scarrafone.

Poi altri geni, con estro e fantasia si inventano tutta una storia di Eracle, del fiume Kaikinos, e di un donario dei reggini, che non c'entra nulla ovviamente con la dracma incusa. Vi posto cosa mi ha scritto un ragazzino saputello, avrà vent'anni, completamente bianco di numismatica, un paio di giorni fa :"La moneta di Reggio in oggetto è stata coniata per affrontare una guerra, poi persa (come testimoniato dai donari ad olimpia degli zanclei e dei locresi), e mostra Eracle (difensore dei confini reggini) che doma il fiume Kaikinos, confine con Locri Epizefiri. Difatti sopra si vede la pupa di una cicala a ricordo del fatto che tali insetti sulla sponda reggina non cantano, a differenza di quelli sulla sponda locrese. 

 
Amici, se trovate quell'articolo di Longperier, per curiosità, vedremo cosa ha scritto... e intanto vi posto il Garrucci e Carroccio, poi se volete possiamo approfondire su questi numismatici dell'ottocento a cui ho dedicato sempre curiosità, ma errori quanti ne hanno fatti, e come ce li portiamo dietro... E spero comunque che sia messa una pietra tombale, sull'iconografia della Dracma incusa di Reggio

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Modificato da siculogreco
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A mio avviso, la presenza della faretra sul vaso e sull'arula è legata unicamente alla rappresentazione di Eracle come personaggio principale. 

Sembra sorprendente che l'incisore abbia alluso a Eracle solo con un piccolo simbolo accessorio.

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Brennos, credo che l'incisore ha ritenuto sufficiente mettere il toro androprosopo, perchè quella posizione, per chi utilizzava nel VI sec. a.C. la moneta, era ben conosciuta, i locresi avevano gli altarini, sono piccoli ... con Eracle. Il simbolo ci stava, e se si guarda con attenzione il rovescio del secondo esemplare Londra si vede chiaramente che non è un animale essendo liscio e senza occhi o zampe. Da un falso, non si può mai ricavare una affermazione vera. Poi i simboli usati nella monetazione magno greca erano spesso piccoli, e molte volte illeggibili, tranne in casi come questo dove il vaso a vernice nera ci soccorre, e soprattutto un esemplare venuto alla luce recentemente, che si può vedere dalla vendita Vecchi

Modificato da siculogreco

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Il 14/1/2024 alle 18:04, siculogreco dice:

Salve Numa Numa, certo che esiste l'immagine dell'esemplare di Londra, le giro la foto, le giro anche quella del falso pubblicato dal Larizza, "un mostro di Reggio" ( erano tanti, i mostri di Reggio, anche quelli meriterebbero attenzione e studio, perchè poi queste sciocchezze sono rifluite anche in seri studi archeologici e numismatici, forse più dei falsi Becker)

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e vorrei aggiungere: qui si vede bene che non è una testa di cicala!

 

Molto bello - anche se purtroppo frazionato - l’es. Vecchi. Grazie 👏🏻


Inviato

Buongiorno,

Aggiungo che di questa emissione incusa di Reghion si era già parlato sul forum qualche anno fa:

 

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L'argomento è davvero interessante e c'è ben poco da aggiungere alle puntuali osservazioni di @siculogreco

Mi limito ad osservare che Reggio non solo conia incusi, seppur per un brevissimo periodo, ma è anche ambito di tesaurizzazione degli incusi stessi, peraltro in quantità considerevole. Alla polis o al suo territorio è stato infatti riferita la provenienza del ripostiglio noto come "Calabria 1833" (IGCH 1891), purtroppo quasi interamente disperso. Nell'entroterra di Reggio, a Cittanova, fu scoperto nel 1879 un cospicuo tesoro (IGCH 1889) di monete magnogreche (VI-V sec. a.C.), anch'esso ben presto disperso, che conteneva anche un rarissimo statere della serie a legenda Ami.

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Mi sono letto la discussione recuperata da Archestrato, che non conoscevo. In sostanza, esistono due copie autentiche la francese e quella Vecchi, autentiche. Poi per quanto riguarda quella su Magna grecia coins all'Ashmolean, sarà un refuso, in quanto non presente ovviamente. Quella di Larizza, apparsa su Rhegium Chalcidense, ho già detto che è un falso. L'esemplare Vecchi, come è stato osservato è un frammento a sua volta costituito da due frammenti minori incollati e la frattura è visibile, quindi in definitiva sono i due originali di diverso conio. La discussione recuperata da Archestrato ha in più, rispetto a quanto io ho già detto, una scansione di Carroccio, del suo saggio sui quaderni ticinesi che potete quindi scaricare e leggere. Viene ipotizzato in quel contributo, da Carroccio, che sia una pupa di cicala. Mette tante monete, che nulla c'entrano, ed una arula, che purtroppo essendo monca, manca dell'arco e della faretra, presenti invece nell'arula che ho postato io. A Carroccio manca il vaso a vernice nera del mio post, non mi pare lo conosca visto che non lo cita o inserisce, e manca anche l'esemplare Vecchi, che probabilmente gli è sfuggito sebbene già noto prima della pubblicazione del saggio sui quaderni ticinesi. Se lo avesse conosciuto, poichè in esso si vede chiaramente sebbene è un frammento, che al rovescio, dietro la testa di Acheloo c'è il fondo piatto della faretra, si sarebbe accorto che sopra al toro ad esserci è la faretra e non una testa di pupa di cicala chiaramente. Ciò fa cadere, in modo definitivo ogni ipotesi che siano grilli locuste e cicale  e pupe su quella dracma.

Sui tesoretti trovati e dispersi di Reggio, a parte quello citato da dracma con incusi di altre zecche, c'è ancora molto da dire e scrivere. Al museo Reggio è cambiato il direttore, il nuovo è un bravo archeologo, andrò a trovarlo appena posso, chiedendogli di fare qualche nuovo studio, sul cospicuo  ed interessante materiale numismatico che il museo conserva.

Tornando alla citazione del Gorini, la sua descrizione della moneta è enfatica, ma non aggiunge nulla di nuovo. Invece sarebbe interessante cercare quell'articolo di Longperier sulla collezione Duprè, su Revue  Num. che forse dovrei avere, ma sinceramente non lo trovo, a voi risulta, ne avete copia? 

Modificato da siculogreco

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Il 15/1/2024 alle 00:06, siculogreco dice:

Bruzio, forse tu sei giunto ad una conclusione errata, perchè sei stato un innocente veicolo di una vasta serie di errori. La dracma di reggio incusa, rappresenta un'originale caso di metamorfosi numismatica da "manuale".... ti spiego perchè, e te lo dimostro...Adesso questa discussione comincia ad essere interessante, e vedrete quante cose verranno fuori. Cominciano i numismatici di metà ottocento, alcune cose le dovrei cercare, o se le trovate prima voi postatele... ho sottomano ora il Garrucci, che richiama la collezione Duprè, che citava Skubydu: Raffaele Garrucci monete dell'italia antica, lo trovate online, però per comodità vi posto una scansione. Garrucci si rifà a Revue Num Longperier, 1866, ed Imhoof Blumer, sono numismatici tutti dell'ottocento,e dice che è una locusta. Larizza trova questa descrizione del Garrucci ed il falso del museo civico, che osserva direttamente in mano, e non capisce che sia un falso (o forse fa finta di non capire, perchè non era sprovveduto e le monete vere le conosceva bene e si dice che avesse anche una buona collezione), fabbricato sul disegno del Garrucci, del peso di 10 grammi (un mostro), e mischia entrambi. Decide che è un grillo, poi ci ripensa dopo che mandano in tribunale i funzionari del vecchio museo civico per truffa, e lo leva dal suo successivo libro (la Magna Grecia). Poi Carroccio, decide, mettendo anche delle foto di  una larva, che sia una pupa di cicala, e tu completi il quadro dicendo che sia una cicala ( giustamente perchè è cresciuta). Quindi una sequela di mutazioni: locusta, grillo, pupa di cicala, e cicala. Poi diventerà uno scarrafone.

Poi altri geni, con estro e fantasia si inventano tutta una storia di Eracle, del fiume Kaikinos, e di un donario dei reggini, che non c'entra nulla ovviamente con la dracma incusa. Vi posto cosa mi ha scritto un ragazzino saputello, avrà vent'anni, completamente bianco di numismatica, un paio di giorni fa :"La moneta di Reggio in oggetto è stata coniata per affrontare una guerra, poi persa (come testimoniato dai donari ad olimpia degli zanclei e dei locresi), e mostra Eracle (difensore dei confini reggini) che doma il fiume Kaikinos, confine con Locri Epizefiri. Difatti sopra si vede la pupa di una cicala a ricordo del fatto che tali insetti sulla sponda reggina non cantano, a differenza di quelli sulla sponda locrese. 

 
Amici, se trovate quell'articolo di Longperier, per curiosità, vedremo cosa ha scritto... e intanto vi posto il Garrucci e Carroccio, poi se volete possiamo approfondire su questi numismatici dell'ottocento a cui ho dedicato sempre curiosità, ma errori quanti ne hanno fatti, e come ce li portiamo dietro... E spero comunque che sia messa una pietra tombale, sull'iconografia della Dracma incusa di Reggio

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Trovata 

https://books.google.it/books?id=EVhRAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

 

Modificato da skubydu
  • Grazie 1

Inviato (modificato)

Vorrei ringraziare Skubydu per aver trovato l'articolo di Longperier sulla dracma incusa, l'ho letto, è davvero di estremo interesse, mi riservo di leggerlo ancora con calma, e di cercarmi anche i vari riferimenti bibliografici, che De Longperier, da studioso attento quale era, ha fortunatamente inserito nel suo studio. Abbiamo adesso in mano la prima pubblicazione della dracma incusa di Rhegion, allora inedita e nota in un singolare esemplare. Non sbagliavo a dire che per comprendere la numismatica bisogna prima studiare gli studiosi dell'ottocento, che ci insegnano come fare "numismatica" correttamente. Pubblicherò appena possibile le mie considerazioni sullo studio di de Longperier, e sarei curioso di leggere anche le vostre. 

Modificato da siculogreco

Inviato

Purtroppo ci mancheranno sempre le chiavi di lettura di certe rappresentazioni.

Il collegamento tra Eracle e Reghion sarebbe quello:

« Secondo un'altra leggenda, le origini della città si collegano con il passaggio di Eracle, reduce dalla Iberia con i bovi gerionei.

Uno di essi, staccatosi dall'armento, dopo aver percorso la regione che da esso prese il nome (secondo la tradizione che vede il nome Italo derivato proprio da qui), lanciandosi in mare si dirigeva in Sicilia, onde l'eroe era costretto a seguirlo, quando già stanco del lungo viaggio, per ben riposare, aveva ottenuto dagli dei che zittissero le cicale, che lo infastidivano con il monotono canto. » (Wikipedia) 

Questo potrebbe spiegare la faretra (o la cicala).

Ma perché si fa riferimento a Acheloos, fiume dell’ Etolia, che non ha legame stretto con i popoli fondatori, messeniani e calcidesi? Forse perché è l’archetipo e il più importante degli dei fluviali, e perché è inginocchiato, dopo essere stato domato da Eracle? 

Inginocchiato, come lo è Gela, o Amenanos a Catania, spesso anche descritti « nuotando » o « in atto di porsi a giacere in terra »:

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Potrebbe anche essere il dio fiume Apsia menzionato da Diodoro Siculo (Libro VIII) nel brano della fondazione di Reghion.

Apsia, un altro nome del Calopinace/Taurocinio? 

I Calcidesi, un decimo dei quali erano consacrati alla divinità, si recarono a Delfi per interrogare l'oracolo sulla colonizzazione; la Pizia rispose: - 'Dove l'Apsia, il più sacro dei fiumi, sfocia nel mare, dove, risalendo il suo corso, vedrete la femmina unirsi col maschio, a questo punto fondate una città, e il Dio vi darà la terra di Ausonia.' Secondo l'oracolo i Calcidesi trovarono sulle rive del fiume Apsia una vite che abbracciava un fico selvatico, sia maschio che femmina, e fondarono una città. (traduzione approssimativa dal testo francese)

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L’intera scena, con Eracle che combatte il toro inginocchiato e la faretra appesa all’albero, è visibile chiaramente in un vaso greco che appartiene allo stesso periodo in cui venne coniata la prima moneta di Reggio, che vi mostro qui in foto, il vaso a vernice nera è datato 510 a.C. quindi coevo alla dracma incusa, e si trova ora conservato in un museo a Monaco di Baviera.

Precisazione, in questo caso, non è Acheloo ma la scena della cattura del toro cretese. Ciò dimostra la difficoltà di interpretare immagini che sembrano inizialmente sovrapponibili. 


Inviato (modificato)

Desidero rispondere, ai vari temi che hai posto in luce nel tuo post Vietmimin, solo alla coincidenza, o quasi tra Apsias, Taurocinio e Calopinace. In qualche modo essi coincidono, dico in qualche modo, perchè l'odierno Calopinace non coincide geograficamente per quanto riguarda l'odierna foce con l'Apsias, a cui si riferisce il mito di fondazione e con il Taurocinio. In quanto il letto del fiume, nel cinquecento è stato spostato. Quindi anche la fisionomia della città. La lettura, di Acheloo divinità fluviale, e sottomessa da Eracle,  in relazione al maggior fiume (o meglio torrente) di Rhegion, che viene spontanea, come dominio e controllo del suo corso, che ha rappresentato un costante pericolo e dannazione della città, fino ai tempi moderni, è legittima. Il fatto che esista un leggenda che parla di cicale e di Eracle, nel caso della moneta incusa reggina, è completamente fuori luogo. Non vi è alcuna rappresentazione iconografica, coeva a quel conio, che possa giustificarne o provarne un riferimento leggittimo  tra Acheloo, raffigurato nella moneta, con buoi o cicale. E questo ci consente di escludere tutte le erronee ipotesi che nascono da un disegno della moneta originale. Se si legge  infatti la dissertazione del de Longperier, pubblicata a pag. 265 della Revue Num, che tanto gentilmente Skubydu ha postato dell'inedito della collezione Duprè, si scopre che de Longperier non venne in possesso dell'originale. E se si osserva con attenzione,  il disegno della moneta na pag 265 della Revue Num. della dissertazione del de Longperier,  al diritto il simbolo è un incrocio tra un rinoceronte ed un elefante, ed ha quattro zampe, al rovescio si vede una sorta di sagoma, che potrebbe richiamare l'idea del corpo di una cicala, quando invece nell'originale, presente al gabinetto francese, il rovescio mostra un simbolo chiaramente indistinto, ed il rovescio del secondo esemplare (Vecchi London 1997) mostra il fondo piatto della faretra. Sto preparando anche su suggerimento dell'amico Enzo (Dracma) un contributo che chiarisca definitivamente cosa rappresenta il simbolo sulla schiena del toro androprosopo della dracma reggina, ed appena possibile lo pubblicherò su qualche rivista di numismatica a carattere scientifico.  La dissertazione  del de Longperier su Revue Num. , che sto esaminando con attenzione, offre ulteriori spunti sulla monetazione di Rhegion, di altre monete dico, oltre quelli sulla dracma incusa, ve ne siete accorti?

Modificato da siculogreco

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