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Asse di Domiziano dalla conservazione straordinaria!!!


antvwaIa

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Domiziano è un imperatore che mi sta parecchio antipatico: purtroppo, è proprio sua l'unica moneta romana nella quale mi sono imbattuto casualmente, frugando nel cumulo di materiale terroso che fu generato dalla realizzazione della strada sterrata da Rochemolles al Colle del Sommeiller e che è spesso smossa dal passaggio di fuoristrada e motociclette, in corrispondenza del terzo tornante, oltrepassata la cappella di San Rocco, nell'area denominata Chënërasë, là dove inizia la mulattiera che va a Pralavèn. Questo asse fu battuto (correggetemi se sbaglio) durante il regno di Tito e corrisponde al RIC II 344, ex 170b.

Il luogo esatto del ritrovamento, a 1760 m d'altezza, ha le seguenti coordinate: lat. 45°7 3" Nord, long. 6° 45' 16" Est

Ovviamente, il ritrovamento fu da me rapidamente denunciato presso la sovrintendenza piemontese, alla quale consegnai la moneta. Questa, che io sappia, è la sola moneta romana trovata nel vallone di Rochemolles (alta Val di Susa). Se qualcuno è al tanto di altre monete romane trovate nella zona, mi farebbe piacere saperlo.

Asse di Domiziano_ridotto.jpg

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Non lontano dal luogo di ritrovamento, mi fu segnalata una roccia con delle incisioni. La loro leggibilità la migliorai notevolmente lavando la superficie della roccia con una spugna, spazzolandola con un pennello morbido, quindi evidenziandole con polvere di gesso, poi tolta con un pennello morbido affinché la polvere di gesso rimanesse solamente nelle incisioni. 

I disegni evidenziati sono due, affiancati e alti entrambi circa 13-15 cm. In quello a sinistra si osserva un cerchio nel quale è collocato un esagramma (sigillo di Salomone o Stella di Davide) i cui sei vertici sono attraversati da linee curve aventi origine nella circonferenza esterna: al centro vi è un cerchio di piccole dimensioni, all'interno del quale c'è un piccolo simbolo o lettera indecifrabile. Nel disegno a destra si osserva una croce le cui estremità sono ripiegate a sinistra formando una croce uncinata retrograda, sovrapposta a un quadrato o rombo meno evidente. Dopo avere reso maggiormente nitido il disegno, nella parte sottostante sono divenute leggibili tre lettere, VJP (probabilmente Vallory Jean Pierre), prima non visibili, che sono da ritenersi incise in tempi successivi. La presenza di questi due simboli ebraici in alta Val di Susa è da ritenersi eccezionale. Ovviamente, informai la sovrintendenza anche (e soprattutto) per quanto riguarda queste incisioni, nella stessa occasione in cui denunciai il ritrovamento dell'asse di Domiziano.

 

incmou13_ridotto.jpg

Entrambi i disegni richiamerebbero la figura storica del sovrano del Regno di Giuda.

La conca di Bardonecchia con le vallate che in essa confluiscono è sorprendentemente ricca di toponimi che richiamano la Palestina e le Sacre Scritture. Ciò è soprattutto evidente in Valle Stretta e nel vallone della Rho: il monte Thabor, le punte Gaspard, Melchior e Balthazar, il torrione di Barabba (Tour Jaune de Barabbas), il Prato Betlèm sotto il Pian delle Stelle, per non citarne che alcune. Pensare che tutta questa toponomastica sia nata solamente a seguito del viaggio fatto da un pellegrino in Terra Santa, ci sembra riduttivo: è possibile che un pellegrino importante, un signorotto locale, abbia voluto celebrare in questo modo un suo pellegrinaggio in Palestina, ma affinché questi toponimi potessero diventare di uso comune e si tramandassero nei secoli, era necessario che vi fosse un diffuso sentimento locale attento al testo biblico. Questo sentimento sembra esistere, sia poiché la popolazione locale, soprattutto quella delle borgate minori, si è sempre contraddistinta per la sua marcata religiosità, sia per l'attenzione che traspare per la simbologia biblica, come osserviamo in molte tradizioni decorative.

E' interessante ricordare le famose ghirlande di frutti realizzate dagli intagliatori di Melezet. Vedere in esse solamente un aspetto meramente estetico, è molto limitativo: esse, infatti, richiamano complessi concetti biblici ed evangelici e queste ghirlande, infatti, trovano posto soprattutto nelle Chiese, piuttosto che in contesti civili. 

Nella figura: Ghirlande di frutta degli intagliatori di Melezet. A sinistra e al centro, ghirlande nella Chiesa di Melezet; a destra, su una cornice della fine del XVII secolo (Chiesa di San Pietro Apostolo, Rochemolles). Il nodo dal quale iniziano i rami di frutta rappresenta l'unione tra maschile e femminile, ma anche tra luce e ombra, e le foglie di acanto o di cardo, generalmente di colore violaceo, il coraggio o il cuore; la zucca richiama la morte e la putrefazione del corpo (memento mori); la pigna, che è quella del cedro del Libano, è il seme della conoscenza mentre il cedro è simbolo di perfezione; la mandorla rappresenta la verginità e la purezza e il melograno la fertilità; la noce è simbolo d'intelligenza, il fico di sensualità; la rosa, se a cinque petali è una Rosa mistica e richiama Maria Vergine, se a sei petali la casa di Davide; le pere e le mele sono i frutti della vita e l'uva, infine, è riferita alla “vigna del Signore” ma anche alla capacità di profetizzare. Sono debitore a Bruno Blanc, intagliatore di Bardonecchia, delle dettagliate spiegazioni sulla complessa simbologia della ghirlanda di Melezet, qui molto sintetizzate.

ghirlande di melezet.jpg

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Supporter

Bellissima e interessante storia, grazie per averla condivisa 😃

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DE GREGE EPICURI

La croce uncinata (figura del sole) è un simbolo celtico frequente, oltre che indo-greco; e forse non è così strano trovarla in una vallata alpina; sarebbe interessante riuscire a datare queste incisioni.  Mi spiego meno la stella a sei punte, che comunque non è presente solo nel mondo ebraico, ma anche in quello islamico (monete del Marocco e di altri paesi del Nord Africa); ma qui che ci fa?

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37 minuti fa, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

La croce uncinata (figura del sole) è un simbolo celtico frequente, oltre che indo-greco; e forse non è così strano trovarla in una vallata alpina; sarebbe interessante riuscire a datare queste incisioni.  Mi spiego meno la stella a sei punte, che comunque non è presente solo nel mondo ebraico, ma anche in quello islamico (monete del Marocco e di altri paesi del Nord Africa); ma qui che ci fa?

 

Più che della croce uncinata, si tratta del "sigillo di salomone", simbolo molto raro nell'area alpina. In Val di Susa, era presente sul muro di un edificio ora abbattuto a Mocchie (Condove).

sigillo e nodo di Salomone.jpg

mocchie, condove.jpg

In Val Maira il nodo di Salomone è presente in una bellissima costruzione quattro-cinquecentesca a Caudano di Stroppo

Caudano 06a.jpg

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22 ore fa, antvwaIa dice:

Più che della croce uncinata, si tratta del "sigillo di salomone", simbolo molto raro nell'area alpina. In Val di Susa, era presente sul muro di un edificio ora abbattuto a Mocchie (Condove).

sigillo e nodo di Salomone.jpg

mocchie, condove.jpg

In Val Maira il nodo di Salomone è presente in una bellissima costruzione quattro-cinquecentesca a Caudano di Stroppo

Caudano 06a.jpg

 

Interessante discussione , l' archetipo del "Nodo di Salomone" ha attraversato la storia umana dal neolitico fino all' età moderna passando per la civiltà romana e il medioevo,arrivando al Rinascimento.

L' ha attraversata non solo cronologicamente ma anche trasversalmente,da un continente all'altro da una religione all' altra.

Raramente un simbolo ha riscosso il successo del Nodo , mutando scopo e significato ,per i romani aveva valore apotropaico a difesa degli ingressi,per i cristiani era il signum dell' alleanza con Dio, nell' Alto medioevo era simbolo di lealtà verso il Re.

Quasi nessuna civiltà ha potuto esimersi dall' adottarlo e dall' adattarlo ai propri bisogni.

Per chi volesse approfondire :

 

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