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Filippo II - Mezzo ducato senza un leone nel Regno di Leon.


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esemplare da ricondurre a Filippo II, tipologia “Mezzo Ducato”, con sigle GR (Germano Ravaschieri, maestro di zecca, e VP (Vincenzo Porzio), maestro di prova.

La legenda, distribuita dal D/ al R/, con partenza dalla parte sx del D/ (per chi vede l’esemplare) e continuando (sempre in senso orario) dalla parte dx del R/, è la seguente, variamente poi abbreviata, con o senza segni di interpunzione:

D/: PHILIPP [assenza di spazio e/o segno di interpunzione] REX [segno di interpunzione: globetto centrale] ARAGON [idem, ma globetto più piccolo del precedente] VTRIVS [idem, con globetto come il primo]

R/: SICIL [presenza di spazio ed assenza di segno di interpunzione] ET [presenza di spazio ed assenza di segno di interpunzione] HIERVSAL [presenza di spazio ed assenza di segno di interpunzione]

Del D/: le due lettere A sono particolari con riferimento alla gamba dx; la lettera R di VTRIVS è ribattuta su altro segno, mentre la seconda lettera V sempre di VTRIVS pare essere ribattuta due volte.

Del R/: la lettera A come quelle del D/ (meno accentuata la particolarità della gamba dx]; lettera L di HIERVSAL ribattuta due volte.

Ma la vera particolarità di questo esemplare trovasi senz’altro al R/ nello stemma.

In breve, manca un leone nel Regno di León (il primo in alto a sx, per chi vede).

Non solo, ma l’attenzione è stata attirata anche dalla presenza al D/ di un perfetto globetto circolare sotto il naso di Filippo, non riscontrabile su altri altri esemplari, oltre che dall’occhio non perfettamente definito.

 

Saluti, Domenico

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Modificato da Oppiano
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2 ore fa, Oppiano dice:

Non solo, ma l’attenzione è stata attirata anche dalla presenza al D/ di un perfetto globetto circolare sotto il naso di Filippo, non riscontrabile su altri altri esemplari, oltre che dall’occhio non perfettamente definito

È uguale al punto di centraggio che si trova tra la basetta e la barba...

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Adesso, gennydbmoney dice:

È uguale al punto di centraggio che si trova tra la basetta e la barba...

 

Si’, vero. 

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2 ore fa, Oppiano dice:

In breve, manca un leone nel Regno di León (il primo in alto a sx, per chi vede)

Lo spazio è effettivamente ridotto rispetto al punzone del leone,anche volendo non ci starebbe stato ,forse non è una dimenticanza ma una scelta...

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40 minuti fa, gennydbmoney dice:

Lo spazio è effettivamente ridotto rispetto al punzone del leone,anche volendo non ci starebbe stato ,forse non è una dimenticanza ma una scelta...

 

Si, anche questo è vero

In altri esemplari, nonostante il poco spazio, qualcosa si è inserito.

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Modificato da Oppiano
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A questo punto faccio una domanda: quale è l’esatta araldica di Castiglia e León? 
lo chiedo perché generalmente i leoni e le torri sono inversi nei quarti.

Grazie, Domenico

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Modificato da Oppiano
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50 minuti fa, Oppiano dice:

A questo punto faccio una domanda: quale è l’esatta araldica di Castiglia e León? 
lo chiedo perché generalmente i leoni e le torri sono inversi nei quarti.

Grazie, Domenico

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Buonasera @Oppiano. La domanda sembra semplice...in realtà così non è! O meglio, è semplice fino a quando ragioniamo in termini di "correttezza" araldica e - quindi - non di "coerenza" numismatica. 

Partendo dal presupposto del concetto di precedenza araldica possiamo tranquillamente asserire che lo stemma di Castiglia e Leon debba presentare nel I quarto il castello e nel II il leone. Tale stemma è correttamente riportato nella bibliografia odierna e nella maggior parte dei manufatti anche d'epoca. 

In campo numismatico abbiamo però alcune notevolissime eccezioni. Credo che tutto possa esser fatto risalire agli scudi coniati in quel di Barcellona in nome di Carlo I (V imperatore). Tali scudi d'oro furono emessi in quantità assolutamente ingenti, e riportano sul conio la suddetta precedenza araldica invertita.

Lo stemma molto complesso - composito con i molteplici regni di Sua Maestà - venne pressoché pedissequamente ricopiato nelle sue partizioni sui conii di svariate emissioni nord-italiche. Cito anzitutto in ordine cronologico la monetazione astigiana (ad es. il cavallotto) e quindi quella milanese (troviamo due esempi nel grossone e nel 3 soldi 3 denari, entrambi emessi tra il 1535 ed il 1539). 

Con Filippo - prima Principe e poi Re di Spagna - la situazione diventa assai meno lineare, con un utilizzo promiscuo delle due impostazioni di precedenza araldica. Abbiamo quindi a Napoli un uso di ambedue le varianti, una rapida visione del testo di Magliocca certamente vale più di mille parole. Per altre zecche, cito ad es. quella meneghina a me tanto cara, la precedenza è sempre quella "canonica", con il leone subordinato alla torre/castello.

Pertanto da un punto di vista strettamente numismatico non mi soffermerei su una dicotomia tra giusto e sbagliato, ma piuttosto su quella tra normale ed a-normale relativamente  alla specifica emissione.

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Però la zecca meneghina si è attenuta alla “canonica” = leone subordinato alla torre/castello.

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Forse può dipendere da una diversa visione dello stemma da parte del coniatore…(quello spagnolo).

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Si, certo, come si diceva nella discussione.

Sembra di capire che questa inversione derivi dalla Spagna, con alcuni scudi di Carlo V Imperatore con zecca di Barcellona.

Poi in Italia vi è stato un adattamento pro-contro inversione.

Ma perché questa inversione?

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A partire dal XII secolo, i monarchi cominciano a sostituire la croce tradizionale con un leone (Alfonso VII) o un castello a tre torri (utilizzato da Alfonso VIII nei suoi sigilli e monete). Quando i due regni si unirono in modo permanente nel 1230, sotto Ferdinando III il Santo, si disegnava anche la bandiera definitiva. Sarà un simbolo dell'unione stessa dei regni in una sola nazione.

L'interpretazione dei colori e delle figure della bandiera di Castilla y León è fornita anche dalla scienza araldica: leone è un simbolo di sorveglianza, autorità, dominio, monarchia, sovranità, magnanimità, maestà e coraggio.

Il castello, da parte sua, rappresenta la grandezza e l'elevazione, così come l'asilo e la protezione.

Per quanto riguarda i colori, il rosso simboleggia la forza, la vittoria, l'audacia, l'altezza e l'astuzia. Il giallo, nobiltà, magnanimità, ricchezza, potere, luce, costanza e saggezza. Il bianco, infine, simboleggia la purezza, l'integrità, l'obbedienza, la fermezza, la vigilanza, l'eloquenza e la scadenza.

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BANDERA, EMBLEMA Y BLASÓN I

Escudo Oficial de la Comunidad Autónoma de Castilla y León

El origen histórico de las banderas está en la aparición de señales distintivas con fines militares. Paños donde los reyes y los nobles que acudían a las guerras dibujaban las figuras de sus escudos de armas o blasones y servían para identificar a sus ejércitos. Los adornaban con sus colores, de forma que los combatientes los pudiesen distinguir en el confuso desarrollo de las batallas.

La bandera izada en los campamentos militares era también una señal que contribuía al orden de la distribución de los efectivos, y su enarbolamiento en castillos y naves vendría a significar que el señor se encontraba presente en el lugar. Ahora bien, lo realmente importante no era propiamente la bandera en sí, sino el escudo que se podía ver en ese paño alzado. En España, y en contra de lo que habían sido las costumbres de los romanos, fue a través de la invasión de los pueblos germánicos -de los visigodos- como se introdujo la costumbre de adornar los escudos con colores o figuras simbólicas, una tradición altomedieval que con el tiempo dio paso a la aparición de los escudos de armas o blasones en el tránsito de los siglos XI al XII.

Según narra la leyenda, fue el rey Pelayo quien hizo pintar un león sobre su escudo en reconocimiento a haber matado uno cuando después de la batalla de Guadalete estuvo prisionero en Córdoba. La figura heráldica del león pasaría después a sus descendientes, que eran los Reyes de Oviedo, y de éstos pasaría a los de León. Un poco menos románticas resultan otras explicaciones históricas, más partidarias de atribuir el origen de la figura del león al título del propio Reino de León, cuyo nombre evolucionó de la palabra latina de "Legio" (por la Legio VII Gemina que allí mantuvo su campamento) a la palabra "Leo".

El castillo tienen también su propia crónica: cuenta que fue el conde Fernán González quien mandó pintar un castillo en su escudo, como forma de expresar que había conquistado la soberanía sobre Castilla cuando consiguió que el Rey de León le concediese que su título de conde fuese hereditario.

BANDERA, EMBLEMA Y BLASÓN II

Bandera de Castilla y León

Ambos elementos no estuvieron en las enseñas oficiales desde el primer momento. Sumidos en un proceso de reconquista frente a los musulmanes, hasta finales del siglo XI los reyes cristianos de la Península Ibérica usaron indistintamente en sus escudos y estandartes el signo de la cruz, aunque ésta no fuese siempre uniforme: variaban sus formas y colores, si bien hubo predilección por la cruz latina o griega, y por los colores rojo, blanco y amarillo.

A partir del siglo XII, los monarcas comienzan a sustituir la cruz tradicional por un león (Alfonso VII) o un castillo de tres torres (utilizado por Alfonso VIII en sus sellos y monedas). Al unirse ambos reinos de forma permanente en el año 1230, bajo Fernando III el Santo, también se diseñó la bandera definitiva. Será un símbolo de la propia unión de los reinos en una sola nación.

Cuando el devenir histórico de herencias territoriales y matrimonios entre los nobles provocaban que dos reinos tuviesen un mismo monarca, aunque mantuviesen distintas e independientes sus instituciones, sus leyes, su lengua y sus costumbres, las leyes de la heráldica marcaban que la bandera o blasón que ahora los identificara estuviese divida en dos partes, y que en cada una de estas partes se deberían poner los colores o las figuras de uno y otro reino. Si la unión que se había producido entre esos reinos se estimaba que era una fusión definitiva, como fue el caso de Castilla y León, entonces la bandera o blasón se debería dividir en cuatro partes iguales, y habría que alternar las figuras y colores de ambos reinos. Con ello se pretendía simbolizar la unión entre ambos, y que si antes eran dos reinos ahora se habían fusionado en uno solo.

BANDERA, EMBLEMA Y BLASÓN III

Blasón de Castilla y León

Pero una cosa es el porqué de la alternancia en los símbolos, y otra el significado de éstos. La interpretación de los colores y figuras de la bandera de Castilla y León la proporciona también la ciencia heráldica. Según ésta, el león es símbolo de vigilancia, autoridad, dominio, monarquía, soberanía, magnanimidad, majestad y bravura. El castillo, por su parte, representa la grandeza y elevación, así como asilo y protección.

Para algunos expertos el blasón es heredero de una cultura visigótica que sigue muy presente en él, merced a un acertado resumen simbólico de los elementos que constituyeron el origen y el motor de nuestra historia antigua. Así, en él se expresa de manera conveniente la unión de la aristocracia visigoda asturleonesa, con sus características políticas, sociales y religiosas al tratarse de un reino monárquico, teocrático, militar y feudal, que estaría representada por el león. Junto a él, el castillo, símbolo del poder comunal y el baluarte de las libertades populares, y que sería la representación de los visigodos de las clases populares, con sus inclinaciones democráticas, laicas, agrícolas y forales.

En lo que a los colores se refiere, el rojo simboliza fortaleza, victoria, osadía, alteza y astucia. El amarillo, nobleza, magnanimidad, riqueza, poder, luz, constancia y sabiduría. El blanco, por último, simboliza pureza, integridad, obediencia, firmeza, vigilancia, elocuencia y vencimiento. Desde el siglo XIII, desde el reinado de Fernando III el Santo, los colores que tradicionalmente se han venido utilizando en los reinos de Castilla y León han sido fundamentalmente el rojo y el blanco, alternando los colores rojo y blanco, y blanco y rojo.

BANDERA, EMBLEMA Y BLASÓN IV

Escudo de Castilla y León

La tradición heráldica de la región sienta unas bases, pero la definición de un "logotipo" único y exactamente definido resulta un poco más complicado. Con la puesta en marcha del proceso autonómico se impuso la elección de una emblemática institucional para la Comunidad Autónoma de Castilla y León. No fue una tarea nada sencilla. Comenzó un largo proceso de investigación histórica, delicado y riguroso, con modificaciones y matizaciones sobre los diferentes modelos del blasón de Castilla y León, a la luz de las aportaciones documentales que se iban conociendo.

El Decreto de 1989 de la Consejería de Presidencia y Administración Territorial reformó el Escudo, haciéndolo más riguroso con la leyes heráldicas. Introdujo un diseño más ordenado, equilibrado y claro, a la vez que el trazado de sus figuras y formas era más vistoso y acertado.

La última modificación importante del Estatuto de Autonomía de Castilla y León (Ley Orgánica 4/1999, de 8 de enero), acoge una mención expresa al escudo.

En la Comunidad Autónoma de Castilla y León se da una peculiaridad: dispone de una dualidad emblemática. Así, junto a la bandera también existe el pendón de Castilla y León, por lo que la región cuenta una doble representación vexiolológica o de banderas. Se pueden utilizar ambas, pero no de forma simultánea, ya que estamos ante el mismo símbolo. Además, el Estatuto de Autonomía se encarga de diferenciar entre una y otra en su artículo 6.

Así, explica que "la bandera de Castilla y León es cuartelada y agrupa los símbolos de Castilla y León (...). La bandera ondeará en todos los centros y actos oficiales de la Comunidad, a la derecha de la Bandera española. El pendón vendrá constituido por el escudo cuartelado sobre un fondo carmesí tradicional. Mediante Decreto de la Junta se regulará la utilización y el diseño de la forma y dimensiones de los símbolos de la Comunidad. Cada provincia y municipio conservarán las banderas y emblemas que les son tradicionales".

BANDERA, EMBLEMA Y BLASÓN V

¿Por qué dos banderas? Un largo y complejo proceso histórico provocó que se produjese la confusión entre el color morado y el púrpura, y que por ello se reivindicase el "pendón morado de Castilla" como enseña regional. La confusión arrancó cuando el ejército real de Carlos I consiguió derrotar a los comuneros en la batalla de Villar en 1521, momento en que el antiguo escudo y pendón castellano y leonés será paulatinamente sustituido por las armas de la Casa de Austria.

Con el paso del tiempo, el escudo real de la dinastía reinante de los Austrias hizo desaparecer por completo el antiguo, y se extendió la errónea asociación entre el color púrpura y el morado. Tras la creación de varias unidades militares de "Guardias reales" en el reinado de Felipe IV, y durante el siglo XVIII y XIX, la creencia será continuada por los republicanos españoles de la I y II Repúblicas: también ellos utilizaron este color morado como un símbolo. Hoy sabemos que históricamente lo correcto es afirmar que el pendón viejo de Castilla es carmesí, y no morado.

El ejemplar que se custodia en la Colegiata de San Antolín de la villa de Medina del Campo, un pendón que al parecer está confeccionado a principios del siglo XVI, sirvió de base para la elaboración de un pendón de Castilla y León, si bien a ese original se introdujeron modificaciones en los ornamentos y en las figuras. Ese diseño se llevó a cabo durante el proceso preautonómico, por mano del Ayuntamiento de Valladolid. Su ejemplo fue seguido por otras Corporaciones en los meses siguientes, y se adoptó esta doble representación de banderas en la Comisión que estaba redactando el proyecto del Estatuto de Autonomía. Así quedó también incorporado y aprobado definitivamente en el texto.
 

https://conocecastillayleon.jcyl.es/web/jcyl/ConoceCastillayLeon/es/Plantilla100Detalle/1139829793703/_/1139852983515/Texto?plantillaObligatoria=17PlantillaContenidoTextoSeccionesUnido

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