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Nuovi scavi archeologici ai Fori Imperiali, le "tante Roma" che emergono dal Foro della Pace


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https://www.archaeoreporter.com/it/2023/12/21/nuovi-scavi-archeologici-ai-fori-imperiali-il-foro-della-pace-e-le-tante-roma-che-si-sono-sovrapposte-nei-millenni/

Nuovi scavi archeologici ai Fori Imperiali: il Foro della Pace e le “tante Roma” che si sono sovrapposte nei millenni

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La Sovrintendenza Capitolina ha concluso poco prima di Natale una importante campagna di scavi nell’area di Largo Corrado Ricci, ai Fori Imperiali. Si tratta del sito in cui sorgeva una ridottissima parte (quella nord-orientale) del Templum Pacis, il Foro della Pace voluto da Vespasiano, imperatore dal 69 al 79 d.C., dopo le vittorie sui Giudei.

Un’area particolare rispetto agli altri Fori, alternata di edifici e di spazi aperti non lastricati, che poi – analogamente alle altre – ha visto lo stratificarsi di tante “Rome”, o meglio una sorta di Roma senza soluzione di continuità: molto amata dai vedutisti, con il celebre forno delle Colonnacce (dalla parte del Foro di Nerva), rasa al suolo dal regime fascista negli anni ’30, destino comune per i Fori Imperiali sacrificati all’allora “Via dell’Impero”. I resti dell’abbattuto Palazzo Nicolini, che a sua volta aveva fatto lo stesso con le strutture precedenti. Nel Seicento, infatti, la zona era una vivace area di edifici abitativi e commerciali, e prima ancora era diventata una grande fortezza urbana medievale, quella della famiglia dei Conti, sotto l’ombra di una torre eretta da papa Innocenzo III (1198-1216).

Il ritrovamento di cantine e di grandi calcare, che è facile immaginare essere state la fine di molti dei marmi imperiali trasformati in calce, mostra agli archeologi le evidenze della grande complessità dell’area, non soggetta finora alle indagini archeologiche. Ora, con i prossimi scavi, anche grazie ai fondi PNRR, si potranno probabilmente raggiungere la fasi imperiale e, perché no, anche la precedente. La speranza che questo relativamente piccolo lacerto dei Fori Imperiali, non indagato adeguatamente con le metodologie ora correntemente in uso, possa portare qualche nuovo dato interessante alla comprensione di un’area solo apparentemente ben conosciuta: fonti scritte, vedute, fotografie ottocentesche e sterri (e non scavi…) della prima metà del XX secolo non rappresentano un patrimonio sufficiente per capire le fasi, in una città perennemente in trasformazione da millenni come Roma.


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