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IGNORED

Alessandro di Fere


VALTERI

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Da Fere nella Tessaglia, un esemplare "very rare " di statere al nome di Alessandro, tiranno della regione : al diritto testa di fronte di Ennodia ed al rovescio figura di Alessandro in armi e con lancia, in combattimento su cavallo rampante .

Sarà il 9 Gennaio in vendita CNG Triton XXVII al n. 172 .

001 CNGTriton XXVII n. 172.jpg

002 CNGTriton XXVII n. 172.jpg

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Il dritto raffigura la dea tessala Ennodia che condivide aspetti di Artemide ed Ecate in altre regioni della Grecia. Il suo nome (letteralmente "sulla strada") suggerisce che in origine era associata agli incroci, ma le iscrizioni mostrano che il suo culto era incentrato sulla famiglia. Sebbene il culto di Ennodia fosse ampiamente diffuso in tutta la Tessaglia, il suo santuario più importante si trovava a Fere dove acquistò maggiore importanza sotto i tiranni negli anni 370-350 a. C. e probabilmente servì come santuario federale per la Lega Tessalica sotto la guida di Fere. L'uso di Ennodia su una moneta coniata in un periodo in cui Fere e l'intera Tessaglia erano sotto la dominazione macedone sembra suggerire un desiderio di rivivere i vecchi giorni di gloria della fine del IV secolo a. C., quando Fere era una vera potenza tra gli Stati greci.

Sul rovescio Alessandro di Fere, nipote e successore di Giasone, che è stato un crudele ed efferato tiranno di Fere dal 369 a. C. fino al 357 o 356 a. C., quando venne assassinato nel suo palazzo. Secondo il resoconto dettagliato di Plutarco, le guardie vegliavano tutta la notte in tutto il palazzo tranne che alla camera da letto di Alessandro, posta in cima a una scala e sorvegliata da un cane feroce incatenato. Tebe, la moglie del tiranno e sua cugina (o sorellastra in quanto figlia di Giasone), tenne nascosti i suoi tre fratelli in casa durante il giorno, rimosse il cane non appena Alessandro andò a letto e, dopo aver coperto i gradini della scala con della lana, condusse i giovani nella camera del marito. Anche se lei aveva portato via la spada di Alessandro, i fratelli erano terrorizzati ed esitarono a compiere l’omicidio progettato; allora Tebe minacciò di svegliare il marito e i giovani lo uccisero. Il suo corpo fu gettato nelle strade ed esposto a ogni indegnità. Ci sono varie ipotesi sul movente dell'assassinio. Plutarco ritiene che sia stata la paura del marito, insieme all'odio del suo carattere crudele e brutale, a spingere Tebe ad ucciderlo e attribuisce questi sentimenti agli influssi di Pelopida che le parlò quando lei andò a visitarlo in prigione. Secondo Cicerone, l'atto è da attribuirsi alla gelosia. Altri storici hanno ipotizzato che Alessandro avesse legato a sé il fratello più giovane di Tebe come suo eromenos. Esasperato dalle suppliche della moglie di rilasciare il giovane, Alessandro lo uccise e questo avrebbe spinto la donna a vendicarsi.

apollonia

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