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Il barbaro Odoacre, il primo re d'Italia


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Il barbaro Odoacre, il primo re d'Italia

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Nel 476 il comandante germanico depose l’ultimo imperatore di Roma. Preso il potere, combatté a lungo contro altri barbari e contro l’impero d’Oriente, fino al suo assassinio da parte del capo ostrogoto Teodorico

Pere Maymó i Capdevila 16 gennaio 2023, 08:06

Durante l’ultimo e convulso secolo dell’impero romano d’Occidente gli imperatori si ritrovarono spesso alla mercé dei loro eserciti, formati essenzialmente da soldati germanici foederati, che avevano cioè stretto un patto con l’impero e, talvolta, si erano insediati nel suo territorio. I comandanti di queste truppe erano pienamente consapevoli del loro potere e alcuni di essi, divenuti potenti generali, arrivarono a comportarsi da governanti di fatto, anche se formalmente erano sottomessi agli imperatori. L’aristocrazia romana non vedeva di buon occhio il fatto che l’impero dovesse affidarsi ai servigi di questi barbari, ma la loro influenza continuava a crescere in modo pressoché inarrestabile.

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Mausoleo di Galla Placidia. I generali barbari Stilicone ed Ezio detennero il potere a Roma durante i regni di Onorio e Valentiniano III, rispettivamente fratello e figlio di Galla Placidia

Foto: Scala

Così, agli inizi del V secolo, Stilicone, figlio di un vandalo, difese Onorio dai goti; Ezio, forse di origine scita, vinse gli unni di Attila ai Campi Catalaunici (451) in nome di Valentiniano III; Ricimero, mezzo suebo e mezzo visigoto, dominò l’Occidente tanto da proclamare tre imperatori: Maggioriano (457), Libio Severo (461) e Olibrio (472); e suo nipote, il burgundo Gundobado, elevò alla porpora Glicerio (473). A questi barbari si aggiunse Odoacre, che nel 476 depose l’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augusto.

Odoacre nacque verso il 433 in un luogo rimasto ignoto, tra le province romane di Norico e Pannonia (nelle odierne Austria e Ungheria). La sua etnia è incerta: le varie fonti lo presentano come rugio, erulo, goto, unno o sciro. Quest’ultima versione sarebbe avvalorata dall’ipotesi che fosse figlio di Edicone, un principe sciro al servizio di Attila. Tuttavia, una fonte dell’epoca – la Vita di Severino del monaco Eugippio – lo descrive «giovane, vestito in maniera molto misera, alto di statura», il che non indicherebbe origini nobili. Non si sa neanche con sicurezza quando Odoacre entrò al servizio dell’impero, ma nel 473 era già capo della guardia personale di Glicerio (comes domesticorum). La sua ascesa culminò due anni dopo, quando Romolo Augusto giunse al potere in seguito alla ribellione del padre Oreste contro l’imperatore Giulio Nepote. Odoacre fu nominato allora generale supremo dell’esercito imperiale d’Occidente.

Oreste aveva rovesciato Nepote grazie alle truppe germaniche comandate da Odoacre, che ora esigevano la loro ricompensa. Nell’ultimo mezzo secolo visigoti e franchi avevano ottenuto un terzo delle terre della Gallia come compenso per il ruolo di difensori dell’impero, secondo la legge romana della hospitalitas, che assegnava all’ospite un terzo del patrimonio dell’anfitrione. Odoacre, in nome del suo esercito, fece la stessa richiesta a Oreste nelle terre italiane. Al suo rifiuto, il comandante sciro, acclamato re d’Italia dalle sue truppe, assediò Oreste a Pavia e lo uccise. Poco dopo, il 4 settembre del 476, depose Romolo Augusto e lo confinò in una fortezza a Napoli.

 

 

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La fortezza di Castel dell’Ovo, a Napoli, la cui costruzione risale al I secolo a.C. In questo luogo venne confinato Romolo Augusto, dopo che Odoacre lo ebbe deposto dalla carica di imperatore d’Occidente

Foto: Giovanni Guarino / Age Fotostock

Padrone d’Italia

Odoacre rimase così l’unico governante d’Italia, anche se restava aperta la questione della successione imperiale. Romolo Augusto era stato infatti considerato un usurpatore da Zenone, l’imperatore d’Oriente, che riconosceva Nepote come legittimo sovrano d’Occidente. Forse su richiesta di Odoacre, il senato di Roma inviò presso Zenone un’ambasciata con una lettera in cui si riconosceva quest’ultimo anche imperatore d’Occidente, poiché «un unico sovrano comune sarebbe stato sufficiente per entrambi i territori». Gli venivano quindi restituite le insegne imperiali – il diadema, lo scettro, la spada, la toga ricamata in oro e il mantello militare – e gli si richiedeva di nominare Odoacre patrizio d’Italia, un titolo che conferiva la potestà di governare in nome dell’imperatore. Ma anche Giulio Nepote aveva inviato un’ambasciata a Zenone, per richiedere la propria conferma a capo dell’impero d’Occidente e gli appoggi necessari a riprendere il potere.

Zenone optò per una decisione salomonica: riconobbe Giulio Nepote come legittimo imperatore d’Occidente, ma non gli diede aiuti; dall’altro lato, nominò patrizio Odoacre, che aggiungeva così un titolo romano alla sua condizione di re, diventando Flavio Odoacre. In pratica, Zenone accettava il fatto compiuto. Nepote restò in Dalmazia, dove sarebbe stato assassinato nel 480. Odoacre esercitò l’autorità in nome dell’imperatore di Costantinopoli, mantenendo quindi la legalità dell’impero romano. Benché il 476 sia ritenuto oggi l’anno della “caduta” dell’impero romano d’Occidente, i contemporanei non diedero particolare rilievo alla deposizione di Romolo Augusto e continuarono a ritenere Nepote – o Zenone, in sua assenza – il legittimo imperatore.

Il governo di Odoacre costituì una sintesi tra le tradizioni romane e barbare. Egli non volle mai assumere il titolo imperiale e appare nei documenti solo con il doppio titolo di “patrizio e re”. In qualità di comandante barbaro, si preoccupò di guadagnarsi la lealtà del suo esercito, concedendo quella hospitalitas negata da Oreste. In questo modo, i barbari non erano più truppe mercenarie di passaggio, ma la guarnigione propria del Paese. L’amministrazione dell’impero, invece, continuò a essere nelle mani dei romani e si mantennero le antiche istituzioni.

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Moneta fatta coniare da Odoacre con l’effigie di Zenone, l’imperatore d’Oriente che nel 476 riconobbe il potere del capo barbaro in Italia

Foto: Money Museum Zurich

Un re tollerante

Odoacre si guadagnò così l’appoggio delle classi dirigenti italiane e in particolare del senato di Roma, che vide ristabilita la sua gloria passata. Per citare lo storico austriaco del secolo scorso Ernst Stein, è una «singolare ironia della storia» il fatto che il primo re barbaro d’Italia concesse alla nobiltà romana più privilegi di quanto avesse fatto qualsiasi imperatore.

Pur essendo ariano (una setta cristiana nata nel IV secolo che la Chiesa di Roma considerava eretica), Odoacre si mostrò tollerante verso i cattolici e addirittura li favorì. È nota la sua stima per il vescovo di Pavia, Epifanio, che lo convinse a ridurre le sanzioni imposte alla sua città per il fatto di aver appoggiato Oreste. Inoltre, in occasione dell’elezione di papa Felice III nel 483, fu proclamato un editto che impediva di alienare il patrimonio della Chiesa, evitando così l’appropriazione dei beni ecclesiastici per utilizzarli nelle lotte politiche dell’epoca.

Odoacre sotto attacco

Il successo di Odoacre non piacque a Zenone, che istigò contro di lui due popoli germanici: i rugi e gli ostrogoti. I primi riunirono un esercito per muovere contro Odoacre, ma questi li sconfisse nelle loro terre, uccidendo Feleteo, re dei rugi del Norico, nel 487. Odoacre rinunciò però al territorio rugio per non scontrarsi con Zenone, a cui inviò il bottino di guerra. Ebbe minor fortuna con l’invasione degli ostrogoti. Nel 489 il re Teodorico l’Amalo sconfisse in due battaglie successive, ad Aquileia e Verona, le truppe di Odoacre, che dovette rifugiarsi a Ravenna. La sorte favoriva gli invasori e la situazione peggiorò quando Odoacre subì una terza e brutale sconfitta sull’Adda, nel 490, che lo obbligò a barricarsi di nuovo a Ravenna.

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Questo rilievo della basilica di San Zeno, a Verona, mostra uno scontro tra Odoacre e il re ostrogoto Teodorico, che nell’anno 490 sconfisse il primo presso il fiume Adda

Foto: Scala

Odoacre resistette all’assedio per oltre due anni, finché Teodorico assaltò la città via mare. Per mediazione di Giovanni, vescovo di Ravenna, l’ostrogoto offrì un patto a Odoacre in virtù del quale entrambi avrebbero governato l’Italia. Ingenuamente Odoacre accettò e Teodorico entrò in città: dieci giorni dopo, durante un banchetto, Teodorico uccise Odoacre insieme a tutta la sua famiglia e al suo stato maggiore. Secondo la cronaca del monaco Giovanni di Antiochia (VII secolo), quando Teodorico lo trafisse, Odoacre esclamò: «Dov’è Dio?» e il suo assassino gli rispose: «È questo che hai fatto ai miei amici», alludendo alla morte del re dei Rugi Feleteo. Teodorico divenne così il primo re ostrogoto d’Italia. Sotto il suo regno, il Paese godette di trent’anni di pace e prosperità, che in gran parte furono merito della saggia amministrazione del suo predecessore Odoacre.

Per saperne di più

L’impero e i barbari. Peter Heather, Garzanti, Milano, 2010
La caduta di Roma. Adrian Goldsworthy, Elliot, Roma, 2011
L’ultima legione. Valerio Massimo Manfredi, Mondadori, Milano, 2016

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Odoacre (476-493), Tremisse, in nome di Zenone, Ravenna, 476-491 d.C.; AV (g 1,45; mm 13; h 6); D N ZENO PERP AVG, busto diademato, drappeggiato e corazzato a d., Rv. Croce in corona d’alloro; in ex., COMOB. RIC 3640. MEC I, 58.

 

 

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Odoacre (476-493), Solido battuto a nome di Zenone (474-491), Ravenna, c. 476-493 d.C.; AV (g 4,43; mm 20; h 6); DN ZENO PERP F AV, busto paludato, corazzato e con testa cresta, galeata e diademata frontale, regge una lancia sulla spalla e uno scudo, decorato con un cavaliere, Rv. VICTORIA AVGGG N, la Vittoria stante a s., regge una lunga croce; a d., astro, in ex., CONOB. RIC 3632; Lacam n. 52.39; Ranieri 211.

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