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Le scoperte di San Casciano


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La statua in marmo ritrovata, che dovrebbe raffigurare un Apollo, sembrerebbe ricalcare l’iconografia del famoso Apollo Sauroctonos. L'originale in bronzo si attribuisce allo scultore greco Prassitele (molto apprezzato e copiato nel mondo romano).

L'Apollo Sauroctono (dal greco, σαυροκτόνος, "uccisore del rettile") è una scultura bronzea, attribuita convenzionalmente a Prassitele. In epoca romana, ne furono tratte numerose copie marmoree oggi visibili nei principali musei del mondo.

Apollo sauroctono
192px-Apollo_Saurocton_Louvre.jpg

La statua significava forse il ruolo protettivo di Apollo, nella mano destra il dio doveva reggere una freccia con cui si apprestava a colpire la lucertola, simbolo della malattia, dell'epidemia e del contagio, che si sta arrampicando sul tronco dell'albero.

Dell'opera si conoscono varie repliche, oltre a quella del Louvre, di provenienza Borghese: tra le migliori uno al Museo Pio-Clementino (inv. 750) e una bronzea al Cleveland Museum of Art (inv. 2004-30), che alcuni hanno anche ipotizzato essere l'originale prassitelico.

220px-Apollo_Sauroktonos_attributed_to_P Apollo Sauroctonos, attribuito a Prassitele, 350 a.C., bronzo, 150 x 50.3 x 66.8 cm, Stati Uniti, Cleveland Museum of Art

Apollo è raffigurato come efebo: ancora giovanetto, nudo e dalle membra molli, acerbe, quasi femminile, si appoggia con morbido abbandono ad un tronco d'albero (necessario per reggere la statua). Il piede sinistro, accostato al tallone destro, fa sì che la gamba sinistra sia completamente rilassata e quasi disarticolata, accrescendo il senso di grazia del tenero corpo flessuoso. L'impostazione non è più verticale e ferma come nelle opere degli scultori precedenti (si pensi ad esempio al Doriforo di Policleto), ma più dinamica e sbilanciata, in grado di creare linee sinuose.

Il giovane dio, dallo sguardo un po' distratto, è colto nell'attimo in cui sta per trafiggere con uno stilo un ramarro arrampicatosi sul tronco. È un dio che sta giocando: si tratta quindi di un'attività che nessuno scultore delle età precedenti avrebbe mai pensato di attribuire a un essere divino.

Come la realizzazione dell'Afrodite Cnidia metteva in conto il coinvolgimento diretto dello spettatore, motore dell'azione considerato un evento chiuso in se stesso, suscettibile solo di essere guardato dall'osservatore, che quasi rubava alla divinità un istante di intimità, anche nell'Apollo Sauroctonos al riguardante è dato di contemplare la nuova relazione fatta di spazi, di gesti e di sguardi.

Dal punto di vista iconologico, può trattarsi di una versione di Apollo Alexikakos (Ἀπόλλων Ἀλεξίκακος) , ovvero protettore dal male. Infatti Apollo era anche dio della luce e, in quanto dispersore di tenebre, difendeva gli uomini da vari pericoli: così agli epiteti alexikakos  e apotropaios si affiancavano quelli di smintheus (come difesa dal morso dei topi) e parnopios (che salva dalle cavallette).

.da fastidio ad una LucertolaRicostruzione grafica

Modificato da ARES III

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9 ore fa, ARES III dice:

Straordinario altare con iscrizioni bilingui etrusco-romane

Finalmente dopo tanto esaltare i beni mobili rinvenuti qualcuno mette l'accento sul vero elemento di eccezionalità: il contesto. Il ritrovamento stesso.

Un santuario che ha avuto una vita dall'età arcaica fino al V. secolo quindi chiuso in pienissima età cristiana e non so (non ho capito) se esaugurato e sostituito da un luogo di culto cristiano.
E, traendo spunto da S. Gasparri, I fenomeni di acculturazione: le culture germaniche e la trasformazione del mondo romano, in S. Collodi – G. Pinto (a cura di), La società medievale, Bologna 1999, pagg. 48-49: «Nei confronti dei luoghi di culto della sacralità pagana, i missionari praticavano due tattiche diverse, che tuttavia spesso potevano sovrapporsi. C’era prima di tutto la distruzione pure e semplice della sede o dell’oggetto del culto demoniaco: molto spesso quest’ultimo […] era un albero. […] L’altra tattica seguita dai missionari era quella dell’esaugurazione, ossia del riutilizzo del luogo pagano a fini cristiani, sfruttandone la sacralità precedente, che veniva canalizzata verso il nuovo santuario cristiano. Un modello illustre di questo modo di procedere era stato fornito già da Gregorio Magno. Non abbattete i templi pagani, aveva detto il papa nelle istruzioni ai missionari da lui inviati presso gli Anglosassoni, bensì trasformateli in chiese cristiane: i missionari, scrive all’abbate Mellito, “non devono affatto distruggere i templi pagani di quel popolo, ma piuttosto devono distruggere gli idoli in essi contenuti. […] Dato che quei templi erano stati costruiti bene, è necessario che siano commutati dal culto dei demoni all’ossequio del vero Dio, affinché, dal momento che quella gente non vede distrutti i propri templi, deponga l’errore dal suo cuore e, riconoscendo il vero Dio e adorandolo accorra più facilmente ai luoghi consueti”».

Inoltre tengo a sottolineare che all'interno di questo contesto e, nonostante e dopo la colpevole damnatio memoriae da parte dei romani di tutto quello che era la cultura etrusca, sia venuto fuori un testo bilingue a riprova dell'attardamento delle tradizioni religione al mos maiorum.
Per inciso di copie di Lisippo ce ne sono tante di testi bilingui se ne contano vermente poche unità.

Capisco che la mia sia una sensibilità un po' differente dalla vulgata ma continuare a riempire il pubblico dell'idea che lo scopo dell'archeologia sia quello di recuperare cose eccezionali sa di film di Spielberg

Modificato da Vel Saties

  • 3 settimane dopo...
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Girando in alcuni siti di specializzati in notizie in materia di arte ed archeologia ho visto questa immagine che mi ha lasciato a bocca aperta

apollo-san-casciano-pixel.jpg

Mi sono sempre considerato una persona molto pudica e molto morigerata, ma censurare addirittura le "vergogne" di una statua antica in un sito italiano specializzato proprio sull'arte mi lascia veramente esterrefatto! 

Questo genere di censura non avvenire neppure su Avvenire o sull'Osservatore Romano....


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Bronzi di San Casciano dei Bagni al top mondiale dell'archeologia

 

Protette per 2.300 anni dal fango e dalle acque calde delle vasche sacre del Santuario Ritrovato, sono in mostra al Quirinale fino al 22 dicembre 

L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad è stato assegnato quest’anno per la prima volta a una scoperta italiana.

Si tratta delle 24 straordinarie statue di bronzo (alcune anche di grandi dimensioni) di epoca etrusca e romana ritrovate a San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena.

Le 5 finaliste - Cinque erano le scoperte archeologiche avvenute nel 2022 finaliste della 9ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad, indetto dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e intitolato a Khaled al-Asaad, l’archeologo del sito di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale. Oltre alle statue di San Casciano in rappresentanza dell’ l'Italia erano in lizza: Egitto, per il rinvenimento nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, a circa 30 km a sud del Cairo, della piramide della regina Neith con 300 bare e 100 mummie; Guatemala, per le tracce del più antico calendario Maya; Iraq, per una città dell’età del bronzo riapparsa dal fiume Tigri nel bacino idrico di Mosul; Turchia, per il rinvenimento a Midyat, nella provincia di Mardin, di una grande città sotterranea risalente a 2.000 anni fa. Si tratta dell’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato alle scoperte archeologiche e ai suoi archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. A ritirarlo, sono stati la Sindaca di San Casciano dei Bagni Agnese Carletti e Jacopo Tabolli coordinatore scientifico dello scavo venerdì 3 novembre alle ore 18:30 presso il Next, ex Tabacchificio Cafasso, in occasione della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. 

 

Il Santuario Ritrovato, tesoro di San Casciano dei Bagni - Risalenti a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I d.C., le statue sono state ritrovate nel 2022, dopo esser state protette per 2.300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre del santuario votivo che si trova ai piedi dell’incantevole borgo toscano, insieme a monete, ex voto e iscrizioni latine ed etrusche. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. 

 
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Il più grande deposito di statue dell’Italia antica - Le vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra e le divinità affidate con rispetto all’acqua, per cui rimossa quella copertura è di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica”. Le statue, cinque delle quali alte quasi un metro, sono perfettamente integre e sono state realizzate con tutta probabilità da artigiani locali: effigi della Fonte sacra e di Apollo, mentre l’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha preservato meravigliose iscrizioni in etrusco e latino incise prima della loro realizzazione. Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio dell’Etruria interna (dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro chiusino e senese) e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e perfino imperatori. Gli scavi proseguono di anno in anno con nuove campagne. Nel corso di quella di quest’anno è venuta alla luce, oltre a tanti altri interessanti ritrovamenti, una meravigliosa statua in marmo, quasi integralmente ricomponibile, di un Apollo Sauroctonos (Apollo con la lucertola).

Gli Dei ritornano - Gli straordinari bronzi di San Casciano con altri reperti rinvenuti nel Santuario si possono ammirare fino al 22 dicembre nell’interessantissima mostra Gli Dei ritornano - I bronzi di San Casciano” allestita nel Palazzo del Quirinale, dove sono stati esposti per la prima volta dopo il ritrovamento.

https://www.tgcom24.mediaset.it/viaggi/italia/san-casciano-dei-bagni-toscana-archeologia_74060653-202302k.shtml


  • 1 mese dopo...
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Archeologia, i bronzi di San Casciano in mostra al Mann dal 15 febbraio

 

Archeologia, i bronzi di San Casciano in mostra al Mann dal 15 febbraio

Le opere del “ritrovamento del secolo” saranno esposte a Napoli fino al 30 giugno

Dopo l’annuncio, lo scorso mese, adesso c’è anche la data ufficiale: giovedì 15 febbraio la mostra “Gli dei ritornano, i bronzi di San Casciano” arriva anche a Napoli, al Museo archeologico nazionale di Napoli.

Le opere, risalenti al II-I secolo avanti Cristo, sono già arrivate a Napoli: si tratta delle oltre statue, ritrovate in provincia di Siena lo scorso anno e descritte come “il ritrovamento del secolo”.

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2024/01/19/news/archeologia_i_bronzi_di_san_casciano_in_mostra_al_mann_dal_15_febbraio-421918781/


  • 2 settimane dopo...
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Visti da vicino i bronzi di San Casciano dei Bagni mostrano tutta la loro forza di fede e speranza, verso il soprannaturale e verso le guarigioni, offerta ed ex foto, preghiera stessa in lega di bronzo, carichi di suggestioni e di informazioni importantissimi sugli etruschi e il loro contatto con i romani In mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino a giugno 2024 (dal 14 febbraio)


  • 2 settimane dopo...
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San Casciano dei Bagni. Cosa hanno trovato scritto alla base di questa testa di bronzo di 2100 anni fa. In che lingua. Lui chi era

  san-casciano-1-1024x762.webp Testa ritratto maschile in bronzo con dedica in etrusco San Casciano dei Bagni, vasca sacra del Bagno Grande, I secolo a.C. @ Foto di Emanuele Mariotti

·
Una testa maschile in bronzo riemerge dalle acque calde del Santuario Ritrovato, a San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. Sul collo – la intravediamo nella fotografia scattata dall’archeologo Mariotti, nel momento del recupero del bronzo –  una dedica in etrusco al Numen della Fonte (Fleres Havensl), per conto di un offerente perugino, che ringrazia per il voto adempiuto. Questo viso rappresenta proprio quello del fedele che ebbe salvifici effetti dalla frequentazione del santuario e della fonte.
Questo ritratto, datato al I secolo a.C., è uno dei protagonisti della mostra “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, da venerdì 16 febbraio al Museo Archeologico di Napoli.

Di fatto: l’uomo si recò probabilmente alla fonte sacra della provincia di Siena. Si immerse probabilmente nelle acque termali, si curò, pregò e guarì da una malattia. In forma di ex voto fece produrre un proprio ritratto con il quale ringraziò lo spirito benigno della fonte e del santuario. Il ritratto fu collocato presso un altare o su una mensola, con altri materiali devozionali ed ex voto.

L’uomo ringraziava la misteriosa potenza spirituale che sovrintendeva la fonte. Il termine nume nel mondo romano indica un’espressione di potenza divina. Il significato iniziale di cenno divino naturale fu spesso piegato a designare spiriti tutelari legati a un luogo specifico. Pertanto dobbiamo pensare che il devoto si sia rivolto allo spirito benigno del posto e non a una divinità maggiore.

 

 
Il ritratto virile, sul collo cilindrico, svasato in basso così da formare una base stabile per il manufatto, è incisa la dedica, che corre orizzontalmente su tre righe:
nufreśi:nufrznaś:ar:
persile:flereś:havensl
tenine:tlenaχieiś

Ciò significa: per conto di Nufre della famiglia Nufrzna, (figlio) di Arnth il perugino al Nume della Fonte è posto per (un voto) adempiuto.

La famiglia di Nufre apparteneva al gruppo delle classi dirigenti etrusche di Perugia. Nel capoluogo umbro fu trovato un ipogei femminile di questa famiglia, i cui reperti sono conservati al MANU di Perugia.

Catalogo Generale dei Beni Culturali
https://catalogo.beniculturali.it › itinerario › ipogei-fe…
Oltre alle urne della gens Nufrzna sono conservate al MANU altre deposizioni funerarie, appartenenti ad ipogei ad esclusivo uso femminile, che si dividono …

Gli scavi archeologici di San Casciano dei Bagni hanno restituito i resti di un santuario termale e una necropoli di epoca etrusco-romana. Il santuario sfruttava le acque termali e doveva essere un luogo di straordinaria bellezza. Qui ci si curava a si pregava. Operavano anche chirurghi o sacerdoti con abilità mediche.

Il santuario era oggetto di devozione, di consistenti doni economici e di testimonianze di riconoscenza garantite dalla presenza di ex voto di malati che avevano riacquistato la salute. Probabilmente nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo, le vecchie statue furono gettate nell’acqua della fonte calda per cancellare l’antica devozione. Nel novembre 2022, durante gli scavi archeologici, furono riportate alla luce ventiquattro statue in bronzo ben conservate.

Nel 2018 era stata finanziata l’esplorazione geofisica del Bagno Grande e gli scavi archeologici iniziarono nel 2019 a cura di Jacopo Tabolli, professore dell’Università per stranieri di Siena, e di Emanuele Mariotti, archeologo per il Comune di San Casciano dei Bagni, direttore degli scavi stessi.

Nell’agosto 2020 si verificò il primo notevole ritrovamento: dal fango emerse un altare dedicato ad Apollo, scoperta alla quale seguirono i rinvenimenti, fra il 2021 e il 2022, di una grande vasca, altari dedicati agli dei, un bassorilievo con l’immagine di un toro, oggetti votivi, un putto in bronzo di età ellenistica e riproduzioni in bronzo di una gamba, un orecchio, un pene e un utero, quest’ultimo, risalente alla fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero romano, infine, migliaia di monete in oro, argento, oricalco e bronzo. La presenza di ex voto riferiti a più parti del corpo e a quella che definiremmo “medicina internistica” testimonia il fatto che le malattie qui trattate erano molto numerose.

Nel novembre 2022, durante gli scavi al santuario etrusco-romano collegato alla vasca sacra del Bagno Grande, sono stati ritrovati copiosi reperti archeologici in ottimo stato di conservazione, fra i quali diversi attrezzi medici come bisturi e uno specillo, molteplici ex voto, migliaia di monete in oro, argento e bronzo e ventiquattro statue in bronzo raffiguranti Apollo, un giovane efebo, Igea – Figlia di Asclepio e di Epione o Lampezia, è la dea della salute e dell’igiene, termine che prende il nome dalla dea – e altre divinità, matrone, fanciulli o imperatori. A metà del mese di novembre 2023, altri scavi hanno permesso di rinvenire i frammenti di una statua marmorea di circa due metri raffigurante Apollo.

Il santuario fu attivo dal III secolo a.C. fino al V secolo d.C. poi venne abbandonato ma non venne distrutto. Probabilmente si trattò di uno smantellamento, con l’occultamento – senza distruzione – dei materiali. La presenza di un consistente tesoro monetario lascia intendere che il luogo, considerato ancora sacro, non fu oggetto di sistematiche ricerche nel momento dell’abbandono.

Già in epoca ellenistica al Bagno Grande di San Casciano era presente un santuario termale, Negli anni attorno al 90 a.C., quando il territorio dell’ager clusinum subì una graduale romanizzazione, il santuario fu oggetto di un crescente interessa da parte degli occupanti. Il santuario fu poi ricostruito durante l’età augustea nella forma di un grande edificio a pianta quadrata costituito da un atrio tetrastilo e un propileo. Al centro si trovava una piscina circolare realizzata attorno alla sorgente termale.


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