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Una mezza piastra 1734

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Inviato (modificato)

Buongiorno a tutti, 

@Releovisto che c'è già una discussione uguale creata da @Litra68qualche tempo fa, cosa ne dici se chiediamo a qualche curatore di accorparle?cosi da avere una discussione unica e ad hoc, senza disperdere dati e foto di tutte le monete interessate da questo fenomeno. Magari potrebbe, se sei d'accordo occuparsene @Oppiano

Un saluto Raffaele. 

Modificato da Raff82
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Inviato

Raffaele, per me va bene. Non ci sono problemi. Non ho trovato l’altro argomento. L’importante è che il titolo sia chiaro e riferito specificatamente alla “ punteggiatura nelle monete di Napoli “ e non limitato, per esempio, alle sole piastre o solo a Ferdinando II. C’è molto da dire e da scoprire e chi vuole approfondire e documentare deve sapere chiaramente dove rivolgersi. Sono troppi e discordanti i pareri sulle finalità e sull’importanza dell’uso della punteggiatura a Napoli. Bisogna cercare di fare un po’ di ordine. Ti ringrazio e ti saluto caramente.


Inviato
39 minuti fa, Releo dice:

Raffaele, per me va bene. Non ci sono problemi. Non ho trovato l’altro argomento. L’importante è che il titolo sia chiaro e riferito specificatamente alla “ punteggiatura nelle monete di Napoli “ e non limitato, per esempio, alle sole piastre o solo a Ferdinando II. C’è molto da dire e da scoprire e chi vuole approfondire e documentare deve sapere chiaramente dove rivolgersi. Sono troppi e discordanti i pareri sulle finalità e sull’importanza dell’uso della punteggiatura a Napoli. Bisogna cercare di fare un po’ di ordine. Ti ringrazio e ti saluto caramente.

 

Grazie mille Releo, si sono d'accordo con te,è un argomento di estremo interesse, la discussione aperta da @Litra68si intitola "I PUNTI NELLA LEGENDA DELLE BORBONICHE" ma penso non ci siano problemi a rinominarlo, poi vedete voi...

Io penso che sia più corretto mantenere in una unica discussione tutte le informazioni, in caso contrario va bene uguale. 

Un saluto Raffaele. 


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Inviato

Argomento tenace che necessita (forse) di alcuni punti di riferimento, tra i quali - a mio sommesso avviso - :

 

La punteggiatura

«Mentre l'inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura» (Maraschio 1995), ma, al di là dei cambiamenti storici, ora interessa segnalare alcuni tratti dell'uso e delle norme attuali, ricordando peraltro che la punteggiatura riguarda esclusivamente l'organizzazione sintattica del testo scritto.

Il punto (anticamente punto fermo, maggiore, stabile, finale o periodo) si usa per indicare una pausa forte che segnali un cambio di argomento o l'aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento. Si mette in fine di frase o periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo. Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo), ricordando che in una frase che si concluda con una parola abbreviata non si ripete il punto (presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri).

«Non è raro, nello scrivere moderno, l'uso del punto fermo dove una volta si sarebbero messi i due punti o anche il punto e virgola. Su ciò non possono darsi regole fisse: il prudente arbitrio dello scrittore giudicherà in ogni caso quel che convenga meglio» (Malagoli 1905: 133).

La virgola (detta nel passato anche piccola verga) indica una pausa breve ed è il segno più versatile, «può infatti agire all'interno della proposizione, ma può anche travalicarne i confini e diventare elemento di organizzazione del periodo nella sua funzione di cesura fra le diverse proposizioni» (Biffi 2002).
-Si usa, o almeno si può usare, la virgola: negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l'inciso); dopo un'apposizione o un vocativo e anche prima di quest'ultimo se non è in apertura di frase (Roma, la capitale d'Italia. Non correre, Marco, che cadi). Nel periodo si usa per segnalare frasi coordinate per asindeto (senza congiunzione, es: studiavo poco, non seguivo le lezioni, stavo sempre a spasso, insomma ero davvero svogliato), per separare dalla principale frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia e diverse subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche, non le completive e le interrogative indirette). Le frasi relative cambiano valore (e senso) a seconda che siano separate o meno con una virgola dalla reggente: gli uomini che credevano in lui lo seguirono cioè 'lo seguirono solo quelli che credevano in lui' è una relativa limitativa; gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono, ovvero 'lo seguirono tutti gli uomini perché credevano in lui', è una relativa esplicativa.
- La virgola non si mette: tra soggetto e verbo (se altre parole si frappongono tra questi due elementi occorre prestare più attenzione); tra verbo e complemento oggetto; tra il verbo essere e l'aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale; tra un nome e il suo aggettivo.

Il punto e virgola (punto acuto, punto coma) segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un'interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all'indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).

I due punti (punto addoppiato, doppio, piccolo) avvertono che ciò che segue chiarisce, dimostra o illustra quanto è stato detto prima. Serianni 1989: I 222 riconosce quattro funzioni dei due punti che sembra utile riprendere: sintattico-argomentativa (si introduce la conseguenza logica o l'effetto di un fatto già illustrato); sintattico-descrittiva (si esplicitano i rapporti di un insieme); appositiva (si presenta una frase con valore di apposizione rispetto alla precedente); segmentatrice (si introduce un discorso diretto in combinazione con virgolette e trattini). I due punti introducono anche un discorso diretto (prima di virgolette o lineetta) o un elenco.

Il punto interrogativo (punto domandativo, «che con linea sopra capo... ma tortuosa, si segna», A.M. Salvini, Prose toscane, 1735), si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l'andamento intonativo ascendente della frase.
Il punto esclamativo (affettuoso, patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l'andamento discendente della frase.
-I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l'omissione di lettere, parole o frasi di un testo riportato (Malagoli 1912 scriveva: «se indicano un'omissione di lettere in una parola, sono tanti i puntini quante le lettere che mancano»).

Il trattino può essere di due tipi: lungo si usa al posto delle virgolette dopo i due punti per introdurre un discorso diretto o, in alternativa a virgole e parentesi tonde, si può usare in un inciso; breve serve invece a segnalare un legame tra parole o parti di parole e compare infatti per segnalare che una parola si spezza per andare a capo, per una relazione tra due termini (il legame A-B), per unire una coppia di aggettivi (un trattato politico-commerciale), di sostantivi (la legge-truffa), di nomi propri (l'asse Roma-Berlino), con prefissi o prefissoidi, se sono composti occasionali (per cui il fronte anti-globalizzazione ma l'antifascismo) e infine in parole composte (moto-raduno, socio-linguistica) in cui tendono a prevalere, però, le grafie unite.

La sbarretta serve a indicare l'alternativa tra due possibilità (scelga il mare e/o la montagna) e nelle date è usata al posto del trattino.

L'asterisco si usa per un'omissione (nel numero di tre consecutivi: non voglio parlare di quel ***) o in linguistica per segnalare che la parola o la frase non è grammaticalmente corretta o è una forma ricostruita teoricamente ma non attestata.

Le virgolette possono essere alte (" "), basse o sergenti (« »), semplici o apici (' '). Alte e basse si usano indifferentemente per circoscrivere un discorso diretto o per le citazioni. Possono anche essere usate per prendere le distanze dalle parole che si stanno usando (e nel parlato si dice infatti «tra virgolette»). Possono essere sostituite spesso con il corsivo, che si usa per parole straniere o dialettali usate in un testo italiano e in citazioni brevi. Le virgolette semplici si adoperano più raramente soprattutto per indicare il significato di una parola o di una frase. In generale, sulla stampa la scelta delle virgolette è fortemente determinata dalle singole regole editoriali.

Le parentesi tonde si usano per gli incisi, in concorrenza con virgole e trattino lungo. Le parentesi quadre servono, ma assai raramente, per segnalare un inciso dentro un altro inciso composto con tonde (quindi al contrario di quanto avviene in matematica le parentesi quadre sono dentro le tonde) oppure racchiudono tre puntini di sospensione per segnalare, come già detto, un'omissione.

Infine, una raccomandazione sull'incontro tra diversi segni di punteggiatura: eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, virgolette o trattino lungo (Con te non parlerò mai più! -  urlò fuggendo per le scale), gli altri segni vanno posti dopo la parentesi chiusa: non vi parlerò a vuoto (se avrete la grazia di ascoltarmi), ma vi porterò prove tangibili della mia innocenza. Per le virgolette e il trattino la posizione degli altri segni interpuntivi è meno rigida e può dipendere ancora una volta da singole scelte editoriali. Sul valore di una punteggiatura ben scelta si può concludere citando G. Leopardi, che scriveva nel 1820 a Pietro Giordani: "Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l'avarizia de' segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt'un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura".

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/la-punteggiatura/143

  • Grazie 1

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Inviato
11 ore fa, Oppiano dice:

 Ciao @Releo, in ogni caso, bella iniziativa che denota, tra l’altro, questa tua passione per la monetazione napoletana. Tutti gli sforzi sono sempre da valutare con un pensiero positivo.

Se non erro, @Releo, dovresti avere in collezione anche qualche Sebeto. Anche per questi ci sono dei “doppi punti”e non solo nelle legende.

 

Domenico, ho controllato i miei Sebeto. Non ho trovato nulla di particolare. I due punti presenti  sono solo quelli  della moneta-base e, quindi, non utilizzati per "segnarla".

Approfitto dell'occasione per pubblicare la mia quindicesima moneta con doppio punto. In questo caso, abbiamo a che fare con una piastra 120 grana 1833 e il doppio punto in orizzontale si rintraccia dopo la "G" del valore. Grazie. Saluti.

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Supporter
Inviato
37 minuti fa, Oppiano dice:

Argomento tenace che necessita (forse) di alcuni punti di riferimento, tra i quali - a mio sommesso avviso - :

 

La punteggiatura

«Mentre l'inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura» (Maraschio 1995), ma, al di là dei cambiamenti storici, ora interessa segnalare alcuni tratti dell'uso e delle norme attuali, ricordando peraltro che la punteggiatura riguarda esclusivamente l'organizzazione sintattica del testo scritto.

Il punto (anticamente punto fermo, maggiore, stabile, finale o periodo) si usa per indicare una pausa forte che segnali un cambio di argomento o l'aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento. Si mette in fine di frase o periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo. Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo), ricordando che in una frase che si concluda con una parola abbreviata non si ripete il punto (presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri).

«Non è raro, nello scrivere moderno, l'uso del punto fermo dove una volta si sarebbero messi i due punti o anche il punto e virgola. Su ciò non possono darsi regole fisse: il prudente arbitrio dello scrittore giudicherà in ogni caso quel che convenga meglio» (Malagoli 1905: 133).

La virgola (detta nel passato anche piccola verga) indica una pausa breve ed è il segno più versatile, «può infatti agire all'interno della proposizione, ma può anche travalicarne i confini e diventare elemento di organizzazione del periodo nella sua funzione di cesura fra le diverse proposizioni» (Biffi 2002).
-Si usa, o almeno si può usare, la virgola: negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l'inciso); dopo un'apposizione o un vocativo e anche prima di quest'ultimo se non è in apertura di frase (Roma, la capitale d'Italia. Non correre, Marco, che cadi). Nel periodo si usa per segnalare frasi coordinate per asindeto (senza congiunzione, es: studiavo poco, non seguivo le lezioni, stavo sempre a spasso, insomma ero davvero svogliato), per separare dalla principale frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia e diverse subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche, non le completive e le interrogative indirette). Le frasi relative cambiano valore (e senso) a seconda che siano separate o meno con una virgola dalla reggente: gli uomini che credevano in lui lo seguirono cioè 'lo seguirono solo quelli che credevano in lui' è una relativa limitativa; gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono, ovvero 'lo seguirono tutti gli uomini perché credevano in lui', è una relativa esplicativa.
- La virgola non si mette: tra soggetto e verbo (se altre parole si frappongono tra questi due elementi occorre prestare più attenzione); tra verbo e complemento oggetto; tra il verbo essere e l'aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale; tra un nome e il suo aggettivo.

Il punto e virgola (punto acuto, punto coma) segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un'interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all'indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).

I due punti (punto addoppiato, doppio, piccolo) avvertono che ciò che segue chiarisce, dimostra o illustra quanto è stato detto prima. Serianni 1989: I 222 riconosce quattro funzioni dei due punti che sembra utile riprendere: sintattico-argomentativa (si introduce la conseguenza logica o l'effetto di un fatto già illustrato); sintattico-descrittiva (si esplicitano i rapporti di un insieme); appositiva (si presenta una frase con valore di apposizione rispetto alla precedente); segmentatrice (si introduce un discorso diretto in combinazione con virgolette e trattini). I due punti introducono anche un discorso diretto (prima di virgolette o lineetta) o un elenco.

Il punto interrogativo (punto domandativo, «che con linea sopra capo... ma tortuosa, si segna», A.M. Salvini, Prose toscane, 1735), si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l'andamento intonativo ascendente della frase.
Il punto esclamativo (affettuoso, patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l'andamento discendente della frase.
-I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l'omissione di lettere, parole o frasi di un testo riportato (Malagoli 1912 scriveva: «se indicano un'omissione di lettere in una parola, sono tanti i puntini quante le lettere che mancano»).

Il trattino può essere di due tipi: lungo si usa al posto delle virgolette dopo i due punti per introdurre un discorso diretto o, in alternativa a virgole e parentesi tonde, si può usare in un inciso; breve serve invece a segnalare un legame tra parole o parti di parole e compare infatti per segnalare che una parola si spezza per andare a capo, per una relazione tra due termini (il legame A-B), per unire una coppia di aggettivi (un trattato politico-commerciale), di sostantivi (la legge-truffa), di nomi propri (l'asse Roma-Berlino), con prefissi o prefissoidi, se sono composti occasionali (per cui il fronte anti-globalizzazione ma l'antifascismo) e infine in parole composte (moto-raduno, socio-linguistica) in cui tendono a prevalere, però, le grafie unite.

La sbarretta serve a indicare l'alternativa tra due possibilità (scelga il mare e/o la montagna) e nelle date è usata al posto del trattino.

L'asterisco si usa per un'omissione (nel numero di tre consecutivi: non voglio parlare di quel ***) o in linguistica per segnalare che la parola o la frase non è grammaticalmente corretta o è una forma ricostruita teoricamente ma non attestata.

Le virgolette possono essere alte (" "), basse o sergenti (« »), semplici o apici (' '). Alte e basse si usano indifferentemente per circoscrivere un discorso diretto o per le citazioni. Possono anche essere usate per prendere le distanze dalle parole che si stanno usando (e nel parlato si dice infatti «tra virgolette»). Possono essere sostituite spesso con il corsivo, che si usa per parole straniere o dialettali usate in un testo italiano e in citazioni brevi. Le virgolette semplici si adoperano più raramente soprattutto per indicare il significato di una parola o di una frase. In generale, sulla stampa la scelta delle virgolette è fortemente determinata dalle singole regole editoriali.

Le parentesi tonde si usano per gli incisi, in concorrenza con virgole e trattino lungo. Le parentesi quadre servono, ma assai raramente, per segnalare un inciso dentro un altro inciso composto con tonde (quindi al contrario di quanto avviene in matematica le parentesi quadre sono dentro le tonde) oppure racchiudono tre puntini di sospensione per segnalare, come già detto, un'omissione.

Infine, una raccomandazione sull'incontro tra diversi segni di punteggiatura: eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, virgolette o trattino lungo (Con te non parlerò mai più! -  urlò fuggendo per le scale), gli altri segni vanno posti dopo la parentesi chiusa: non vi parlerò a vuoto (se avrete la grazia di ascoltarmi), ma vi porterò prove tangibili della mia innocenza. Per le virgolette e il trattino la posizione degli altri segni interpuntivi è meno rigida e può dipendere ancora una volta da singole scelte editoriali. Sul valore di una punteggiatura ben scelta si può concludere citando G. Leopardi, che scriveva nel 1820 a Pietro Giordani: "Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l'avarizia de' segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt'un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura".

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/la-punteggiatura/143

 

Molto interessante. Ho trovato risposta a dei miei dubbi ricorrenti. Da leggere con attenzione. Grazie.


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Inviato
1 ora fa, Raff82 dice:

Grazie mille Releo, si sono d'accordo con te,è un argomento di estremo interesse, la discussione aperta da @Litra68si intitola "I PUNTI NELLA LEGENDA DELLE BORBONICHE" ma penso non ci siano problemi a rinominarlo, poi vedete voi...

Io penso che sia più corretto mantenere in una unica discussione tutte le informazioni, in caso contrario va bene uguale. 

Un saluto Raffaele. 

 

Raffaele, hai ragione. L'argomento aperto da Alberto, per l'esattezza, aveva come titolo: " I punti in legenda nelle Borboniche ". Vi avevo partecipato anche io, ma non l'ho rintracciato. Sembra strano, ma non l'ho rintracciato. Sono partito dall'idea di mettere insieme tutte le mie monete con la stessa caratteristica, anche al di là delle borboniche. Avrei fatto meglio ad inserirmi nel topic di Alberto. Se un curatore decidesse di rimediare per me non ci sarebbero problemi. Grazie.

Un caro saluto.


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Inviato

Fatto.


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Inviato

Ok. Grazie.


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Inviato
Il 24/2/2024 alle 23:48, Releo dice:

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Salve.  Oggi, osservando con maggiore attenzione la recente pubblicazione delle mie complessive 15 monete interessate da doppio punto in legenda ( post 94-95-97 e 106 ), mi sono accorto di un errore. Infatti, nel post numero 97, ho riportato, per la seconda volta, la foto della piastra 120 grana 1795 con doppio punto in verticale dopo "SICILIAR" invece di quella del tornese 1849 con doppio punto in orizzontale dopo "SIC", come previsto in elenco. Mi scuso. Rimedio pubblicandola ora.

Dalla pubblicazione ravvicinata delle 15 monete, si evidenzia come la variante "doppio punto" sia particolarmente presente negli anni di fine 1700 e come, in più casi, essa risulti inedita.

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Inviato
1 ora fa, Releo dice:

Salve.  Oggi, osservando con maggiore attenzione la recente pubblicazione delle mie complessive 15 monete interessate da doppio punto in legenda ( post 94-95-97 e 106 ), mi sono accorto di un errore. Infatti, nel post numero 97, ho riportato, per la seconda volta, la foto della piastra 120 grana 1795 con doppio punto in verticale dopo "SICILIAR" invece di quella del tornese 1849 con doppio punto in orizzontale dopo "SIC", come previsto in elenco. Mi scuso. Rimedio pubblicandola ora.

Dalla pubblicazione ravvicinata delle 15 monete, si evidenzia come la variante "doppio punto" sia particolarmente presente negli anni di fine 1700 e come, in più casi, essa risulti inedita.

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Inoltre, si evidenzia come il doppio punto sia ricorrente dopo le solite parole ( FERDINAN, HIE, SICILIAR, “D” o “G” del valore ). La qualcosa abbassa ulteriormente le possibilità di una casualità o di un errore. Almeno secondo il mio parere.

Saluti.

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Supporter
Inviato

Salve. Dal post numero 94, sto pubblicando di seguito  tutte le mie monete interessate da "DOPPIO PUNTO". Oggi ne aggiungo altre due, arrivando, così, ad un totale di 17 monete. Si tratta di un 6 tornesi 1800 con "ET" seguito da doppio punto in orizzontale ( Magliocca pag. 215 n. 383a ) e di un Grano 1790 con il numerale "12" seguito da doppio punto in verticale  (Magliocca pag. 161 n. 315a ). Di quest' ultimo, Rocco, poco fa, ha pubblicato un altro esemplare nel topic: "Pezzi del 1790 a confronto". E' accertato che del grano 1790 con la variante "doppio punto" circolano più conii, il che fa escludere che si possa parlare di errore, casualità o  esubero.

 Le due monete in oggetto, come tante altre con la variante doppio punto, sono anch'esse degli ultimi anni del 1700.

Saluti.rag25.thumb.jpg.b07b5e040b73ff42c7bed54a80293b2a.jpg

 

 

 

 

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Inviato
24 minuti fa, Releo dice:

E' accertato che del grano 1790 con la variante "doppio punto" circolano più conii, il che fa escludere che si possa parlare di errore, casualità o  esubero

Concordo, troppo ben definito per essere un esubero.


Supporter
Inviato

Ed anche in questo caso, come capita sempre, i due punti sono di diversa grandezza…


Inviato

Da poco passata sulla baia questa cingranella del 36 che oltre a non avere il punto sotto al taglio del collo del Re è anche priva della punteggiatura in legenda...

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Supporter
Inviato

Dal momento che sto pubblicando insieme tutte le mie monete che presentano il  "DOPPIO PUNTO", mi sembra opportuno aggiungere anche la foto della diciottesima (piastra 1856 con doppio punto in orizzontale dopo "HIER"), della cui variante solo oggi ho preso consapevolezza. Ringrazio e saluto tutti cordialmente.

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  • Mi piace 2

Inviato (modificato)

Buonasera @Releo

vedi che oltre al doppio punto da te evidenziato, la tua piastra del 56 ha anche le aquilette rovesciate. 

Doppi complimenti. 

Soltanto adesso mi sono reso conto che la stessa moneta l'avevi pubblicata nell'altra discussione delle varianti.

 

Modificato da motoreavapore
Non avevo letto ancora l'altra discussione

Supporter
Inviato
7 minuti fa, motoreavapore dice:

Buonasera @Releo

vedi che oltre al doppio punto da te evidenziato, la tua piastra del 56 ha anche le aquilette rovesciate. 

Doppi complimenti. 

 

Ti ringrazio molto. Sei stato veramente molto gentile. Delle aquilette rovesciate e dell’ 8 ribattuto al dritto ero consapevole, mi erano invece sfuggite, appunto fino ad oggi, i due punti dopo “hier”. Ti ringrazio ancora e ti saluto caramente.


Supporter
Inviato
23 minuti fa, motoreavapore dice:

Buonasera @Releo

vedi che oltre al doppio punto da te evidenziato, la tua piastra del 56 ha anche le aquilette rovesciate. 

Doppi complimenti. 

Soltanto adesso mi sono reso conto che la stessa moneta l'avevi pubblicata nell'altra discussione delle varianti.

 

 

Si, è proprio così. L’ ho ripubblicata qui solo per impacchettarla insieme a tutte le altre con il “doppio punto” da me già postate. Anzi, sarei grato a chi volesse aggiungere la foto di altre monete con la stessa caratteristica. E a chi volesse esprimere il proprio parere sull’argomento, in base anche a quanto fino ad ora pubblicato. Grazie.

 

 


Inviato

Buongiorno a tutti e buona Domenica, @Releo mi complimento per la tua 56 come per le altre monete da te postate ma anche degli altri utenti.

Interessante il mix della doppia variante nella tua 56. Mi chiedo ( magari già ci sono e mi è sfuggito) se ci sono altri millesimi che presentano lo stesso mix. 

Saluti 

Alberto 


Inviato

Tempo fa ho  visto una 56, in vendita sul web, che sembrava  avere un punto sotto la cifra 1 del valore G 120. Magari un giorno salterà fuori. 

Saluti 

Alberto 

 


Supporter
Inviato
3 ore fa, Litra68 dice:

Buongiorno a tutti e buona Domenica, @Releo mi complimento per la tua 56 come per le altre monete da te postate ma anche degli altri utenti.

Interessante il mix della doppia variante nella tua 56. Mi chiedo ( magari già ci sono e mi è sfuggito) se ci sono altri millesimi che presentano lo stesso mix. 

Saluti 

Alberto 

 

Alberto, ti ringrazio per la risposta. Per la verità, non so se le tre variazioni contemporanee presenti sulla moneta ( chiara ribattitura dell’ 8, aquilette capovolte e doppio punto dopo “hier”), si ritrovano in un altro esemplare di nostra conoscenza. Magari qualche altro collezionista ci può dare una mano…

Informo che questa mia piastra 1856 è pubblicata, nella sua interezza dritto/rovescio, nel topic: “ Varianti delle piastre di Ferdinando II “.

Grazie..


Inviato

Ciao Releo, 

6 minuti fa, Releo dice:

si ritrovano in un altro esemplare di nostra conoscenza.

Un altro esemplare identico per diritto e rovescio l'ha postato l'amico @LOBU, la mia 56 aquile rovesciate invece è uguale alle due vostre piastre solo per il rovescio.

Un saluto Raffaele. 


Supporter
Inviato

In quale discussione si trova? E quella tua? Grazie. Ciao.


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