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Ci sono un po’ troppe Pompei in Italia: con Claterna (Ozzano Emilia) l’ennesima “caccia al titolo” non utile all’archeologia

https://www.archaeoreporter.com/2023/11/12/ci-sono-un-po-troppe-pompei-in-italia-con-claterna-bologna-lennesima-caccia-al-titolo-non-utile-allarcheologia/

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Scavi di Claterna, immagini sella Soprintendenza (Siriana Zucchini)

Gli scavi del sito archeologico di Claterna (Ozzano Emilia, provincia di Bologna) sono gli scavi di Claterna. Non quelli dell’ennesima “Pompei del Nord”, come annunciato con fierezza dalla Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, sicuramente dal suo punto di vista “a fin di bene”. C’è il Vesuvio tra i calanchi del Bolognese? No. È una città distrutta all’improvviso, fatto che l’ha portata fino a noi in un tempo cristallizzato, come (più o meno) è accaduto alle città vesuviane? No, tutt’altro, Claterna ha conosciuto le fasi del declino, dell’abbandono parziale, della trasformazione in villaggio e del differente modello di urbanizzazione di un territorio, della definitiva spoliazione. Insomma, nulla che giustifichi in qualche modo il trito stereotipo della “Pompei di qualcos’altro”.

Ora questo non vuole essere lo sfogo acido di chi non vuole titolare per snobismo con il comodo clichè della “Pompei del Nord”, un’esca irresistibile per agenzie e quotidiani. Ma è un invito alla riflessione.

Come può l’archeologia essere comunicata correttamente se chi la comunica indulge in questa nenia senza fine delle “Piccole Pompei” o delle “Pompei di chissà cosa”?  Quando si parla di Piuro, centro della Valchiavenna (Sondrio), come “Pompei delle Alpi“, benché a fatica, si può comprendere che il paragone con la regina di tutti gli scavi archeologici ha un senso. Piuro fu sepolta da una gigantesca frana nel XVII secolo, e questo ha effettivamente sigillato alcuni contesti al momento della catastrofe. Diciamo che ci sta, ma questo è un caso limite. Che mantiene però le sue controindicazioni.

In molti casi, una comunicazione incentrata sul forzato paragone con Pompei, induce spesso il pubblico generalista ad aspettarsi proprio quello: una Pompei. Vallo a spiegare che, magari, Altino non è una “Pompei” della laguna di Venezia”, perchè benché archeologicamente interessantissima, si troveranno difficilmente resti di edifici più alti di 30 centimetri, con pochissime eccezioni. Quindi nel sito di Claterna, che dispone di un museo del territorio, di un bel sito internet, di attività per le scuole, di campagne di scavo attente, si troverà ben poco che abbia a che fare con l’esperienza di visita che si può avere nella città campana, o ad Ercolano, a Oplontis, e così via.

Non si fa, in definitiva, un buon servizio all’archeologia se si induce a pensare che un sito sia quello che non è. C’è il rischio del “Eh, ma qui sono quattro sassi, non è Pompei“. Molto diverso se si racconta, e soprattutto, si comunica,  quanto l’archeologia possa fare per connettere il paesaggio attuale agli scavi in corso, nel far comprendere le trasformazioni operate dall’uomo e dal mutare del paesaggio naturale, l’oscillare del pendolo tra un’area urbana ad agricola, da una storia non più presente nel sentire degli abitanti di un territorio alla capacità di riportarla viva sul territorio stesso grazie all’archeologia, alle comunità e alle amministrazioni locali.

Questo sembra essere quanto viene fatto in effetti a Claterna (a proposito, magari il prossimo anno ArchaeoReporter viene a raccontare il vostro scavo in corso, se vi fa piacere…), con il progetto di studio e valorizzazione, in collaborazione con la Soprintendenza bolognese, il comune di Ozzano dell’Emilia l’associazione “Civitas Claterna” – leggiamo – “oggi rivitalizzato dalla presenza di una nuova associazione, il “Centro Studi Claterna Giorgio Bardella – Aureliano Dondi”.

Allora, con Claterna ritornata ad essere effettivamente Claterna, i suoi mosaici, le sue gemme, le sue monete, i visitatori e le comunità sapranno che hanno a che fare con il sito di Claterna, quella vera. Quella che ha dato un’impronta al loro territorio, e ha lasciato radici a volte visibili a volte nascoste. Che non hanno bisogno di un “Vesuvio del calanchi e dei gessi bolognesi” per essere comunicate, comprese e condivise.

Claterna_Card_1-1024x576.jpg Mosaico da Claterna (foto Roberto Macrì SABAP Bologna)

 

Qui di seguito le news sugli scavi Claterna:

Ozzano dell’Emilia, Bologna – Nei giorni scorsi, in un incontro di presentazione dei reperti rinvenuti nei recenti scavi nell’area archeologica di Claterna, la sottosegretaria al Ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, ha evidenziato l’importanza di questo sito che sta emergendo come un vero gioiello di inestimabile valore per la regione e per l’Italia.

Gli scavi, condotti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, sono ancora in corso su un’ampia area di 18 ettari. Lucia Borgonzoni ha sottolineato l’attenzione del Ministero per questa zona, annunciando che nel triennio 2022-2024 sono stati assegnati oltre 700 mila euro, con l’assicurazione di ulteriori fondi per preservare e valorizzare questo patrimonio storico.

Finora, gli scavi hanno esplorato solo un decimo del sito, ma i risultati vengono difiniti “straordinar”i. Sono stati individuatii il foro, le strade, impianti termali, mosaici, iscrizioni, frammenti di marmo colorato, oltre a 3.000 monete in argento e bronzo. Tra queste, un Quinario, una moneta d’argento della Repubblica Romana datata 97 a.C., a conferma del ruolo di Claterna come centro di commercio con legami diretti con Roma.

La Soprintendente di Bologna, Francesca Tomba, ha sottolineato che gran parte dell’area è ancora inesplorata, aprendo la strada a una fase significativa di conoscenza e valorizzazione di un sito che promette di rivelare ulteriori tesori storici. “Possiamo quindi progettare una grande fase di conoscenza e di valorizzazione ad ampio raggio di un sito che ha ancora tanto da raccontare,” ha affermato Tomba.

La sottosegretaria Borgonzoni ha confermato che sono in studio diverse attività per coinvolgere realtà e istituzioni del territorio, pensate per avvicinare soprattutto i più giovani alla conoscenza di questo luogo ricco di storia. L’obiettivo è anche quello di attrarre visitatori da tutto il mondo. In particolare, si sta considerando l’idea di restituire al teatro di Claterna la sua originaria funzione di luogo di spettacolo.

L’importanza di Claterna come centro nevralgico nella storia romana si sta rivelando sempre più evidente, e l’impegno delle istituzioni a preservare e valorizzare questo sito promette di aprire nuovi capitoli nella comprensione della ricca eredità culturale dell’Emilia-Romagna.

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