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Moulin Brûlé: un santuario gallo romano


ARES III

Risposte migliori

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Monete, resti di armamenti, ex voto degli antichi romani, Giano bifronte. Tempio e teatro. Cosa sta rivelando il santuario del mulino bruciato?

 

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A Estrées-Saint-Denis, nell’Oise, in Francia un complesso santuario gallo romano è al centro di studi e di scavi. L’area del sito archeologico è denominata “Moulin Brûlé”. Posizionato sulla cima di un’altura naturale, 87 metri sopra il livello del mare, questo luogo ha rivelato tre monumenti principali, ciascuno testimone di diverse fasi storiche che vanno dalla Seconda Età del Ferro al Tardo Impero romano. Le indagini condotte dall’Inrap hanno illuminato la complessa storia di questo antico centro, svelando dettagli su un recinto consacrato, un tempio e un edificio per spettacoli. L’Inrap stesso ne ha dato notizia in queste ore, dopo un accurato studio dei materiali e dei resti. Siamo davvero al cospetto di uno spazio protetto, collocato su un rilievo del terreno, in cui avvenivano liturgie religiose e che offriva ai fedeli spazi per la preghiera. Un santuario attivo e ricco di iniziative come dimostra la presenza di un teatro. Parti di depositi rituali di origine militare dimostrano che il luogo era frequentato anche da soldati.

 

“Una buca di posta lungo il muro sud del tempio iniziale ha rivelato un lotto di 13 monete galliche. – spiegano gli archeologi dell’Inrap – Appartengono tutte ad una facies regionale, in un range cronologico -60 / +50 (100), ad eccezione di due monete forse più antiche, la cui prima data di emissione risale al 150 a.C. Un piccolo oggetto indeterminato completa questo lotto monetario. Realizzato in lega di rame, assume la forma di un nocciolo di oliva. Un secondo oggetto della stessa costruzione è stato rinvenuto in una buca di posta adiacente, mentre un terzo, proveniente dal bottino del tempio, proviene sicuramente dall’una o dall’altra di queste strutture. Si tratta di tre pezzi di forma e dimensioni quasi simili (31×9 mm; circa 8,80 g). può essere paragonato ad un oggetto identico proveniente dal santuario di Fesques (Seine-Maritime)”.

gallo-romani-giano.jpg Un singolare oggetto con l’effigie di Giano bifronte, scoperto durante gli scavi © Clichés/DAO : S. Lancelot, Inrap
E veniamo alla seconda fase del tempio. Anche in questo caso i gallo-romani portarono offerte.
“Qualunque sia il periodo considerato, i reperti archeologici rinvenuti, soprattutto metallici, sono piuttosto caratteristici dei contesti santuariali. – spiegano gli archeologi dell’Inrap – Comprendono monete, ornamenti (fibule, perle potin), due ruote, anelli, pezzi di armamento (tre rivetti umbone, un grande rivetto a scudo) ed elementi di finimenti e finimenti (morsi, chiodo smaltato, anello guida). All’altezza della torre del portico, all’ingresso del recinto, è stato rinvenuto un singolare oggetto recante l’effigie di Giano, il dio bifronte ma anche degli inizi, dei passaggi e delle porte. Trovato anche un cursore dell’equilibrio, un oggetto militare, deviato dalla sua funzione primaria e bruciato. Infine, molti di questi manufatti furono oggetto di mutilazione intenzionale”. gallo-romani-rotella-855x1024.jpg Uno dei reperti: una rotella metallica. Aveva la funzione di ex voto? © Samuel Guérin, Inrap

 

gallo-romani-ghiande.jpg I misteriosi oggetti a forma di nocciolo d’oliva © Inrap

E ci sono poi questi oggetti metallici simili a noccioli d’oliva o ai piombi che biconici che si usano – oggi – per la pesca sportiva. Cos’erano quegli oggetti? Si può supporre che simulassero i micidiali proiettili lanciati dai frombolieri?

Il recinto consacrato: uno spazio evolutivo

La parte meridionale del sito rivela i resti di un recinto quadrangolare molto antico, il cui angolo sud-est è stato accuratamente esplorato. Questo recinto, risalente alla Seconda Età del Ferro (circa 360-210 a.C.), suggerisce uno spazio circondato da buche e fosse, con tracce di una palizzata ad est. La presenza di un ampio ingresso, delimitato da quattro buche per pali, indica una funzione significativa. Successive trasformazioni vedono il recinto evolversi in una struttura piena di fossati, con un portico d’ingresso più elaborato e spazi semi-interrati. Questa fase, datata tra il 50 a.C. e il 30 d.C., rivela un edificio circolare, forse di culto, con una pianta di circa 12,50 metri quadrati. Il complesso del santuario diviene più forte e imponente.

La seconda metà del I secolo segna, infatti, un cambiamento monumentale, con il recinto che viene trasformato, con opere in muratura. Gallerie porticate emergono, seguendo in parte il percorso del recinto originale, e una “torre porticato” sostituisce il portico in legno. Questo complesso, esteso su circa 2116 metri quadrati, potrebbe essere stato occupato per tutto il II secolo, abbandonato alla fine dello stesso secolo o nella prima metà del III secolo. Reperti archeologici, in particolare manufatti metallici e un oggetto raffigurante Giano, il dio bifronte, forniscono un affascinante affaccio sulla vita e sulle pratiche religiose del luogo.

Il tempio: un luogo sacro di trasformazione

La porzione settentrionale del sito rivela i resti di un tempio, caratterizzato da due fasi costruttive successive. Il primo tempio, in legno, occupa un’area sacra racchiusa da una palizzata. Con una pianta absidata, questo edificio del 50-30 a.C. potrebbe aver ospitato un focolare o un altare. Una buca di posta lungo il muro sud ha rivelato un tesoro di monete galliche, offrendo un’interessante finestra sulle attività economiche della zona. La trasformazione successiva vede il tempio evolvere in una struttura in muratura, con una cella di circa 17 metri quadrati. Un pozzo, forse sormontato da un’edicola circolare, e la presenza di elementi mobili suggeriscono un abbandono alla fine del II secolo o all’inizio del III secolo.

Il palazzo degli spettacoli: un teatro antico di rara eleganza

gallo-romani-orchestra-1024x683.jpg Lo scavo dell'”orchestra” del teatro contenuto nel recinto sacro © S. Guérin, Inrap

 

L’edificio degli spettacoli, uno dei soli otto teatri antichi nell’Oise, sorge sul punto più alto del sito. Due fasi costruttive si delineano: un’originaria costruzione in legno, datata tra il 50 a.C. e il 27 a.C., seguita da una versione più monumentale in muratura. La facciata diametrale del teatro, lunga 68 metri, comprende un muro scenico decorato con cornici modanate e elementi statuari. Il palco rettangolare, noto come pulpitum, occupa una superficie di circa 60 metri quadrati. L’emiciclo della cavea, sebbene non ancora completamente compreso nelle sue dimensioni, suggerisce una capacità di 3000-4000 posti. Il teatro sembra essere stato occupato fino alla fine del II secolo, abbandonato nella prima metà del III secolo.

https://stilearte.it/monete-resti-di-armamenti-ex-voto-degli-antichi-romani-giano-bifronte-tempio-e-teatro-cosa-sta-rivelando-il-santuario-del-mulino-bruciato/

 

L’ENCLOS CONSACRÉ

Dans la moitié sud du site sont apparus les vestiges d’un enclos quadrangulaire dont seul l’angle sud-est a pu être fouillé. Trois états de constructions ont été reconnus.

Un enclos palissadé ?

La première construction semble correspondre à un espace ceinturé par des structures de type trous de poteaux et fosses, dont une partie, à l'est, coïncide probablement avec l’élévation d’une palissade, ainsi qu'une large entrée matérialisée par quatre trous de poteaux. Dans l'un de ces derniers, de forme ovalaire, a été mis au jour un contenant en matière périssable (boîte en bois ? en cuir ?) en position quasi-centrale. Outre quelques gros charbons de bois, y ont été découverts sept tessons, la moitié d’une grosse perle en calcaire coquillier et plusieurs gouttelettes et/ou micro-scories de bronze, ainsi que des semences de caméline, des grains d’orge, de blé amidonnier et de céréales indéterminées, des fragments d’une matière organique évoquant de la mie de pain ou de galette, ainsi qu'un nombre important de semences de gesse cultivée/gesse chiche. Les analyses ont démontré que cette première occupation se met en place au second âge du Fer, autour de 360-210 av. J.-C., et perdure au moins jusqu’à 160 av. J.-C. Or, la gesse est quasiment absente en Picardie et en Île-de-France à cette période. Aussi, sa présence en quantité élevée tend à évoquer un dépôt primaire ou un dépôt de fondation.

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Un enclos fossoyé et un bâtiment circulaire

Le deuxième état de construction paraît indiquer une transformation de l’espace palissadé en un enclos fossoyé. Celui-ci reprend pratiquement le même tracé que la palissade. Le porche d’entrée devient plus important et des espaces semi-enterrés sont aménagés de part et d’autre. La voie qui mène à l’entrée est elle-même bordée de poteaux, de nouvelles palissades étant peut-être dressées. Selon le mobilier retrouvé, cet enclos aurait été occupé de 50 - 30 av. J.-C. jusqu’à la fin du règne de Néron (54 apr. J.-C.), avant dernier empereur de la dynastie julio-claudienne.

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Évolution de l’enclos consacré et focus sur le bâtiment de plan circulaire.

© Topographie : Sébastien Hébert ; DAO : S. Guérin, Inrap

À l’intérieur de l’enclos, dans l’angle sud-est, 9 trous de poteaux déterminent le plan d’un bâtiment circulaire d’environ 4 m de diamètre (soit près de 12,50 m²), précédé à l’est d’une possible entrée signalée par deux autres trous de poteaux. Les édifices de plan circulaire et ovale ne sont pas inédits aux époques laténienne et pré-augustéenne. Pour preuve, le sanctuaire du « Moulin des Hayes » (Estrées-Saint-Denis)  a lui aussi livré plusieurs bâtiments similaires, interprétés comme des espaces sacrés et/ou réservés à des entités sacrées.

Un enclos maçonné

C'est au cours de la seconde moitié du Ier s. apr. J.-C. que  l’enclos est monumentalisé et pérennisé dans la pierre. Bien que cet ensemble nous soit parvenu uniquement à l’état de fondations, on constate qu’une fois les fossés comblés, des galeries à portiques sont élevées, reprenant en partie le tracé de l’enclos fossoyé. Cependant, pour ne pas réduire l’espace intérieur de la cour, l’emprise des galeries est reportée à l’extérieur des fossés (sur les côtés notamment). Enfin, une entrée monumentale de plan carré – la « tour-porche » – vient se substituer au porche en bois. La superficie minimum de cet ensemble est d’environ 2116 m², si l’on se base sur la façade orientale longue d’environ 46 m. Ce monument pourrait avoir été occupé durant tout le IIe s., avant d’être définitivement abandonné soit à la fin de ce même siècle ou au cours de la première moitié du IIIe s.

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Secteur 1 : photographie aérienne de l’enclos romain présentant les fondations d’une galerie de circulation et d’une tour-porche. Arc de Dierrey – « Le Moulin Brûlé », Estrées-Saint-Denis (Oise), 2014.

© Pascal Raymond, Inrap/Mehdi Belarbi, Inrap.

Quelle que soit la période considérée, le mobilier archéologique mis au jour, notamment métallique, est assez caractéristique des contextes de sanctuaires. Il comprend des monnaies, des parures (fibules, perle en potin), deux rouelles, des anneaux, des pièces d’armement (trois rivets d’umbo, un grand rivet de bouclier) et des éléments d'attelage et de harnachement (mors, clou émaillé, anneau passe-guides). Un objet singulier à l’effigie de Janus, le dieu aux deux visages mais aussi dieu des commencements, des passages et des portes, a quant à lui été mis au jour au niveau de la tour-porche, à l’entrée de l’enclos. Il s'agit d'un curseur de balance, détourné de sa fonction première et brûlé. Enfin, plusieurs de ces artefacts ont fait l’objet de mutilations intentionnelles.

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Après un hiatus, le secteur sera partiellement réinvesti à compter de l’an 325 jusqu’à la fin du IVe s., voire le début du siècle suivant. On constate en effet qu’un long fossé de drainage et un puits recoupent en totalité la galerie à portique sud.


 

LE TEMPLE

Dans la moitié nord de l’emprise, les vestiges d’un temple ont été mis en évidence. Deux états de construction successifs ont été reconnus.

Un temple sur poteaux plantés et un dépôt de fondation

Le temple dans son premier état a été découvert à la faveur d’un décapage consistant à démanteler les fondations du temple romain qui lui a succédé. Ce premier édifice en bois s’inscrit dans une aire sacrée (temenos) d’au moins 437 m² (23x19 m) clôturée par une palissade (le péribole). De plan absidal et ouvert a priori vers l’ouest, ce temple primitif, s’élevant sur dix poteaux, occupait une surface de 39 m². Il est possible qu’il ait abrité un foyer ou un autel, mais il n’en subsiste aucune trace. Enfin, le mobilier archéologique indique que ce temple fonctionna au cours de 50 - 30 av. J.-C. à la période julio-claudienne (entre 27 av. J. -C. et 68 apr. J.-C.).

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Secteur 2, emprise du temple gaulois (Ier s. av. notre ère). Arc de Dierrey – « Le Moulin Brûlé », Estrées-Saint-Denis (Oise), 2014.

© Samuel Guérin, Inrap

Un trou de poteau bornant la paroi sud du temple initial a livré un lot de 13 monnaies gauloises. Toutes appartiennent à un faciès régional, dans une fourchette chronologique -60 / +50 (100), à l’exception de deux monnaies qui sont peut-être plus anciennes, leur première date d’émission remontant à 150 av. J.-C.
Un petit objet indéterminé vient compléter ce lot monétaire. Réalisé à partir d’un alliage cuivreux, il prend la forme d’un noyau d’olive. Un deuxième objet de même facture a été découvert dans un trou de poteau adjacent, tandis qu’un troisième, issu des déblais du temple, provient certainement de l’une ou l’autre de ces structures. Ces trois pièces de forme et de dimensions quasi similaires (31x9 mm ; environ 8,80 g). peuvent être assimilés à un objet identique issu du sanctuaire de Fesques (Seine-Maritime).

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Objet indéterminé en forme de noyau d’olive rréalisé à partir d’un alliage cuivreux.

© Inrap

 

Un temple maçonné

Les fondations maçonnées du temple à plan centré, appelé fanum, ont succédé au temple primitif en bois ; il en est de même pour l’emprise du péribole. Les limites de l’aire sacrée ne sont pas connues, mais on constate que le fanum n’était pas centré dans le temenos. De plan presque carré, la cella mesure environ cinq mètres sur six de côté, pour un espace interne d’environ 17 m². L’édifice est fondé sur un radier de silex assez dense, de même que la galerie de circulation, de 10,50 m de côté et de 1,50 à 2 m de large, les déambulatoires mesurant environ 9 m de long. Seule une partie des fondations des murs nord, est et sud du péribole ont été mises au jour. Par ailleurs, un puits est localisé à l’extérieur de l’espace sacré, mais proche du mur nord du péribole. Ce puits était probablement coiffé d’un édicule circulaire. Sondé jusqu’à 5 m de profondeur, il a livré quelques éléments mobiliers qui suggèrent un abandon à la fin du IIe s. ou au début du IIIe s. Bâti à la fin de la première moitié du Ier s. apr. J.-C. ou dans le courant de la seconde moitié du Ier s., le temple a été désaffecté lui aussi durant la première moitié du IIIe s.

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Évolution du temple en bois vers le fanum maçonné. En haut, à droite : fragment d’orle de bouclier découvert dans St.126 et talon à douille conique d’arme d’hast mis au jour dans le niveau 1033 (temenos) ; en bas, à droite : petits objets indéterminés en forme de noyau d’olive découverts dans St.437 et 445.

© Topographie : Sébastien Hébert ; clichés : S. Lancelot ; DAO : S. Guérin, Inrap


 

L’ÉDIFICE DE SPECTACLE

L’édifice de spectacle compte parmi les huit théâtres antiques recensés dans l’Oise. Il a été construit sur le point le plus haut de l’éminence naturelle, alors que le temple qui lui fait face, s’élève sur un léger versant exposé au nord. Entre les deux, une longue esplanade (porticus post scaenam) de plan quadrangulaire permet la circulation entre les deux monuments. Deux états de construction ont été identifiés pour le théâtre (fig. 4). En effet, une série de structures en creux suggère qu’une construction en bois précéda le monument en partie maçonné (état 2).

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Secteur 2 (plan) : esplanade localisée à l’arrière du théâtre romain (Ier-IIe s. apr. notre ère). Arc de Dierrey – « Le Moulin Brûlé », Estrées-Saint-Denis (Oise), 2014.

© Samuel Guérin, Inrap

 

Un premier théâtre construit en bois

Le plan de l’édifice de spectacle dans son deuxième état reprend celui d’un édifice primitif, de plus petite dimension, dont ont été identifiés l’axe de la façade diamétrale, l’emplacement supposé de la scène et une partie de l’emprise de la cavea.

Lors du décapage des fondations de la façade diamétrale maçonnée, les fonds de trous de poteaux alignés, distants les uns des autres d’environ 1 m, sont apparus. Une structure construite sur ossature bois semble donc avoir constitué cette première façade, sa longueur restituée étant d’environ 50 m. Le dispositif scénique était intégré au centre de celle-ci, à cheval entre l’esplanade qui la borde à l’extérieur et une aire trapézoïdale localisée devant la scène (vestige d’une orchestra ?). Les dimensions de cette scène sont évaluées à 10 m de long contre environ 4,50 m de large, soit une surface d’environ 45 m².

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Structures rectangulaires interprétées comme les fosses d’implantation de pieux verticaux qui bordaient la cavea primitive.

© Cliché : S. Guérin, Inrap



À environ 8 m au sud de la façade diamétrale maçonnée, une aire en forme de demi-cercle prolongé par deux lignes parallèles est circonscrite par une succession de vingt fosses interprétées comme les fosses d’implantation de pieux verticaux qui bordaient la cavea. Du côté nord, une tranchée était probablement destinée à recevoir une poutre de sablière basse, limitant l’emprise de la cavea de ce côté-ci. Finalement, l’ensemble de ces structures a vraisemblablement été aménagé dans le but de contenir une partie des remblais qui constituaient la pente de la cavea. Il pourrait aussi concerner un dispositif supportant une cavea construite intégralement en bois, comme sur le site de Boult-sur-Suippe, à 15 km de Reims, où des fosses rectangulaires semblent avoir servi à l’implantation de pieux verticaux permettant de contenir une partie du remblai interne de la cavea d’un édifice de spectacle en bois d’époque romaine. Dans le cas présent, il manque des données sur la nature des gradins : ces derniers étaient soit en bois, ou bien de simples talus concentriques ont été aménagés, tenant lieu de gradins gazonnés. 

Le théâtre primitif d’Estrées-Saint-Denis paraît avoir été édifié durant la période Pré-augustéenne (50-27 av. J.-C.), voire Augustéenne (27 av. J.-C./14 apr. J.-C.), ce qu’une datation C14 tend à confirmer. De fait, ce théâtre peut être considéré comme le plus ancien édifice de spectacle de l’Oise et, au-delà, comme l’un des plus anciens théâtres de Gaule Belgique.

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Secteur 2 : photographie aérienne du fanum et du théâtre. Arc de Dierrey – « Le Moulin Brûlé », Estrées-Saint-Denis (Oise), 2014.

© Pascal Raymond, Inrap/Mehdi Belarbi, Inrap


Le théâtre maçonné

Dans son état maçonné, les vestiges de l’édifice de spectacle se résument pour l’essentiel aux éléments de fondation et aux tranchées de récupération. Sont ainsi conservés les murs périmétraux rectilignes et le mur de scène, les substructions de la scène, l’emprise de l’orchestra, deux tronçons de murs dans la cavea. Des observations réalisées à partir des bermes est et ouest de la fouille ont également permis de constater des apports de sables pour constituer le monticule artificiel sur lequel les gradins s’élevaient. À l’exception de l’hémicycle monumental encaissé, l’ensemble est très arasé.

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La façade diamétrale du théâtre maçonné est composée des murs rectilignes ouest et est qui encadrent un mur de scène plus large ; sa longueur est estimée à 68 m. Concernant le mur de scène (11 m de long), il possédait certainement une élévation plus importante, propre à recevoir des décors. C’est d’ailleurs précisément dans ce secteur qu’ont été mis au jour la plupart des éléments décoratifs. Si aucun placage n’a été découvert, en revanche trois morceaux d’une corniche moulurée, un fragment de colonne d’environ 60 cm de diamètre (pour 4 m de haut à l’origine) et trois éléments statuaires, dont un fragment de drapé, sont recensés. Ces derniers apportent un témoignage précieux quant à la présence d’une ou plusieurs statues (ou reliefs) au niveau du mur de scène, sans que l’on ne puisse en préciser davantage la position d’origine ni même identifier le ou les sujets qui étaient représentés (élite locale, figure impériale ou représentation divine ?).

Adossée au mur de scène, l’estrade ou pulpitum est de plan rectangulaire pour une surface occupée d’environ 60 m². Son plancher était supporté par trois murs dont il subsiste principalement les tranchées d’épierrement. La scène occupe en grande partie la surface de l’orchestra, là où le chœur et les musiciens prenaient place. Cet élément architectural est le plus remarquable et le mieux conservé de l’édifice de spectacle. Excavée sur 0,50 m de profondeur, l’orchestra est délimitée au nord-ouest par le mur de scène et les murs périmétraux rectilignes, tandis qu’à l’opposé et latéralement, elle est cernée par un alignement de grandes pierres de taille disposées sur deux rangées. L’aménagement en grand appareil de l’orchestra forme un dispositif original ; 82 dalles en calcaire ont été nécessaires pour le concevoir. Il est interprété comme un couloir de circulation, ce qui est aussi le cas d’un dispositif similaire au théâtre antique de Châteaubleau (Seine-et-Marne).

Enfin, à l’arrière de l’orchestra s’ouvre l’hémicycle de la cavea formé par un monticule de remblais sableux, vraisemblablement maintenus dans la partie inférieure par l’aménagement en grand appareil. À ce stade des recherches, on ignore presque tout de l’emprise initiale de la cavea. En extrapolant sa forme en fonction de la longueur de la façade diamétrale, on obtient un plan semi-circulaire outrepassé. Cette hypothèse permet de restituer un théâtre de 68 m de long sur 60 m de profondeur, ce qui le rapprocherait de celui de Ribemont-sur-Ancre (Somme) construit peu après le milieu du Ier s. (capacité de 3000 à 4000 places). Bien que les accès à la cavea soient méconnus, on peut néanmoins se demander si des entrées latérales n’ont pas été aménagées le long des murs périmétraux rectilignes.

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Secteur 2, théâtre romain. Emprise supposée de la cavea (Ier-IIe s. apr. notre ère). Arc de Dierrey – « Le Moulin Brûlé », Estrées-Saint-Denis (Oise), 2014.

© Samuel Guérin, Inrap


Ainsi, le développement et la « pétrification » du monument semble être intervenue au cours du Ier s. apr. J.-C., sans plus de précision. Puis, le théâtre paraît avoir été occupé au moins jusqu’à la fin du IIe s., son abandon intervenant au cours de la première moitié du IIIe s. Enfin, si l’édifice de spectacle est le lieu indispensable pour accueillir la foule et concentrer son attention, celui-ci répond à plusieurs fonctions : il a certainement été le lieu de ludi scaenici (pantomimes et autres manifestations), mais aussi l’espace où se déroulèrent mystères et autres cérémonies religieuses en rapport avec la vie du sanctuaire.

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https://www.inrap.fr/nouvelles-donnees-sur-le-sanctuaire-du-moulin-brule-estrees-saint-denis-oise-17484

UN NOUVEAU SANCTUAIRE GALLO-ROMAIN À ESTRÉES-SAINT-DENIS

Préalablement à la pose d'un gazoduc par GRT Gaz (opération Arc de Dierrey), traversant notamment le département de l'Oise, plusieurs équipes d'archéologues sont intervenues le long du futur tracé. C'est ainsi qu'un nouveau sanctuaire gallo-romain a été mis au jour sur la commune d'Estrées-Saint-Denis, localisé à environ 1,8 km du bourg actuel, au sommet d'une ancienne butte tertiaire dominant à 87 m d'altitude. Sur près d'un hectare, le site a révélé les vestiges d'un fanum associé à un théâtre, ainsi que ceux d'une vaste cour bordée d'une galerie de circulation, partie probable d'un enclos sacré. 

UN TEMPLE GAULOIS ET UN FANUM DU IER S. DE NOTRE ÈRE

Dans la moitié nord du site ont été découverts les vestiges d'un temple romain du Ier s. de notre ère, dont seules les fondations sont préservées. Constituées d'un radier de silex, celles-ci restituent en plan le dessin d'un fanum classique. La cella sub-carrée, qui abritait à l'origine la représentation de la divinité, est entourée d'une galerie où déambulaient probablement les fidèles. L'accès de la chapelle centrale est exclusivement réservé aux prêtres.
Par ailleurs, ce temple se situe au sein d'un espace sacré, le temenos, clôturé ici par un mur, le péribole. La fouille a démontré qu'un temple gaulois en bois (et en terre ?) précédait cet aménagement. Des vestiges de poteaux et d'éventuelles sablières ont été mis en évidence à l'emplacement même du fanum et du péribole. Les nombreuses monnaies retrouvées dans cet espace, ainsi que la céramique, indiquent que le lieu a été occupé dès le Ier s. avant notre ère. Outre un probable dépôt de fondation découvert à l'angle sud-ouest du temple gaulois, une fosse localisée entre celui-ci et le péribole originel a révélé notamment plusieurs fragments d'orle de bouclier, soulignant ainsi que des armes étaient entreposées, voire exposées, dans le temenos avant leur enfouissement ritualisé.

LE THÉÂTRE

Au sud de l'enceinte sacrée s'ouvre une vaste esplanade orientée nord-ouest/sud-est. Elle permettait probablement d'accéder à un théâtre. Le mur de scène et les murs de soutien latéraux de la cavea (partie où se trouvent les gradins) bornent le long côté sud du théâtre.
De l'espace scénique subsistent les fondations des murs soutenant le plateau de scène, qui fait face à l'orchestra (demi-cercle au centre des gradins), la partie monumentale la mieux préservée et la plus remarquable. Cet hémicycle de 16 m de diamètre est souligné par de grandes dalles de grès et de calcaire constituant alors deux marches. Celles-ci permettaient vraisemblablement de recevoir les sièges attribués aux personnages importants de la localité souhaitant ainsi assister aux discours et autres spectacles qui se jouaient dans ce lieu. Derrière eux s'installaient les autres spectateurs, certainement assis sur des gradins en bois. Cet espace composant la cavea s'élevait sur une butte de remblais dont la hauteur sera difficile à restituer. La superficie de ce théâtre est estimée à environ 1 814 m2. Construit dans le courant du Ier s. avant notre ère, il ne semble pas avoir perduré au-delà du IIe s. Cette datation demande toutefois à être affinée par les études en cours.

LES VESTIGES D'UN ENCLOS SACRÉ ?

Dans la partie sud du site sont apparus les vestiges d'un enclos construit, orienté nord-sud. Il semble délimiter un grand espace ouvert, bordé par une galerie de circulation dont seules les fondations subsistent. Constituées d'un radier de silex, elles délimitent principalement l'angle sud-est de l'enclos ainsi que la fondation d'une probable tour-porche d'entrée, la suite étant située hors zone de prescription archéologique. Par restitution, la longueur générale de la galerie est estimée à 48 m. Sa largeur interne est d'environ 1,50 m pour des fondations larges de 0,70 à 0,80 m. Les fondations de la tour-porche, faites essentiellement de radiers de silex et de tuiles plates fragmentaires, définissent un espace quadrangulaire. A la faveur d'un nouveau décapage, il a été établi que cet enclos (maçonné ?) reprend le tracé d'un enclos fossoyé gaulois, attesté, entre autres, par des monnaies et des tessons de céramique, comme dans le cas du fanum. Plusieurs éléments du mobilier archéologique (rouelle, amulette, etc.) suggèrent que cet enclos délimite un espace sacré. En outre, son plan permet de le rapprocher de celui de la grande esplanade qui précède l'enclos sacré du sanctuaire de Ribemont-sur-Ancre et qui s'ouvre avec un porche monumental tenant lieu de propylée (vestibule conduisant à un sanctuaire).
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