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"il più antico": Collezione delle notizie archeologiche con titolo che contiene questa locuzione!


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Iniziamo con: Le scarpe più antiche di Europa da https://www.meteoweb.eu/2023/09/trovate-scarpe-piu-antiche-europa/1001305563/

Archeologia, trovate le scarpe più antiche d’Europa: hanno 6000 anni

Nella Grotta dei Pipistrelli, in Andalusia, è stato trovato un sandalo intrecciato con erba di 6mila anni fa: buona conservazione grazie a bassa umidità e venti freddi

scarpe neolitico spagna
Tra gli oggetti rinvenuti nella grotta figurano un maglio (a sinistra) e resti di sandali. Credit: Università di Alcalà

Nella Cueva de los Murcielagos, o Grotta dei Pipistrelli, in Andalusia, nel sud-ovest della Spagna, è stata rinvenuta la scarpa più antica d’Europa, un sandalo intrecciato con erba di 6mila anni fa. Lo riferisce la BBC, precisando che la bassa umidità e i venti freddi nella grotta hanno mantenuto i sandali insolitamente ben conservati. Secondo i ricercatori che hanno analizzato i sandali con nuove tecnologie, nella loro struttura contengono diversi tipi di erba, uniti ad altri materiali quali pelle e calce. In base alla datazione stabilita, risalirebbero al Neolitico, diventando così le scarpe più antiche rispetto a quelle di cuoio, scoperte in una grotta in Armenia nel 2008, datati 5.500 anni fa.

Questo prezioso ritrovamento non è l’unico fatto nella celebre Grotta spagnola dei Pipistrelli, saccheggiata dai minatori nel XIX secolo. In quel luogo, è stato scoperto un vero e proprio bottino di oggetti antichi, tra cui cestini e una serie di strumenti. Gli oggetti in questione “costituiscono l’insieme più antico e meglio conservato di materiali in fibra vegetale finora conosciuto nell’Europa meridionale”, ha detto la coautrice dello studio Maria Herrero Otal. “La diversità tecnologica e il trattamento delle materie prime documentati evidenziano l’abilità delle comunità preistoriche”, ha sottolineato l’esperta.

Le nuove tecniche di datazione utilizzate hanno mostrato che la collezione di 76 oggetti trovati nella grotta era di circa 2mila anni più antica di quanto si pensasse in precedenza, con alcuni risalenti addirittura a 9mila anni fa. Secondo gli autori di questo studio, pubblicato sulla rivista “Science Advances”, la grotta fu visitata per la prima volta nel 1831 da un proprietario terriero che raccolse guano di pipistrello, o escrementi, utilizzati per produrre fertilizzanti. Meno di due decenni dopo, lo stesso luogo fu sfruttato dai minatori che, mentre scavavano nella grotta, scoprirono una galleria contenente cadaveri parzialmente mummificati, cesti, strumenti di legno, denti di cinghiale e un diadema d’oro, un pezzo unico.

 
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In Egitto rinvenuta la più antica mummia di sempre (ha più di 4300 anni)

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Di euronews

Pubblicato il 27/01/2023 - 10:59

Il sarcofago era intatto e chiuso, l'uomo mummificato ricoperto con lamine d'oro

 

La scoperta di una mummia del 2.500 2.100 a.C. che "potrebbe essere" la "più antica e completa mai rinvenuta in Egitto" è stata annunciata dall'archeologo-star Zahi Hawass, il direttore del gruppo di scavi egiziani che lavora con il Consiglio Supremo delle Antichità a Gisr el-Mudir, nei pressi di Saqqara, a sud del Cairo.

Così il ministero delle Antichità egiziano che ha precisato che la mummia è stata scoperta "in un pozzo profondo 15 metri" all'interno di "un grande sarcofago rettangolare in pietra calcarea".

"Grazie alle iscrizioni sul coperchio del sarcofago, sappiamo che il nome del proprietario è HqA-Sps (Hekashepes). Molti vasi di pietra sono stati trovati intorno al sarcofago".

L'arca era sigillata con malta e intatta "proprio come lo avevano lasciato gli antichi egizi 4.300 anni fa. Quando il coperchio è stato sollevato, abbiamo trovato la mummia di un uomo ricoperta di lamine d'oro", conclude la nota del ministero delle Antichità.

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Ritrovata a Saqqara la mummia più antica della Storia https://www.focus.it/cultura/storia/saqqara-mummia-piu-antica-mai-ritrovata

In fondo a un cunicolo di 15 metri, a Saqqara, in Egitto, potrebbe essere stata scoperta la mummia più antica e più completa mai ritrovata finora: risalirebbe a 4.300 anni fa.

Saqqara necropoli - scavi archeologici

Appartiene a un uomo di nome Hekashepes , vissuto 4.300 anni fa, quella che potrebbe essere la mummia più antica finora ritrovata. Un équipe di egittologi, guidata dall'ex ministro delle Antichità Zahi Hawass, l'ha scoperta a 15 metri di profondità, vicino alla piramide a gradoni di Saqqara, a 32 chilometri a sud del Cairo.

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Continue scoperte. In Egitto i ritrovamenti sono all'ordine del giorno, ma la scoperta di questa sepoltura è straordinaria, perché gli esami diagnostici effettuati dal team di egittologi impegnati negli scavi rivelano che risulta essere intatta. Come ha affermato l'egittologo Zahi Hawass, famoso per la sua campagna di restituzione all'Egitto dei beni archeologici custoditi nei principali musei del mondo: «Questa mummia potrebbe essere la più antica e completa trovata in Egitto fino ad oggi».Saqqara è la necropoli più vasta d’Egitto, dove sorge la piramide a gradoni del faraone Djoser (2700 a.C). In questa zona è stata ritrovata la mummia più antica della Storia: secondo gli studiosi risalirebbe a 4.300 anni fa.

 

Una miniera d'oro. La necropoli di Saqqara, tra le più antiche e importanti d'Egitto, non finisce mai di stupire, come dimostra questa mummia, scoperta nell'antica città funeraria, tradizionale luogo di sepoltura dei nobili dell'antica capitale Menfi. Vicino al monumento più importante dell'area, la famosa piramide a gradoni del faraone Djoser (2660 a.C), è stata ritrovata infatti una nuova tomba appartenente a un gruppo di sepolture faraoniche della quinta e sesta dinastia. In fondo a un cunicolo, profondo 15 metri, i ricercatori hanno individuato un sarcofago di calcare, sigillato con la malta dopo il rituale di sepoltura ben 4.300 anni fa, e mai riaperto. Scoperchiando il sarcofago che porta inciso il nome del proprietario, Hekashepes, gli egittologi hanno trovato un'altra sorpresa: una mummia ricoperta di foglie d'oro.

 

Cantiere aperto. L'area riserva una serie di altri incredibili ritrovamenti. Scene di vita quotidiana, che rappresentano artigiani al lavoro,  agricoltori e offerte religiose, decorano la tomba appartenente a Khnumdjedef, ispettore dei funzionari, supervisore dei nobili e sacerdote durante il regno di Unas (2350 a.C), ultimo faraone della V dinastia.

Numerose statue, tra cui un gruppo di nove, scoperto vicino al complesso piramidale di Pepi I (VI dinastia, morto il 2280 a.C), raffigura un uomo con la moglie e i servitori. Infine, sempre in questa zona, è stata portata alla luce un'altra tomba, di dimensioni più modeste, appartenuta a un ufficiale reale di nome Meri.

 

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Confermata l’età delle impronte fossili più antiche d’America

Un nuovo studio forte supporto per l'intervallo di età di 21.000-23.000 anni per le impronte umane fossili più antiche del Nord America

https://www.meteoweb.eu/2023/10/confermata-eta-impronte-fossili-piu-antiche-america/1001308204/

impronte umane fossili white sands nord america
Foto National Park Service

Un nuovo studio conferma l’età delle impronte umane fossili più antiche del Nord America, descritte e datate per la prima volta nel 2021. L’analisi, pubblicata sulla rivista Science, supporta la stima dell’età delle impronte compresa tra 21.000 e 23.000 anni. I risultati del 2021 hanno avviato una conversazione globale che ha suscitato commenti discordanti all’interno della comunità scientifica sulla precisione delle età. “La reazione immediata in alcuni circoli della comunità archeologica è stata che la precisione delle nostre datazioni non fosse sufficiente per sostenere la straordinaria affermazione che gli esseri umani erano presenti in America del Nord durante l’Ultimo Massimo Glaciale. Ma la nostra metodologia mirata in questa ricerca attuale ha davvero dato i suoi frutti“, ha dichiarato Jeff Pigati, geologo di ricerca del USGS e co-autore dello studio appena pubblicato, che conferma l’età delle impronte di White Sands.

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Questa notizia se confermata sarebbe molto ma molto importante.

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Fino a poco tempo fa si credeva che l'essere umano in Nord America fosse arrivato circa 10.000-15.000 anni fa anche se questa data è molto contestata e c' è chi pensa che siano arrivati ben 130.000 anni fa. 

Pare che i nativi americani siano originari della Siberia e seguendo i grandi erbivori arrivarono in Nord America passando per lo stretto di Bering. 


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https://www.esquire.com/it/lifestyle/viaggi/a43834376/citta-piu-antica-del-mondo/

Qual è la città più antica del mondo, e perché visitarla nel 2023 (spettacolare)

Insediamenti che risalgono a circa 9000 anni prima di Cristo: merito dell'ottima posizione di Siria e Cisgiordania.

Di Redazione DigitalPubblicato: 14/05/2023
 
preview for Best in Travel: Giordania
 

Capire quale sia la città più antica del mondo è un compito tutt’altro che semplice: alle ricostruzioni storiche canoniche si affiancano spesso ritrovamenti di reperti più o meno antichi che riscrivono in parte le gerarchie. In aggiunta, bisogna fare distinzione tra quegli antichi centri urbani poi distrutti o abbandonati e, invece, i siti che con il tempo sono prosperati e risultano abitati ancora oggi. È proprio su questa specifica categoria che vogliamo concentrarci in questo viaggio tra le città antiche per capire quale sia stata la prima a sorgere.

Purtroppo, anche in questo caso esistono diverse teorie: ci sono almeno due città che si contendono questo ambizioso titolo: una in Siria e una in Cisgiordania, luoghi nell’antichità estremamente favorevoli alla nascita di insediamenti.

 

La città più antica del mondo: Gerico

Per tantissimi è Gerico a doversi fregiare il titolo della città più antica del mondo. Pensate che alcune scoperte la farebbero risalire a circa 9000 anni prima di Cristo, con tre insediamenti vicini alla sua posizione attuale che sarebbero sorti ben 11000 anni fa. Anche se il suo status di agglomerato urbano più antico è dubbio, non lo è quello del più basso sito permanentemente abitato: Gerico si trova infatti a circa -230 metri sul livello del mare. Nella Bibbia viene anche chiamata la Città delle Palme e si ritiene che il suo nome derivi dalla parola cananea reah, traducibile con “profumato”, o da yareah, ossia “luna”: sembra infatti che in questa zona venisse praticato un culto ancestrale della luna.

 

la città più antica del mondopinterest icon
 

rasool ali//Getty Images

Pubblicità - Continua a leggere di seguito

 

La città più antica del mondo: Damasco

Non tutti però concordano sul fatto che Gerico sia la città più antica del mondo, un titolo che tanti attribuiscono a Damasco: nata nello stesso periodo delle civiltà mesopotamiche, la capitale della Siria presenta tracce abitative sin dal 9000 a.C. che la rendono grossomodo contemporanea alla città palestinese.

Una tappa molto importante della sua lunghissima storia è la conquista ad opera di Alessandro Magno e il successivo passaggio al dominio arabo. Visitare Damasco significa fare un lungo e affascinante viaggio nel tempo e nelle diverse culture passate per questo snodo antropologico, soprattutto quella romano-bizantina e islamica: nel 1979 il suo centro storico, delimitato da mura di epoca romana, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

 

la città più antica del mondopinterest icon
 

Tim E White//Getty Images

 

Le città più antiche del mondo

Come vi abbiamo già anticipato, il dibattito su quale sia la città più antica del mondo è molto lontano dal chiudersi e vede alcuni inserire, oltre a Gerico e a Damasco, anche l’outsider Aleppo: la città della Siria settentrionale, che per la sua importanza viene chiamata “Capitale del Nord”, sarebbe stata infatti fondata nel III millennio a.C. e abitata ininterrottamente da quel momento. La sua cittadella è stata inserita tra i patrimoni dell’umanità UNESCO e nel 2006 Aleppo è stata la prima città a fregiarsi del prestigioso titolo di Capitale culturale del mondo Islamico.

 

Altre città molto antiche

La lista delle città più antiche del mondo non termina certo qui: nel 508 a.C. nasce formalmente Atene, anche se alcuni fanno risalire la sua origine all’VIII secolo a.C. con l’opera del re egizio Cecrope. E poi c’è Cadice in Spagna, che si ritiene sia stata fondata nello stesso periodo storico e per questo viene considerata la più antica città dell’area mediterranea occidentale.

Non si possono non menzionare anche Varanasi, grande agglomerato urbano indiano la cui origine risalirebbe a più di 3000 anni fa, o Plovdiv in Bulgaria. Quest’ultima è stata capitale della cultura nel 2019 al fianco di Matera e presenta un teatro romano fatto erigere sotto Traiano: vanta una storia millenaria che la rende celebre in Bulgaria, in Europa e in tutto il mondo.

 

La città più antica d’Italia

E per quanto riguarda l’Italia? Sarete sorpresi di sapere che la città più antica sul nostro territorio non è Roma, come spesso viene tramandato, bensì Sant’Antioco. Si tratta di un comune di 11.000 abitanti nella provincia di Carbonia Iglesias, in Sardegna: pensate che il suo primo insediamento, che prende il nome di Sulky, risalirebbe persino al IX secolo a.C. Fondata dai fenici, e poi passata sotto la dominazione punica e infine romana, contava inizialmente di un’estensione di 12 ettari, occupando il versante orientale della collina e spingendosi verso il mare.

Una curiosità: al secondo posto di questa speciale classifica si trova un altro centro urbano dell’isola sarda, ossia Cagliari. Il capoluogo della Sardegna risulta essere stato fondato circa 2800 anni fa, nell’VIII secolo a.C.


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https://www.meteoweb.eu/2023/10/confermata-eta-impronte-fossili-piu-antiche-america/1001308204/

Confermata l’età delle impronte fossili più antiche d’America

Un nuovo studio forte supporto per l'intervallo di età di 21.000-23.000 anni per le impronte umane fossili più antiche del Nord America

  • 4 settimane dopo...
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https://www.scienzenotizie.it/2023/11/07/il-luogo-di-sepoltura-piu-antico-al-mondo-non-e-stato-realizzato-dalla-nostra-specie-1173025?fbclid=IwAR3v4Y4rNueV7Fkes6tGfgzvWL7-dHm4v0ELfpm19SoNuhhZeqIj5etFRb0

 Il luogo di sepoltura più antico al mondo non è stato realizzato dalla nostra specie

I paleontologi del Sud Africa hanno annunciato la scoperta del luogo di sepoltura più antico al mondo con all’interno i resti di un lontano parente di esseri umani, dotato di un cervello piccolo e precedentemente ritenuto incapace di avere comportamenti complessi. Guidati dal famoso paleoantropologo Lee Berger, i ricercatori hanno portato alla luce esemplari di Homo naledi – un ominide dell’età della pietra ed esperto nell’arrampicarsi sugli alberi – sepolti a circa 30 metri sottoterra in un sistema di grotte all’interno della Culla dell’Umanità, patrimonio dell’UNESCO, a Johannesburg. “Queste sono le sepolture più antiche mai registrate nella documentazione degli ominidi, precedenti alle prove delle sepolture dell’Homo sapiens di almeno 100.000 anni”, hanno scritto gli scienziati in una serie di articoli prestampati pubblicati su eLife. I risultati mettono in discussione l’attuale comprensione dell’evoluzione umana, poiché in precedenza si riteneva che lo sviluppo di cervelli più grandi abbia consentito lo svolgimento di attività complesse e “creatrici di significato” come seppellire i morti. Le sepolture più antiche rinvenute in precedenza, rinvenute in Medio Oriente e in Africa, contenevano i resti di Homo sapiens e avevano circa 100.000 anni.

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Luca Sola/AFP

Quelli trovati in Sud Africa da Berger risalgono almeno al 200.000 a.C. ed appartenevano anche all’Homo naledi, una specie primitiva all’incrocio tra le scimmie e gli esseri umani moderni, dotato di un cervello grande quanto un’arancia ed alto circa 1,5 metri. Con le dita delle mani e dei piedi ricurve, mani e piedi armati di strumenti fatti per camminare, le specie scoperte da Berger avevano già ribaltato l’idea che il nostro percorso evolutivo fosse una sorta di ”linea retta”. Durante gli scavi iniziati nel 2018 sono state rinvenute anche le sepolture di forma ovale al centro dei nuovi studi. I buchi, che secondo i ricercatori le prove suggeriscono siano stati scavati deliberatamente e poi riempiti per coprire i corpi, contengono almeno cinque individui. “Queste scoperte mostrano che le pratiche mortuarie non erano limitate all’Homo sapiens o ad altri ominini con grandi dimensioni del cervello”, hanno detto i ricercatori. Il luogo di sepoltura non è l’unico segno che l’Homo naledi era capace di comportamenti emotivi e cognitivi complessi, hanno aggiunto. Incisioni che formano forme geometriche, inclusa una “figura di hashtag grezzo”, sono state trovate anche sulle superfici apparentemente levigate di proposito di un pilastro di una grotta nelle vicinanze. “Ciò significherebbe non solo che gli esseri umani non sono unici nello sviluppo di pratiche simboliche, ma potrebbero anche non aver inventato tali comportamenti”, ha detto Berger all’AFP in un’intervista. Queste affermazioni hanno già destato scalpore nel mondo della paleontologia, dove il 57enne ha già dovuto affrontare accuse di mancanza di rigore scientifico e di trarre conclusioni affrettate. Molti scienziati si opposero a Berger, quando diffuse che l’Homo naledi fosse capace di fare di più di quanto suggerissero le dimensioni ridotte del cranio e dunque del cervello. “Questo era troppo da sopportare per gli scienziati in quel momento. Pensiamo che sia tutto legato a questo grande cervello“, ha detto. “La sepoltura, la creazione di significato e persino l’arte potrebbero avere una storia non umana molto più complicata, dinamica di quanto pensassimo in precedenza“, ha affermato Agustín Fuentes, professore di antropologia all’Università di Princeton, coautore degli studi. Carol Ward, un’antropologa dell’Università del Missouri non coinvolta nella ricerca, ha affermato che “questi risultati, se confermati, avrebbero una notevole importanza“. Pur richiedendo ulteriori analisi, le scoperte “alterano la nostra comprensione dell’evoluzione umana”, hanno scritto i ricercatori. “Non vedo l’ora di scoprire come la disposizione dei resti preclude altre possibili spiegazioni oltre alla sepoltura intenzionale, e di vedere i risultati una volta che saranno stati esaminati da una revisione paritaria“, ha detto all’Association France Press. Ward ha anche sottolineato che l’articolo riconosceva che non si poteva escludere che i segni sui muri potessero essere stati fatti da ominini successivi.

Fonte:

https://elifesciences.org/reviewed-preprints/89106

 

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In questo grafico,tratto dall' ultimo numero di Archeologia Viva, si può notare come l' ominino di Naledi non sarebbe rilevante per il ramo dell' homo sapiens in quanto non in "linea" con l' homo heidelbergensis nostro "progenitore".

 

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Questo è un titolo numismatico: Lydian lion coins - the oldest coin in the world

 


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