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Tallero per Pisa 'senza data' (R3)


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Inviato (modificato)
1 ora fa, Laurentius dice:

Si le monete medicee sono stupende. Purtroppo fuori target per me @Carolus 86 🙂 mi lasci citare che codesto giovincello Ferdinando II avrebbe poi protetto (quanto possibile) gente come Galileo e Torricelli 

Grazie per la lunga risposta @manuelcecca. Spero avesse capito che non considero "rari" i due euro di Grace Kelly. Per andare sul mio terreno, ecco un mio acquisto recente (foto allegata). 13 960 pezzi battuti (meno dei 2 euro di G Kelly), repertoriata R2 dal Gigante, R3 dal Bertsch. Quarto di Torino 1807-U in condizioni medie, un VF-35, collezionabile. Chiaro che qui si tratta di una moneta rara, ma quanto? Da "Molto rara" (R2) a "Rarissima", cosa vuol dire in termini scientifici? Sulla rarità agiscono anche gli effetti storici, una moneta battuta a Torino da una autorità francese, che ha circolato meno di una decina di anni, che fine fanno i 13 000 pezzi? Sono ritirati, esportati in Francia, dove coesistono fino a consumarsi? Oppure sono tesaurizzati più del previsto? Non ne ho idea  

Avrei delle osservazioni da fare sul suo intervento. Se lei osserva la frequenza nel suo corpus, lei fa la cosa più scientifica possibile, quella che tutti i numismatici dei musei fanno quando studiano i ritrovamenti dei tesoretti. Con una differenza importante, pero': lei opera su un campione da lei raccolto nel mercato, e non su un campione realizzato all'epoca dai toscani. Cosa introduce, come "bias", questa differenza? E' molto difficile da dire. Sono completamente d'accordo che la maggior parte degli indici di rarità siano messi, come dire? forse non a casaccio, ma con un alto margine di errore; quindi ben vengano le informazioni che lei gentilmente condivide con noi; Io direi che lei ha in più assolutamente ragione quando smentisce dei presunti R5!!! Per essere R5, devono esserci due o tre pezzi.

Sono completamente d'accordo quando scrive "La reperibilità effettiva, dipende da altre variabili assolutamente imprevedibili, e cioè, in pratica, quando e perché qualcuno vende. quindi è più consono parlare di 'reperibilità' potenziale  dei pezzi noti in collezioni potenzialmente alienabili.". Aggiungerei solo che il bello dell'essere collezionisti è proprio quello, attendere magari una vita che arrivi il "pezzo unico" in vendita, e che possibilmente quel giorno là gli altri collezionisti siano distratti, in viaggio... Il quarto che ho preso non è né un pezzo unico né il più bello, ma su acsearch non ne risultano battuti più di sette, negli ultimi vent'anni... E l'ho pagato meno di Grace Kelly 🙂

Saluti (ovviamente) napoleonici,

L

 

quartotorino.jpg

 

certamente il corpus attuale  è di molto minore di quello del periodo in cui le monete circolavano. ma questo è normale per monete di vari secoli fa. ovviamente il corpus attuale non sarà mai completo, perché compariranno sempre nuovi esemplari, con maggior o minore frequenza. Tuttavia ad un certo punto è giusto mettere un punto e fare un'analisi, tenendo presente che qualunque 'censimento' è sempre un 'contributo ad un censimento'. Se questa premessa è ben chiara non c'è un 'bias' cognitivo.

tenendo presente che la scelta di come impostare la scala delle rarità (tipo 2-5 esemplari per R5) sarà sempre soggettiva, a mio avviso si potrebbe usare delle scale dinamiche che tengano conto della quantità dei pezzi noti, oppure  gradi che considerano la percentuale di un certo tipo o millesimo sul totale complessivo dei pezzi noti di tutti gli anni di una monetazione. Non è però necessario per un lavoro limitato ad un corpus di piccole dimensioni.

ti rimando a questo mio contributo

ciao

Modificato da manuelcecca

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