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ARCHEOLOGIA / Dagli scavi di Fregellae riemergono gli ultimi istanti di vita della città distrutta dai Romani


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La campagna condotta quest’estate dai ricercatori del Centro Leibniz di Archeologia (LEIZA) nella città tardo-repubblicana di Fregellae, nel Lazio, ha riportato alla luce un impianto produttivo agricolo e diversi reperti che aiutano a ricostruire la drammatica fine della città, distrutta dai Romani nel 125 a.C.

 

fregellae.jpg?w=780 Il ritrovamento di un recipiente destinato allo stoccaggio: la posizione dei frammenti conferma l’ipotesi che la distruzione di Fregellae sia avvenuta in un colpo solo e aiuta a ricostruire le modalità in cui avvenne l’attacco.  (foto: © LEIZA / Dominik Maschek)

Novità da Fregellae, l’antica città laziale distrutta dai romani nel 125 a.C. Una nuova campagna di scavi archeologici sta riportando alla luce, oltre al centro abitato repubblicano, anche le drammatiche testimonianza dell’assedio che comportò la completa distruzione della città e la deportazione dei suoi abitanti, chiarendone anche la dinamica.

Posta a circa 100 Km da Roma, Fregellae era strategicamente importante per i romani in quanto punto di controllo in un’importante valle fluviale: sorgeva infatti lungo la Via Latina fra Aquinum (Aquino) e Frusino (Frosinone), sulla sponda destra del fiume Liri.  Nel 125 a.C. fu violentemente distrutta dall’esercito romano a seguito di una ribellione e le sue rovine scomparvero. La sua ubicazione precisa è stata a lungo oggetto di dibattito fino agli scavi che, a partire dal 1978, hanno via via riportato alla luce nel territorio di Arce (Frosinone) reperti di età repubblicana, rivelando il sito dal 1995 compreso nel Parco archeologico di Fregellae, nel quale si possono ammirare le rovine di quattro domus e di un impianto termale.

fregellae_terme_romane-1024x768-1.jpg?w= Le terme romane di Fregellae, visibili nel Parco Archeologico (foto: ©SABAP FR LT)

Fondata probabilmente dagli Osci, Fregellae fu occupata dai Volsci e poi distrutta dai Sanniti (330 a.C.). La vicina Fabrateria Vetus (oggi Ceccano, fondata anch’essa dai Volsci) chiamò in aiuto Roma contro le minacce dell’espansione sannitica finché nel 328 a.C. i Romani vi stanziarono una colonia di diritto latino nei pressi del Liri, violando un accordo con i Sanniti per cui il territorio ad est del fiume sarebbe rimasto libero dalla colonizzazione romana. I Sanniti di conseguenza occuparono la città nel 320 a.C., fino al 313 a.C. quando la colonia latina fu ricostituita. Nel tempo divenne un centro molto fiorente, circondata com’era da fertili vallate e dotata di risorse idriche abbondanti. Tuttavia, come accennato, nel 125 a.C. la città di ribellò a seguito del fallimento della proposta di Marco Fulvio Flacco, che voleva estendere i diritti politici romani agli Italici, e venne completamente distrutta dalle legioni condotte dal pretore Lucio Opimio: gli abitanti furono deportati e di Fregellae rimasero solo le rovine.

Il progetto archeologico in corso, finanziato dalla Fondazione Gerda Henkel dal 2023, è diretto dal 2015 da Dominik Maschek e si svolge in collaborazione con il Ministero della Cultura, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina (SABAP FR LT), il Comune di Arce (Frosinone) e il Comune di San Giovanni Incarico (Frosinone). Gli scavi di quest’anno, effettuati tra il 24 luglio e il 21 agosto scorsi, si sono concentrati – si legge in una nota diffusa da LEIZA – su un’area di circa 285 mq e al suo interno sono venuti alla luce i resti di due edifici. Mentre i resti degli edifici pubblici (come le terme e il tempio dedicato a Esculapio) e privati, decorati con stucchi e mosaici pavimentali, forniscono uno spaccato della vita quotidiana del centro agricolo e mostrano il grado di prosperità degli abitanti dell’epoca, i ritrovamenti ceramici rappresentano la “fotografia” della sua violenta distruzione.

“Abbiamo scoperto una vera e propria istantanea della distruzione”, spiega Maschek. “Grazie al ritrovamento dei recipienti di stoccaggio siamo certi che la distruzione del centro agricolo deve essere avvenuta in un colpo solo”.  Ulteriori ricerche, affidate agli studi archeobotanici, aiuteranno a stabilire il momento esatto dell’anno in cui avvenne la distruzione. 

bild_2_311.jpg?w=1024 Gli scavi in corso (foto: L. Reimann / LEIZA)

Precedenti ricerche sul campo avevano già rivelato le prove di un assedio militare. Le indagini geofisiche avevano individuato tracce di caldo intenso in vari luoghi, a suggerire la presenza di fuochi da campo come supporto all’ipotesi che le unità militari romane impiegate fossero disposte in accampamenti strategicamente organizzati. “Per isolare Fregellae – spiega ancora Maschek – e probabilmente lasciarla senza rifornimenti, la città fu letteralmente circondata dall’esercito romano. L’assedio fu seguito poco dopo dalla completa distruzione”. 

L’obiettivo principale del progetto scientifico è studiare l’impatto degli assedi in epoca romana sull’area urbana di Fregellae e il grado di distruzione che ha subito il paesaggio circostante. Gli scavi archeologici proseguiranno nell’estate 2024.

@CdC, @Illyricum65 perdonatemi.
Non so perché ma ho sbagliato sezione. Potresti spostarla in archeologia?

Modificato da Vel Saties
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