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IGNORED

Archeologia e campi di battaglia (NB: le tematiche trattate potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno)


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Partendo da qusto ricordo riemerso scrivendo il seguente post in calce in cui ricordavo su uno scavo dei resti mortali di un uomo medievale con ampia frattura cranica da arma da taglio ho deciso di raccogliere alcuni interventi facili facili e divulgativi che ho trovato circa l'acheologia (non moderna) dei campi di battaglia.
Come archeologo non sono sensibile a questo tipo di visioni anche se umanamente provo compassione per tutti i defunti che ho incontrato (archeologicamente) nella mia vita di ricercatore. Ma avviso che è una tematica che si sporca le mani: una cosa è dire che c'è stata una battaglia con un certo numero di partecipanti, feriti e morti. Una cosa è scoprire e vederve a posteriori gli effetti.

Sarebbe molto utile per tanti politici e militaristi.

Non solo resti di armi da difesa e da offesa ma anche resti umani, quindi, che ci narrano delle tecniche di combattimento e delle enormi sofferenze patite dai soldati di tutte le epoche.
NB... sempre ricordando il discorso sul metodo di scavo archeologico @Maastricht l'antropologia forense (quella che, tra l'altro, va alla ricerca dei resti inumati di vittime varie cfr romanzi di Kathy Reichs, cfr. il lavoro sulle fosse comuni nella ex Jugoslavia, delle foibe, del Ruanda etc etc) mutua la metodologia di intervento sul campo dall'archeologia integrandola e modificandola per le sue esigenze. Purtroppo sono le ossa a parlare, quindi l'intervento non si limita allo scoprimento, alla documentazione ed alla rimozione, ma continua poi con l'analisi di medici, paleopatologi e sperimentatori che ricostruiscono la dinamica delle ferite, e quindi delle tecniche e degli strumenti da combattimento come i tecnici delle polizie scientifiche.

 

Modificato da Vel Saties

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La battaglia di Towton combattuta il 29 marzo 1461 è stata a lungo la più grande e sanguinosa battaglia sul suolo inglese. Un momento decisivo nella Guerra delle Rose, vide lo Yorkista Edoardo IV sconfiggere il suo rivale Lancaster Enrico VI e rivendicare il trono inglese.

I numeri in campo erano notevoli anche per l'epoca Lancaster 30.000 – 35.000, Realisti 25.000 – 30.000; le fonti parlano di un totale di circa 28.000 morti, feriti ignoti o catturati.

Archeologia in funzione della storia (in realtà è sempre così) per dare dei punti precisi su un fatto storico molto be conosciuto dalle fonti storiche contemporanee e dalla tradizione orale.
 

 

 

 


  • Vel Saties ha rinominato il titolo in Archeologia e campi di battaglia (NB: le tematiche trattate potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno)
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Waterloo, 1815
L'analisi dei dati di questa battaglia ci dice che per ogni deceduto di furono almeno 4 o 5 feriti di diversa intensità. Così come nei conflitti attuali, parlando SOLO di campi di battaglia e di personale impegnato nelle operazioni. Cosa che dovrebbe far riflettere.

In questo video guardo alcune delle ferite più brutali subite durante la battaglia di Waterloo. Waterloo è ampiamente considerata come una delle battaglie più sanguinose d'Europa, dove ci furono oltre 62.000 vittime da entrambe le parti, vi mostro le prove di queste ferite nelle ossa che furono lasciate indietro.

il 18 giugno 1815 Napoleone Bonaparte era riuscito a creare un cuneo tra l'esercito alleato comandato da Wellington e quello prussiano comandante di Boucher. Se fosse riuscito a sconfiggere ciascun esercito separatamente sarebbe sicuramente vittorioso. tuttavia, se l'esercito alleato e prussiano si fosse ammassato, sarebbe stato sicuramente sconfitto.

In questo video visito la Royal Surgeon's Hall di Edimburgo per vedere le prove lasciate negli scheletri dei soldati che vi presero parte.

Modificato da Vel Saties

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2 minuti fa, Adelchi66 dice:

Mi inviti a nozze.

🙂 Io lancio il bouquet


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3 minuti fa, Illyricum65 dice:

Io avevo postato una discussione sui resti umani rinvenuti a seguito di questo evento bellico

Trovato e ripresentato qui. Grazie, @Illyricum65
 

 


Inviato

Alcuni miei amici si dilettano a plasmare dei "memento mori ".

Con la creta modellano ,di solito,dei calvari con motti o appliques simboliche.

Discutendone ho consigliato loro di includere ,come sottosquadro paleopatologico, alcune delle classiche ferite riscontrabili sui campi di battaglia antichi o anche degli esiti di malattie riscontrabili sullo scheletro ,crybra orbitalia ecc.

 


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"L'incredibile guerra delle rose trova un manufatto sul campo di battaglia di Bosworth!" (ancora Guerra delle due rose)

Matt Lewis di History Hit si reca al Bosworth Battlefield Heritage Centre nel Leicestershire per incontrare Richard Mackinder, un archeologo che ha trascorso gli ultimi vent'anni a perlustrare la terra attorno al sito in cui il re Riccardo III e Henry Tudor si scontrarono in una delle battaglie più famose della storia inglese storia.

In questo periodo, Richard e il suo team hanno trovato una moltitudine di oggetti incredibilmente ben conservati che forniscono nuove informazioni su dove ebbe luogo la battaglia di Bosworth, che tipo di armi furono usate, dove cadde Riccardo III e dove Henry Tudor fu incoronato re di Inghilterra.
 

 

11 minuti fa, Illyricum65 dice:

Segnalo questo articolo

Nel tuo articolo è citata ARTEC che si occupa di rilievi 3d di beni culturali, tra l'altro.
https://www.artec3d.com/it/cases/ricerche-archeologiche-sul-campo-di-battaglia-originario-di

Artec aiuta a scoprire i segreti di un campo di battaglia di Napoleone del 1812, in appena un'ora

 
Riepilogo: Per il 200° anniversario della battaglia, l'Accademia delle Scienze russa ha scelto Artec per documentare con precisione i resti dei soldati e dei cavalli da battaglia.

L'obiettivo: scansionare, in un breve lasso di tempo, in un 3D altamente dettagliati, gli scheletri di uomini e cavalli negli scavi archeologici sul luogo della battaglia.

Strumenti utilizzati: Artec MHT, Artec Studio

Correva l’anno 1812. Napoleone invase la Russia e si stava avvicinando in modo minaccioso a Mosca. L’ultima presa di posizione per la città ebbe luogo con la famigerata battaglia di Borodino il 7 settembre.

In occasione della celebrazione del duecentesimo anniversario di quella battaglia, l’Accademia delle Scienze russa ha delegato all’Artec il compito di contribuire all’opera di scavo e alla documentazione del campo di battaglia.  All’Artec è stato affidato l’incarico di eseguire attività di scansione di tutti i reperti umani e dei cavalli da guerra pervenuti in loco. Il lavoro non era di certo adatto ai deboli di cuore. Uno dei nostri tecnici ebbe quasi un mancamento. Nonostante ciò, noi abbiamo perseverato nel nostro compito….

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Per tradizione, gli archeologi sono soliti impiegare la fotografia, così come carta e penna, per documentare i loro ritrovamenti. Utilizzando un software di scansione Artec MHT 3D, siamo stati in grado non solo di documentare gli oggetti / i soggetti rinvenuti durante i lavori di scavo, ma anche di valutare ogni parte della scena mesi dopo la nostra partenza dal sito. Il software di scansione è riuscito anche a cogliere ogni oggetto / soggetto strato dopo strato nel momento stesso in cui esso era rinvenuto. Ciò voleva dire che ogni strato poteva essere analizzato anche in seguito.

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Il sito archeologico mostrato nell’immagine conteneva al suo interno 38 cavalli da guerra e 11 soldati.  La scansione di un soldato evidenzia in maniera visibile una ferita da proiettile al capo.

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Il lavoro di scansione ha impiegato circa un’ora così come la sua successiva elaborazione (con gli strumenti tradizionali avremmo impiegato molti giorni). L’Artec Studio è stata impiegata per successive analisi in laboratorio.

 


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Ancora Waterloo
 

 


Inviato

I cosiddetti "buoni selvaggi neolitici" della rappresentazione romantica della fine '800...

https://greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/furore-morte-nel-neolitico-un-massacro-piu-6000-anni-francia/

D'altra parte ho ricordo di una sepoltura mesolitica con un trapezio incastrato in un vertebra, chiaro indizio che qualcuno tirò una freccia verso un umano... come nel caso dell'uomo del Similaun. Morto per una freccia che lo colpì (emorragia interna o pneumotorace massivo?) E il cui coltello presentava tra i vari tracce di DNA umano... e non quello di Oezi.

Ciao

Illyricum

😉


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Masada: L'archeologia non corrobora la versione di Flavio Giuseppe @Maastricht
Vecchio intervento:

https://storiainrete.com/masada-un-mito-che-si-infrange/

Novecentosessanta furono le vittime, comprendendo nel numero anche le donne e i bambini, e la data dell’eccidio fu il quindici del mese di Xanthico. I romani, che s’aspettavano di dover ancora combattere, verso l’alba si approntarono e, gettate delle passerelle per poter avanzare dai terrapieni, si lanciarono all’attacco. Non vedendo alcun nemico, ma dovunque una paurosa solitudine e poi dentro fiamme e silenzio, non riuscivano a capire che cosa fosse accaduto […] Quando furono di fronte alla distesa dei cadaveri, ciò che provarono non fu l’esultanza di aver annientato il nemico, ma l’ammirazione per il nobile proposito e per il disprezzo della morte con cui tanta moltitudine l’aveva messo in atto.”

Così Giuseppe Flavio descrive l’epilogo dell’assedio di Masada, e la tragica sorte dei suoi difensori. Masada cadde nella primavera dell’anno 73 d.C. dopo che i romani della Legione X Fretense avevano innalzato una rampa per colmare il dislivello che faceva della rocca di Masada una fortezza naturale apparentemente imprendibile. A Masada si erano rifugiati gli ebrei ribelli di Eleazar ben Yair dopo aver innescato la rivolta giudaica a Gerusalemme. E da questa ridotta inespugnabile avevano continuato la guerriglia per due anni. Fin quando le aquile imperiali non tornarono su quei luoghi imponendo la pax romana. I difensori, di fronte alla prospettiva di cadere nelle mani dei legionari, soppressero i propri familiari, poi estrassero a sorte dieci di loro che uccidessero gli uomini, e infine fra questi dieci uno che desse la morte agli altri nove, e che si sarebbe poi suicidato. Si salvarono solo due donne e cinque bambini, nascosti per sfuggire al suicidio collettivo.
Masada è considerata il simbolo di un eroismo sfortunato e dell’afflato verso la libertà e contro la tirannia (per tali motivi l’UNESCO ha dichiarato nel 2001 i resti della fortezza di Erode patrimonio dell’umanità). Oggi i soldati dello Tzahal, le forze armate israeliane, dopo aver scalato la rocca alta 400 metri vi compiono il loro giuramento al termine del periodo addestrativo, promettendo a gran voce “mai più cadrà Masada”.

Una visione oleografica, coi ribelli-buoni e gli imperialisti-cattivi che però inizia a mostrare la corda: gli studi dell’archeologo israeliano Nachman Ben-Yehuda ridisegnano ampiamente la vicenda, e tratteggiano una versione più realistica degli eventi.
“Quando esaminiamo a fondo […] la Grande Rivolta e Masada, semplicemente non abbiamo alcun ritratto di eroismo. Al contrario. I racconti narrano la storia di una fatale (e discutibile) rivolta, di un gigantesco fallimento e della distruzione del Secondo Tempio e di Gerusalemme, di massacri di ebrei su larga scala, di differenti fazioni di ebrei che combattevano e si ammazzavano a vicenda, di suicidi collettivi (un atto non visto con favore dalla fede ebraica) perpetrato da un gruppo di terroristi e assassini il cui “spirito combattivo” può essere stato incerto.”

Non usa dunque mezzi termini il professor Nachman Ben-Yehuda, ordinario dell’Università Ebraica di Gerusalemme nel dipartimento di Sociologia ed Antropologia. Masada, un mito su cui si è fondato molto dell’ethos del moderno Israele, deve essere largamente riscritto.
Masada fu meta di un vero e proprio pellegrinaggio archeologico nei primi anni ’60 del secolo scorso: l’archeologo Yigael Yadin guidò le ricerche e gli scavi, alla testa di un piccolo esercito di volontari, mossi dal profondo bisogno psicologico di ritrovare le radici guerriere di Israele. E queste radici tornarono alla luce: le pietre dell’altopiano di Masada mostrarono prima chiaramente la pianta della fortezza erodiana, poi restituirono cocci, monete del periodo della rivolta, armi, infine anche resti umani. Le tracce dell’assedio poi divennero chiare quando si identificò la gigantesca rampa edificata dai legionari per aver ragione della montagna. Yadin trovò anche undici “ostraka”, dei cocci usati per le estrazioni a sorte, su cui erano incisi dei nomi, uno dei quali è “Ben Yair”. Era la prova che la storia raccontata da Giuseppe Flavio era vera. Yadin non si soffermò sull’origine dei resti umani. Per lui erano i “difensori di Masada”. Il governo israeliano, addirittura volle che fossero sepolti con gli onori militari, come poi avvenne nel 1969. Un’ipotesi, tuttavia, indebolita da successive ricerche, che proverebbero, al contrario, che i corpi ritrovati appartenevano a occupanti molto più tardi, di epoca bizantina, oppure a romani della Legione Fretense o della guarnigione che fu presa con l’inganno e massacrata dagli uomini di Elazar, un’ipotesi suffragata anche dal ritrovamento nel 1982 di ossa di maiale, animale che, com’è noto, è considerato impuro dagli ebrei.

Lo sforzo di Yadin fu più pedagogico e patriottico che non realmente scientifico: egli sapeva che la sua giovane nazione aveva bisogno di miti fondanti. Sapeva che Israele era accerchiato e che solo vent’anni prima la quasi totalità del suo popolo era stata condotta a morte senza combattere. C’era dunque la profonda necessità spirituale di dimostrare al mondo (e agli ebrei stessi) che un ebreo sapeva battersi e morire. Un feroce dibattito dilaniava in quegli anni la nazione ebraica: molti sopravvissuti all’olocausto provavano vergogna per non essersi opposti al nazismo e ai pogrom. I coloni sionisti che non avevano conosciuto direttamente la shoah non riuscivano (e non volevano) capire perché gli ebrei europei non avessero fatto ovunque come a Varsavia nel 1943, rivoltandosi contro Hitler, invece di farsi assassinare senza combattere. Masada era una maniera per trovare sollievo da queste angosce.

Ma ogni mito presto o tardi deve fare i conti con un revisionismo scientifico. Studi come quelli di Ben-Yehuda restituiscono una dimensione realistica al mito di Masada.
E spesso non è nemmeno necessaria una scoperta eclatante per revisionare la storia passata: leggendo attentamente “La Guerra Giudaica” dello storico ebreo Giuseppe Flavio si vede come Eleazar ben-Yair fosse un personaggio che oggi non esiteremo a definire un terrorista integralista. Zelota massimalista, sicario (i sicari erano una setta ebraica dedita agli assassinii tramite un pugnale chiamato “sica”, da cui il nome), fomentò il popolo contro i romani, pretendendo dai sacerdoti che non accettassero più i sacrifici da parte loro. Un gesto considerato dallo stesso Giuseppe Flavio empio, poiché sempre al Tempio di Salomone ogni uomo aveva potuto offrire sacrifici a Dio quale che fosse la sua religione o razza. E i romani avevano trovato un modus vivendi con questo “strano popolo che adorava un solo dio”, sacrificando nel Tempio non all’Imperatore o alla Dea Roma, ma per l’Imperatore e per Roma, salvando così il monoteismo giudaico e la necessità politica dei romani di assicurare sempre che i riti sacri fossero ben compiuti: una preghiera “pro rege et pro patria”, insomma. Eleazar sapeva bene che i romani avrebbero percepito il rifiuto delle loro offerte come una insopportabile ed empia offesa, e sarebbe stata la guerra. Ed era ciò che egli voleva.
Ma la guerra non prese la piega voluta dagli integralisti: in tutto il Medio Oriente le comunità ebraiche furono trucidate dalle popolazioni ellenizzate o romanizzate, e gli stessi romani, dopo aver accusato iniziali rovesci, si riorganizzarono e schiacciarono la rivolta con una ferocia raccapricciante. Come se non bastasse, le fazioni giudaiche iniziarono a massacrarsi a vicenda: gli zeloti e in particolare i sicari praticavano un sistematico terrorismo contro ogni comunità ebraica “colpevole” di non sufficiente odio verso gli “invasori” romani. Eleazar stesso, rinchiuso a Masada con un migliaio di sicari, compì la sua miglior prodezza assaltando il vicino villaggio giudeo di Ein-Gedi sterminandone la popolazione, donne e bambini compresi. I paralleli con la situazione contemporanea sono fin troppo evidenti.

La durata dell’assedio invece è stata riscritta dalle prospezioni archeologiche: la rampa costruita dai romani non sarebbe stata alta 375 piedi (125 metri) come preteso da Giuseppe Flavio, ma molto meno forse appena una dozzina di metri, poiché la Legione Decima comandata da Lucio Silva sfruttò uno sperone di roccia calcarea naturale. Un’opera che assieme al controvallo e al fossato scavato attorno alla fortezza, secondo l’abituale strategia romana d’assedio, non dovette occupare i legionari e i loro schiavi per più di un mese. Dunque non anni, ma settimane, durò la resistenza di Masada ai romani.
Giuseppe Flavio non trova riscontro neppure nella questione del successivo rogo: secondo lo storico ebreo i difensori di Masada appiccarono fuoco alla fortezza prima di suicidarsi, ma non ai magazzini, per dimostrare che non cedevano per fame. Tuttavia i ritrovamenti archeologici mostrano spessi strati di cenere anche nei depositi.
E infine: sono stati ritrovati finora solo 28 corpi, dei quali la maggior parte in caverne alla base della montagna. Gli altri 932 cadaveri dove sono?

Emanuele Mastrangelo

 

 

 

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Inviato

sì infatti quella di Masada la lessi tempo fa.

Ancora oggi in Israele, i militari giurano lì con la frase "mai più Masada cadrà"


Supporter
Inviato

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Secondo una leggenda patriottica ancora attuale in Israele, nel 73 d.C., 960 ribelli ebrei si suicidarono in massa nella fortezza deserta di Masada piuttosto che arrendersi alla forza schiacciante dei loro oppressori romani. Questa versione di ciò che accadde a Masada si basa forse sullo scavo archeologico israeliano più famoso della storia recente: lo scavo di Masada del 1963-1965 condotto dal Prof. Yigael Yadin, il cui lavoro in questo sito lo elevò allo status di eroe nazionale. Questa storia è un quadro fedele degli eventi realmente accaduti nell'antica roccaforte selvaggia? Secondo il sociologo Nachman Ben-Yehuda, Masada fornisce uno studio esemplificativo di come la ricerca della verità scientifica possa essere influenzata dalle pressioni di un’agenda culturale.

In questa affascinante analisi della storia in divenire, Ben-Yehuda esamina attentamente le trascrizioni quotidiane delle conversazioni degli archeologi a Masada per determinare il modo in cui valutarono i ritrovamenti. Dimostra abilmente che l’interpretazione dei manufatti scoperti durante gli scavi è stata significativamente influenzata dal processo di costruzione della nazione e dalla forgiatura di un’identità nazionale, allora in corso in Israele. La costruzione della nazione richiedeva un passato eroico, e la pressione di questa esigenza portò sottilmente a nascondere i fatti e persino a falsificare le prove storiche.
Perché gli archeologi coinvolti, tutti studiosi formati scientificamente, hanno ignorato le prove scientifiche a favore di una versione della storia che ora sembra essere in gran parte un mito? La risposta a questa domanda è al centro di questo studio, che esamina non solo Masada ma l’intera questione dell’inganno nella scienza e della costruzione sociale della conoscenza. Oltre a ciò, Ben-Yehuda considera la questione più ampia di come la società crea i confini morali simbolici tra verità e inganno, nonché la sottile interazione tra scienza, politica e ideologia.

 


Inviato (modificato)

Non capisco tutta questa enfasi o stupore riguardo il suicidio di Masada , chiunque abbia un minimo di conoscenza della storia sa che quello del suicidio era una pratica " normale" per gli assediati o i conquistati.

Tutti sapevano che in caso di crollo delle difese non vi sarebbe stato quartiere da parte degli occupanti.

Da Troia in poi nessuno considerava di lasciare i propri cari in balia di feroci assedianti.

Galata che si suicida dopo aver ucciso la moglie docet.

 

 

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Modificato da Adelchi66

Inviato

semplicemente perché l'Archeologia ha notato come quella storia del suicidio fu ingigantita; ma anche di come l'assedio stesso ebbe a durare meno 


Inviato
33 minuti fa, Adelchi66 dice:

Non capisco tutta questa enfasi o stupore riguardo il suicidio di Masada , chiunque abbia un minimo di conoscenza della storia sa che quello del suicidio era una pratica " normale" per gli assediati o i conquistati.

Tutti sapevano che in caso di crollo delle difese non vi sarebbe stato quartiere da parte degli occupanti.

Da Troia in poi nessuno considerava di lasciare i propri cari in balia di feroci assedianti.

Galata che si suicida dopo aver ucciso la moglie docet.

 

 

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Esatto Adelchi. Il suicidio in massa era un evento drammatico abbastanza comune. Era accaduto (sembra) anche dopo l'assedio di Nesazio da parte dei Romani nella guerra contro gli Histri. Almeno così riportano le fonti storiche latine. E parliamo di molti anni prima di Masada.

Saluti

Illyricum

😉


Inviato

E come non ricordare la fine di Cartagine nella terza guerra punica nel racconto degli storici ?

I sopravvissuti impegnarono i Romani in una disperata battaglia per le strade della città , di casa in casa , che si protrasse per circa quindici giorni . Furono usati tutti i mezzi per rallentare l' inesorabile avanzata dei legionari ma l' esito era scontato . Gli ultimi soldati assieme a un migliaio di disertori romani , si rinchiusero nel tempio di Eshmun , l' Asclepio romano , situato sull' acropoli e resistendo per altri otto giorni . Il tempio verrà poi dato alle fiamme dagli stessi Cartaginesi .

Per risparmiare le sue truppe Scipione emanò un bando che prometteva salva la vita a chi si arrendeva e usciva disarmato dalla cittadella ; uscirono in 50.000 fra cui Asdrubale . Dalle mura della cittadella la moglie di Asdrubale , fra sanguinose ingiurie e maledizioni al marito , gridò una preghiera a Scipione di punire il codardo indegno di Cartagine , poi salì al tempio incendiato , sgozzò i figli e come Didone si lanciò fra le fiamme . Fu probabilmente un fatto isolato (?) , ma dimostra comunque la sorte a cui erano soggette le donne dei perdenti assediati .


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