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La Porta di Campo (VOT PVB) di Valentiniano III


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Inviato

Tra tutte le emissioni enee di Valentiniano III, la Porta di Campo è quella che si trova con maggiore frequenza nei listini d’asta e nelle collezioni private e, pertanto, sembra che le ripetute emissioni di questa tipologia siano state particolarmente abbondanti. Secondo il RIC questa iconografia è stata battuta come nummo (RIC 2123-2128), e come doppio nummo (RIC 2135, simile al RIC 2124, con sigla RM in esergo ma senza il numerale d’Officina😞 tuttavia vi sono pochissimi esemplari del RIC 2135 e non è possibile determinarne il peso medio e quindi confermare o smentire l’affermazione di Kent.

J.P.C. Kent suddivide l’iconografia della Porta di Campo in due grandi gruppi, coniati da tutte le officine:

-      porta con torrette piramidali (RIC 2123-2125)

-      porta con due coppie di globetti in luogo delle torrette (RIC 2126-2128)

In realtà, l’iconografia della Porta di Campo di Valentiniano III è molto variabile e se si prende quale discriminante l’aspetto delle torrette, allora appare opportuno distinguere tre gruppi, all’interno di ognuno dei quali la torre può avere un numero variabile di file di mattoni, con il profilo esterno a volte tracciato con una successione di punti anziché una linea:

-     porta con torrette piramidali (RIC 2123-2125)

-     porta con cupolette triangolari (RIC 2123-2125v)

-      porta con due coppie di globetti in luogo delle torrette (RIC 2126-2128)

Nonostante la notevole variabilità del disegno della porta e diversamente da gran parte delle altre emissioni, in questa tipologia il volto di Valentiniano III non di rado appare con un aspetto giovanile, a prescindere dal disegno del rovescio.

 

 

tip porte di campo 2123-25.jpg

Tra i tre gruppi in cui ho suddiviso la tipologia della Porta di Campo, quello con le torrette rettangolari è di gran lunga prevalente e rappresenta quasi i ¾ del totale.

 

tip porte di campo 2123-25ter.jpg

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Inviato (modificato)

Questa tipologia ha un peso medio di 1,40 g (N=193), nettamente superiore a quello di tutte le altre tipologie, anche di quella votiva (VOT XX) che pure è più pesante delle altre.

tip porte di campo 2123-25cuater.jpg

 

Questa tipologia si caratterizza per un’usura spesso molto marcata (a questo si deve la grande dispersione dei pesi), ciò che da un lato suggerisce che il peso medio nominale (in uscita dalle Officine della zecca) fosse superiore a 1,5 g, e dall’altro che questa moneta ebbe una lunga circolazione e propensione ad essere spesa rapidamente a scapito di altri nominali, che è quanto sarebbe avvenuto in base alla legge de Gresham se le autorità monetarie le avessero attribuito un valore nominale di 2 nummi.

La distribuzione dei pesi della Porta di Campo è assai dispersa, con un range che oscilla tra 0,60 e 2,49 g (escludendo gli esemplari dal tondello incompleto).

VOT PVB.jpg

Il peso medio di ognuno dei diversi tipi di questa tipologia appaiono difformi, con la Porta di Campo con le cupolette triangolari apparentemente più pesante degli altri tipi: tuttavia la numerosità limitata di ogni campione non consente di considerare provata questa diversità di peso.

tip porte di campo 2123-25_5.jpg

Il disegno della Porta di Campo fu adottato da buona parte degli imperatori romani da Diocleziano in poi e, a partire da Costantino Magno, si converte in uno dei più frequenti sulla monetazione di rame di minore dimensione, e lo fa con una straordinaria varietà di legende, tanto relative agli aspetti propriamente civili, quanto a quelli militari:

-  dinastia costantiniana: PROVIDENTIAE AVGG, PROVIDENTIAE CAES o CAESS

-  dinastia costantiniana (occasionalmente): VIRTVS AVGG, VIRTVS CAESS

-  Graziano, Valente, Valentiniano II: GLORIA ROMANORVM,

-   Magno Massimo, Flavio Vittore: SPES ROMANORVM

-  dinastia teodosiana: GLORIA REIPVBLICE.

La legenda VOT PVB associata alla Porta di Campo è innovativa. Durante il regno di Valentiniano III, come già durante la reggenza di Galla Placidia, la zecca romana coniò moneta enea facendo maggior riferimento all’iconografia costantiniana piuttosto che teodosiana. Essendo la VOT PVB  una tipologia votiva e quindi destinata a trasmettere un messaggio di auspicio, viene naturale associarla alla legenda costantiniana PROVIDENTIAE AVGG, PROVIDENTIAE CAES o CAESS che sottolinea la volontà dell’imperatore di provvedere ai bisogni dei suoi sudditi.

Nell’autunno del 442 un violento terremoto colpì il Lazio e Roma subì i peggiori danni sismici della sua storia, con scosse che si protrassero sino alla primavera del 443: tra gli altri, furono danneggiati il Colosseo, una navata della Basilica di San Paolo fuori le Mura, alcuni portici antichi, tra cui quelli del Teatro di Pompeo, e le mura aureliane[1]. Sappiamo che Valentiniano III non appena fu informato dei danni subiti da Roma nell’autunno del 442, lasciò Ravenna e si recò nell’Urbe per farsi carico immediatamente degli interventi più urgenti e avviare le opere di ricostruzione, tra le quali il restauro delle mura aureliane, trasferendovi in modo quasi permanente la corte.

Appare quindi ragionevole pensare che nell’autunno del 442 sia cessata la coniazione della terza serie di Vittorie (RIC 2133, 2137-39), sicuramente breve come suggerisce la loro scarsità, sostituita dalla Porta di Campo, le cui prime emissioni probabilmente furono oggetto di elargizioni. Ciò sarebbe coerente con l’emissione di una moneta per celebrare i vota suscepta, ora senza riportare un limite temporale in quanto l’impegno assunto dall’imperatore si sarebbe protratto per tutto il tempo necessario.

 

[1] Pochi anni a seguire, nel 476, ebbe luogo uno dei più gravi episodi sismici che abbiano colpito la capitale: per 40 giorni si seguirono scosse nella città, causando la distruzione di numerosi edifici.

Modificato da antvwaIa
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Inviato

La ragione per cui ho aperto questa discussione è per chiedere il vostro aiuto e ampliare la base dati della stessa. Quindi vi sarò grato se posterete VOT PVB di Valentiniano III con relativa immagine e peso.

Le idee che esprimo in questo post sono molto discutibili: suddividere i tipi in modo diverso dal RIC, vedendo come un tipo diverso l'iconografia della Porta di Campo con "cupole" anziché torrette, ed esporre il dubbio (dubbio, non affermazione!!!) che tutta la serie VOT PVB possa corrispondere a un doppio nummo e non solamente la RIC 2135 come scrive Kent, è certamene criticabile e ogni critica è assai bene accetta. E dalle opinioni diverse che può sorgere un'idea migliore, non da un pensiero unico.

Grazie per la collaborazione che darete.


Supporter
Inviato (modificato)

Ciao @antvwaIa.

Innanzi tutto, complimenti per la dissertazione su questa moneta che ho trovato molto chiara ed interessante. Come, del resto, i tuoi recenti scritti che ho letto con molto piacere pur non avendo contribuito, soprattutto per un limite di conoscenze e competenze in un campo così complesso ed articolato quanto affascinante.

Ti allego il mio esemplare:
image.png

image.png

Peso 1,61 grammi.

Io qui vedo torrette piramidali, una S in cima al campgate a ore 12, RM in esergo.

L'ho classificata come RIC X 2124

Ciao.

Stilicho

Modificato da Stilicho
correzione di refuso ("ho" anziché "to")

Inviato (modificato)

Nel post ho fatto alcune affermazioni circa i pesi delle diverse tipologie dei nummi romani di Valentiniano III. Queste affermazioni provengono da una raccolta di dati che da tempo sto facendo e ponendo in un foglio excel che aggiorno ogni qual volta ho dati nuovi. Se qualcuno è interessato, questo foglio excel è a sua disposizione. OLtre ai dati sui nummi romani, contiene quelli dei nummi che attribuisco a Cartagine, quelli orientali di Valentiniano III, tutte le tipologie dei nummi di Teodosio II, e i nummi italiani degli imperatori successivi a Valentiniano III.

peso nummi romani.jpg

 

8 minuti fa, Stilicho dice:

Ciao @antvwaIa.

Innanzi tutto, complimenti per la dissertazione su questa moneta che to trovato molto chiara ed interessante. Come, del resto, i tuoi recenti scritti che ho letto con molto piacere pur non avendo contribuito, soprattutto per un limite di conoscenze e competenze in un campo così complesso ed articolato quanto affascinante.

Ti allego il mio esemplare:
image.png

image.png

Peso 1,61 grammi.

Io qui vedo torrette piramidali, una S in cima al campgate a ore 12, RM in esergo.

L'ho classificata come RIC X 2124

Ciao.

Stilicho

 

Grazie Stilicho. Concordo con RIC 2124 e ho immediatamente inserito il suo peso nel database.

Modificato da antvwaIa
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Supporter
Inviato (modificato)

da Vcoins
image.png.d71d70443e57fc715df3de5475babf65.png

1.3g , 13mm

Modificato da Vel Saties

Inviato (modificato)
46 minuti fa, Vel Saties dice:

 

 

Il RIC 2128si caratterizza per avere due globetti al posto di ogni torretta e tra di essi una stella, con solo il numerale d'Officina in esergo.

Ho in archivio una variante assente dal RIC che presenta in esergo la sigla RM invece del numerale d'Officina. Avete altri esempi di questa Porta di Campo con la stella?

Grazie

kunker 1,49g.jpg

variante con stella, Doyen.jpg

Modificato da antvwaIa

Supporter
Inviato

@antvwaIa

Scusa le domande che magari ti sembreranno banali, ma e' per capire meglio.

Tu ipotizzi che tutte le VOT PVB di Valentiniano III siano un doppio nummo (non solo la 2135, quindi). Ciò in base ai pesi mediamente più alti rispetto agli altri suoi nummi ed alla consunzione da lunga circolazione (dispersione dei pesi). Ho capito bene?

Infine: cosa intendi chiaramente per nummo e doppio nummo? Penso, comunque, che tu ti riferisca al peso e non al valore, giusto?  Io (con i miei limiti di appassionato non studioso) ero rimasto alla classificazione AE basata sul diametro, mentre vedo che qui si parla soprattutto di peso. 

Spero di essermi spiegato e di non aver detto banalità.

Ciao.

Stilicho


Inviato (modificato)

Ciao Stilicho. Più che ipotizzare che tutte le VOT PVB siano dei doppi nummi, me lo domando. Per Kent lo è solamente la 2135, per la quale ho pochissimi dati. 

Quale fosse il valore monetario di un "doppio nummo", ammesso che esista, non te lo so dire: non pesando il doppio di un nummo, non poteva essere compreso nella novella XVI e cambiato con solidi...

Guardando le VOT PVB nel loro insieme, tutta la tipologia è notevolmente più pesante degli altri nummi di Valentiniano III. Non solo, anche il diametro è un poco maggiore,  12,6 mm invece di 11,1 mm: non è una differenza enorme, ma è sensibile e voluta.

Una risposta più certa può venire solo da una base di dati più amplia di quella di cui dispongo (ovviamente saccheggiando il web): perciò chiedo l'aiuto dei foristi, poiché è una moneta comune che penso che abbiano in tanti...

VOT PVB_diametro.jpg

Modificato da antvwaIa

Inviato
22 ore fa, antvwaIa dice:

 

Il RIC 2128si caratterizza per avere due globetti al posto di ogni torretta e tra di essi una stella, con solo il numerale d'Officina in esergo.

Ho in archivio una variante assente dal RIC che presenta in esergo la sigla RM invece del numerale d'Officina. Avete altri esempi di questa Porta di Campo con la stella?

Grazie

kunker 1,49g.jpg

variante con stella, Doyen.jpg

 

Carissimo @antvwaIa,

mi permetto di dare una possibile lettura differente del secondo esemplare  ( quello con la sigla RM in esergo ) ... ho l'impressione che la stella possa essere invece una sigla di officina, la Q in particolare, smozzicata nella parte alta...

Sbaglio a dire, per contro, che le stelle nel tipo con in esergo la sola officina ( l'esemplare sopra per intenderci) hanno la stella ben evidente e grossa?

 Ovviamente senza l'esemplare in mano certezze non ne ho... è solo quello che mi sembra di vedere dalla foto

Un cordiale saluto,

Enrico


Inviato

provo a dare un mio contributo almeno dal punto di vista della catalogazione ....

la 2125 non l'ho mai vista, e nemmeno l'indicazione SABATIER data da Kent mi pare corretta ... quindi ...mah

la 2127 non esiste, e posso dirlo a ragion veduta avendo visto entrambi gli esemplari.... quella con officina T, per quanto in modo estremamente evanido, presenta tuttavia tracce dell’indicazione RM, e va quindi riclassificata al n. 2126. L’esemplare con l’indicazione Q invece,  presenta la parte bassa del rovescio interamente fuori conio....

la 2135 siamo sicuri che esista? quella delle tavole del RIC, in realtà sembra presentare l'indicazione di officina seppur molto evanida

saluti

Alain


Inviato (modificato)

Vitelio: mi hai messo la pulce nell'orecchio e potresti davvero aver ragione!

Poemenius:  RIC 2125, ne posto un esempio

RIC 2127, ne ho due esempi presi dal WEB ma non li do per certi; potrebbe non esistere, come dici tu

RIC 2135, sono d'accordo con te, l'esemplare di Kent è dubbio e altri due esemplari che ho studiato attentamente alla fine li ho esclusi anch'essi; inoltre, non c'è nessun motivo che permetta di ritenere AE3 il 2135 e AE4 tutti gli altri; piuttosto, resta da spiegare il peso e il diametro maggiore del VOT PVB rispetto agli altri nummi.

Scrivendo "doppio nummo" mi sono posto una domanda, non ho fatto un'affermazione. L'esistenza stessa di un doppio nummo crea un gran casino alla lettura della novella XVI: è anch'esso convertibile in solidi? a che cambio? In realtà, accettarne l'esistenza complica assai la vita, un po' come accettare che nei mari marziani nuotino dei pesci. Ma allora resta la domanda: che cosa è? Perché a Roma si conia il VOT PVB, nummo maggiorato, e parallelamente a oriente si conia il nummo del monogramma di Teodosio, anch'esso maggiorato? e nella stessa misura!

Mi pare che tu non condivida la mia bozza di datazione che colloca le due emissioni, occidentale e orientale, nello stesso periodo: essa, tuttavia, fornisce un possibile vago elemento: secondo tale datazione, entrambi sono contemporanei e immediatamente successivi alla novella XVI. O ne sono una conseguenza?

Questo quesito è la ragione reale di questo post, per il quale speravo di ricevere una valanga di esempi per arricchire il database dei pesi, perché è solo da lì che spero di poter trovare una risposta. Il 2126-28 è davvero meno pesante degli altri tipi? 22 esemplari sono troppo pochi per dirlo. I tipi con le torrette sostituite da cupolette triangolari (iconografia non presa in considerazione dal RIC), sono davvero più pesanti degli altri tipi? anche in questo caso 33 esemplari sono pochi per considerare indicativo il loro peso medio. Speravo in una "valanga di esempi" perché la VOT PVB è un nummo molto comune (come vedi continuo a chiamarlo nummo e non in altro modo), ma forse questo post è poco coinvolgente, siamo in un agosto molto caldo, il tema non è di interesse, oppure non c'è una valanga di VOT PVB da poter postare.... Sergio (che bel ricordo che ci ha lasciato!) aveva in archivio molte decine di VOT PVB, ma purtroppo non ne annotò mai il peso. Alcuni foristi mi hanno inviato tempo fa le immagini dei loro V3, ma senza i pesi corrispondenti...

Posto anche un nummo con le torrette globulari (RIC 2126) ma senza numerale d'Officina (da Vauction, 1,28g) 

 

tip porte di campo 2123-25_5.jpg

RIC_2125_P.jpg

1,28g Vauction senza num di officina.jpg

Modificato da antvwaIa

Inviato
10 ore fa, antvwaIa dice:

Poemenius:  RIC 2125, ne posto un esempio

direi che la marca di zecca è evidente.... quindi non è 2125

RIC_2125_P.jpg.1184bf6d3f16d924c94489bf09e091cf.jpg


Inviato
10 ore fa, antvwaIa dice:

Mi pare che tu non condivida la mia bozza di datazione che colloca le due emissioni, occidentale e orientale, nello stesso periodo: essa, tuttavia, fornisce un possibile vago elemento: secondo tale datazione, entrambi sono contemporanei e immediatamente successivi alla novella XVI. O ne sono una conseguenza?

naturalmente tutti i tuoi ragionamenti valgono se pensi che le monete in "bronzo/rame" avessero un valore legato al peso/metallo e fossero bene o male coniate al pezzo e non al marco....

se queste due premesse non fossero dimostrabili, e a me pare proprio non lo siano, soprattutto quella che lega il peso al valore, la domanda legata alla novella XVI trova una spiegazione allora in Carlà.

ciò che penso, e che come ti dicevo ho scritto in modo approfondito, è in quell'articolo sul valore dell'AE4 al tempo di Anastasio ... non riassumo qua non per pigrizia, ma perchè ho scritto un bel po' di pagine non per annoiare le persone, ma per giustificare alcune affermazioni che diversamente, riportate in poche righe, potrebbero sollevare domande alle quali in parte credo di aver dato una mia risposta...opinabile o meno...

se non si concorda con quanto ho scritto (che poi arriva alle medesime conclusioni di Carlà e Schindel) io sarei felice di leggere nuove idee.... ma che non possono partire dalla letteratura di 15 o 20 anni fa .... senza considerare le ultime produzioni numismatiche, pur escludendo la mia... 

se ci si ferma solo al peso medio in rapporto alla novella XVI, il mio interesse purtroppo decade immediatamente

  • Mi piace 1

Inviato
11 ore fa, antvwaIa dice:

L'esistenza stessa di un doppio nummo crea un gran casino alla lettura della novella XVI: è anch'esso convertibile in solidi

sarebbe ad esempio da spiegare e motivare in primis l'idea che mi pare qua espressa, che il solido avesse un "concambio" in nummi e non un "prezzo" come invece appare abbastanza chiaro dalle fonti.... prezzo che peraltro ambia nel tempo e nello spazio

11 ore fa, antvwaIa dice:

Perché a Roma si conia il VOT PVB, nummo maggiorato, e parallelamente a oriente si conia il nummo del monogramma di Teodosio, anch'esso maggiorato? e nella stessa misura!

va detto che l'emissione con il monogramma non interessa tutte le zecche orientali, e anzi, la coniazione è abbondante solo a Costantinopoli e più scarsa a Nicomedia. Antiochia invece, che rimane la zecca maggiormente prolifica, continua a coniare "crocette" fino al 450 e perfino nei primi mesi del regno di Marciano.


Inviato
11 ore fa, antvwaIa dice:

Posto anche un nummo con le torrette globulari (RIC 2126) ma senza numerale d'Officina (da Vauction, 1,28g) 

questa moneta per me è dubbia, perché il tondello è abraso e schiacciato proprio dove dovrebbe esserci l'officina.... io nel mio database la cito dubbia


Inviato
11 ore fa, antvwaIa dice:

ma forse questo post è poco coinvolgente, siamo in un agosto molto caldo, il tema non è di interesse,

credo che il tema sia di per sé di nicchia, e questo lo sappiamo.... ma poi dal mio punto di vista, come ho scritto, la domanda parte da premesse talmente fragili e potenzialmente errate (passami il termine, lo dico dal mio punto di vista) che la cosa suona come una domanda poco stimolante...

mi spiego meglio...

se pianto una vite su marte avrò una bottiglia di merlot con più o meno gradazione che sulla terra?

su marte apparentemente non c'è acqua, non c'è ossigeno, non è coltivabile, e comunque l'uomo non ci è ancora arrivato...... quindi la domanda perde di stimolo....

tu parti dall'idea del concambio AV/AG/AE .... se dimostri questa cosa, forse allora il peso può avere un senso.


Inviato

La Novella XVI dice che "…quo precepto etiam illud in perpetuum volumus contineri, ne unquam intra septem millia nummorum solidus distrahatur, emptus a collectario septem millibus ducentis. Aequabilitas enim pretii et commodum venditoris et omnium rerum venalium statuta custodiet…": dunque stabilisce un obbligo di cambio tra il nummo e il solido ad un prezzo ben definito.  E' equiparabile a un concambio tra bronzo e oro? Non lo so, ma non credo, poiché se avesse voluto stabilire un concambio tra metalli avrebbe dato un riferimento in peso e non in numero di nummi. L'obbligo di cambio vale in ambedue le direzioni, cioè il cambista vende nummi in cambio di solidi ma anche solidi in cambio di nummi? Non mi è chiaro.

Si estende a monete di bronzo diverse dal nummo? Non lo credo perché se così fosse si sarebbe parlato di peso e non di numero.

Si estende alla silicua e quindi si crea una sistema trimetallico AU/AG/CU? Direi di no. A me pare che la Novella XVI sia uno strumento per difendere il valore del nummo nell'uso comune, un po' come lo era sino a qualche decina di anni fa la convertibilità della cartamoneta in oro.

Per quanto riguarda il valore delle monete di bronzo, penso che esso fosse intrinseco in ogni moneta nelle transazioni più minute, del valore di pochi nummi, e che fosse a peso mediante sacchetti (quelli che nel V secolo in alcuni documenti appaiono chiamati folles) nelle transazioni di maggior valore.

Resto ancorato al concetto dell'importanza del peso medio nella moneta nel mondo antico e quindi mi continuo a chiedere senza trovare una risposta perché il nummo orientale, costituito almeno per 3/4 da crocette di Teodosio II, fosse più leggero di quello di Valentiniano III. Continuo a domandarmi quali siano le motivazioni che hanno spinto le autorità monetarie romane a coniare in quantità considerevole il VOT PVB con un peso medio e un diametro maggiore degli altri nummi (l'insieme complessivo dei dati di cui dispongo è statisticamente attendibile), e le autorità orientali a coniare il nummo del monogramma, anch'esso con diametro e peso maggiorato, sia pure in quantità limitata e non  da tutte le zecche. Tutte domande che restano senza risposta.

Ho letto con molta attenzione il tuo articolo sul nummo: ma esso parte dalla prima riforma di Anastasio e non riguarda il nummo del V secolo, che mantiene il suo peso sin quasi alla fine del secolo.

Infine, nell'aprire questo post non sono affatto partito dall'idea del concambio AC/AG/CU, che non ho mai neppure nominato, ma dal fatto oggettivo che il peso del VOT PVB è maggiorato e dalla necessità di capire se lo è nella stessa maniera per tutte le tipologie e che la sola forma per saperlo è ampliare la base dati e, dunque, postare VOT PVB con i loro rispettivi pesi. Solo questa era la mia proposta/richiesta....


Inviato
56 minuti fa, antvwaIa dice:

dunque stabilisce un obbligo di cambio tra il nummo e il solido ad un prezzo ben definito

mi chiedo.... ma gli articoli di Carlà, Shindel etc li conoscerai di certo? quindi se li conosci sai che ci sono posizioni autorevolmente differenti... se parti da questa certezza, che non è una certezza, tutto ciò che sta dopo vacilla... tutto qua

58 minuti fa, antvwaIa dice:

L'obbligo di cambio vale in ambedue le direzioni, cioè il cambista vende nummi in cambio di solidi ma anche solidi in cambio di nummi? Non mi è chiaro

concambio.... devi però prima dimostrare che tutti i testi coevi che parlano di "prezzo" del solido sono allora fraintesi... se parli di concambio

59 minuti fa, antvwaIa dice:

A me pare che la Novella XVI sia uno strumento per difendere il valore del nummo nell'uso comune, un po' come lo era sino a qualche decina di anni fa la convertibilità della cartamoneta in oro.

so che a te pare così.... ma dovresti provare a dimostrarlo oltre alla tua idea....

1 ora fa, antvwaIa dice:

Tutte domande che restano senza risposta.

restano senza risposta perchè se la risposta che vuoi è ancorata al peso della moneta, non ci salterai mai fuori... torno alla prima domanda ... rileggi un po' della letteratura degli ultimi  5/10 anni e forse la divergenza tra sistemi, metalli e territori, darà più risposte di quelle che cerchi


Inviato
1 ora fa, antvwaIa dice:

Ho letto con molta attenzione il tuo articolo sul nummo: ma esso parte dalla prima riforma di Anastasio e non riguarda il nummo del V secolo, che mantiene il suo peso sin quasi alla fine del secolo

beh per spiegare il valore parto da Diocleziano e dico che per tutto il V secolo probabilmente l'AE4 valeva 5 nummi...

e sopratutto ... se leggi i valori di prezzo del solido, quei 7200 li metti un attimo da parte certamente...


Inviato

infine .... valuta la possibilità che nella dimensione delle monete ci siano motivazioni "meta economiche" .... per esempio l'accettazione... la maggiore o minore fiduciarietà non tanto legata al metallo ma alla dimensione della moneta... provo a spiegarmi

le 100 lire "piccole" non sono mai piaciute a nessuno perché troppo piccole ... non perché avevano meno metallo... è un esempio molto banale, ma la moneta aveva lo stesso valore e ci compravi la stessa quantità di cose....

se anche tu dovessi avere i dati di 1000 esemplari, questo non ti avvicinerebbe alla soluzione, se la soluzione che cerchi è stata autorevolmente smontata da molti numismatici...

prima io inizierei a "smontare" le tesi di costoro.... e forse non sarà facile, e forse troverai una soluzione diversa, ma comunque, e ne sono certo, differente da quella che cerchi ora.

questo approccio è lo stesso che porta Arslan a dire che i decanummi con la "I" bella grande impressa sopra, valevano 15 nummi .... 


  • 2 settimane dopo...
Supporter
Inviato (modificato)

Due esemplari ora in Asta Artemide 64e
image.png.32c313a08e086ad724b9b540f6c4b920.png

 

Copio dalle schede:
644:
Valentinian III (425-455).
AE 12.5 mm. Rome mint. Obv. DN VALENTINIANVS [PF AVG]. Pearl-diademed, draped and cuirassed bust right. Rev. [VOT PVB]. Camp-gate; RSM below. RIC X 2123. AE. 1.78 g. 13.00 mm. R. Rare and nice example. About EF/VF.

645:
Valentinian III (425-455). AE 12.5 mm. Rome mint. Obv. DN VALE[NTINIANVS] [---] AVG. Pearl-diademed, draped and cuirassed bust right. Rev. VOT PVB. Camp-gate; P between turrets, RM below. RIC X 2124. AE. 1.24 g. 12.50 mm. R. A choice example, good conservation for issue. VF/Good VF.

Modificato da Vel Saties

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