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Risposte migliori

Inviato (modificato)

Può sembrare una domanda banale o scherzosa o addirittura idiota: ma vi assicuro che invece è molto seria e, mi pare, di difficile risposta...

Con le monete del V secolo di bella conservazione, tante volte mi sono trovato nella difficoltà di decidere se un nummetto sia da considerarsi un not in RIC o semplicemente una moneta con un errore nella legenda.  

Modificato da antvwaIa

  • antvwaIa ha rinominato il titolo in RIC X: cos'è un Not in RIC?
Inviato

Aggiungerei una terza ipotesi: una imitazione coeva 


Inviato

Per me una not in Ric x è una moneta con una variante... Una 1357 con RMT invece di RM e senza officina in campo è una NIR

Una di Onorio senza H è una variante perché la legenda è nota e ha una sua storia

Una di Onorio con scritto SAVS per SALVS la cito come curiosità

Più o meno mi comporto cosi


Inviato (modificato)

"Una di Onorio con scritto SAVS per SALVS la cito come curiosità": anche per me è un errore di legenda e non una variante.

"Una di Onorio senza H è una variante perché la legenda è nota e ha una sua storia": darei anche questa per errore di legenda, ma mi dici che ha una storia e non la conosco e forse questa storia è importante

"Una 1357 con RMT invece di RM e senza officina in campo è una NIR". sono d'accordo

E che dire di TOV invece di VOT? errore o variante? 

E questo bel votivo di Valentiniano III con legenda VL invece di XV è un errore o una variante? (Il VOI invece di VOT lo considero una forma diversa di tracciare la lettera T e non gli attribuisco importanza).

Qual è il criterio oggettivo per distinguere l'uno dall'altra? Mi pare che trovare un criterio oggettivo e davvero univoco per i bronzi del V secolo sia impossibile... eppure è necessario...

VOTXV_52 VL GLC.jpg

Modificato da antvwaIa

Inviato

L'unico criterio che ho compreso essere utilizzato da diversi numismatici di fama è il seguente: la particolarità ha una serialità o no? Ad esempio... Le VT XXXV di Teodosio II si trovano spesso con TV. Le vot di vale III si trovano abbastanza spesso con VOI.

La presenza del VL me la fa citare come curiosità... Al limite dell' imitativa... Difficile dirlo. Su queste di vale III o le metti tutte come incerte, oppure trovi uno standard e ciò che devia più o meno da esso. Campo comunque scivolosissimo


Inviato

Secondo me il fattore che distingue un errore da una variante e la volontà dell'incisore. Se l'incisore voleva scrivere TOV, anziché VOT, allora è una variante. Il fatto è che è quasi impossibile dire se ci sia o meno volontarietà o casualità. Una strada percorribile quando gli esempi sono sufficientemente numerosi è l'analisi statistica.  Per esempio, se prendiamo la legenda "VOT", con i possibili errori nella successione delle tre lettere che la costituiscono, allora abbiamo VTO, OVT, OTV, TVO, TOV: se sono errori, ognuno di essi ha pari probabilità di prodursi. Tuttavia dei 5 possibili errori, quasi sempre se ne dà solamente uno, TOV, e non gli altri quattro: questa fa pensare che ci sia una volontarietà, che potrebbe essere derivata dalla mancanza di conoscenza del significato della parola "vota", oppure dalla credenza che TOV sia la parola giusta. Ma ci troviamo in ogni caso di fronte a una scelta volontaria dell'incisore e non a un errore casuale. Forse, è solamente un'ipotesi senza fondamento, VOT è come lo scrive un incisore che conosce il latino e TOV uno che conosce solo il greco?

Diverso il caso della legenda VOT abbreviata in VT, oppure TOV in TV: gli accorciamenti delle legende sono molto frequenti (e volontarie) nelle emissioni di bronzetti della metà del V secolo.

Ma nella grande maggioranza dei casi è molto difficile capire se ci sia o meno volontarietà in quello che potrebbe apparire come un errore. Pensiamo alle monete con legenda GALLIENA AVGUSTA: ci vedo volontà di irrisione, non errore. Invece nella legenda DNAVLENTINIANVS ci vedo solamente un errore facilitato dalla forma verticalmente quasi speculare delle lettere A e V. Ma tra le lettere T, O e V non ci sono somiglianze geometriche che rendano più probabile una combinazione piuttosto che l'altra: solamente la volontarietà dell'incisore.  Nel VOT XX (RIC X 2130), sicuramente della zecca di Roma, la forma TOV non si dà mai, mentre è frequente in Teodosio II RIC X 457-59 e in Valentiniano III RIC X 2140-41 (una delle ragioni che mi fanne pensare che non sia un'emissione romana ma cartaginese). 

Copy of ric 2130.jpg


Inviato

TOV mi pare semplicemente un errore di incisione non naturalmente speculare sul conio. 

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Inviato

Un errore è casuale, scrivere sempre TOV (e non in altro modo) invece di VOT, e solo in alcune tipologie di monete e non in altre, non è casuale, ma è volontario.

 


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