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IGNORED

Curiosità nella lingua italiana: aforismi, battute, aneddoti, ecc.


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4 minuti fa, stefanoforum dice:

Poi c'è chi, come me, scopre che "idem con patate" deriva (o, meglio, è una semplice storpiatura) da   "idem comparate".

Tutti voi lo sapevate di certo.... a me invece, per alcuni secondi, è sembrato di fare una scoperta eccezionale 😅

 

Neppure io mai sentito prima d'ora.. mi aggrego al tuo entusiasmo! 😁

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Inviato (modificato)

Buongiorno

non so se lo sapevate già, ma vedendo un documentario sulla Prima gueraa mondiale, hanno spiegato ( e io non lo sapevo) perchè si dice "rompere le scatole" per indicare disturbo arrecato a qualcuno. Deriva dall'ordine dato dal comandante di aprire (rompere) le scatole delle munizioni, poichè ci si preparava all'attacco e a fare subito fuoco....

Modificato da Saturno

Inviato
47 minuti fa, Saturno dice:

Buongiorno

non so se lo sapevate già, ma vedendo un documentario sulla Prima gueraa mondiale, hanno spiegato ( e io non lo sapevo) perchè si dice "rompere le scatole" per indicare disturbo arrecato a qualcuno. Deriva dall'ordine dato dal comandante di aprire (rompere) le scatole delle munizioni, poichè ci si preparava all'attacco e a fare subito fuoco....

 

Questa la sapevo, al meno una! 


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18 ore fa, apollonia dice:

. Un tempo, prima di dare inizio ai banchetti signorili, le vivande venivano disposte su un apposito mobile e scrupolosamente assaggiate da un servitore incaricato di dimostrare ai convitati la salubrità dei cibi. Tale servizio era detto credenza e il nome è rimasto a indicare il mobile da cucina su cui sono posati i piatti.

apollonia

 

Il nome del mobile è quindi legato al concetto di fede e di fiducia derivando dall’antica locuzione “fare la credenza” o “dar la credenza”, con riferimento all’assaggio dei cibi da parte del “Maestro credenziere”, un servo fidato al quale era assegnato il compito di assaggiare ii cibi per dimostrare ai convitati che fossero privi di veleno.

Questa abitudine era comprensibile all’epoca in cui l’avvelenamento dell’avversario o del nobile da eliminare era molto diffuso.

apollonia


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Gli accordi tra signorotti locali si celebravano frequentemente con sontuosi banchetti in cui il rischio di morire avvelenati veniva scongiurato in questo modo: il Maestro credenziere, vestito con una livrea diversa da tutti gli altri domestici, entrava nella sala del banchetto e si disponeva a fianco del mobile (che in seguito si chiamerà appunto credenza) dove erano stati collocati tutti i piatti con i cibi e assaggiava ogni portata prima che fosse servita. Se tutto era regolare dichiarava: “Signori, vi è stato offerto servizio di credenza“.

Ovviamente, perché gli ospiti fossero certi della propria incolumità, il servitore doveva rimanere nella sala dei ricevimenti per tutta la durata del banchetto, dritto sulle proprie gambe, come assicurazione vivente!

Da https://fototeca-gilardi.com/blog/il-servizio-di-credenza/

apollonia


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Inviato
4 ore fa, apollonia dice:

Gli accordi tra signorotti locali si celebravano frequentemente con sontuosi banchetti in cui il rischio di morire avvelenati veniva scongiurato in questo modo: il Maestro credenziere, vestito con una livrea diversa da tutti gli altri domestici, entrava nella sala del banchetto e si disponeva a fianco del mobile (che in seguito si chiamerà appunto credenza) dove erano stati collocati tutti i piatti con i cibi e assaggiava ogni portata prima che fosse servita. Se tutto era regolare dichiarava: “Signori, vi è stato offerto servizio di credenza“.

Ovviamente, perché gli ospiti fossero certi della propria incolumità, il servitore doveva rimanere nella sala dei ricevimenti per tutta la durata del banchetto, dritto sulle proprie gambe, come assicurazione vivente!

Da https://fototeca-gilardi.com/blog/il-servizio-di-credenza/

apollonia

 

Una piccola divagazione sul tema:

I topi fanno mangiare i cibi, di cui non son sicuri, agli individui più anziani e, se questi hanno dei problemi, evitano di mangiarne a loro volta. Per queste le esche topicide contengono un veleno che agisce anche dopo giorni.

In questo caso i commensali non avrebbero una credenza valida...


Inviato
38 minuti fa, stefanoforum dice:

esche topicide

Ma anche per le formiche!


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Inviato

La preoccupazione di Mitridate VI re del Ponto per mantenere il trono era di evitare possibili avvelenamenti che all’epoca erano all’ordine del giorno come mezzo principale per eliminare i regnanti. Il Ponto abbondava di piante medicinali e Mitridate istituì presso la sua reggia un vero e proprio centro di ricerca per lo studio di farmaci e veleni.

È famosa la sua abitudine di assumere personalmente i più svariati veleni in dosi crescenti con l’intento di assuefarsi e mettersi al riparo da eventuali tentativi di avvelenamento. Il termine mitridatismo usato ancora oggi in medicina deriva proprio dal nome di questo sovrano.

Quando Pompeo Magno conquistò il regno del Ponto e a Mitridate fu data l’occasione di suicidarsi per evitare il disonore di essere condotto come prigioniero a Roma, un potente veleno non fece alcun effetto su di lui che dovette chiedere a un suo soldato di trafiggerlo con la spada per togliergli la vita.

apollonia


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Inviato

Il risultato più significativo delle ricerche condotte presso la reggia di Mitridate è stata la scoperta di un antidoto efficace contro numerosissime malattie e sostanza tossiche detto “Mitridato” dal nome del sovrano. La ricetta portata a Roma da Pompeo come bottino di guerra fu potenziata dal medico di Nerone Andromaco il Vecchio con l’aggiunta di carne di vipera, portando al potente contravveleno noto come Teriaca Magna.

Oltre alla cura nei casi di sintomi di avvelenamento, la Teriaca manifestò proprietà curative per una serie incredibile di disturbi tanto da essere considerata un toccasana universale. La sua preparazione si diffuse notevolmente e la genuinità del prodotto si sperimentava su un fagiano facendolo mordere da un rettile velenoso e verificando se la Teriaca lo salvava.

Già Galeno, a Roma, la sperimentava sui galli, mentre alcuni pretori della sua epoca la provavano sui condannati a morte.

apollonia


Inviato

Dico la mia. Un termine desueto che ben pochi conoscono e che a volte definiscono in maniera tanto bizzarra quanto divertente e sicuramente sbagliata è Autodafé.

Si tratta della proclamazione solenne della sentenza dell'inquisitore, nella Spagna e suoi dominî. Si faceva un corteo, per lo più in giorno festivo; e vi partecipavano i giudici e i funzionarî (familiari) dell'inquisizione, gli ordini religiosi del luogo e i rei, rivestiti del sambenito. Giunto il corteo alla piazza, ove precedentemente era stato eretto un palco, si leggevano le sentenze, avevano luogo le abiure e le riconciliazioni pubbliche, si consegnavano alla giustizia secolare i relajados o condannati a morte. La pena poi s'infliggeva alla presenza del notaio. Può essere avvenuto in qualche caso che l'esecuzione abbia avuto luogo sulla piazza medesima dell'autodafé, subito dopo letta la sentenza, ma in generale, consegnato il reo al potere civile, i giudici dell'inquisizione si ritiravano col loro seguito. L'autodafé era quindi un atto distinto dall'esecuzione della sentenza.

il termine viene semplicemente dallo spagnolo “atto di fede”, che si traduce appunto “auto da fe”. Le automobili non c’entrano 🤣🤗.

Io l’ho scoperto da poco. 


  • 3 settimane dopo...
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Secondo voi, un individuo allampanato è basso e piuttosto paffuto?

apollonia


Inviato
8 ore fa, apollonia dice:

Secondo voi, un individuo allampanato è basso e piuttosto paffuto?

apollonia

 

Direi di no, anzi é alto e magro ....


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Inviato
36 minuti fa, Saturno dice:

Direi di no, anzi é alto e magro ....

 

Giusto. Sai da dove deriva l'aggettivo?

apollonia


Inviato (modificato)
29 minuti fa, apollonia dice:

Giusto. Sai da dove deriva l'aggettivo?

apollonia

 

credo che sia collegato ai lampioni stradali; che sono alti e slanciati ma sottili.

Per esempio, ho sentito  dire (qui a Roma) : "...quello é uno secco, allampanato..."

Modificato da Saturno
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Inviato
26 minuti fa, Saturno dice:

credo che sia collegato ai lampioni stradali; che sono alti e slanciati ma sottili.

Per esempio, ho sentito  dire (qui a Roma) : "...quello é uno secco, allampanato..."

 

L'aggettivo deriva dal verbo “allampanare”, ovvero “diventare come (il fusto di) una lampada”.

apollonia

 


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Un commediografo francese vietava agli amici di saccheggiare la sua biblioteca e spiegava, con un sorriso: "I libri sono degli amici perfetti. Non vi è indulgenza pari alla loro.  C'è un'unica cosa che non sopportano: essere prestati. Quando li si presta, si offendono talmente che non tornano più".

apollonia


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Inviato (modificato)

Come si chiamano in italiano le facce di una moneta?

Lo so, molti sorrideranno e si chiederanno: ma come, dopo tanti anni che sei su un forum di numismatica, sei rimasto fermo alle basi??

Lo chiedo perchè proprio sul forum continuo a leggere di fronte/retro...lato A/lato B......

Poi leggo sulla "Treccani" on line:

rètro avv. e s. m., invar. [dal lat. retro «dietro, indietro»]. – 1. avv. poet. Dietro, indietro: Poi dentro al foco innanzi mi si mise, Pregando Stazio che venisse retro (Dante); più spesso preceduto da di e a (v. diretro e arretrare-Si rivolgea ciascun, voltando a retro (Dante); L’asta schivò, che sibilante e lunga Andò di retro a conficcarsi in terra (V. Monti). Scritto su un foglio, vedi retro, invito a guardare la parte posteriore del foglio; seguito da a e di per formare prep. composte: mi ristrinsi retro Al duca mio (Dante). 2. s. m. a. La parte posteriore: il r. dell’armadio; andare sul retro; anche, abbrev. di retrobottega. b. La faccia posteriore (contrario di recto) di un foglio, di una moneta, ecc. (più com. verso): nel r. della medaglia.

Proviamo a fare un po' di chiarezza?

Un saluto a tutti.

Stilicho

Modificato da Stilicho
correzione di errore

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@Stilicho

Interessante la tua domanda.

Il Vocabolario Treccani riporta due significati del sostantivo rètro, la parte posteriore (il retro dell’armadio; andare sul retro) e la faccia posteriore (di un foglio, di una moneta, ecc.), aggiungendo tra parentesi nella seconda definizione che retro è il contrario di recto ed è più comunemente chiamato verso.

Infatti, sempre dal Vocabolario Treccani, vèrso [dalla locuz. lat. folio verso «sulla parte posteriore del foglio»] è la parte posteriore di un papiro, di una pergamena o di una carta, contrapposto a recto, la parte anteriore. Con valore attributivo, abbreviato in v, il verso è spesso affiancato al numero d’ordine della carta in opere manoscritte o anche a stampa numerate per carte e non per pagine: carta 44v (o 44v). Nell’uso librario moderno il verso è la pagina pari, cioè segnata con un numero pari, che in tipografia si chiama volta (in opposizione a bianca). Per estensione, il termine è adoperato per indicare la parte posteriore di un titolo di credito, di una moneta o di una medaglia (in opposizione a recto), o anche di un quadro, di una pala o di una bandiera, dipinti da entrambi i lati.

Questo per dire il termine verso mi risulta più gradito del termine retro a indicare per estensione la faccia “posteriore” di una moneta, fermo restando che per i numismatici questa sarà sempre chiamata rovescio (anche di una medaglia).

Buona notte,

apollonia

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Le parti di una moneta contemporanea sono puntualmente descritte sul sito della mia città natale Modoetia Numismaticae

https://modoetianumismaticae.com/numismaticae/enciclopedico-numismatico/le-parti-di-una-moneta-2/

Le facce: il dritto e il rovescio

Per distinguere le facce della moneta, i collezionisti utilizzano per convenzione la terminologia di DRITTO e ROVESCIO.

Il dritto è, in tutta la storia della numismatica, il lato su cui è impresso il viso del sovrano o il simbolo dell’autorità che emette la moneta.

Il rovescio contiene in genere l’indicazione del valore nominale della moneta e una raffigurazione di ogni tipo: se la moneta è commemorativa, l’immagine del rovescio rispecchia l’avvenimento celebra.

Approfitto per segnalare la differenza tra Bordo e Contorno o Taglio evidente in questa illustrazione del Dritto

Drittomoneta.JPG.204a79d1195c60ac5071e7f7160d11dd.JPG

Contorno

Il contorno o taglio della moneta ne divide le due facce e ne forma lo spessore.

Bordo

Il bordo è una striscia in rilievo posta all’orlo delle facce.

C’è una bella differenza tra le due parti della moneta e il motivo per cui alcuni addetti ai lavori chiamino Bordo anche il Contorno o Taglio mi è oscuro. Ma questa tendenza a non chiamare le cose con il loro nome è piuttosto diffusa nel mercato numismatico e confonde le idee ai collezionisti. Che sia questo lo scopo?

apollonia


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Inviato (modificato)

Grazie @apollonia.

Ho scritto qui perchè noto sempre più spesso che nella sezione "identificazioni" le facce della moneta vengono chiamate fronte/retro. Io cerco di farlo notare (anche a me piace chiamare le cose con il loro nome corretto e cercare di usare termini appropriati), ma a volte temo di essere scambiato per un saccente. Però credo che questo sia un aspetto importante. 

A proposito del "dritto", il Savio nel suo "Monete romane" parla in realtà di "diritto": possono essere considerati sinonimi?

Inoltre, sempre sul  Savio si legge: "il bordo o contorno della moneta antica di norma risulta lineare. La zigrinatura fu introdotta infatti solo in epoca moderna....." 

Quello che dicevi poco fa.

Un saluto.

Stilicho

Modificato da Stilicho
corsivo

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Il lato principale della moneta si chiama dritto o diritto, in accordo con il Vocabolario Treccani e il Catalogo Gigante. Uno può scegliere il termine che preferisce: personalmente uso dritto per risparmiare una i nella scrittura.

In numismatica, il contorno è la parte delle monete compresa tra gli orli del diritto e del rovescio, che ne rappresenta lo spessore (Treccani). Il Gigante lo definisce come la parte esterna circolare, compresa tra le due facce, che costituisce lo spessore della moneta.

Invece il bordo della moneta è definito come il margine esterno del modulo (termine tecnico per designare il diametro della moneta espresso in millimetri), quindi la zona all’estremità di ciascuna faccia confinante con il contorno.

Il contorno porta impressi, a rilievo o a incavo, segni, scannellature, motti, ecc. ed è stato definito come la terza faccia della moneta per rilevarne l’importanza. Un motivo più che valido, nonché ragionevole (e non da saccente), di chiamarlo così, lasciando al bordo (anzi, ai bordi perché c’è quello del dritto e quello del rovescio) il significato di cui sopra.

apollonia

 

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Caravaggio, ritenuto uno dei più grandi pittori della sua epoca, era ben consapevole del suo valore. Si racconta che un giorno gli furono mostrate alcune fra le più belle statue di Fidia e Glicone, affinchè traesse insegnamento da quei maestri greci; l’artista stese allora le mani aperte, ancora sporche di colore, verso chi gli parlava a quel proposito e rispose orgogliosamente: “La Natura mi ha già dato questi due ottimi maestri, e a me bastano!”.

apollonia


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Inviato

Leggo sempre più frequentemente che la locuzione preposizionale “riguardo a qualcosa” viene sostituita da “riguardo qualcosa”. Mi chiedo se sono corrette entrambe oppure una sola delle due. Prima di dire la mia vorrei sentire qualche parere in merito.

apollonia


Supporter
Inviato

Con un mio parere ignorante mi verrebbe automatico dire indistintamente o

riguardo a qualcosa

o

riguardante qualcosa

mai

riguardo qualcosa

.. Plausibile?


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Inviato

Salve Fra11: concordo.

Dall’analisi dei testi di cento romanzi italiani del periodo 1947-2006 e dall’uso in vari vocabolari risulta la prevalenza generale del tipo riguardo a nell’italiano letterario recente e attuale.

Personalmente non rinuncerei alla a nemmeno sotto tortura, solo che Alessandro Barbero ha usato l'espressione “riguardo gli Stati Uniti" in Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, e l’autore ha tutta la mia ammirazione come storico e come scrittore. Anche Il Langense, pseudonimo di Luca Patrone, uno dei grandi rebussisti che da poco ci ha lasciati, usava il tipo senza a e la cosa è degna di nota perché ho sempre considerato gli enigmisti di fama un punto di riferimento per l’uso della lingua italiana.

C’è il sospetto che il tipo senza a sia relativamente diffuso e una rapida interrogazione degli archivi di tre importanti quotidiani italiani ("la Repubblica", "Il Corriere della Sera", e "La Stampa") effettuata dall’Accademia della Crusca ha dimostrato che, in media, ogni cinque attestazioni del tipo con a ce n’è almeno una del tipo senza a. È plausibile l’ipotesi che l’accoglimento della forma senza sia dovuto all’analogia con l’uso correttamente transitivo del verbo riguardare in costruzioni del tipo per quanto riguarda qualcosaper ciò che riguarda qualcosa.

Conclusione dell’Accademia: “Finché le proporzioni numeriche fra il tipo riguardo a x e il tipo riguardo x saranno queste, sarà lecito considerare corretto soltanto il primo; ma se, fra qualche anno, l’incidenza del secondo dovesse crescere, grammatici e lessicografi dovranno prenderne atto e considerare ammissibili entrambe le costruzioni. Vedremo.”

Condivido e mi tengo la a.

apollonia

  • Grazie 1

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