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IGNORED

Curiosità nella lingua italiana: aforismi, battute, aneddoti, ecc.


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Inviato

Secondo me, nelle frasi che hanno valore esortativo il congiuntivo imperfetto esprime un desiderio ritenuto irrealizzabile da chi parla, a differenza del congiuntivo presente che lo considera possibile.

apollonia


Inviato

Quindi dobbiamo ritenerlo " legalmente " corretto ,oppure considerarlo un "dialettismo" convenzionalmente tollerato?


Supporter
Inviato
1 ora fa, Adelchi66 dice:

Quindi dobbiamo ritenerlo " legalmente " corretto ,oppure considerarlo un "dialettismo" convenzionalmente tollerato?

 

Bella domanda alla quale non sono in grado di dare una risposta fondata.

Posso dire che verosimilmente l’uso dell’imperfetto congiuntivo al posto del presente in frasi con valore esortativo ha preso il via come “dialettismo” per poi diffondersi progressivamente in TV, nei testi scritti (stampa, narrativa) e in rete.

In tal caso il costrutto si può considerare non del tutto corretto ma diffuso nell’uso parlato nazionale (come “a me mi piace”).

apollonia


Inviato

Maledizione all'uso parlato... :girl_devil:

Uscire fuori... come se si potesse uscire dentro.

O si può? :unsure:

Arka

Diligite iustitiam


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Inviato

Non sarai lieto nell’apprendere da fonti attendibili che, nonostante nel significato del verbo sia già contenuta l'idea ribadita dall'avverbio fuori, la forma "uscire fuori" è largamente attestata nell'italiano scritto, anche letterario, da Dante a oggi. In particolare nel Grande Dizionario della Lingua Italiana (Barberi-Squarotti, UTET), sotto la voce "fuori" si trova un paragrafo dedicato proprio alla locuzione "uscire fuori" con la seguente definizione: "portarsi all'esterno di un luogo chiuso, di uno spazio circoscritto; sfuggire. Anche: avviarsi ad affrontare il nemico in campo aperto"; qualche rigo più sotto poi viene trattata la particolare accezione di "uscire fuori dalla bocca" (es. da Piccolomini: "come le esce fuora una parola di bocca, non è più possibile di farla ritornar dentro"). Nell'italiano contemporaneo e in particolare nella lingua parlata sono frequenti forme e locuzioni ridondanti, in cui cioè il significato che si vuole esprimere viene ribadito da più elementi presenti nella stessa frase: si tratta di un fenomeno normale, volto a conferire maggiore incisività ed espressività a quello che si dice.

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/uscire-fuori-salir-su-e-altri-pleonasmi/13#:~:text=In particolare nel Grande Dizionario,di uno spazio circoscritto%3B sfuggire.

apollonia


Inviato

Comunque se la frase fosse ''come le esce una parola di bocca, non è più possibile di farla ritornar dentro'' non cambierebbe nulla e si risparmia la ripetizione. Resto della mia idea, Dante permettendo. :rolleyes:

Arka

Diligite iustitiam


Supporter
Inviato
21 ore fa, apollonia dice:

Bella domanda alla quale non sono in grado di dare una risposta fondata.

Posso dire che verosimilmente l’uso dell’imperfetto congiuntivo al posto del presente in frasi con valore esortativo ha preso il via come “dialettismo” per poi diffondersi progressivamente in TV, nei testi scritti (stampa, narrativa) e in rete.

In tal caso il costrutto si può considerare non del tutto corretto ma diffuso nell’uso parlato nazionale (come “a me mi piace”).

apollonia

 

Sull’imperfetto congiuntivo

USI

Scorretto, anche se sempre più diffuso nel parlato e negli scritti meno formali, l’uso del congiuntivo imperfetto con la funzione di congiuntivo esortativo al posto del congiuntivo presente, in origine tipico del parlato centromeridionale

*Stesse attento che non incriminano lui (www.libero-news.it).

https://www.treccani.it/enciclopedia/congiuntivo-imperfetto_(La-grammatica-italiana)/

apollonia

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato
1 ora fa, Arka dice:

Comunque se la frase fosse ''come le esce una parola di bocca, non è più possibile di farla ritornar dentro'' non cambierebbe nulla e si risparmia la ripetizione. Resto della mia idea, Dante permettendo. :rolleyes:

Arka

Diligite iustitiam

 

Come vedi, l’uso del congiuntivo imperfetto con la funzione di congiuntivo esortativo al posto del congiuntivo presente è ritenuto scorretto dagli addetti ai lavori. Sempre più diffuso nel parlato e negli scritti meno formali, ma scorretto.

Diverso è il caso della forma “uscire fuori” dal significato di portarsi all’esterno di un luogo chiuso, di uno spazio circoscritto, perché nell’italiano contemporaneo e in particolare nella lingua parlata sono frequenti le forme e locuzioni ridondanti, in cui cioè il significato che si vuol esprimere viene ribadito da più elementi presenti nella stessa frase. Si tratta di un fenomeno normale, volto a conferire maggiore incisività ed espressività a quello che si dice.

Questo può non piacere, ma non si può negare.

Aggiungo che si usa anche il verbo fuoriuscire (o fuoruscire) nel significato di venire fuori, effluire (per es. di un liquido dal recipiente, del sangue da una ferita).

apollonia


Inviato (modificato)

''Venire fuori'' mi sta benissimo, perchè si può anche ''venire dentro''. Ma, ribadisco, ''uscire fuori'' è un'inutile ripetizione, così come ''a me mi piace'' (orribile :girl_devil:).

Arka

P.S. Mi chiedo se l'accettazione del mancato rispetto delle regole linguistiche non sia poi padre dell'accettazione del mancato rispetto delle regole stradali (i pedoni passano regolarmente con il rosso, gli automobilisti non si fermano prima delle strisce pedonali...) e di altre regole anche più importanti.

P.S. 2 Ho corretto la parola ''strisce'' dopo la bacchettata di @apollonia... :rolleyes:

Diligite iustitiam

Modificato da Arka
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Supporter
Inviato
4 ore fa, Arka dice:

''Venire fuori'' mi sta benissimo, perchè si può anche ''venire dentro''. Ma, ribadisco, ''uscire fuori'' è un'inutile ripetizione, così come ''a me mi piace'' (orribile :girl_devil:).

Arka

P.S. Mi chiedo se l'accettazione del mancato rispetto delle regole linguistiche non sia poi padre dell'accettazione del mancato rispetto delle regole stradali (i pedoni passano regolarmente con il rosso, gli automobilisti non si fermano prima delle striscie pedonali...) e di altre regole anche più importanti.

Diligite iustitiam

 

Del mancato rispetto delle regole stradali non saprei, ma sicuramente delle regole per riportare le proprietà fisiche delle monete, quando nelle didascalie si legge per esempio: “Metallo: AR, gr. 17,19 e Diam.: mm. 25,24”.

Per non parlare del linguaggio chimico attinente alle monete.

apollonia


Supporter
Inviato

@Arka

Un fuoruscito dal forum mi ha chiesto privatamente di informarti che il corretto plurale di “striscia” non è “striscie” ma “strisce”.

apollonia


Inviato

L'ho fatto apposta per vedere se siete attenti... :rolleyes:

Arka

P.S. No, non è vero... ho proprio sbagliato. :cray:

Diligite iustitiam


Supporter
Inviato
3 ore fa, Arka dice:

L'ho fatto apposta per vedere se siete attenti... :rolleyes:

Arka

P.S. No, non è vero... ho proprio sbagliato. :cray:

Diligite iustitiam

 

Dice Confucio che un uomo che ha commesso un errore e non lo ripara commette un altro errore.

Tu non l’hai commesso.

apollonia

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

Un problema di accento nella frase risolutiva di un rebus

Luccicherà Z zia? no! = Lucci che razziano

Ràziano o razzìano?

apollonia


Supporter
Inviato (modificato)
Il 9/9/2023 alle 10:50, apollonia dice:

Un problema di accento nella frase risolutiva di un rebus

Luccicherà Z zia? no! = Lucci che razziano

Ràziano o razzìano?

apollonia

 

Il verbo razzïare ha la i con dieresi per dire che questa vocale non forma uno iato con la a seguente ma è staccata da essa (dieresi significa separazione). Il presente indicativo è io razzìo, tu razzìi, …, loro razzìano.

https://www.treccani.it/vocabolario/razziare/

L’accentazione corretta è la seconda.

apollonia

Modificato da apollonia

Supporter
Inviato

Sapete spiegare come mai le cifre che noi utilizziamo si dicono “arabiche” nonostante gli Arabi non le abbiano né inventate né usate come tali?

apollonia


Supporter
Inviato

La spiegazione è che tali cifre, nonostante provengano dall’India, furono introdotte in Occidente, verso il secolo X, grazie a opere di vari studiosi arabi, tra cui al-Kindi.

La loro diffusione ebbe notevole impulso in seguito alla pubblicazione nel ‘200 del trattato “Liber abbaci” (= Libro del calcolo) del matematico pisano Leonardo Fibonacci, che ne promosse l’uso.

apollonia


Supporter
Inviato

A proposito di numeri…

L’uso delle cifre nella scrittura di una grandezza, per esempio la massa e il diametro di una moneta, deve seguire le norme stabilite dal DPR 12/08/1982 n. 802 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1982/11/03/082U0802/sg

La regola/legge dice che il numero deve precedere il simbolo dell’unità di misura della grandezza alla quale fa riferimento, separato da uno spazio. Inoltre, dato che i simboli non sono abbreviazioni, non devono essere seguiti dal punto. Il punto ci sta solo quando il simbolo è alla fine della frase.

Quindi la massa di una moneta sarà riportata, per es., come “10 g” e il diametro come “20 mm”.

La scrittura che si legge in alcune didascalie di “gr. 10” e “mm. 20” è un concentrato di errori perché:

(a)“gr” è il simbolo del grano, unità di misura di massa molto usata nei paesi anglosassoni che corrisponde alla massa media di un chicco di grano (circa 64,8 mg); (b)il punto dopo gr è errato perché non è un’abbreviazione; (c)il numero deve precedere e non seguire l’unità di misura; (d)il punto dopo il simbolo di millimetro (la prima “m” è il prefisso che moltiplica per 10-3 l’unità seguente; la seconda “m” è il simbolo del metro) avrebbe ragion d’essere solo se mm fosse a fine frase, ma qui non ha alcun senso. (e)ancora il numero deve precedere l’unità di misura.

apollonia


Supporter
Inviato

Un caso di omografi con significato diverso a seconda dell'accentazione si trova nella frase risolutiva del rebus al post # 8541 in

https://www.lamoneta.it/topic/175903-raccolta-di-rebus-attinenti-alla-numismatica/page/342/#comments

apollonia


  • 1 mese dopo...
Supporter
Inviato

Un mobile come la “credenza” usata in cucina per contenere piatti e stoviglie, che cosa può aver a che fare con il “credere”?

apollonia


Supporter
Inviato
Il 2/11/2023 alle 22:38, apollonia dice:

Un mobile come la “credenza” usata in cucina per contenere piatti e stoviglie, che cosa può aver a che fare con il “credere”?

apollonia

 

Chissà quanti hanno in casa una credenza, ma è strano che nessuno sappia dire cosa può aver a che fare con il “credere” un mobile usato in cucina per contenere piatti e stoviglie.

apollonia


Supporter
Inviato

. Un tempo, prima di dare inizio ai banchetti signorili, le vivande venivano disposte su un apposito mobile e scrupolosamente assaggiate da un servitore incaricato di dimostrare ai convitati la salubrità dei cibi. Tale servizio era detto credenza e il nome è rimasto a indicare il mobile da cucina su cui sono posati i piatti.

apollonia


Supporter
Inviato

Poi c'è chi, come me, scopre che "idem con patate" deriva (o, meglio, è una semplice storpiatura) da   "idem comparate".

Tutti voi lo sapevate di certo.... a me invece, per alcuni secondi, è sembrato di fare una scoperta eccezionale 😅


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