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Campo della Fiera, il pozzo si apre alle meraviglie. Dai nuovi scavi, i primi tesori

 
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Al secondo giorno di scavo, il pozzo medievale restituisce già le sue meraviglie. Lì dove lo scorso anno erano stati trovati quasi 300 vasi integri, sono tornate ad emergere pregevoli maioliche databili tra il XIII e il XV secolo. Prezioso l'aiuto della Società Asso, ente del terzo settore specializzato in questa tipologia di indagini e già nota per i suoi lavori in ambito archeologico – tra cui Pyrgi, Cerveteri e Veio – con il coordinamento di Danilo Leone, docente di Metodologia e Tecniche della Ricerca Archeologica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Foggia che, da lungo tempo, collabora allo scavo del Fanum Voltumnae.

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I lavori della 23esima campagna di scavi nel sito orvietano di Campo della Fiera continueranno nelle prossime settimane fino a raggiungere il fondo della cavità e vedranno impegnati gli archeologi dell'omonima onlus sino a settembre, su concessione ministeriale, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, da sempre sensibile al patrimonio dei beni culturali, che richiamano università da tutto il mondo. Proprio il ribattezzato "Pozzo delle Meraviglie", collegato al Convento della Chiesa di San Pietro in Vetere, sarà al centro dei rilievi e delle ricerche degli esperti che saranno effettuate quest'anno.

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"I risultati finora ottenuti – spiega la professoressa Simonetta Stopponi, direttrice dello scavo – documentano l’importanza storica di un luogo che, dal VI secolo a.C., fu sede del santuario federale, chiamato dagli Etruschi Luogo Celeste e dai Romani Fanum Voltumnae, e che continuò a vivere fino al XV secolo". In via di organizzazione, intanto, una nuova, suggestiva, edizione di "Sotto il cielo degli etruschi. Notte Bianca al Fanum Voltumnae" per la conoscenza e la valorizzazione di uno sito straordinario come Campo della Fiera che, evidentemente, non smette di rivelare tesori e bellezze che tanto dicono di un passato remoto.

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https://www.orvietonews.it/cultura/2023/07/13/campo-della-fiera-il-pozzo-si-apre-alle-meraviglie-dai-nuovi-scavi-i-primi-tesori-103435.html

Nuovi scavi a Campo della Fiera, si indaga il pozzo delle meraviglie

 

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Al via lunedì 10 luglio la 23esima campagna di scavi nel sito archeologico di Campo della Fiera. Ai piedi della Rupe l'omonima onlus tornerà a scavare fino a sabato 5 agosto e, per altre quattro settimane, da lunedì 7 agosto a sabato 2 settembre, su concessione ministeriale, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, da sempre sensibile al patrimonio dei beni culturali, che richiamano università da tutto il mondo.

In questa campagna di scavo continuerà ad essere indagato il “pozzo delle meraviglie” dove, lo scorso anno, erano stati trovati circa 300 vasi integri, dal XII al XVI secolo. Lo scavo verrà condotto dalla società Asso, specializzata in questo tipo di indagini. Si spera di giungere al fondo della struttura. La costruzione non è collegata agli edifici, ma al convento della chiesa di San Pietro in vetere.

“I risultati finora ottenuti – spiega la professoressa Simonetta Stopponi, direttrice dello scavo – documentano l’importanza storica di un luogo che, dal VI secolo a.C., fu sede del santuario federale, chiamato dagli etruschi luogo celeste e dai romani Fanum Voltumnae, che continuò a vivere fino al XV secolo”.

In via di organizzazione, intanto, una nuova, suggestiva, edizione di “Sotto il cielo degli etruschi. Notte bianca al Fanum Voltumnae” per la conoscenza e la valorizzazione dello straordinario sito di Campo della Fiera.

https://www.orvietonews.it/cultura/2023/07/10/nuovi-scavi-a-campo-della-fiera-si-indaga-il-pozzo-delle-meraviglie-103364.html

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Rinvenute a Orvieto 300 maioliche integre tra XIII e XVI secolo

Durante la campagna di scavi al Campo della Fiera

 

PERUGIA, 24 AGO 2022- Rinvenute a Orvieto 300 maioliche integre in un pozzo profondo dieci metri durante la campagna di scavi archeologici al Campo della Fiera. Le brocche, ritrovate in perfetto stato di conservazione, erano utilizzate tra il XIII e il XVI secolo. A darne notizia all'ANSA è la professoressa Simonetta Stopponi che da oltre 20 anni dirige la campagna di scavo dell'associazione Campo della Fiera su concessione ministeriale e con la collaborazione dell'Università di Foggia, con il supporto finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
    "L'eccezionalità del rinvenimento consiste non solo nello straordinario stato di conservazione dei reperti, già in fase di restauro, che serbano ancora le decorazioni e i colori intensi degli smalti, ma anche nel fatto che si tratterebbe di uno dei pochi contesti ceramici di età medievale e moderna rinvenuti in un complesso extraurbano del territorio orvietano, indagati secondo le moderne tecniche dell'archeologia stratigrafica", spiega la professoressa Stopponi.
    Tra i ritrovamenti, in particolare, spicca la fiaschetta di un pellegrino della metà del Duecento. Numerose sono le maioliche di età rinascimentale, provenienti dalle principali botteghe umbre e alto laziali, e vendute dai mercanti che accorrevano stagionalmente per partecipare alle fiere.
    I reperti in metallo, tra cui roncole, accette, falcetti e rasoi per la concia delle pelli, "ci raccontano la vita quotidiana del convento e della comunità dei contadini della pieve", raccontano gli archeologi.
    Il pozzo in cui sono state rinvenute le maioliche, che ancora oggi raccoglie l'acqua proveniente dalla falda sotterranea, "rappresentava la riserva idrica del convento medievale di San Pietro in vetere e fu utilizzata anche dopo l'abbandono del complesso ecclesiastico, nel corso dei mercati stagionali che, come ricordano le fonti, si svolgevano accanto alla chiesa nel XV e XVI secolo", viene ancora spiegato dai ricercatori.
    "I recipienti, in corso di studio da parte del prof. Danilo Leone e di Vincenzo Valenzano dell'Università di Foggia, consentono di arricchire la storia delle produzioni ceramiche di un comprensorio territoriale molto ampio dal Medioevo fino all'età moderna", sottolinea Stopponi.

https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/cultura/arte/2022/08/24/rinvenute-a-orvieto-300-maioliche-integre-tra-xiii-e-xvi-secolo_bc315a9c-03c2-47e3-96f5-12e12583db6f.html

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Campo della Fiera restituisce ceramiche e mosaici. "Fiore all'occhiello per la Capitale della Cultura"

giovedì 11 agosto 2022
 di DAVIDE POMPEI

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"Il Santuario Federale degli Etruschi è un luogo unico al mondo che non smette di rivelare sorprese e suscitare interesse tra studiosi e studenti, anche all'estero. Un'area archeologica più che degna di essere il fiore all'occhiello della partecipazione progettata in vista della candidatura di Orvieto a Capitale Italiana della Cultura per il 2025". Può ben dirlo la professoressa Simonetta Stopponi, direttrice scientifica della 22esima campagna di scavo condotta, su concessione ministeriale, in località Campo della Fiera dall'omonima Onlus, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, sensibile al patrimonio dei beni culturali.

All'opera, su due turni di scavi – il primo, da domenica 17 luglio a sabato 6 agosto, il secondo da domenica 7 a sabato 27 agosto – numerosi allievi provenienti da atenei statunitensi, europei (Madrid, Bonn, Parigi) e italiani (Firenze, Venezia, Napoli, Perugia, Foggia, Pavia, Padova, Milano). Purtroppo il violento temporale abbattutosi su Orvieto nel pomeriggio di lunedì 8 agosto non ha risparmiato nemmeno l'area archeologica ai piedi della Rupe, provocando danni alle coperture dei mosaici e coprendoli di fanghiglia, ed allagando l’intero scavo fino a rendere impossibile la prosecuzione delle indagini per alcuni giorni.

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La Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio dell’Umbria effettuerà un sopralluogo nel sito dove si stava scavando una fontana monumentale che ha già restituito una lastra dipinta con un'elegante figura femminile. Si sta indagando poi la grande struttura segnalata dalle prospezioni geomagnetiche condotte nel 2020 e individuata lo scorso anno. La costruzione prospetta la Via Sacra del luogo di culto affiancandosi al Tempio C e all’Edificio E, composto da tre stanze. "A quest’ultimo – spiegano gli archeologi – è assolutamente identico il nuovo fabbricato, denominato Edificio F, analogo nelle misure, nella tecnica costruttiva e nell’articolazione dei tre ambienti.

Un’ipotesi di lavoro è quella che si tratti di edifici destinati a contenere i doni preziosi che le città etrusche facevano al Santuario Federale. Non a caso, nei pressi dell’Edificio E, sono state trovate la gambe e una mano di una statua greca, prontamente esposta al Museo Archeologico Nazionale". Ora verrà condotta un’indagine in profondità per verificare l’eventuale presenza di un terzo edificio al di sotto del collettore di servizio alle Terme Romane, raggiungendo così il numero complessivo di nove stanze. Diventerebbe, allora, estremamente probabile che ci sia una quarta struttura servita da robusta fondazione alle terme erette all’epoca dell’Imperatore Adriano.

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E che in totale siano proprio dodici gli ambienti, in perfetta rispondenza al numero delle città che formavano la lega etrusca. Ulteriori novità sono costituite dal rinvenimento di altri mosaici pavimentali della prestigiosa residenza di età augustea e dalla scoperta di un pozzo, pertinente al convento della Chiesa di San Pietro in Vetere, che sta restituendo bellissime ceramiche cinque e seicentesche. Di grandissimo interesse, i risultati finora ottenuti documentano l’importanza storica di un luogo che dal VI secolo a.C. fu sede del santuario federale, chiamato dagli Etruschi "Il Luogo Celeste" e dai Romani "Fanum Voltumnae", che continuò a vivere fino al XV secolo.

https://www.orvietonews.it/cultura/2022/08/11/campo-della-fiera-restituisce-ceramiche-e-mosaici-fiore-all-occhiello-per-la-capitale-della-cultura-96814.html

Modificato da ARES III

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Splendide ceramiche rinascimentali e seicentesche recuperate dal pozzo di un’antica abbazia umbra

23 Agosto 2022 |
 

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Foto: Campo della Fiera

Sono state presentate, sul terreno archeologico, dal gruppo Campo della Fiera di Orvieto numerose ceramiche medievali e rinascimentali, trovate nel corso delle indagini dei giorni scorsi, all’interno di un pozzo, pertinente al convento della Chiesa di San Pietro in Vetere.

toscana-orvieto-3-1024x716.jpg Foto: Campo della Fiera toscana-orvieto-1-1024x768.jpg Foto: Campo della Fiera

Gli scavi si svolgono su un’area ben più antica, legata al Fanum Voltumnae, il santuario federale degli Etruschi, invano cercato sin dal XV secolo. A Campo della Fiera l’articolato palinsesto archeologico è caratterizzato da un’imponente Via Sacra. Al limite nord della strada si conserva la soglia di accesso ad un ampio spazio sacralizzato con un altare, un donario, pozzi e ricchi depositi. Del tempio A rimangono il podio costruito in blocchi di tufo ed alcuni elementi in trachite. Proseguendo verso sud, il percorso della Via Sacra conduceva al tempio C, costruito alla fine del VI sec. a.C., ed abbandonato tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Il tempio B, nell’Area Sud, dominava l’intera area sottostante. L’edificio, costruito alla fine del VI sec. a.C. e circondato da portici, fontane e vasche fu probabilmente distrutto, nel III sec. a.C., con la conquista romana della città e lo spazio adibito ad attività produttive (fornaci ceramiche).

Nella parte nord-orientale del sito, tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C., venne edificata una residenza, connessa ad un impianto termale. La domus, decorata con mosaici, pavimenti marmorei e intonaci dipinti di altissimo livello, raggiunse il suo massimo splendore tra il III e il IV sec. d.C., mentre le vicine terme si articolano in due distinti impianti: il primo dell’età augustea ed il secondo costruito nell’ambito del II sec. d.C. Intorno al VI-VII secolo un grande vano della residenza venne ripavimentato e forse trasformato in chiesa: sul finire del XII o agli inizi del XIII secolo fu edificata una nuova struttura ecclesiastica a pianta rettangolare e navata unica identificabile con la chiesa di San Pietro in vetere. Nella seconda metà del XIV-XV secolo la grande costruzione rettangolare accanto alla chiesa fu demolita, così da lasciare un ampio spazio aperto funzionale ad attività di mercato.

https://www.stilearte.it/splendide-ceramiche-rinascimentali-e-seicentesche-recuperate-dal-pozzo-di-unantica-abbazia-umbra/


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Ora nuova discesa e altri tesori recuperati dal pozzo delle meraviglie di Orvieto che lo scorso anno ha restituito 300 maioliche medievali

14 Luglio 2023 |

 

300 ceramiche medievali – soprattutto splendide brocche di maiolica policroma – recuperate lo scorso anno, altre a partire da queste ore, poco dopo l’apertura del cantiere archeologico.

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“Dopo la non facile rimozione della grande macina, ecco che “il pozzo delle meraviglie” comincia a restituirci i suoi tesori… – affermano i membri di Asso-Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione – Lieti di collaborare con la associazione Campo della Fiera, l’università di Foggia e il Prof. Danilo Leone in questo scavo appassionante che non mancherà di sorprenderci. Ceramiche periodo medievale. Convento medievale San Pietro in Vetere. Sarà un mese di agosto pieno di sorprese”.

 

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Tutto si svolge nell’area del pozzo medievale, ricco di sovrapposte testimonianze, del Campo della Fiera, un sito archeologico che si trova alla base della rupe di Orvieto, dove sono stati trovati, negli anni, reperti che risalgono all’eta etrusca, romana e medievale. La parte più cospicua dei ritrovamenti risale all’età etrusca. Il ritrovamento di templi, edifici, strade e fontane, ha permesso di studiare approfonditamente l’area di questo monumentale insediamento che dovrebbe corrispondere al Fanum Voltumnae, ovvero al luogo religioso federale della dodecapoli etrusca. Un punto cruciale di convergenza politica e culturale delle popolazioni etrusche che, come sappiamo, presentavano forme autonome di governo ma un patto federativo con i vicini appartenenti allo stesso popolo.

L’area fu poi frequentata in epoca romana, come dimostrano i resti di un edificio termale e di un residenza di età augustea, mentre al Medioevo risalgono i resti della chiesa di San Pietro in Vetere, che venne edificata sopra un’area sacra del santuario etrusco. L’edificio cristiano fu costruito a partire dal IV secolo – a questo periodo si riferisce un primo pavimento, restaurato nel VI e VI secolo – com’è testimoniato da un secondo pavimento a mosaico e infine nel XII secolo, quando il luogo di culto venne ricostruito e successivamente abbandonato.

https://www.stilearte.it/ora-nuova-discesa-e-altri-tesori-recuperati-dal-pozzo-delle-meraviglie-di-orvieto-che-lo-scorso-anno-ha-restituito-300-maioliche-medievali/


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Che “carniere”! Cresce di ora in ora il numero di ceramiche medievali recuperate dal Pozzo delle meraviglie

15 Luglio 2023 |

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Cresce di ora in ora il “carniere” degli archeologi e dei volontari impegnati nello scavo di un pozzo medievale, nel Campo della Fiera, sotto la rocca d’Orvieto, nell’area che fu occupata dagli etruschi e che divenne probabilmente santuario federativo di numerose città etrusche. In quel luogo ci sono anche vestigia romane e medievali. E proprio nel pozzo medievale sono impegnati gli archeologi di Asso. Lo scorso anno furono recuperate circa 300 maioliche medievali, databili tra l’XI e il XIII secolo. Dopo poche ore dall’apertura del cantiere, il “prodigio si ripete”.

pozzo-meraviglie-2-1024x747.jpg Altra proficua giornata di lavoro allo scavo del Campo della Fiera! Foto del gruppo di giovani ricercatori con gli anziani della ASSO

 

https://www.stilearte.it/che-carniere-cresce-di-ora-in-ora-il-numero-di-ceramiche-medievali-recuperate-dal-pozzo-delle-meraviglie/


  • 3 settimane dopo...
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Ehi, tirate la corda! Altre splendide ceramiche medievali e rinascimentali trovate nel Pozzo delle meraviglie a Orvieto

 

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E’ una sorpresa continua, al Campo della Fiera, a Orvieto. Splendide ceramiche emergono dal pozzo delle meraviglie, un manufatto medievale in cui furono gettate tantissime ceramiche, soprattutto brocche. Trecento pezzi furono recuperati lo scorso anno. Ora il lavoro prosegue, con straordinari recuperi.

 

Le indagini sono condotte dal prof. Danilo Leone dell’Università di Foggia.

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“A -11,15 metri termina lo scavo del pozzo del convento di San Pietro in Vetere a Campo della Fiera. – dicono i membri del gruppo che si occupa del Campo – Una indagine complessa, soprattutto per la presenza dell’acqua di falda che riempie il pozzo per oltre metà della sua altezza. Per questo non possiamo non ringraziare gli amici della ASSO – Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione, archeospeleosubacquei di lunga esperienza e la società IRE4 di Orvieto che ha gentilmente messo a disposizione le pompe idrovore. I numerosi reperti recuperati ci aiuteranno a ricostruire la storia di questo territorio dal XIII al XVII secolo”.

pozzo-leone-768x1024.jpeg Il professor Danilo Leone dell’Università di Foggia mostra alcuni reperti recuperati in questi giorno @ Università di Foggia

 

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Tutto si svolge nell’area del pozzo medievale, ricco di sovrapposte testimonianze, del Campo della Fiera, un sito archeologico che si trova alla base della rupe di Orvieto, dove sono stati trovati, negli anni, reperti che risalgono all’età etrusca, romana e medievale. La parte più cospicua dei reperti risale all’età etrusca. Il ritrovamento di templi, edifici, strade e fontane, ha permesso di studiare approfonditamente l’area di questo monumentale insediamento che dovrebbe corrispondere al Fanum Voltumnae, ovvero al luogo religioso federale della dodecapoli etrusca. Un punto cruciale di convergenza politica e culturale delle popolazioni etrusche che, come sappiamo, presentavano forme autonome di governo ma un patto federativo con i vicini appartenenti allo stesso popolo.

L’area fu poi frequentata in epoca romana, come dimostrano i resti di un edificio termale e di un residenza di età augustea, mentre al Medioevo risalgono i resti della chiesa di San Pietro in Vetere, che venne edificata sopra un’area sacra del santuario etrusco. L’edificio cristiano fu costruito a partire dal IV secolo – a questo periodo si riferisce un primo pavimento, restaurato nel VI e VI secolo – com’è testimoniato da un secondo pavimento a mosaico e infine nel XII secolo, quando il luogo di culto venne ricostruito e successivamente abbandonato.

https://www.stilearte.it/ehi-tirate-la-corda-altre-splendide-ceramiche-medievali-e-rinascimentali-trovate-nel-pozzo-delle-meraviglie/


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Sito notevole ed importante, quello di "campo della fiera " , del quale aggiungo una planimetria generale .

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  • 4 settimane dopo...
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C’è da farne mezzo museo. Mezzo museo dedicato all’evoluzione della ceramica medievale italiana – con particolare riferimento all’Italia centrale – nel passaggio al Rinascimento e al Barocco. I pezzi recuperati dal pozzo di Campo della Fiera di Orvieto sono di assoluta bellezza e testimoniano una “civiltà del bere” che poggiava sulla narrazione e sulla bellezza. Che fosse acqua o vino il liquido agognato giungeva al consumatore racchiuso in una storia policroma, con una suggestione simbolica.

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Le indagini e lo studio dei vari pezzi recuperati dal fondo della cavità cilindrica sono coordinate dal prof. Danilo Leone dell’Università di Foggia. Sono centinaia i pezzi recuperati. Ora c’è da chiedersi il motivo per il quale i nostri antenati si disfecero di un numero così consistente di pezzi, molti dei quali in condizioni ottime.L’acqua, infatti, rese soft l’impatto con il fondo e numerose splendide brocche vengono ora ricostituite in ogni pezzo e restaurate.

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“A -11,15 metri termina lo scavo del pozzo del convento di San Pietro in Vetere a Campo della Fiera. – dicono i membri del gruppo che si occupa del Campo – Una indagine complessa, soprattutto per la presenza dell’acqua di falda che riempie il pozzo per oltre metà della sua altezza. Per questo non possiamo non ringraziare gli amici della ASSO – Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione, archeospeleosubacquei di lunga esperienza e la società IRE4 di Orvieto che ha gentilmente messo a disposizione le pompe idrovore. I numerosi reperti recuperati ci aiuteranno a ricostruire la storia di questo territorio dal XIII al XVII secolo”.
Tutto si svolge nell’area del pozzo medievale, ricco di sovrapposte testimonianze, del Campo della Fiera, un sito archeologico che si trova alla base della rupe di Orvieto, dove sono stati trovati, negli anni, reperti che risalgono all’età etrusca, romana e medievale. La parte più cospicua dei reperti risale all’età etrusca. Il ritrovamento di templi, edifici, strade e fontane, ha permesso di studiare approfonditamente l’area di questo monumentale insediamento che dovrebbe corrispondere al Fanum Voltumnae, ovvero al luogo religioso federale della dodecapoli etrusca. Un punto cruciale di convergenza politica e culturale delle popolazioni etrusche che, come sappiamo, presentavano forme autonome di governo ma un patto federativo con i vicini appartenenti allo stesso popolo.

 

L’area fu poi frequentata in epoca romana, come dimostrano i resti di un edificio termale e di un residenza di età augustea, mentre al Medioevo risalgono i resti della chiesa di San Pietro in Vetere, che venne edificata sopra un’area sacra del santuario etrusco. L’edificio cristiano fu costruito a partire dal IV secolo – a questo periodo si riferisce un primo pavimento, restaurato nel VI e VI secolo – com’è testimoniato da un secondo pavimento a mosaico e infine nel XII secolo, quando il luogo di culto venne ricostruito e successivamente abbandonato.

https://www.stilearte.it/il-pozzo-delle-meraviglie-dorvieto-e-senza-fondo-trovate-ancora-brocche-medievali-e-rinascimentali/


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Ah, che bello. Un butto. Il parco giochi degli archeologi


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  • 2 mesi dopo...
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Mille brocche medievali e rinascimentali, un sigillo del re e tanti utensili antichi recuperati dal fondo del Pozzo delle meraviglie

 

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Sono stati presentati questa mattina, mercoledì 11 ottobre 2023, i risultati della campagna di scavi condotta nel sito archeologico di Campo della Fiera, sotto la rocca d’Orvieto, dove l’Università di Foggia è impegnata nelle indagini di un pozzo medievale. Le attività, condotte dal prof. Danilo Leone, hanno portato, nel corso degli anni, a notevoli scoperte. Tanti, infatti, i preziosi reperti che sono stati mostrati durante la conferenza stampa: dal sigillo di Filippo il Bello, alle straordinarie ceramiche policrome.

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Nel corso della campagna di scavi che si svolge annualmente presso il sito archeologico di Campo della Fiera, a Orvieto, l’équipe di archeologi dell’Università di Foggia, diretta dal prof. Danilo Leone e dal dott. Vincenzo Valenzano, ha riportato, infatti, alla luce un pozzo, profondo 11 metri, che custodiva circa mille brocche in perfetto stato di conservazione, utilizzate tra il XIII e il XVII secolo. La cisterna, che ancora oggi raccoglie l’acqua proveniente dalla falda sotterranea, rappresentava la riserva idrica del convento medievale di San Pietro in Vetere e fu utilizzata anche dopo l’abbandono del complesso ecclesiastico, nel corso dei mercati stagionali che, come ricordano le fonti, si svolgevano accanto alla chiesa nel XV e XVI secolo.
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“I numerosi e splendidi reperti che oggi abbiamo potuto ammirare sono la testimonianza viva e tangibile di quanto siano stati sorprendenti i risultati di questa campagna scavi nel sito archeologico di Campo della Fiera. Grazie all’eccellente lavoro dei nostri ricercatori, coordinati sul campo dal prof. Leone, questo sito archeologico caratterizzato da uno straordinario connubio tra storia e natura si sta rivelando di una bellezza e di un’importanza che accrescono ad ogni campagna di scavi. Un progetto di valorizzazione che ci riempie di orgoglio non solo sotto il profilo della ricerca scientifica ma anche didattico. Alla campagna scavi, infatti, hanno partecipato i nostri studenti che hanno svolto attività di studio e ricerca direttamente sul campo a completamento della loro formazione maturando un’esperienza di alto profilo, che ha offerto loro la possibilità di utilizzare i più moderni strumenti messi a disposizione dalla tecnologia nonchè diverse competenze scientifiche che solo una sede universitaria di eccellenza come quella di Foggia è in grado di offrire.” – ha affermato il prof. Lorenzo Lo Muzio, Rettore dell’Università di Foggia. Alla Conferenza stampa sono intervenuti: il prof. Sebastiano Valerio, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici; il prof. Danilo Leone, Coordinatore della campagna di scavo e Delegato del Rettore alla Terza Missione; Gianna Ferrara – Studentessa del corso di laurea magistrale interateneo in Archeologia.

“La campagna di scavo presentata stamattina rappresenta un fiore all’occhiello per questo Dipartimento e per l’Università intera – ha dichiarato il prof. Sebastiano Valerio, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici -. È l’ennesima riprova dell’eccellenza raggiunta in questo campo dai nostri ricercatori, impegnati per altro su più fronti di ricerca. In questo caso specifico l’importanza e la bellezza dei reperti ritrovati è davvero straordinaria ed è un contributo importante che questa Università offre all’avanzamento degli studi”. “L’eccezionalità del rinvenimento – sostiene il prof. Danilo Leone, Coordinatore della campagna di scavo e Delegato del Rettore alla Terza Missione -, consiste non solo nello straordinario stato di conservazione dei reperti, già in fase di restauro, che serbano ancora le decorazioni e i colori intensi degli smalti, ma anche perché si tratterebbe di uno dei pochi contesti ceramici di età medievale e moderna rinvenuti in un complesso extraurbano, indagati secondo le moderne tecniche dell’archeologia stratigrafica”. Alla conferenza stampa è intervenuta altresì Gianna Ferrara – Studentessa del corso di laurea magistrale interateneo in Archeologia che ha così dichiarato: “A pochi giorni dal conseguimento della laurea in Archeologia, sono molto contenta oggi di avere l’opportunità di condividere con voi l’esperienza straordinaria che ho vissuto partecipando a questo scavo archeologico. Questa avventura ha senza dubbio lasciato un’impronta profonda nella mia formazione accademica ma ha soprattutto arricchito la mia comprensione del passato e alimentato ancor di più questa mia passione per l’archeologia. Lavorare a stretto contatto con archeologi esperti, ricercatori e colleghi mi ha insegnato i valori dell’attesa e della scoperta, della metodologia e del lavoro di squadra. Insieme ad altri studenti, abbiamo setacciato la terra con pazienza e attenzione, abbiamo documentato ogni ritrovamento, confrontato le nuove conoscenze sul sito con quelle già esistenti e abbiamo esultato nel riportare alla luce dei reperti di una bellezza straordinaria che oggi possono essere ammirati da tutti. Reperti che sono l’invito rivolto a ciascuno di noi a difendere e preservare il nostro patrimonio culturale che deve essere valorizzato e reso fruibile alla collettività. Ringrazio il prof. Leone e tutti i docenti che mi hanno accompagnato nel mio percorso di studio offrendomi l’opportunità di maturare esperienze sul campo di altissimo profilo scientifico ma anche sul piano personale. ”
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I risultati della campagna di scavi

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La consistente quantità di brocche e forme chiuse per contenere liquidi, conferma la peculiarità della formazione del deposito, esito di una perdita dei vasi nell’atto di attingere l’acqua, azione quest’ultima prolungata nel tempo fino al suo abbandono. Questa ipotesi suggestiva è confermata dal rinvenimento di ganci, rampini e anelli di catena, uno dei quali ancora inanellato nell’ansa del vaso, spezzatosi nel tentativo di recupero del recipiente. Solo nel caso dello strato della prima metà del XIV secolo, si può ipotizzare uno scarico volontario, avvenuto in concomitanza con la peste del 1348-1349, quando il pozzo fu abbandonato e smantellato e al suo interno gettati la vera e i blocchi della struttura oltre a oggetti considerati evidentemente contaminati.

Tra i ritrovamenti in particolare spicca la fiaschetta di un pellegrino della seconda metà del Duecento che, raggiunto il convento, deve aver perso il contenitore nel pozzo nel tentativo di riempirlo d’acqua. Non mancano poi le raffigurazioni legate al bestiario mitologico, come grifoni e sirene. Straordinaria, dal punto di vista storico, la scoperta, sul fondo del pozzo, di una matrice di sigillo in bronzo, volutamente frammentata in quattro pezzi. Il reperto rappresenta un sovrano seduto in trono, fiancheggiato da due leoni; indossa una corona con tre gigli ed è vestito con mantello e dalmatica con maniche bordate di treccia di gigli. Nella mano destra tiene un giglio e nella sinistra uno scettro terminante con lo stesso fiore.

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La testa copre parte dell’esergo. Si tratta di una matrice di sigillo della cancelleria regia di Filippo IV il Bello (1285-1314). Al momento non sono noti i motivi della presenza del prezioso reperto nel pozzo, tuttavia è verosimile che la sua rottura volontaria e il successivo occultamento sia avvenuto all’indomani della morte del sovrano (1314). Tra i numerosi reperti raccolti si segnalano una rara ciotola in legno relativa al lotto di stoviglie usate dai Francescani, reperti faunistici e resti botanici, tra i quali semi di zucca, gherigli di noci, noccioli di pesca ed altri semi non identificati, resti probabilmente di vite. Gli oggetti in metallo tra cui roncole, accette, falcetti e rasoi per la concia delle pelli, posate, coltelli, ganci e catene ci raccontano la vita quotidiana del convento e della comunità dei contadini della pieve. “La lunga vita del pozzo di Campo della Fiera – afferma il prof. Danilo Leone -, per cinque secoli luogo di confluenza di religiosi, contadini, pastori, mercanti, pellegrini e soldati, oggi permette di annodare la storia del territorio con i grandi eventi di età medievale e moderna”.
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L’indagine del pozzo, inoltre, resa difficile dalla profondità e dalla presenza di sei metri di acqua, è stata possibile grazie al contributo degli speleologi A.S.S.O. (Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione) di Roma. Le ricerche ormai ventennali del sito sono condotte su concessione ministeriale dall’Associazione Campo della Fiera e dirette dalla prof.ssa Simonetta Stopponi, in collaborazione con il prof. Danilo Leone dell’Università di Foggia, con il supporto finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. I risultati finora ottenuti sono del massimo interesse e documentano l’importanza storica di un luogo che dal VI secolo a.C. fu dapprima sede del santuario federale etrusco, noto come il Fanum Voltumnae, venne poi ristrutturato in epoca romana e continuò a vivere in epoca cristiana e medievale. I risultati dello scavo del pozzo saranno, inoltre, presentati a fine ottobre a Roma dove, presso la Fondazione Marco Besso, sarà inaugurata la mostra LA STORIA NELL’ACQUA. Il pozzo medievale di Campo della Fiera a Orvieto.

https://stilearte.it/mille-brocche-medievali-e-rinascimentali-un-sigillo-del-re-e-tanti-utensili-antichi-recuperati-dal-fondo-del-pozzo-delle-meraviglie/

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