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Da poco più di una decina d’anni, grazie alla documentazione offerta dal mercato antiquario, è stato possibile assistere all’incremento, benché limitato, di un’emissione alquanto rara di dioboli di Caulonia con testa femminile/cerva che fino allo studio del Noe (The coinage of Caulonia, New York 1958) era nota da appena due esemplari conservati al British Museum (BMC 48-49 = Noe, 232 a-b).

Un pezzo sarà in vendita nell’asta Artemide 64E del 2-3/09/2023, n. 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g):

https://www.sixbid.com/it/artemide-aste/10949/greek-coins/9506911/greek-italy-bruttium-kaulonia-ar

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Esemplari noti:

1.      BMC 49 (0,933 g)

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2.      Nomos, “Obolos” 12, 31.3.2019, 161 (“Swiss collection”: 0,87 g; 11 mm ex Solidus 23, 13.1.2018, 25: 0,88 g; 10 mm ex Peus 3, 9.7.2016, 17: 0,87 g)

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3.      BMC 48 (0.784 g)

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4.      Artemide 64E, 2-3.9.2023, 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g)

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5.      Nomos 26, 21.5.2023, 62 ("Collection sans Pareille" of Ancient Greek Fractions, ex Triton XIII, 5.1.2010, 1014 ex Münzen und M., FPL 602, Nov.-Dec. 1996, 30: 0,72 g; 10,5 mm)

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La media dei pesi noti restituisce un valore di 0,814 g che corrisponde pienamente al diobolo di standard acheo-corinzio.

La testa giovanile del diritto è stata variamente riferita ad una divinità fluviale o ad una ninfa, quest’ultima identificazione sembrerebbe tuttavia quella più plausibile sia per l’assenza del corno, tipico delle personificazioni dei corsi d’acqua, sia soprattutto per la resa dell’acconciatura che richiama analoghe raffigurazioni presenti su monete di Velia e di Terina.  Con quest’ultima un ulteriore collegamento si coglie nella legenda KAVΛONIA che potrebbe interpretarsi come nominativo singolare riferito al nome della ninfa (eponima?) richiamando l’iscrizione TEPINA (anch’essa al nominativo) associata alla ninfa sulla più antica serie di stateri argentei emessi dalla zecca.

 

https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=138577

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L’errore (o la confusione) nasce probabilmente dall’esistenza di un diobolo (unicum) documentato da un esemplare della coll. De Luynes (n. 700: 0,87 g = Noe 231) con al D/ una testa maschile provvista di corno – attestata anche su die serie enee (Noe 233-4) – questa volta ben identificabile con una giovane divinità fluviale, abbinata al R/ con una cerva.

Che tuttavia le due serie – con testa di ninfa e con divinità fluviale – siano strutturalmente connesse è innegabile. Pur collocando la moneta della coll. De Luynes (n. 231) immediatamente prima dell’emissione con testa di ninfa (nn. 232 a-b) il Noe non rileva che le due serie risultano battute, se non dallo stesso conio di martello, da uno molto simile o comunque opera dello stesso incisore.

 

Paris, BN, De Luynes 700 (= Noe 231: 0,87 g)

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La notazione è interessante per molteplici aspetti. Da un lato concorre a rimarcare la stretta successione (o parallelismo) tra le due emissioni già ravvisabile nella forma allungata dell’etnico (KAVΛONIA – KAVΛONIATAM), dall’altro evidenzia, attraverso le opzioni tipologiche, uno specifico richiamo al paesaggio cauloniate, descritto dalle fonti come un’ampia vallata ricca di boschi, sorgenti e corsi d’acqua che le immagini monetali (ninfa, divinità fluviale) sembrano significativamente evocare. In questo scenario peraltro troverebbe opportuna collocazione anche il culto di Artemide Elaphaia, cacciatrice di cerve e linci, a cui è stato recentemente riferito il tipo della cerva (De Sensi Sestito 2010). La presenza di Artemide peraltro appare tanto più significativa se coglie nel segno l’identificazione con Apollo, fratello della dea, della figura maschile scelta come episemon monetale della città, benché in passato l’interpretazione del tipo è stata oggetto di ipotesi differenti (Apollo, Herakles, divinità locale, ecc.).

Strettamente connesse con queste emissioni risultano due ulteriori serie con testa giovanile laureata (Noe 229-230), probabilmente di Apollo. Erroneamente ritenute da Noe provenienti dallo stesso conio di incudine, esse appaiono diversificate al R/ dalla legenda (KAVΛ-KAV) nonché dalla comparsa del simbolo della foglia d’edera (n. 230) che rimanda ad una fase alquanto tarda della coniazione (gruppo I Noe), databile nell’ultimo quarto del V secolo a.C.

Noe 229

 BMC 47 (0,647 g)

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Noe 230

 BMC 46 (0,777g)

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Paris, BN, De Luynes 699 (0,75 g)

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RN, The Anders Collection Part II, 1.6.2023, 765 (0,57 g)

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  • Grazie 1

Inviato

Illustrazione @dracma come il solito approfondita ed impeccabile, di una rara e particolare tipologia : grazie .

Unisco in calce la classificazione del tipo in BMC .

Una buona giornata

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Inviato
Il 10/7/2023 alle 12:52, dracma dice:

Da poco più di una decina d’anni, grazie alla documentazione offerta dal mercato antiquario, è stato possibile assistere all’incremento, benché limitato, di un’emissione alquanto rara di dioboli di Caulonia con testa femminile/cerva che fino allo studio del Noe (The coinage of Caulonia, New York 1958) era nota da appena due esemplari conservati al British Museum (BMC 48-49 = Noe, 232 a-b).

Un pezzo sarà in vendita nell’asta Artemide 64E del 2-3/09/2023, n. 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g):

https://www.sixbid.com/it/artemide-aste/10949/greek-coins/9506911/greek-italy-bruttium-kaulonia-ar

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Esemplari noti:

1.      BMC 49 (0,933 g)

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2.      Nomos, “Obolos” 12, 31.3.2019, 161 (“Swiss collection”: 0,87 g; 11 mm ex Solidus 23, 13.1.2018, 25: 0,88 g; 10 mm ex Peus 3, 9.7.2016, 17: 0,87 g)

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3.      BMC 48 (0.784 g)

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4.      Artemide 64E, 2-3.9.2023, 87 (ex Peus 412, 24.4.2014, 17: 0,75 g)

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5.      Nomos 26, 21.5.2023, 62 ("Collection sans Pareille" of Ancient Greek Fractions, ex Triton XIII, 5.1.2010, 1014 ex Münzen und M., FPL 602, Nov.-Dec. 1996, 30: 0,72 g; 10,5 mm)

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La media dei pesi noti restituisce un valore di 0,814 g che corrisponde pienamente al diobolo di standard acheo-corinzio.

La testa giovanile del diritto è stata variamente riferita ad una divinità fluviale o ad una ninfa, quest’ultima identificazione sembrerebbe tuttavia quella più plausibile sia per l’assenza del corno, tipico delle personificazioni dei corsi d’acqua, sia soprattutto per la resa dell’acconciatura che richiama analoghe raffigurazioni presenti su monete di Velia e di Terina.  Con quest’ultima un ulteriore collegamento si coglie nella legenda KAVΛONIA che potrebbe interpretarsi come nominativo singolare riferito al nome della ninfa (eponima?) richiamando l’iscrizione TEPINA (anch’essa al nominativo) associata alla ninfa sulla più antica serie di stateri argentei emessi dalla zecca.

 

https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=138577

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L’errore (o la confusione) nasce probabilmente dall’esistenza di un diobolo (unicum) documentato da un esemplare della coll. De Luynes (n. 700: 0,87 g = Noe 231) con al D/ una testa maschile provvista di corno – attestata anche su die serie enee (Noe 233-4) – questa volta ben identificabile con una giovane divinità fluviale, abbinata al R/ con una cerva.

Che tuttavia le due serie – con testa di ninfa e con divinità fluviale – siano strutturalmente connesse è innegabile. Pur collocando la moneta della coll. De Luynes (n. 231) immediatamente prima dell’emissione con testa di ninfa (nn. 232 a-b) il Noe non rileva che le due serie risultano battute, se non dallo stesso conio di martello, da uno molto simile o comunque opera dello stesso incisore.

 

Paris, BN, De Luynes 700 (= Noe 231: 0,87 g)

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La notazione è interessante per molteplici aspetti. Da un lato concorre a rimarcare la stretta successione (o parallelismo) tra le due emissioni già ravvisabile nella forma allungata dell’etnico (KAVΛONIA – KAVΛONIATAM), dall’altro evidenzia, attraverso le opzioni tipologiche, uno specifico richiamo al paesaggio cauloniate, descritto dalle fonti come un’ampia vallata ricca di boschi, sorgenti e corsi d’acqua che le immagini monetali (ninfa, divinità fluviale) sembrano significativamente evocare. In questo scenario peraltro troverebbe opportuna collocazione anche il culto di Artemide Elaphaia, cacciatrice di cerve e linci, a cui è stato recentemente riferito il tipo della cerva (De Sensi Sestito 2010). La presenza di Artemide peraltro appare tanto più significativa se coglie nel segno l’identificazione con Apollo, fratello della dea, della figura maschile scelta come episemon monetale della città, benché in passato l’interpretazione del tipo è stata oggetto di ipotesi differenti (Apollo, Herakles, divinità locale, ecc.).

Strettamente connesse con queste emissioni risultano due ulteriori serie con testa giovanile laureata (Noe 229-230), probabilmente di Apollo. Erroneamente ritenute da Noe provenienti dallo stesso conio di incudine, esse appaiono diversificate al R/ dalla legenda (KAVΛ-KAV) nonché dalla comparsa del simbolo della foglia d’edera (n. 230) che rimanda ad una fase alquanto tarda della coniazione (gruppo I Noe), databile nell’ultimo quarto del V secolo a.C.

Noe 229

 BMC 47 (0,647 g)

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Noe 230

 BMC 46 (0,777g)

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Paris, BN, De Luynes 699 (0,75 g)

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RN, The Anders Collection Part II, 1.6.2023, 765 (0,57 g)

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Uno scritto equilibrato, istruttivo, approfondito e di piacevole lettura come al solito. 

Una domanda che mi sovviene da quanto ho appreso sulle monetazioni magno greche qui sul forum e grazie a te in particolare: ho notato nella prima serie di esemplari l’utilizzo della forma arcaica del carattere iota (a tre segmenti). Il passaggio da questa forma a quella successiva e più semplice ha seguito, a Caulonia, tempistiche sovrapponibili a quelle di altre città come Terina ad esempio, nel terzo quarto del secolo V a.C. ? Oppure ha avuto uno sviluppo differente?

  • Grazie 1

Inviato
22 ore fa, Archestrato dice:

Uno scritto equilibrato, istruttivo, approfondito e di piacevole lettura come al solito. 

Una domanda che mi sovviene da quanto ho appreso sulle monetazioni magno greche qui sul forum e grazie a te in particolare: ho notato nella prima serie di esemplari l’utilizzo della forma arcaica del carattere iota (a tre segmenti). Il passaggio da questa forma a quella successiva e più semplice ha seguito, a Caulonia, tempistiche sovrapponibili a quelle di altre città come Terina ad esempio, nel terzo quarto del secolo V a.C. ? Oppure ha avuto uno sviluppo differente?

 

L’evoluzione dell’alfabeto a Caulonia appare un po' più complessa.

A giudicare dal dato epigrafico monetale la transizione della lettera iota dalla forma arcaica “a tre tratti” a quella più evoluta (I) appare un processo molto graduale e le due forme sembrerebbero coesistere per un periodo più lungo rispetto alle altre zecche.

Ancora sugli ultimi conii della fase terminale della monetazione (gruppo J Noe: ca. 400-389/8), caratterizzati al D/ da simbolo variamente interpretato (trappola per uccelli? monogramma? fibula?), le due forme sono simultaneamente utilizzate.

 

https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1946-0101-579

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https://www.acsearch.info/search.html?id=1682321

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