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Nemi, testa di statua trovata dalla Protezione civile sul fondale del lago: possibile reperto delle Navi di Caligola

 

La Protezione Civile Comunale di Nemi, incaricata dell’importante compito di effettuare la pulizia dei fondali del lago, ha fatto una scoperta straordinaria. Durante il recente intervento di bonifica, un reperto di grande interesse storico – la testa di una statua –  è stato individuato dal profondo delle acque del lago. L’amministrazione comunale è al momento estremamente cauta riguardo a tale ritrovamento.


Secondo le prime ipotesi formulate dagli esperti, il reperto potrebbe essere collegato alle leggendarie navi di Caligola, il famoso imperatore romano. Le imbarcazioni di Caligola, note come “nave dell’Imperatore”, erano imponenti strutture galleggianti utilizzate per l’intrattenimento e come dimostrazione di potere. La storia di queste navi è avvolta da un’aura di mistero, poiché furono affondate dal successore di Caligola, probabilmente per motivi politici.

L’amministrazione comunale di Nemi, consapevole della possibilità dell’importanza storica e culturale del ritrovamento, ha prontamente informato tutte le autorità competenti per il recupero e la valutazione del reperto. Sono stati contattati archeologi, storici, esperti di patrimonio culturale e altre figure di rilievo per avviare un’indagine approfondita.


È importante sottolineare che, al momento, non ci sono conferme ufficiali sulla natura esatta del reperto. Si devono effettuare ulteriori studi, analisi e ricerche per stabilire con certezza la sua autenticità e la possibile connessione con le navi di Caligola. L’amministrazione comunale invita pertanto la comunità locale e gli appassionati di storia a mantenere la calma e a seguire con pazienza lo sviluppo di questa straordinaria scoperta.


Il Sindaco di Nemi, insieme all’intera amministrazione comunale, si augura che questo ritrovamento possa gettare nuova luce sulla storia di Caligola e sulla sua eredità, consentendo di svelare ancora i segreti nascosti nelle profondità del Lago di Nemi.


Si invita il pubblico a rispettare l’integrità e la delicatezza del sito in cui è stato effettuato il ritrovamento, evitando qualsiasi intrusione o tentativo di recupero non autorizzato. È fondamentale garantire la massima protezione al reperto e alle informazioni che potrebbe rivelare sul nostro passato.

https://www.castellinotizie.it/2023/06/25/nemi-testa-di-statua-trovata-dalla-protezione-civile-sul-fondale-del-lago-possibile-reperto-delle-navi-di-caligola/amp/#share-anchor

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LE NAVI DI NEMI

LE NAVI ROMANE DI NEMI

Le Navi di Nemi sono due navi imperiali romane attribuibili all'imperatore Caligola, affondate sul fondo del lago di Nemi, recuperate in una impresa archeologica condotta dal 1928 al 1932. Il recupero fornì uno dei contributi più importanti alla conoscenza della tecnica navale romana.

Il lago di Nemi, detto "Lo specchio di Diana", si trova a circa 30 chilometri a sud di Roma, sui Colli Albani, abitata fin dalla preistoria. Qui in epoca romana qui sorgeva il Tempio di Diana Aricina, grande centro religioso. La leggenda dell'esistenza di due grandi navi sommerse sul fondo del lago, forse custodi di favolosi tesori, veniva tramandata dagli abitanti del luogo e supportata dai recuperi casuali dei pescatori.
 
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OPERAZIONI DI RECUPERO DI UNA NAVE ROMANA
È noto quanto Caligola, il terzo imperatore di Roma, morto assassinato a 29 anni per mano dei suoi stessi pretoriani, e di cui nel 2012 è stato celebrato il bimillenario della nascita (12 a.c.), fosse legato al Santuario di Diana a Nemi, uno dei più importanti luoghi di culto dell'antichità.

«Caligola ebbe un rapporto preferenziale con il Santuario - riflette la Ghini - le due famose navi ancorate nel lago, lunghe oltre settanta metri e larghe venti, avevano una doppia funzione: la prima era una nave palazzo, con cui dalla sua villa sul lago l'imperatore poteva raggiungere il Santuario, la seconda una nave cerimoniale, a bordo della quale sono stati rinvenuti oggetti di culto».

Nel XV secolo, il Cardinale Prospero Colonna fece recuperare alcune fistole di piombo con iscritto il nome di Caligola che permisero la datazione delle navi.

Nel 1535, il bolognese Francesco De Marchi fece un tentativo avvalendosi di una specie di campana. Fu riportato in superficie "tanto legname da caricarne due muli".
 
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ANCORA ROMANA
Nel 1827, a opera del Cavalier Annesio Fusconi, si riprende l'esplorazione del fondo del lago con una campana di Halley.

 Vengono recuperate pezzi di pavimento in porfido e serpentino, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, chiodi, laterizi e tubi di terracotta.
 
 
Nel 1895 un provetto palombaro per conto dei principi Orsini individua una delle navi e recupera una bellissima testa di leone in bronzo.

Su indicazione dei pescatori, viene localizzata anche la seconda nave che fornisce altro abbondante materiale.

La presenza dei reperti testimonia dell'adibizione del lago a sede di riti sacri, anche se sulle navi rinvenute si è congetturato un uso orgiastico, oggi si pensa fossero invece cultuali per le celebrazioni di Diana.

Il recupero delle navi, attuato dal governo fascista, fu un'opera mastodontica che richiese, in un tempo di quasi 5 anni 1928 - 1932, l'abbassamento del livello del lago per mezzo di idrovore.
 
A partire dal Rinascimento si prova a riportare alla luce le imbarcazioni con conseguenze drammatiche sugli scafi, perchè ne devastano le strutture, asportando reperti e legname. Le navi sono troppo grandi e pesanti per essere ripescate, ma di questo ci si renderà conto solo alla fine dell'Ottocento.
 
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TESTA DI LEONE IN BRONZO DELLA NAVE DI NEMI
Il primo tentativo conosciuto risale al 1446, quando il cardinale Prospero Colonna, signore di Nemi, incarica del recupero l'architetto Leon Battista Alberti. 
 
Il resoconto dell'impresa è narrato da Flavio Biondo nella sua Italia illustrata: grazie ad alcuni esperti nuotatori genovesi, si esplora la nave più vicina a riva, determinandone distanza e profondità; poi se ne tenta vanamente il recupero con una piattaforma galleggiante munita di corde e uncini.
 
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ANCORA IN LEGNO CON CEPPO DI PIOMBO
Nel 1535, il bolognese Francesco De Marchi compie una serie di immersioni, di cui dà conto nella sua opera Della Architettura Militare. 
 
Utilizzando una speciale campana di legno munita di oblò in vetro, che protegge la parte superiore del corpo lasciando libere gambe e braccia e permettendo la respirazione, De Marchi determina le dimensioni dello scafo più vicino a riva e il suo stato di conservazione.
 
 
Passano tre secoli. Il 10 settembre 1827 il cavaliere Annesio Fusconi al cospetto di un folto pubblico, utilizzando una campana di Halley dotata di una pompa d'aria, raggiunge i relitti e asporta marmi, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, laterizi, chiodi. Il legname recuperato viene poi utilizzato per realizzare souvenir (sigh!). 
 
Il maltempo interrompe i lavori, il materiale recuperato viene depredato e il Fusconi abbandona l'impresa. Pubblica i risultati del suo lavoro in un volume dal curioso titolo Memoria archeologico-idraulica sulla nave dell'imperatore Tiberio, pubblicato a Roma nel 1839.

L'ultima operazione prima dell'intervento dello Stato è quella condotta da Eliseo Borghi nel 1895, intervento condotto su incarico della famiglia Orsini e autorizzato dal Ministero della pubblica istruzione. Grazie al lavoro di un palombaro viene riportata alla luce la bellissima ghiera in bronzo di un timone, lavorata a rilievo con una testa di leone. 
 
Vengono riportati alla luce anche attrezzi e oggetti, pilastrini in bronzo, protome ferine, tegole in rame dorato, mosaici, lastre in porfido, laterizi ma anche rulli sferici e cilindrici, testimonianza delle conoscenze tecniche romane, che fanno ipotizzare la presenza sulle navi di piattaforme girevoli. 
 
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RICOSTRUZIONE NAVE A
La maggior parte del materiale recuperato viene acquistato dal Museo Nazionale Romano, ma molti altri reperti prendono la strada del mercato antiquario. Resosi conto dello scempio, il Ministero della pubblica Istruzione fa cessare i tentativi di recupero, che stavano demolendo gli scafi e, con la collaborazione del Ministero della Marina, inizia le ricerche scientifiche necessarie. 
 
 
L'incarico viene assegnato all'ingegnere Vittorio Malfatti, tenente colonnello del Genio Navale, che nel corso dell'anno 1895-96 identifica  posizione e stato delle due navi, esegue il rilievo generale del lago ed esplora la parte accessibile dell'emissario. 
 
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L'ANCORA A CEPPO
Scarta intelligentemente il sollevamento diretto degli scafi, optando invece per un abbassamento del livello delle acque del lago, dato il canale di epoca romana già esistente all'uopo. La relazione ottiene consensi ma non se ne fa nulla. 
 
 
Nel 1926 viene istituita una nuova commissione incaricata dello studio del recupero: ne fanno parte periti, archeologi e ingegneri, sotto la guida dell'archeologo e senatore Corrado Ricci. 
 
La commissione approva l'opera di Malfatti e concorda sullo svuotamento parziale del lago fino a 22 metri di profondità per mezzo dell'emissario.

Dovranno seguire poi le indagini archeologiche sulle navi emerse, l'esplorazione del fondo del lago alla ricerca di reperti, il sollevamento degli scafi e il loro ricovero in un museo da realizzarsi appositamente. 
 
Il 9 aprile 1927, in un discorso alla Reale Società Romana di Storia Patria, il Capo del Governo Benito Mussolini annuncia il piano di recupero delle navi sommerse.
 
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TIMONE ROMANO
Il direttore generale della società ingegnere Guido Ucelli, Costruzioni Meccaniche Riva di Milano, specializzata nella produzione di pompe e turbine idrauliche, offre al governo mezzi e opera per il compimento dell'impresa.

Così le società Costruzioni Meccaniche Riva, Elettricità e Gas di Roma, Laziale di Elettricità si riuniscono per costituire il Comitato Industriale per lo scoprimento delle Navi Nemorensi.
 
Si impegnano con il governo per lo svuotamento del lago a mezzo di un impianto idrovoro che scarichi le acque attraverso l'emissario già utilizzato dagli antichi romani per regolare il livello delle acque, evitando così si sommergere il santuario di Diana.
 
Si parte dallo scavo della vasca di scarico per le pompe e di un nuovo canale in Valle Ariccia per il deflusso delle acque al mare; il canale dell'emissario però è franato in più punti e ostruito dai materiali. 
 
 
Vengono impiantati due cantieri: il primo all'imbocco dell'emissario, il secondo in Valle Ariccia. 
 
In quattro mesi, da giugno a ottobre 1928, grazie all'impiego di 70 operai organizzati su tre turni di otto ore ciascuno, si asportano i detriti, si allarga la galleria, se ne rettifica il percorso, si livella la pavimentazione. 
 
Il 20 ottobre 1928 Mussolini avvia lo svuotamento del lago, mettendo in funzione l'impianto idrovoro. Sulla sponda del lago dove si trovano le tubazioni aspiranti ci sono degli spostamenti del terreno che richiedono il consolidamento della sponda mediante palafitte.



LA LEGGENDA

La leggenda delle due navi favolose in fondo al lago che custodivano tesori, venne accreditata ogni tanto dal ritrovamento di strani reperti da parte dei pescatori del lago. Le navi, fatte costruire dall'imperatore Caligola, vennero poi distrutte alla sua morte nel 41 d.c., per ordine del Senato di Roma che aveva avversato l'imperatore.


LE NAVI ROMANE

Sulla riva del lago, costruito negli anni ‘30 per proteggere gli antichi scafi, è il primo museo al mondo creato in funzione del contenuto.
 
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Il museo delle navi di Nemi è un doppio hangar di calcestruzzo delle dimensioni esatte per le due navi lunghe circa 70 metri. Il progetto fu realizzato dall'ottimo arch. L. Morpurgo, lo stesso che costruì la vecchia teca dell'Ara Pacis.

Dopo il malaugurato incendio del ’44 rimase chiuso a lungo. Recentemente è stato ristrutturato in tutta la sua bellezza dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, ed ospita un tratto dell’antica Via Sacra, i modelli in scala 1:5 delle navi sulla base dei disegni, il materiale scampato all'incendio, reperti del Tempio di Diana e, davanti all’entrata, il profilo di una delle navi, recentemente ricostruita dai maestri d’ascia dei cantieri navali di Torre del Greco.
 
Il 28 marzo 1929 affiorarono le strutture più alte della prima nave, ed emergono armi, monete, decorazioni, attrezzi, ami da pesca, chiavi. 
 
Ormai abbassato il livello delle acque di 22 metri, la prima nave è completamente emersa e a fine gennaio 1930 affiora la seconda. che viene recuperata alla fine del 1932. Successivamente viene costruito il Museo delle Navi romane, un capolavoro progettato dal grande architetto Vittorio Ballio Morpurgo. Nel 1935 viene ricoverata la prima nave e nel 1936 la seconda. Il museo viene inaugurato nella festa nazionale del Natale di Roma, il 21 aprile 1940.
 
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SCULTURA ROMANA CHE RIPRODUCE UNA NAVE ROMANA
LA DESCRIZIONE
 
Datate all'epoca dell'imperatore Caligola (37 - 41 d.c.), la bellezza delle imbarcazioni, delle loro decorazioni e degli arredi, e soprattutto la collocazione in un lago, le denotano come navi cerimoniali, per le feste religiose relative al sacro luogo di Nemi.

 Le navi erano realizzate legno di pino, di abete e di quercia. La carena all'esterno (la parte dello scafo che può essere immersa) era rivestita da un tessuto in lana imbevuto di pece e altro, poi ricoperta da fogli in piombo tenuti da una fitta chiodatura.
 
Il primo scafo misurava 71 m in lunghezza e 20 in larghezza; il secondo 75 m in lunghezza e 29 in larghezza, caratterizzati dalla presenza di lunghi bagli (travi che uniscono le opposte murate di una nave) posti a distanze regolari, forse atti a portare fuori bordo le scalmiere (alloggi incavati dei remi).

Sono state ritrovate due grandi ancore: una in legno con ceppo in piombo della lunghezza di 5 m e una del tipo detto ammiragliato, cioè a ceppo, fino a quel momento si credeva ideata dal capitano inglese Rodger nel 1851.
 
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ORNAMENTI DELLE NAVI DI NEMI

LA DISTRUZIONE

Un incendio scoppiato la notte dal 31 maggio e durato fino al 1 giugno del 1944 distrusse le due navi e gran parte dei reperti che erano custoditi con esse. L'incendio di origine quasi certamente dolosa fu ad opera, si disse subito, dei tedeschi che avevano piazzato una batteria di cannoni a 150 metri circa dal museo che conteneva le navi.

Ma siccome il museo non fu preso a cannonate e siccome i tedeschi sottraevano quanti più beni potevano ma non distruggevano opere d'arte, la versione non convince.
 
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NAVE ROMANA RITROVATA NEL LAGO DI NEMI
 
La commissione d'inchiesta concluse che fosse opera dei tedeschi, si disse pure che fosse un'azione determinata al recupero del bronzo, ma neppure questa è verosimile perchè il bronzo poteva venir recuperato solo dopo giorni di raffreddamento e di pulitura delle macerie.

La versione più probabile è che si era alla fine della guerra e dell'era fascista, e la gente cominciava a cancellare le vestigia di un periodo che aveva portato guerra e morte.

Le navi, come la passione dell'antico mondo romano, erano l'orgoglio del fascismo e come tali furono abbattute. Purtroppo in ogni epoca è avvenuta la distruzione di opere d'arte per cancellare un regime.

Lo fecero anche i Romani quando volevano cancellare la memoria di un imperatore sgradito. L'arte e l'antichità, come oggi asserisce L'UNESCO, sono patrimoni dell'umanità che andrebbero conservati aldilà delle vicende storiche. Nella notte fra il 31 maggio e il 1º giugno 1944, un violento incendio devasta il museo, distruggendo le navi: si salva solo quanto già portato a Roma.

Viene istituita una Commissione per accertare le cause del rogo. I custodi riferiscono che nei giorni precedenti una batteria tedesca di artiglieria di 4 cannoni si era posizionata nei pressi dell'edificio; i soldati si erano sistemati all'interno del museo, allontanando i custodi e le loro famiglie

Nei giorni seguenti, l'aviazione anglo-americana aveva bombardato la zona, provocando qualche danno alle strutture ma nessun incendio. I bombardamenti si erano ripetuti anche la mattina del 31 maggio ed in serata si era svolto un furioso cannoneggiamento della zona, terminato alle ore 20.15 circa.
 
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LE MANI DELLA DEA
Un'ora più tardi il custode notava un lume vagare all'interno dell'edificio. Alle ventidue, quasi due ore dopo il termine del bombardamento, era divampato l'incendio, che divenne in breve devastante. Andarono distrutti gli scafi, le ancore, un timone e alcune imbarcazioni più piccole; si salvano i reperti artistici e tutto il materiale trasportabile, già portato al sicuro a Roma.

I nazisti abbandonarono la loro postazione il 2 giugno, gli americani arrivarono due giorni dopo, tutto è già compiuto. Le due navi sono state riprodotte in scala 1/5, e questi modellini sono a tutt'oggi esposti in un'ala del museo.

La Commissione esclude che l'incendio sia stato provocato da bombe di aviazione e da proiettili d'artiglieria e conclude per l'origine dolosa, considerati anche i danneggiamenti volontari inflitti dai soldati tedeschi al patrimonio archeologico del museo e il mancato utilizzo dei sistemi di spegnimento in dotazione. La civiltà finisce dove finisce, oltre al rispetto degli uomini, il rispetto della cultura.
 
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RICOSTRUZIONE DELLA NAVE IMPERIALE DI CALIGOLA

I RITI

In età imperiale, Caligola fece costruire sul lago, per trascorrervi i suoi otia o per celebrarvi riti e feste in onore di Diana, due gigantesche navi ricche di sovrastrutture murarie, di bronzi, mosaici, marmi ed altri materiali pregiati.

Le due navi, a chiglia piatta, interamente conservate, misuravano una m 73 di lunghezza x 24 di larghezza e l'altra m 71 x 20, ambedue in robusto fasciame di pino, rivestite esternamente di lana catramata e di lamiere di piombo, fissate al fasciame con chiodini di rame.
 
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ALTRA RICOSTRUZIONE DELLA NAVE IMPERIALE DI CALIGOLA
Le grandi tubazioni in piombo recuperate appartenevano ad un impianto idraulico che solo persone ricche e potenti si potevano permettere.

Questi tubi erano ricavati da lastre rettangolari di piombo saldato longitudinalmente, su cui si stampigliava il nome del proprietario, spesso il nome del "liberto idraulico" e a volte il numero progressivo.

Sulle navi Caligola fece erigere costruzioni analoghe alle ville patrizie, con terme e templi galleggianti coperti da tegole in terracotta o in rame dorato, ma pure colonne lavorate, pavimenti in mosaico, statue in marmo e in bronzo, protomi leonine, ghiere per timoni, erme bifronti sulla balaustra.
 
 
Nel 1895, Orsini promosse una campagna di ricerche in cui emersero la ghiera di un timone, le famose "protomi ferine" dalla forma di teste di felino, che stringevano tra i  denti un anello.

E poi cerniere, pilastrini in bronzo, tubi di piombo, tegole di rame dorato, laterizi di varie forme e dimensioni, frammenti di mosaici decorati con pasta di vetro, lamine di rame ed altro.

Fu poi individuata la seconda nave, dalla quale si recuperò altro materiale, fra cui una mano a decorazione del sostegno di uno dei quattro timoni, la testa di una Medusa, e una quantità enorme di legname, bellissime travi, in ottimo stato di conservazione.

Per fortuna la maggior parte del materiale fu acquistato dal governo ma non si evitò il saccheggio di alcune delle parti più preziose delle navi, tra cui le tegole di rame dorato, frammenti di mosaico, lastre di marmo, tubature di piombo.
 
Ciò nonostante, il Museo delle Navi Romane è ancora di estremo interesse per i numerosi pezzi archeologici che conserva.
Delle navi sono esposti due fedeli modelli in scala 1:5 e molti elementi salvati dall'incendio: tra questi, i notissimi bronzi di rivestimento delle travi, con teste di leone, di lupo, di pantera, di gorgoni e con mani apotropaiche che dovevano tenere lontani gli spiriti maligni; molte ermette bifronti, una transenna bronzea, terrecotte ornamentali, un'ancora di ferro a ceppo mobile che porta inciso il peso (di 417 kg), un grande rubinetto di bronzo, pompe, piattaforme girevoli, ruote dentate, un timone, ecc.
Il museo comprende anche una sezione documentaria sulla tecnica navale romana e sulle organizzazioni marinare.
 
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LE NAVI DI CALIGOLA
IL SITO FANTASMA
 
Pensare che accanto a un tempio di importanza laziale dove convergevano pellegrini da ogni dove non si formi un paesetto con botteghe, cibo, locande e souvenir, è come pensare che non esista un centro accanto a Lourdes. Tanto più che in zona c'era una villa imperiale e almeno un'altra ancora seppellita, e chissà quante ancora sconosciute.
 
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L'afflusso di devoti da Roma al tempio era tale che si costruì la via Virbia in diramazione dall'Appia, in parte ancora visibile lungo i bordi dell'attuale via di Diana che scende da Genzano e anche all'interno del Museo delle Navi.

Il paese che ospita il castello Ruspoli a picco sul lago, presenta alcune caratteristiche: anzitutto il castello, in abbandono e non visitabile, si sa che accogliesse statue e frammenti architettonici romani.

Sul giardino comunale che un tempo scendeva quasi fino al lago, ricavato sul costone prospicente il castello, c'erano tracce di tessere romane e altri frammenti. Tutto lascia pensare fosse la via delle processioni dal colle al lago dove, non dimentichiamolo, si celebravano i Lupercali, riti più misteriosi di quanto si pensino, dove le sacerdotesse si prostituivano facendo il verso del lupo e vestendo pelli di lupo, per poi tornare vergini immergendosi nello Specchio di Diana, cioè nel lago di Nemi.
 
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LA MEDUSA DI NEMI
Tutto lascia presupporre che il castello sia sorto su qualche vestigia antica, forse romana, anche perchè la Diana del giardino sottostante al castello ha tutta l'aria di essere una copia della Diana Nemorense, visto che reca la cornucopia vuota.

La cornucopia vuota era il simbolo della luna nera, e Diana era appunto Dea della luna, il che sta ad indicare la presenza di culti ctonii, riservati alle donne e assolutamente segreti.
 
Sicuramente un sito abitato, sia pure piccolo, esisteva, si tratta di rintracciarlo. Ma se nemmeno si scava sul tempio di Diana che è citato all'inizio del Ramo d'oro di Frazer, il libro di antropologia più famoso al mondo, c'è qualche perplessità a sperare su altri scavi.
 
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LA DEA DELLE NAVI DI NEMI
TROVATA LA TOMBA DI CALIGOLA?
(Fonte)

La tomba perduta di Caligola è stata trovata, secondo la polizia italiana, dopo l'arresto di un uomo che cercava di contrabbandare all'estero una statua dell'imperatore romano famigerato recuperata dal sito.
Con molti dei monumenti di Caligola distrutti dopo essere stato ucciso dai suoi pretoriani a 28 anni, gli archeologi sono desiderosi di scavare alla ricerca dei suoi resti.

I funzionari della squadra archeologica italiana di polizia fiscale la scorsa settimana hanno arrestato un uomo vicino al lago di Nemi, a sud di Roma, mentre aveva caricato su un camion parte di una statua alta 2, 5 metri.
 
 
 
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L'imperatore aveva una villa su quel lago, come pure un tempio galleggiante e un palazzo galleggiante, alcuni dei loro manufatti erano stati recuperati al tempo di Mussolini, ma distrutti successivamente nella guerra.

La polizia ha detto che la statua aveva un paio di "caligae", gli stivali militari favoriti dall'imperatore.

La statua è stimata a un valore di 1 milione di euro. Il suo raro marmo greco, il trono di Dio e vesti ha convinto la polizia che potesse provenire dalla tomba dell'imperatore. 
Sotto interrogatorio, il tombarolo, di cui non è stata fornite le generalità, li ha condotti sul luogo, dove inizieranno gli scavi oggi.


Nemi è il comune più piccolo dell'area dei Castelli Romani, sopra al Lago di Nemi, dove nel 1927-1932 furono rinvenute nel lago due navi celebrative romane dell'imperatore Caligola, conservate nel Museo delle Navi Romane fino alla loro distruzione nel 1944.

Il territorio apparteneva in età antica alla città latina di Aricia, dove sorgeva il tempio di Diana Aricina o Nemorense, divinità tutelare dei boschi e della fertilità del suoli, degli animali e delle donne, il cui santuario giace ancora sulla sponda nord del lago.

Il tempio era un appuntamento fisso tutti gli anni, il 13 di agosto, le cosiddette Idus nemorenses da cui derivano le feriae augustae d'epoca romana e quindi il nostro Ferragosto, festa che si protrarrà a Roma in epoca imperiale.

https://www.romanoimpero.com/2020/06/le-navi-romane-ritrovate.html?hl=en&m=1

Il video della testa ritrovata

 

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Inviato

Il libro piu' recente (2018) che tratta del ritrovamento , ed altro , delle famose ma sfortunate , navi di Caligola .

Altro testo storico e' il grosso volume edito dal Poligrafico dello Stato nel 1950 : "Le navi di Nemi"

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Inviato (modificato)

Ciao Ares ,la mia confusione non è nei tuoi confronti ,sai che la mia stima per te e i tuoi post è altissima , è piuttosto la notizia in sé o meglio verso lo stile della testa.

Secondo me,nel migliore dei casi , non è romana ,nel peggiore uno scherzo stile "teste di Modi'".

Poi la foto è quello che è e io posso benissimo sbagliarmi.

Modificato da Adelchi66

Inviato
11 minuti fa, Adelchi66 dice:

Ciao Ares ,la mia confusione non è nei tuoi confronti ,sai che la mia stima per te e i tuoi post è altissima , è piuttosto la notizia in sé o meglio verso lo stile della testa.

Secondo me,nel migliore dei casi , non è romana ,nel peggiore uno scherzo stile "teste di Modi'".

Poi la foto è quello che è e io posso benissimo sbagliarmi.

La testa sembra essere di marmo e potrebbe venire dal vicino Santuario di Diana nemorense , quindi non dall' arredo di una delle due navi , arrivata sul fondo del lago chissa' per quale causa .

A me pare autentica e in stile italico , ma naturalmente in base al video subacqueo .

La ciocca di capelli raccolta a cipolla dietro la nuca si ritrova anche in un famoso marmo antico al Louvre .

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Inviato

Più che uno "chignon" sembrerebbe un tenone tramite cui venire murato.

Tale ritrovamento avrebbe senso se fosse stato effettuato in un lago della Gallia del sud.

Ma a Nemi proprio no.

Sempre stilisticamente parlando...


Inviato (modificato)

Ho capito!

Si tratta di una testa proveniente dal santuario dedicato a William Wallace 🙃

 

 

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Modificato da Adelchi66
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Inviato
2 ore fa, Adelchi66 dice:

Ciao Ares ,la mia confusione non è nei tuoi confronti ,sai che la mia stima per te e i tuoi post è altissima , è piuttosto la notizia in sé o meglio verso lo stile della testa.

Ci mancherebbe @Adelchi66, ogni dubbio o precisazione arricchisce il dibattito, oltreché la propria visione. E poi mi sembra un'ottima osservazione. Mi piace quando qualcuno esprime le ragioni della propria perplessità, così uno ne comprende il motivo.

Questa notizia l'ho sentita per la prima volta al TG5 delle tredici di oggi. 


Inviato

A me pare una mensola architettonica antropomorfa, opera di uno scalpellino senza particolari doti artistiche.

 

 

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Inviato

Scusate , mi sembra molto appropriato discutere sullo stile della testa : romano , italico , gallico o di altro stile , ma pensare che qualcuno abbia gettato nel lago una testa moderna o semi moderna , sinceramente non mi farebbe capire il motivo o l' interesse . Non dimentichiamo che il lago di Nemi e' profondo circa 33 metri , quindi si puo' arrivare sul fondo solo con l' aiuto di bombole , concessione limitata agli archeologi , inoltre tutta l' area del lago , non indifferente , posta in prossimita' del Santuario di Diana e' vietata alla balneazione . L' articolo non specifica in quale punto del lago e' stata trovata la testa , pero' vedendo lo stato di conservazione del reperto mi farebbe escludere che si tratti di un oggetto recente buttato li' per scherzo o caduto accidentalmente . Tutta l' area del lago era in antico trafficata e abitata , quindi la testa potrebbe appartenere anche ad un edificio della fine dell' impero , se non , come gia' supposto , al Santuario stesso .


Inviato (modificato)

@Adelchi66 le tue perplessità si stanno delineando:

 

 
 
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Testa di marmo trovata dai sub sul fondo del lago di Nemi. Una protome romana autentica o uno scherzo? Il video

 

Il Comune di Nemi intende procedere con i piedi di piombo. La testa di marmo scolpita, trovato sul fondo del lago di Nemi sarà studiata accuratamente a partire dalle prossime ore. E’ stata recuperata nel corso dell’operazione di bonifica dei fondali lacustri, da parte dei volontari della Protezione civile. La scultura è una protome, cioè un elemento decorativo prodotto per la decorazione di facciate di edifici. Una testa e un “peduncolo” scolpito, dietro di essa, nello stesso blocco, che serviva per l’inserimento in un muro.

 

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La pietra è apparsa candida, ai sub e questo ha reso cauti municipio e i primi archeologi coinvolti nel caso. Non è dato sapere, almeno fino ad ora, se essa fosse coperta da sedimenti o da altri materiali.

Il motivo dell’estrema prudenza è legato al vecchio caso delle teste di Modigliani.

Questo bacino ha una grande importanza storica e archeologica poiché qui furono recuperate le Navi di Nemi. due navi imperiali romane attribuibili all’imperatore Caligola, affondate, recuperate nel corso di un’impresa archeologica condotta dal 1928 al 1932.

Il primo scafo misurava 71 metri in lunghezza e 20 in larghezza; il secondo 75 metri in lunghezza e 29 in larghezza. Degne di nota anche le due grandi ancore ritrovate: la prima in legno con ceppo in piombo della lunghezza di 5 m rappresenta l’unico esemplare di questo tipo completo, conosciuto all’epoca. La seconda, del tipo detto ammiragliato.
Grazie ad alcune scritte è stato possibile datare gli scafi all’epoca dell’imperatore Caligola (37-41 d.C.): la grandiosità delle imbarcazioni, la ricercatezza delle decorazioni e degli arredi, le stesse vicende personali dell’imperatore hanno fatto ritenere a lungo che le navi fossero luoghi di piacere. Oggi l’ipotesi più accreditata è che si trattasse invece di navi cerimoniali, destinate alla celebrazione di feste religiose, in linea con il carattere sacro del luogo.

Nemi è un comune italiano di circa 2000 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale. Si trova quasi al centro dei Colli Albani, a 521 metri sul livello del mare. Il toponimo di Nemi è legato al sostantivo della lingua latina “nemus” (“bosco”). Nel territorio di questa città si trovava il santuario di Diana Aricina o Nemorense, consacrato alla dea Diana, divinità tutelare principalmente dei boschi e della fertilità: l’ubicazione di questo importante santuario è stata comunemente identificata fin dal Seicento presso le sponde settentrionali del lago di Nemi. Il tempio nemorense divenne il centro religioso della Lega Latina dopo la distruzione di Alba Longa alla metà del VII secolo a.C., e fu frequentato fino all’inizio del V secolo, con un periodo di grande ampliamento tra il II secolo a.C. ed il I secolo.

https://www.stilearte.it/testa-di-marmo-trovata-dai-sub-sul-fondo-del-lago-di-nemi-una-protome-romana-autentica-o-uno-scherzo/

Modificato da ARES III

  • 3 settimane dopo...
Inviato

Buongiorno! La testa, purtroppo, per stile ed iconografia non ha nulla di romano nè di italico... le stesse condizioni di giacitura (appoggiata sopra al fondo lacustre, non affondata nel fango) e di conservazione (pulita, senza un'alga o una concrezione), dimostrano che è stata collocata nel lago in tempi molto recenti (e lo dico da archeologo che ha collaborato a varie ricognizioni e scavi presso i due laghi albani). Lo stesso fatto che la notizia sia "sparita nel nulla" dopo le verifiche della Soprintendenza la dice lunga... senza contare che il lago è stato svuotato quasi totalmente per il recupero dei relitti negli anni '20-'30 ed esplorato palmo a palmo, e ricerche e sub sono stati attivi anche nel dopoguerra. Per quanto riguarda la storia delle navi proposta da Ares III, sulla vicenda della distruzione ci sono molte imprecisioni. Gli ultimi studi storiografici, accettati a pieno dalla comunità accademica, indicano che furono le granate alleate a incendiare accidentalmente le navi. Ed escludono, prove alla mano, tutte le altre versioni sulla colpevolezza dei tedeschi, degli sfollati rifugiati nel museo, dei partigiani e di presunti ladri di metallo. Faccio in particolare riferimento al volume Altamura F., Paolucci S., 2023, L’incendio delle navi di Nemi. Indagine su un cold case della Seconda guerra mondiale, Passamonti Editore, Grottaferrata, del quale potete trovare una recente sintesi in questo articolo sulla rivista Engramma dell'Università di Venezia: engramma - la tradizione classica nella memoria occidentale n.203

Ps, gli stessi autori hanno anche smontato la recente teoria della terza nave di Nemi, che si basa su errate letture delle fonti e altre simili amenità... per approfondire questo tema: (2) La terza nave di Nemi: ascesa e caduta di una leggenda | Flavio Altamura - Academia.edu

  • Mi piace 3

Inviato
33 minuti fa, falarabio dice:

Per quanto riguarda la storia delle navi proposta da Ares III,

Egregio signor archeologo vorrei precisare che io non "propongo una storia" semmai ho semplicemente riportato una "storia" (utilizzando le sue parole, ma dovremmo dire notizia per essere precisi) passata per TG nazionali e molti siti di informazione. Essendo Lei una persona laureata conoscerà certamente la differenza tra i verbi "proporre" e "riportare", quindi avendomi attribuito ingiustamente un'azione (tra l'altro sgradevole  visto il contesto) gradirei delle scuse immediate. Inoltre se rileggerà in modo più attento tutta la discussione, potrà notare che non ho mai fatto ipotesi (qui sarebbe sì che si potrebbe utilizzare il verbo proporre) ma ho solo riportato articoli corredati di fonte (link).

 

PS: Da avvocato posso dirle che il suo comportamento è borderline per ciò che riguarda la fattispecie della diffamazione a mezzo stampa (595 c.p., III co), quindi le consiglierei in futuro di scegliere in modo più accurato le parole da utilizzare, onde evitare spiacevoli episodi.

 

 

  • Confuso 2

Inviato

A mia volta, invito l’utente @ARES III ad esprimersi con più moderazione e a smettere di trasformare un qualsiasi intervento che a lui non piace, sopratutto quando viene espresso da un esperto, in una offesa personale. Dovrebbe leggere meglio, perché non vedo nessuna scortesia da parte di @falarabio, anzi lo ringrazio per queste informazioni utilissime. Informazioni che spesso mancano nelle notizie grezze appena uscite, « proposte » tramite media non specializzati e « riportate » dall’utente ares, tutte interessanti, tuttavia troppe numerose per poter essere approfondite.

On 6/25/2023 at 7:54 PM, ARES III said:

Ci mancherebbe @Adelchi66, ogni dubbio o precisazione arricchisce il dibattito, oltreché la propria visione. 

 

Concordo pienamente... Ma bisogna darsi i mezzi (la cortesia prima di tutto) per rendere possibile questo dibattito. Quando qualcuno ci fa il piacere di dare qualche precisazione, è sempre benvenuto, e dovremmo essergli grati. 

Il tono intimidatorio nei suoi confronti è nella fattispecie totalmente irrilevante e non dovrebbe essere ammesso qui. 

  • Mi piace 1
  • Grazie 3

Inviato

Non potrebbe trattarsi visto lo stile di un frammento di una scultura di epoca fascista? Magari posta in occasione del prosciugamento del lago in modo commemorativo

Ipotesi giusto pour parler...


Inviato
21 minuti fa, Vietmimin dice:

A mia volta, invito l’utente @ARES III ad esprimersi con più moderazione e a smettere di trasformare un qualsiasi intervento che a lui non piace, sopratutto quando viene espresso da un esperto, in una offesa personale

Non credo che ha capito la finezza della questione (forse perché non ha letto bene tutta la discussione):

1- io riporto (come sempre) una notizia, senza supportarla o negarla;

2- è stato già detto da altri utenti che il reperto era dubbio;

3- in quell'occasione, ho risposto che non ci sono problemi se qualcuno ritiene (con o senza prove) che la notizia sia infondata (possono chiamare @Adelchi66)

4- oggi un utente riafferma che il reperto è dubbio (forse falso?) e fin qui nulla quaestio, tutti hanno diritto di pensarla come la si vuole.

5- il problema è che l'utente ha voluto mettermi in correlazione con questo ritrovamento, con un allusione: "io avrei proposto questa storia", come se io avessi qualche utilità in questa vicenda. 

Dal momento che io non ho mai affermato che il reperto sia autentico o che sia falso, perché vengo messo in mezzo ? Perché mi si vuole far passare per un soggetto losco che ha qualche utilità?

Il linguaggio non è intimidatorio ma semplicemente un richiamo personale a non gettare sulla mia persona un sospetto (se il reperto è falso e io supporto la tesi che sia vero, poi si aprono parecchi scenari compromettenti) senza prove e soprattutto senza logica.

Il fatto è molto più grave di quello che si pensi: non è semplicemente un parere divergente (cosa tra l'altro che io non ho neppure espresso, e qui sorge il mio di sospetto), ma è una forma subdola di accusa velata. 

Farmi passare per un delinquente non ci sto!

PS: io non ritengo sbagliate le tesi dell'utente in questione, ma solo la sua accusa nei miei confronti (che è pure illogica perché non ho detto niente).


Inviato

E mi fa piacere che lei @Vietmiminintervenga solo per apportare un sostegno ad una persona che mi accusa...fa capire molto del rapporto che intercorre tra noi...

Comunque potrebbe intervenire più spesso in questa sezione per regalarci altre perle di saggezza...


Inviato (modificato)

Gentile Ares III, non ho mai offeso o accusato alcuno  a mezzo internet in vita mia  (così come dal vero) e non mi sembra sinceramente di averlo fatto qui. Provo a spiegarmi, secondo me la questione nasce da un semplice equivoco. La prego (e prego anche i moderatori @Vietmimin) di rileggere quanto ho scritto nel mio post. Nella prima parte ho espresso delle considerazioni tecniche da archeologo (da "Buongiorno" fino a "dopoguerra"), nelle quali non vi è il benché minimo riferimento all'utente Ares III, ma solo alle notizie date dalla stampa in occasione del rinvenimento. Notizie che ben conosco in quanto abitante nell'area e abbastanza esperto dell'archeologia della zona (e delle quali ho discusso anche con giornalisti). Ovviamente qui la mia intenzione era solo di dare una parere tecnico sulla poca affidabilità del presunto rinvenimento archeologico rispetto a quanto sostenuto dalla stampa.

Nella seconda parte del post, parlo invece esclusivamente delle vicende della distruzione delle navi e della c.d. "terza nave". L'utente Ares III (mi pare di aver capito dal post n. 20, punto 5) si è sentito chiamato in causa dalla frase all'inizio di questa seconda parte, che è:  "Per quanto riguarda la storia delle navi proposta da Ares III, sulla vicenda della distruzione ci sono molte imprecisioni". In questa frase, come potete ben vedere, non c' è il minimo riferimento alla testa, ma solo alla "storia delle navi", ovvero al commento n. 3 della discussione nel quale l'utente ha riproposto a scopo illustrativo un  post  proveniente dal sito romanoimpero.com (romanoimpero.com/2020/06/le-navi-romane-ritrovate.html). In quel post, riguardante effettivamente la "storia delle navi" (ovvero la storia delle ricerche e delle vicende che riguardano le navi), vi sono molte imprecisioni all'interno del paragrafo sulla distruzione dei relitti. Ve lo posso assicurare perché sono uno dei due autori del nuovo volume con la revisione storiografica della vicenda dell'incendio... quindi facevo un appunto su un argomento sul quale sono estremamente informato. Detto questo, mi sembra chiaro che io non abbia lanciato alcuna accusa, né esplicita né tantomeno velata, visto che con "la storia delle navi proposta da Ares III" io mi riferivo evidentemente al solo post che l'utente ha ripreso dal sito romanoimpero.com (che era infatti l'unico post nell'intera discussione a contenere li riferimento alla distruzione delle navi, argomento che appunto menzionavo nella mia frase) . E vorrei anche chiarire che  per me era implicito che il post n.3 non era un contenuto scritto dall'utente (sia perché erano dei link sia perché peraltro già conoscevo quella pagina), ma solo qui riproposto per illustrare le vicende delle navi (ho usato il termine "proposto" in quanto proporre, secondo la Treccani, significa appunto "presentare all'attenzione altrui qualche cosa da trattare", esattamente come in questo caso). E mi spiace molto che le mie osservazioni, che erano chiaramente finalizzate a precisare alcuni  aspetti della discussione tramite un parere tecnico e con le ultime novità storiografiche sull'argomento, siano state percepite come accusa (anche perché non conosco l'utente e non avrei la benché minima ragione per accusarlo...). Confido comunque che avendo ulteriormente chiarito cosa si intendeva con la frase in questione si sia dissipato di conseguenza anche l'equivoco. 

Modificato da falarabio
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Inviato
Proporre:
1- avanzare una tesi
2- Offrire all'accettazione altrui, consigliare
 
Il termine scelto è infelice: era meglio e più aderente al contesto "riportare", come anche suggerito prima.
 
 
1 ora fa, falarabio dice:

proposto

Quando si sbaglia nella scelta di un termine, poi può capitare che ci siano una catena di conseguenze e di incomprensioni.


Inviato

Concordo, forse sarebbe stato ancora più corretto usare il termine "riportare", sebbene, come evidenziato dalla Treccani (propórre in Vocabolario - Treccani) anche "proporre" può avere lo stesso significato semantico di "suggerire come utile" o "presentare all'attenzione altrui qualche cosa da trattare". Ad ogni modo, al di là delle sfumature semantiche, ribadisco che anche se non ho usato l'espressione "Per quanto riguarda la storia delle navi riportata da Ares III, sulla vicenda della distruzione ci sono molte imprecisioni.", nella frase in questione non era egualmente  presente alcun riferimento alla questione della "testa", ma solo alla "storia delle navi" e alla vicenda dell'incendio. Ovvero a quanto riportato nel solo post n. 3. Quindi, per come era scritta, non vi era comunque alcun elemento di accusa. 

  • Mi piace 1

Inviato

@falarabio Mi dispiace che lei debba giustificarsi per i suoi chiarimenti rilevanti sul tema proposto da Ares. 

Proporre (Treccani) :In senso proprio, porre innanzi, e quindi offrire, mettere davanti agli occhi (...)

- Presentare all’attenzione altrui qualche cosa da risolvere, oppure da trattare, da sviluppare: p. un quesito, un problema, un dubbio; p. un argomento da svolgere; p. un tema, una tesi.

16 hours ago, ARES III said:

E mi fa piacere che lei @Vietmiminintervenga solo per apportare un sostegno ad una persona che mi accusa...fa capire molto del rapporto che intercorre tra noi...

Comunque potrebbe intervenire più spesso in questa sezione per regalarci altre perle di saggezza...

 

Ci proverò, grazie. Se posso permettermi, propongo una altra perla di saggezza da meditare per poter dibattere serenamente tra di noi: Cerchiamo di capire prima di aggredire. 

Poi ne farete quello che vorrete, magari una collana, io propongo, voi disponete. 

  • Mi piace 3

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