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Trovato a Pompei altorilievo di un serpente agatodemone. Indica la presenza di un larario che sarà portato alla luce

Ancora una meravigliosa scoperta a Pompei, dove un altorilievo che rappresenta un serpente, probabilmente inserito in un larario, è emerso durante i nuovi scavi in corso nella Regio IX.

A darne notizia è stato il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel: “La scoperta continua” dice mostrando il rettile “che esce dai lapilli“. “Vedremo che c’è ancora su questa parete decorata“ prosegue il direttore. La rappresentazione in rilievo dell’animale è stata trovata nelle ore scorse nell’edificio in cui, recentemente, sono stati scoperti gli scheletri di due donne e di un bambino di 3 o 4 anni, uccisi dal materiale crollato dal soffitto durante le scosse telluriche che precedettero l’eruzione del 79 dopo Cristo.
I resti sono stati trovati in quello che doveva essere un panificio. Due donne e un bambino dovevano aver cercato rifugio in quel luogo o erano i proprietari del forno. I nuovi scavi avevano permesso, nelle settimane scorse, di portare alla luce, nei pressi dell’atrio di una domus due pareti affrescate sulle quali appaiono Apollo e Dafne, da un lato e Poseidone e Amimone dall’altro.

Il serpente appariva nei larari – gli altari domestici – come cu­stode, genius benevolo del luogo e delle sorti della famiglia, ma anche dei singoli individui. Viene definito serpente agatodemone (“demone buono”). Agathodaimon era anche un giovane che reggeva un colubro. Apparteneva inizialmente alla mitologia greca, dalla quale era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città. Presente anche nella mitologia romana nella veste di genius loci, è associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza. Serpenti come i colubri – che non sono velenosi e che spesso vivono presso le muraglie dei giardini e degli orti – si nutrono di topi e di insetti e per questo erano considerati esseri benigni.

 

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pompei-abc-1024x768.jpg Il rilievo antropometrico di uno dei tre scheletri trovati a Pompei @ Parco archeologico di Pompei pompei-abcd-683x1024.jpg Il direttore del Parco nell’edificio scavato in questi giorni. @ Foto Parco archeologico di Pompei pompei-abc-2-1024x768.jpg Il ministro della Cultura in visita allo scavo, dopo la nuova scoperta @ Foto Parco archeologico Pompei

Le nuove indagini, che proseguono anche in questi giorni, sono state avviate a febbraio nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito – in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio. Il progetto si inserisce in un più ampio approccio che, sviluppato durante gli anni del Grande Progetto Pompei, mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico.

L’impostazione del nuovo scavo, ubicato nell’Insula 10 della Regio IX, lungo Via di Nola, è dunque la stessa già attuata nello scavo della Regio V durante gli anni 2018-2020 che, sotto la direzione dell’allora direttore, Massimo Osanna, ha visto emergere la casa di Orione, la casa con Giardino e il Thermopolium. Oltre a migliorare le condizioni di conservazione e tutela delle strutture millenarie attraverso una risistemazione dei fronti di scavo, da sempre elementi di vulnerabilità a causa della pressione del terreno sui muri antichi e del deflusso delle acque meteoriche, i nuovi scavi si avvalgono dell’impiego delle diverse professionalità, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi, sismologi, numismatici, oltre ad architetti, ingegneri e geologi, per trarre il massimo di informazioni e dati dalle operazioni di indagine stratigrafica.
L’obiettivo è migliorare la conservazione, rimodulando il fronte di scavo e acquisire nuovi dati archeologici

Lo scavo nell’area, lungo via di Nola, fu iniziato nel 1888, ma fu presto interrotto. Dopo più di un secolo è stato ripreso e ha già restituito sorprese. Emergono due case ad atrio, già parzialmente indagato nell’800, costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e di un panificio con il forno, gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione e la creazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.

In questi ultimi ambienti sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai.

Le prime indagini antropologiche indicano due individui pienamente adulti, probabilmente donne sulla base delle prime analisi in situ, e di un bambino di età approssimativa intorno ai 3-4 anni. Gli individui sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti solamente 40 cm. di stratigrafia intatta. Essi poggiavano a diretto contatto con il pavimento, e presentavano – unitamente alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem – una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell’eruzione Pliniana del 79 d.C. a Pompei.

pompei-affreschi-1024x768.jpg Gli affreschi in uno dei cubicoli del panificio @ Foto Parco archeologico di Pompei

 

Nell’atrio dell’abitazione con forno annesso, sono riemersi – come dicevamo – due cubicoli affrescati con scene del mito: Poseidone e Amimone nel primo, Apollo e Dafne nel secondo. Nel primo dei due ambienti si conservano le tracce del mobilio carbonizzato a causa di un incendio che si sviluppò durante la catastrofe. Resti di morte e devastazione intrappolati e custoditi dalla coltre eruttiva che raccontano storie di vita dell’antica Pompei. Ora il serpente.

https://www.stilearte.it/trovato-a-pompei-altorilievo-di-un-serpente-agatademone-indica-la-presenza-di-un-larario-che-sara-portato-alla-luce/

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Inviato (modificato)

CULTO DI AGATODEMONE

 
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LARARIO DELLA REGIO V DI POMPEI
 
I greci tenevano l'effigie dell'Agathodaimon (o Agathos Daimon, in greco: ἀγαθός δαίμων, "demone buono") nelle loro case come buon auspicio poiché era il genio buono. Il termine greco del demone è molto diverso da quello cattolico. Un dáimōn, (essere divino) si trova a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano e spesso ha funzione di intermediario tra i due.

Nella mitologia dell'Antica Grecia era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e pure delle città. Fu presente anche nella mitologia romana soprattutto nella veste di genius loci, venendo associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza.

La sua effigie era un piccolo serpente con la testa coronata e la coda con un fiore di loto, oppure come giovane che reggeva la cornucopia in una mano e nell'altra un mazzo di spighe e papaveri. Agatodemonisti erano chiamati dai romani la gente che non beveva vino mescolato ad acqua, a miele, essenze ecc. come facevano solitamente i Romani.

 

LA BEVANDA AGATODEMONISTA

Nonostante fosse poco importante nei culti pubblici, Pausania il Periegeta (110 - 180) lo riteneva solo
un epiteto di Zeus), Agatodemone aveva molto séguito fra la popolazione greca e si usava consacrare in suo onore ogni simposio e ogni banchetto ufficiale con libagioni di vino puro, cioè non mescolato, all'uso agatodemonista.
 
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ANTINOO AGATODEMONE
 

Ne La pace di Aristofane, quando la Guerra ebbe  intrappolato la Dea della Pace Eirene in una buca profonda, Hermes venne ad aiutarla:


«Adesso, oh Greci! è il momento, una volta messi alle spalle alterchi e litigi, che dovremmo liberare la dolce Eirene e tirarla fuori da questo pozzo… Questo è il momento di versare una coppa in onore di Agathos Daimon!
(Aristofane, La Pace)
 
In Grecia un tempio a lui dedicato era situato presso la strada che portava da Megalopoli (Peloponneso) ai monti Menalo, in Arcadia. 
 
Gli fu anche dedicato uno degli edifici del culto oracolare di Trofonio (eroe greco divenuto poi un demone) a Livadeia, lungo la strada per Delfi, in Beozia.
 
Agathos Daimon era inoltre lo sposo o il paredro di Tyche Agathe (Τύχη Ἀγαθή, Buona Fortuna), figlia di Afrodite: 
«Noi a Livadeia sappiamo essere Tyche moglie di Agathos Daimon, il Buono o Ricco Spirito»
(Jane Ellen Harrison, Prolegomeni allo studio della religione greca)

Il suo Numen (essenza divina) poteva essere rappresentato simbolicamente nell'arte come 
un Serpente (e quindi legato alla Natura e pertanto alla Madre Terra) oppure come un giovane uomo che sostiene una cornucopia e una scodella in una mano e un papavero e una spiga di grano nell'altra.
Modificato da ARES III

Inviato (modificato)
Nell'ambiente romano, sempre dotato di molta praticità, Agatodemone venne a rappresentare semplicemente un generico spirito tutelare di buona fortuna, auspice particolare di una continuativa abbondanza di buon cibo e buon vino nelle famiglie, ma pure di fortuna commerciale nelle botteghe in cui venne spessissimo rappresentato.
 

 

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AGATODEMONI DA ERCOLANO - SERPENTI CON LA CRESTA

 

TARDA ANTICHITA'

Nell'epoca del sincretismo religioso greco-egizio della tarda antichità, Agatodemone passò nel gruppo degli spiriti tutelari egiziani di protezione e di buona fortuna. A tal proposito è stata rinvenuta una pietra preziosa intagliata con magici emblemi raffigurante l'immagine di Serapide con un coccodrillo, leone solare e la mummia di Osiride circondata da un leone con testa di serpente.
 

In tal caso Serapide è chiamato Khnum-Agatodemone-Eone, mentre sul retro della gemma figura Arpocrate, ossia Horo, il giovane figlio di Iside ed Osiride, colui che vendica il padre Osiride sconfiggendo il malefico Tifone.
 
Agatodemone già divinità greca protettrice della vegetazione e della vite, diviene protettore anche delle città. Aveva un proprio edificio presso il culto oracolare di Trofonio vicino Lebadea in Beozia, nella Grecia centrale.
 
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IL LARARIO DI POMPEI

A Pompei è recentemente stato recuperato un bel larario, tra i più eleganti mai visti, pertinente a un ambiente di una casa già in parte scavata agli inizi del Novecento, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone. 
 
Al centro di una parete con paesaggi idilliaci e una lussureggiante natura con piante e uccelli, si trova l‘edicola sacra con ai lati dipinte le figure dei “Lari” protettori della casa e, al di sotto, due grandi serpenti agatodemoni (demone buono), simbolo di prosperità e buon auspicio. 
 
Le immagini delle piante con gli animali dipinti dovevano fondersi con quelle vere che dovevano crescere nell’aiuola sottostante il larario, contribuiva all'ambiente favolosamente agreste, sottolineato da un superbo pavone dipinto che sembra razzolare nel terreno del giardino. 
 
Anche l’ara dipinta al centro dei due serpenti, con le offerte (la pigna e le uova), viene sottolineata  da una piccola ara in pietra ritrovata nel giardinetto e dove si notano tracce di bruciato. prova inconfutabile delle offerte che servivano a onorare le divinità domestiche,
affinchè tutelassero il benessere e la prosperità di tutta la famiglia e dei suoi affari economici. 
 
Sulla parete opposta la scena cambia totalmente con la figurazione di una caccia su fondo rosso con diversi animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero, e che secondo alcuni autori alluderebbe simbolicamente alla vittoria delle forze del bene sul male. Ma i Romani non avevano queste preoccupazioni del tutto cristiane, per loro il bene era che l'impero trionfasse, che potessero ottenere gloria per la loro famiglia e che i loro affari andassero bene.

Del resto il cinghiale uccide Adone che è l'amante di Venere, ma questa sembrerebbe solo una caccia.
Gli archeologi della soprintendenza ancora non si pronunciano e giustamente:
Di certo questo ambiente era una stanza adibita al culto dei Lari, ma è ancora da definire nella disposizione degli spazi, considerata la presenza insolita di alcuni elementi come la vasca bordata dal giardinetto, posta al centro dell’ambiente e lo spazio soppalcato che chiude uno dei lati, ancora interamente da scavare”.

https://www.romanoimpero.com/2021/08/culto-di-agatodemone.html?m=1

Modificato da ARES III

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Pompei: emerge un sontuoso larario con serpenti agatodemoni, pavoni, decori floreali e scene di caccia

Un sontuoso larario dipinto di circa 4m x 5m riaffiora tra i lapilli in un ambiente ancora in corso di scavo nella Regio V di Pompei, nell’ambito dei lavori di consolidamento dei fronti di scavo, previsti dal Grande progetto Pompei.
Pompei-larario-Ciro-Fusco-7.jpg Pompei, larario (Ciro Fusco)

Il bel larario, tra i più eleganti emersi a Pompei, è pertinente ad un ambiente di una casa già in parte scavata agli inizi del Novecento, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone.  Al centro di una parete con paesaggi idilliaci e una lussureggiante natura con piante e uccelli, si trova l‘edicola sacra con ai lati dipinte le figure dei “Lari” protettori della casa e, al di sotto, due grandi serpenti “agatodemoni” (demone buono), simbolo di prosperità e buon auspicio. In un continuo gioco tra illusione e realtà si mescolano e confondono nell’ambiente, piante dipinte con quelle vere che dovevano crescere rigogliose nell’aiuola sottostante il larario, mentre un pavone dipinto sembra calpestare il terreno del giardino. Al pari, l’ara dipinta al centro dei due serpenti, con le offerte (la pigna e le uova), trova corrispondenza in un’arula (piccolo altare) in pietra ritrovata nel giardinetto e sulla quale ancora insistono tracce di bruciato delle offerte che servivano a onorare le divinità domestiche, a garanzia del benessere e della prosperità di tutta la famiglia. Sulla parete opposta, invece, una scena di caccia su fondo rosso con diversi animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero, sembra alludere simbolicamente alla vittoria delle forze del bene sul male.

Pompei-larario-ph.-Ciro-Fusco-1-300x200. Pompei, larario (ph. Ciro Fusco)

Si trattava di una stanza adibita al culto, ancora tuttavia da definire nella disposizione degli spazi, considerata la presenza insolita di alcuni elementi come la vasca bordata dal giardinetto, posta al centro dell’ambiente e lo spazio soppalcato che chiude uno dei lati, ancora interamente da scavare.

 

Pompei-larario-ph.-Ciro-Fusco-8-200x300. Pompei, larario (ph. Ciro Fusco)

 

Questi straordinari ritrovamenti che continuano a regalare grandi emozioni, rientrano nel più vasto intervento di manutenzione, quello della messa in sicurezza dei fronti di scavo – dichiara il Direttore Generale Massimo Osanna – che sta interessando i circa 3 km di fronti che delimitano l’area non scavata di Pompei. Un intervento fondamentale in una delle aree più  a rischio del sito, mai prima trattata complessivamente e che oggi grazie all’operazione di riprofilamento dei fronti, che ha lo scopo di ridurre la pressione del terreno sulle aree già scavate, ci sta anche consentendo di portare alla luce ambienti intatti con splendide decorazioni.”

(Foto per gentile concessione di Ciro Fusco)

Pompei-larario-ph.-Ciro-Fusco-6.jpg Pompei, larario (ph. Ciro Fusco)

 

 

https://mediterraneoantico.it/articoli/pompei-emerge-un-sontuoso-larario-con-serpenti-agatodemoni-pavoni-decori-floreali-e-scene-di-caccia/

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Da un vecchio manuale di mitologia, il ricordo della possibile ascendenza egizia della figura di Agatodemone .

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31 minuti fa, Adelchi66 dice:

Il mio piccolo larario...

 

Screenshot_20230627-215640_(1).png

 

Ma è su una tavola lignea ?


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7 ore fa, ARES III dice:

Ma è su una tavola lignea ?

 

Si,hanno usato un vecchio legno usurato e un po' tarlato.

Tanto per dare un tocco di antichità.


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43 minuti fa, Adelchi66 dice:

Si,hanno usato un vecchio legno usurato e un po' tarlato.

Tanto per dare un tocco di antichità.

 

 

Devo dire che mi piace veramente perché è a metà strada tra un pezzo di affresco pompeiano staccato e una decorazione teatrale settecentesca. Ottima scelta decorativa.


Inviato

No ,lo realizzò una ventina di anni fa un mio caro amico provetto pittore.

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13 minuti fa, Adelchi66 dice:

No ,lo realizzò una ventina di anni fa un mio caro amico provetto pittore.

 

Molto bravo. 

E grazie per aver condiviso con noi questa "pala d'altare casalinga".


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