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Scoperto un «tesoro» di epoca cristiana in Sudan


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Scoperto un «tesoro» di epoca cristiana in Sudan

Mentre feroci scontri affliggono la capitale Khartum, a Dongola archeologi locali e polacchi scoprono iconografie mai viste prima

La scena (insolita) del sovrano nubiano che bacia la mano di Cristo e viene abbracciato dall’arcangelo Gabriele è stata rinvenuta nel corso degli scavi a Dongola in Sudan. © Adrian Chlebowski - Polish Centre of Mediterranean Archaeology University of WarsawLa scena (insolita) del sovrano nubiano che bacia la mano di Cristo e viene abbracciato dall’arcangelo Gabriele è stata rinvenuta nel corso degli scavi a Dongola in Sudan. © Adrian Chlebowski - Polish Centre of Mediterranean Archaeology University of Warsaw

I feroci scontri che hanno interessato la capitale sudanese hanno messo in grave pericolo non solo la transizione del Paese africano verso la democrazia, ma anche il sito dell’antica Dongola, tra le sabbie desertiche nello Stato del nord del Sudan, dove un gruppo di archeologi locali e polacchi ha lavorato senza sosta per preservare un tesoro unico di arte cristiana antica, con esempi di iconografia mai visti prima. Nel VI secolo l’antica Dongola era un centro urbano fortificato del regno copto di Makuria, dinastia nubiana che, nel momento del suo massimo splendore, era grande quanto la Spagna e la Francia messe insieme.

La città era una fiorente cittadella alimentata da stretti legami commerciali con l’impero egiziano, i cui mercanti arrivavano sulle navi lungo il Nilo. Era considerata una sede di potere per gli arcivescovi cristiani. «Il sito non è minacciato, almeno per ora. Ma non si può mai sapere in che direzione andrà una situazione come questa in Sudan, afferma l’archeologo polacco Artur Obłuski. L’antica Dongola si trova a circa 300 km a nord di Khartum, principale teatro della lotta per il potere in questo Paese. Abbiamo costruito un campus accanto al sito e lo abbiamo offerto alle famiglie di Khartum che conosciamo e che possono cercare rifugio lì».

La tomba nascosta
Obłuski è un profondo conoscitore della Nubia cristiana e dirige il Centro polacco di Archeologia mediterranea dell’Università di Varsavia (Polish Centre of Mediterranean Archaeology University of Warsaw, PCMA UW). Negli ultimi mesi il suo team ha portato alla luce un complesso di ambienti dipinti con scene iconografiche cristiane, presumibilmente creati per sostenere il re di Makuria nel momento del bisogno. La scoperta delle stanze è stata inaspettata mentre il team di Obłuski era impegnato nello scavo di quelle che un tempo erano le case private del periodo Funj (XVI-XIX secolo). Erano situate vicino alla più grande chiesa cristiana nubiana mai trovata nella regione, scoperta solo tre anni fa grazie a tecniche di telerilevamento e da allora è stata identificata come Grande Chiesa di Gesù.

«Pensiamo che le camere potessero essere un complesso dedicato all’élite makuriana, se non alla famiglia reale», spiega Obłuski. Una delle camere è a forma di tomba ed è decorata con pitture murali e iscrizioni che suggeriscono il suo utilizzo come parte della chiesa, il luogo in cui venivano accuratamente conservate le offerte eucaristiche. «Tra queste vi sono iscrizioni greche che contengono la Liturgia dei Doni Presantificati», spiega l’archeologo, riferendosi al rituale cristiano della Quaresima, durante il quale si riceve la Comunione dai doni che rappresentano il corpo e il sangue di Cristo. A sud gli archeologi hanno scoperto altre due camere coperte da pitture murali e, a ovest, una stanza più grande che un tempo era coperta da una cupola. I lavori sono in corso e Obłuski spera di poter scavare in ognuno di questi ambienti entro l’autunno, se gli archeologi saranno in grado di riprendere il lavoro in sicurezza.

La priorità è un dipinto murale nella stanza simile a una tomba, che non si era mai visto nell’iconografia cristiana di tutto il mondo. A suo avviso è unico e potrebbe cambiare la comprensione di come la Makuria, e la fede cristiana nel suo complesso, sia cresciuta e poi decaduta in quello che oggi è il moderno Sudan. «La maggior parte degli studiosi del periodo bizantino e dell’arte di quest’epoca trascura la civiltà nubiana in quanto periferia africana che invece meriterebbe un’attenzione maggiore», afferma Obłuski. Il dipinto murale raffigura l’arcangelo Gabriele che abbraccia una figura regale, che a sua volta bacia la mano di Gesù, emergendo da una nuvola. «Quando i mortali sono in contatto con i santi o con Cristo, soprattutto nell’arte tardoantica, il contatto non è diretto. I mortali tengono un panno o uno scialle attraverso il quale il contatto viene mantenuto», spiega Obłuski.

La supplica a Dio
Accanto ai dipinti vi sono iscrizioni che gli archeologi hanno decifrato. Menzionano più volte un re di nome Davide e supplicano Dio di proteggere la città. Che è probabilmente l’antica Dongola, mentre il re Davide è probabilmente la figura regale raffigurata, uno degli ultimi sovrani della Makuria cristiana: il suo dominio segnò l’inizio della fine del regno. Nel 1275 decise di sferrare un attacco all’Egitto, per ragioni sconosciute. L’esercito mamelucco egiziano si vendicò invadendo la Nubia e, nel 1276, l’antica Dongola fu saccheggiata per la prima volta nella sua storia. Secondo Obłuski il dipinto può essere datato con precisione al momento in cui l’esercito mamelucco arrivò nell’antica Dongola nel 1276, facendo scempio della sua gente e della sua cultura. Era stato creato presumibilmente mentre l’esercito mamelucco si avvicinava alla città, o mentre l’assediava, nella speranza di un intervento divino.

«Abbatterono la Grande Chiesa di Gesù e sostituirono il re Davide con un nuovo sovrano, dice Obłuski. Questo diede inizio a un forte declino del regno di Makuria e della fede cristiana nella regione». Re Davide fuggì da Dongola e si spinse fino al Regno di al-Abwab, dove fu catturato dal suo re e consegnato ai Mamelucchi. Sembra che sia morto in una prigione del Cairo. Per quasi un secolo, il regno di Makuria fu governato dai re fantoccio incoronati dai Mamelucchi. Le lotte per il potere videro l’ascesa dell’Islam e la persecuzione del cristianesimo. Oggi, secondo recenti dati del Pew Research Center, si stima che oltre il 90% della popolazione sudanese sia musulmana e solo il 5% cristiana.

«Nel 1317, spiega l’archeologo, il primo sovrano musulmano di Makuria fondò una moschea in città. Rimane il più antico luogo di culto musulmano conservato in Sudan». La scoperta nella vecchia Dongola rientra nel progetto Urban Metamorphosis of the community of a Medieval African Capital City (Umma), finanziato dal 2018 dal Consiglio Europeo della ricerca dell’UE, che continuerà a sostenere lo scavo e la conservazione dei manufatti dell’antica Dongola. Ciò permetterà di comprendere meglio la trasformazione della regione da capitale cristiana a epicentro della fede islamica in Sudan, un Paese che sta ancora lottando per capire come persone di ogni credo e fede possano vivere fianco a fianco.

https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/scoperto-un-tesoro-di-epoca-cristiana-in-sudan/142595.html


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