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Inviato
 
 
Non so quanto sia credibile la teoria che verrà esposta, ma mi sembra interessante o al meno curiosa:
 
La collezione Tolone è custodita nella casa di Girifalco del professore Salvatore Tolone Azzariti, insegnante di economia a Oxford. Girifalco si trova al centro della provincia di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana, la regione che per prima fu chiamata "Italia" in onore al famoso re Italo. Secondo il mito greco, la nascita del regno di Italo avrebbe preceduto la guerra di Troia di sedici generazioni, collocandosi più o meno nel 1550 a.C. La data in questione è compatibile con l'ipotesi di un nobile hyksos, fuggito dall'Egitto durante la riconquista del faraone Kamose. Tucidide si riferiva all'attuale provincia di Catanzaro affermando che "quella regione fu chiamata Italia da Italo", un nome che solo in seguito venne esteso a tutta la penisola. Leggiamo in Aristotele: "Divenne re dell'Enotria un certo Italo, dal quale si sarebbero chiamati, cambiando nome, Itali invece che Enotri. Dicono anche che questo Italo abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori e che abbia anche dato a essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi". Secondo Strabone la capitale del regno enotrio fu Pandosia Bruzia, la città fondata da Italo che corrisponde probabilmente all'odierna Acri. Nel gennaio 1972 una disastrosa perturbazione atmosferica colpì la zona di Girifalco per diverse giornate. L'avvocato Mario Tolone Azzariti (padre di Salvatore) fu incaricato di eseguire un sopralluogo tecnico nelle zone interessate dalle piogge torrenziali: durante un'ispezione, oltre ai danni causati dal maltempo, notò la presenza di una fenditura di quasi 6 metri nella roccia, da cui emergeva una voluminosa pietra ricoperta dal fango. Si trattava di un volto dai tratti stralunati, le cui sembianze non avevano nessun legame con il mondo della Magna Grecia. Da allora fino ai primi Novanta Mario Tolone esplorò crepacci e cavità nelle pareti scoscese, scavando ancora al di sotto dei costoni per esaminare il materiale franato nei millenni. In più di vent'anni furono recuperate oltre 800 statuette e tavolette in pietra o terracotta di pregevole fattura, cosparse di iscrizioni in lingua iberica. Ufficialmente gli esemplari più antichi di scrittura iberica sono stati riconosciuti da Harald Haarmann del Research Centre on Multilingualism di Bruxelles: si tratta di incisioni risalenti fino al 6000 a.C., impresse in vasi destinati al culto, figurine e oggetti rituali della cultura di Vinca (Balcani). Inizialmente la scrittura iberica era destinata all'espressione della lingua proto-basca dei Cro-Magnon, ma senza soluzione di continuità si è evoluta nei caratteri euboici, fenici, venetici ed etruschi, arrivando alle soglie dell'impero romano. E' pertanto difficile ricavare l'età dei reperti sulla base dei soli caratteri. D'altro canto, Salvatore Tolone è convinto che i suoi reperti appartengano al popolo dei Feaci (phaiakes, da phalkones, "falchi") e che pertanto debbano considerarsi relativamente recenti (dall'VIII al XVI secolo a.C.). A sostegno della sua ipotesi, Tolone fornisce numerose coincidenze toponomastiche, prima di tutto lo stesso nome Girifalco che deriva da "kurios-phalkos", ovvero il "Signore-falco" o il "Dio-falco". Omero scrisse che i Feaci erano i marinai più esperti dei tempi antichi. Disse che le loro imbarcazioni non avevano bisogno né di timone né di timonieri, che avevano intelletto e conoscevano le intenzioni degli uomini che portavano. Conoscevano le rotte verso città e campagne e navigavano rapidissime sulle onde, coperte dalla nebbia senza il timore di spezzarsi o di affondare. Ma i Feaci non primeggiavano soltanto nelle arti nautiche. Omero li descrisse come esperti e sapienti in tutte le arti e le istituzioni civili: ci parla di soglie di bronzo, pareti splendenti di rame con fregi in metallo ceruleo, stipiti d'argento, anelli d'oro alle porte, immagini di cani d'oro e d'argento sugli ingressi. Erano appassionati amatori dei balli, della musica, dei banchetti festosi, dei bagni tiepidi e del "mutar vesti". I loro orti erano pieni di frutti mai visti dal sapore dolce e le Feacesi erano senza eguali nel mestiere della tessitura. I Feaci erano originari dell'isola di Ogigia e il sangue nelle loro vene era lo stesso dei Ciclopi (i Siculi). Dato che i Siculi figurano tra i Popoli del mare, ne consegue che anche i Feaci appartenevano allo stesso ceppo. La parentela non fu però sufficiente a garantire la pace tra i vicini, perché proprio i contrasti con i Siculi costrinsero i Feaci ad abbandonare la loro terra, trasferendosi in toto nella nuova patria di Corcira (Corfù). A far loro da guida c'era Nausitoo, il figlio di quella ninfa Calipso che trattenne Ulisse a Ogigia per dieci anni. I reperti di Tolone appartenevano senz'altro a una cultura guerriera, com'è evidente dai rilievi di spade e scudi presenti sulle urne cinerarie. Può anche darsi che il popolo dei Feaci fosse costituito da sovrani hyksos che governavano un popolo autoctono, probabilmente gli Enotri.

 

 

MISTERO DEL SAURO DI GIRIFALCO 

1971. Girifalco, paesino collinare della Calabria a metà tra Jonio e Tirreno, una incredibile alluvione dovuta a più di 20 ore di pioggia ininterrotta e copiosa, provoca forti smottamenti nei terreni limitrofi al centro abitato. Cessato il diluvio, l'avvocato Mario Tolone Azzariti, per conto di alcuni proprietari terrieri, viene  incaricato dei sopralluoghi per la stima dei danni ai terreni. Nel corso di queste visite, nella zona di Caria, dove si sono verificate grandi frane, e si sono create ampie fratture nel terreno, il nostro avvocato rinviene una testa di terracotta antropomorfa che reca alcune iscrizioni incise in caratteri  indecifrabili. Tolone Azzariti, ha una solida cultura classica sviluppatasi in anni di studio nelle biblioteche storiche e nel Museo archeologico Nazionale di Napoli, ma non ha mai visto oggetti di tale fattura, non sono di epoca magna-greca, ma neppure fenici o romani...Fortemente incuriosito dal misterioso oggetto, allarga il raggio della ricerca a tutte le aree del circondario, a caccia di altri reperti, poichè se di una  nuova civiltà vera e propria si tratta, ci devono essere molti altri segni di presenza.Per i successivi 20 anni, l'avvocato Mario Tolone non avrà  pace, dedicherà tutto il suo tempo libero e molte risorse economiche, allo scavo ed alla ricerca di altri reperti di questo antico popolo italiota. 

 

 La ricerca si rivela fruttuosa, i ritrovamenti sono  copiosi, alcune centinaia addirittura, quella frana ha fatto riemergere dal passato una civiltà sconosciuta del nostro passato, ciottoli incisi con strani caratteri (petroglifi), splendide sculture in pietra calcarea rappresentanti donne con pettinature raffinatissime, e con incisioni rappresentanti il culto del sole, ed il culto dell'albero, una splendida statua di pietra calcarea rappresentante una donna che è trascinata da un enorme toro  che volge la testa all' indietro molto simile a quello presente sulle monete dell'antica Sibari. E poi ancora, statue di terracotta con uomini a cavallo, stele di terracotta con strani simboli religiosi,con rappresentazioni del culto del sole, una sfinge di terracotta di fattura particolarissima, bassorilievi di terracotta rappresentanti uomini con in risalto grandi attributi fallici, simbolo evidente di primordiale fertilità, e poi ancora meridiane solari,dischi  con incisioni di particolari caratteri e simboli rappresentanti animali, come il  cervo ed il serpente.

               

Ed ancora molte statue femminili di pietra e terracotta rappresentanti antiche divinità, con particolari incisioni simboliche. Ed ancora, armi, quali punte di lancia  in pietra, asce e punteruoli per la scultura  della pietra, anch'esse recanti incisioni indecifrate, alcune armi non sono di pietra del luogo ma sono in ossidiana, proveniente falle isole Eolie, una in particolare è bellissima, ed ha la parte alta a coppa per un manico ad incastro molto simile a quella di Oetzi, la mummia del Similhaun, dell' età del rame. E poi urne cinerarie di pietra e  di terracotta, e  molti scheletri umani, addirittura un ossario con tonnellate di ossa...Di questo immenso tesoro l'avvocato Tolone informò prontamente la soprintendenza archeologica della Calabria, sin dalla prima fase di scavo, per ottenere aiuti nella ricerca e sopratutto ausilio nella decifrazione e datazione dei reperti. Ma la soprintendenza, nonostante  abbia nel tempo effettuato numerose  ispezioni , si è sempre astenuta da pareri ufficiali per quanto riguarda le datazioni, non fornendo così alcun sostegno, afferma l'avvocato Tolone, né economico né di ausilio agli studi per la ricerca storica sui reperti.       

 

 Ma veniamo al  pezzo forte della collezione dell'avvocato Tolone, quello su cui si puntano tutti gli interrogativi degli studiosi, e per  cui il collezionista è stato addirittura tacciato di falso, si tratta di una statua di terracotta di circa  18 cm di lunghezza raffigurante uno strano sauro con delle placche sulla schiena, le placche sono triangolari, e scorrono lungo il dorso sino alla coda, la vista dall' alto dell'oggetto rivela una strana piegatura delle placche, come se  l'animale fosse stato raffigurato in movimento sul terreno...Le  zampe sono grosse e goffe,  come di un animale di grande stazza, e non simili a quelle di una lucertola o di altro sauro moderno, come il tritone crestato o altri tipi di salamandra cui  la scultura è stata accostata. Non esiste alcun tipo di salamandra o  sauro tipo iguana tra le specie attualmente conosciute , che abbia delle placche simili, ed allora basta prendere un qualunque manuale di paleontologia e ci si rende conto che l'animale raffigurato nella scultura appartiene alla specie  degli stegosauri, una specie di dinosauri con le  placche che  gli scienziati affermano essersi estinta circa 65 milioni di anni fa...    

 Sauro di Girifalco

 

Non è possibile affermano i paleontologi, non può essere affermano gli storici,  ma intanto la scultura esiste e l'avvocato Tolone afferma di averla trovata nelle terre di Caria insieme a centinaia di altri reperti di età antica, di una civiltà pre-greca della Calabria, cioè  di almeno 3000 anni fa...La statua è stata inoltre  ritrovata in due  frammenti e poi ricomposta con un po' di adesivo.Inoltre è presente nella collezione un' altra  raffigurazione dello strano sauro in bassorilievo su lastra di marmo grezzo, con le stesse identiche  caratteristiche fisiche,  e nella stessa teca c'è  anche un grande osso fossile di un animale sconosciuto, ed una mandibola con grandi denti, anch'essa fossile...Se la statua di terracotta rappresentante il terribile sauro fosse un falso, non dovrebbe essere affatto difficile provarlo sottoponendola a datazione  radiocarbonio 14, afferma l'avvocato Tolone, ma se il reperto è autentico ed antico almeno di qualche migliaio di anni, saremmo  di fronte ad uno dei più incredibili enigmi  dell' archeologia mondiale.

 

Scultura di donna con raffinata pettinatura con scritta incisa sul   basamento.

statua_femminile.jpg


Inviato

Concordo, molto interessante e, almeno per me, ignoto.


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