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L'utilizzo delle tecnologie di indagine chimico-fisica negli studi numismatici


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Inviato (modificato)

Lo spunto per questa discussione mi è venuto leggendo la descrizione di una moneta offerta in una recente asta (o forse in un listino, non ricordo bene). In breve si trattava di una moneta coniata su un tondello di nichel al posto del normale tondello di rame. La descrizione della moneta riportava che il bordo della moneta presentava una piccola incisione fatta per verificare se si trattasse di un vero tondello di nichel piuttosto che di un tondello di rame ricoperto in nichel.

Invece di danneggiare irrimediabilmente la moneta, sarebbe bastato verificarne la composizione tramite una semplice analisi non distruttiva fatta con uno spettrometro a raggi X (si tratta dei cosiddetti spettrometri XRF che sono correntemente utilizzati, ad esempio, dai grandi laboratori di oreficeria per misurare il titolo dell’oro che viene lavorato). Nel caso specifico, va ricordato che la tecnica XRF non analizza la parte interna della moneta, ma solo quella più superficiale. Tuttavia è perfettamente in grado di mettere in evidenza i casi di metalli ricoperti da uno strato sottile di un altro materiale. Negli Stati Uniti ci sono ditte che offrono questo tipo di analisi anche ai collezionisti interessati a valutare la composizione di una singola moneta ad un costo di circa 25 US$ al pezzo.

Per lungo tempo lo studio delle monete si è basato su pochi essenziali strumenti: una lente di ingrandimento, un bilancino di precisione ed un calibro. Il tutto integrato da cataloghi ed archivi fotografici più o meno estesi, oltre che dall’esperienza e dalla capacità degli appassionati di numismatica. Oggi gli studiosi più "high-tech" hanno sostituito la vecchia macchina fotografica con un microscopio digitale ottimizzato per lo studio di monete, ma le possibilità non finiscono qui.

Nel corso degli ultimi 2 decenni abbiamo assistito – almeno nel campo della ricerca accademica – alla messa in campo di diverse tecnologie chimico-fisiche che permettono di ottenere dettagliate informazioni sulla struttura e sulla composizione delle monete e possono aiutarci a comprenderne l’origine oltre ad evidenziare falsificazioni e manipolazioni più o meno gravi (inclusi i falsi che vengono venduti in slab a loro volta falsificati).

La letteratura relativa all'utilizzo delle tecniche chimico-fisiche per lo studio di monete è amplissima. A titolo di esempio vorrei citare questo articolo apparso sulla rivista Heritage Science nel 2018. L’articolo non è recentissimo, ma presenta una discussione a mio avviso abbastanza completa sulle possibilità offerte da alcune tra le tecnologie chimico-fisiche più utilizzate a supporto degli studi numismatici.

Premetto che il mio background professionale è quello della fisica sperimentale e che ho una grande confidenza con le principali tecniche di indagine dei materiali. Capisco che l’utilizzo di talune tecniche di indagine sia di difficile comprensione per i non addetti ai lavori e che ci possano essere dei limiti alla loro diffusione legati ai costi elevati della strumentazione.

Tuttavia credo che prima o poi queste tecnologie potranno avere una qualche forma di ricaduta anche sul mondo della numismatica non accademica. In particolare, potrebbero essere utili per le case d’asta che devono controllare ogni anno un grande numero di monete oppure per gruppi di periti che potrebbero consorziarsi per disporre di un servizio tecnico di supporto fornito da terzi.

Francamente non conosco quale sia l’effettiva situazione in Italia. Se qualcun altro tra gli utenti di questo forum è interessato a questi argomenti mi piacerebbe avere uno scambio di idee e verificare se c’è spazio per un approfondimento dell’argomento.

Grazie in anticipo per il vostro contributo.

Modificato da DB48
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  • Grazie 1

Inviato

Personalmente trovo molto interessante approfondire questi metodi di indagine con queste nuove tecniche ai raggi X, credo sia un metodo valido che valga non solo per le monete, ma che si possa estendere anche ad altri manufatti.

Probabilmente in tal modo si potrebbero smascherare molti più falsi, di quanto non si riesca a fare con i metodi tradizionali.


  • 3 mesi dopo...
Inviato

Argomento interessante @DB48! Nella mia tesi di laurea triennale - 10 anni fa - analizzai una serie di suberati romani  (+ una greca) tramite SEM-EDX. Collezionai dati sulla composizione della superficie d'argento e della parte sottostante, nei punti dove c'era una fessurazione o mancava parte della suberatura


Inviato
18 ore fa, Alexxx dice:

Argomento interessante @DB48! Nella mia tesi di laurea triennale - 10 anni fa - analizzai una serie di suberati romani  (+ una greca) tramite SEM-EDX. Collezionai dati sulla composizione della superficie d'argento e della parte sottostante, nei punti dove c'era una fessurazione o mancava parte della suberatura

 

Sui suberati si possono certamente vedere cose molto interessanti. Nel caso in cui la tua tesi sia disponibile in formato elettronico, sarebbe bello se ci fosse un link per accedervi.

Per gli altri tipi di monete c'è da considerare tutto lo spettro delle possibili segregazioni superficiali che possono a livello di lega. Mi sono occupato di questo tema molti anni fa in un contesto completamente diverso rispetto a quello numismatico, ma il problema è sempre più o meno lo stesso: la composizione di bulk (parte interna del metallo) non coincide necessariamente con quella degli strati superficiali più esterni. A questo si aggiungono le reazioni chimiche con l'ambiente esterno che portano alla formazione della cosiddetta patina.

Qualcuno potrà considerare il mio approccio troppo tecnico e poco "poetico", ma capire esattamente quale sia la composizione della parte più esterna di una moneta può essere una fonte preziosa di informazioni non solo sul suo stato di effettiva conservazione, ma anche sulla sua storia.

  • Mi piace 1

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