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Gli scavi e gli scheletri della casa dei Casti amanti a Pompei


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L’eruzione, certo, ma anche le continue scosse di terremoto. Ecco come sono morti gli abitanti dell’antica Pompei, in una complessità della tragedia che emerge sempre di più mentre viene studiata con metodologie più avanzate. Gli ultimi due scheletri di ritrovati, vanno ad aggiungere un nuovo tassello al mosaico della storia degli abitanti ritrovati dal XVIII secolo ad oggi, e stiamo parlando di ben oltre mille di loro, di tutte le classi sociali. Due persone, quindi, individuate durante uno scavo nell’Insula dei Casti Amanti, vittime di un terremoto che ha accompagnato l’eruzione, sotto il crollo di un muro avvenuto, scrivono dal Parco archeologico di Pompei, in una delle fasi dell’eruzione del 79 d.C., che, secondo le stime più recenti da parte degli archeologi, causò la morte di almeno  il 15-20% della popolazione.

GUARDA IL VIDEO SUGLI SCAVI ALL’INSULA DEI CASTI AMANTI A POMPEI:

I dati pubblicati dall’E-journal degli scavi di Pompei suggeriscono che i due individui, probabilmente maschi di almeno 55 anni, siano morti a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio. Sono tra l’altro emerse tracce di materiale organico, forse un involto di stoffa. All’interno sono state trovati vaghi di collana e sei monete, di cui sotto riportiamo la descrizione.

Nella stanza sono emersi anche alcuni oggetti, a cominciare da un’anfora appoggiata verticalmente alla parete nell’angolo vicino a uno dei corpi e una serie di vasi, ciotole e brocche allineata alla parete di fondo.

L’ambiente adiacente ospita un bancone da cucina in muratura, temporaneamente fuori uso al momento dell’eruzione. La preparazione di calce rinvenuta in siti indica che si stavano compiendo lavori in muratura nelle vicinanze.

Le monete e gli oggetti:

All’interno del possibile involucro in stoffa di cui si accenava sopra sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio. 

La cosa più impressionante – scrivono dal Parco archeologico –  è l’evidenza dei danni subiti da due pareti, probabilmente, a causa dei terremoti che hanno accompagnato l’eruzione. Parte della parete sud della stanza è crollata colpendo uno degli uomini, il cui braccio alzato rimanda forse alla tragica immagine di un vano tentativo di proteggersi dalla caduta della muratura. Le condizioni della parete ovest, invece, dimostrano la forza drammatica dei terremoti contestuali all’eruzione: l’intera sezione superiore si è staccata ed è caduta nella stanza, travolgendo e seppellendo l’altro individuo”. 

Sulla superficie del bancone si trova “un mucchio di calce in polvere in attesa di essere impiegata in attività edilizie, il che suggerisce che al momento dell’eruzione si stavano effettuando delle riparazioni nelle vicinanze. Lungo la parete della cucina si trova una serie di anfore cretesi, originariamente utilizzate per il trasporto del vino. Sopra il bancone della cucina, le tracce di un santuario domestico sotto forma di un affresco che sembra raffigurare i lares della casa e un vaso di ceramica parzialmente incassato nel muro che potrebbe essere stato utilizzato come ricettacolo di offerte religiose. Accanto alla cucina, inoltre, una stanza lunga e stretta con una latrina, il cui contenuto sarebbe defluito in un canale di scolo sotto la strada”.  

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Inviato

Questi ritrovamenti fanno giungere fino a noi dopo quasi 2000 anni i momenti terribili vissuti da quelle persone.


Inviato

Interessante come fossero ancora in circolazione denari che avevano oltre 200 anni.


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