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Latona ci guarda di nuovo dall’alto nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Tuccio Sante Guido illustra il restauro della scultura che svettava in cima al Tempio di Portonaccio a Veio

Tuccio Sante Guido a lavoro sulla Latona di Veio

Il 19 maggio, giorno del ritrovamento nel 1916 dell’Apollo di Veio, saranno presentati i primi dati, ma sarà per le Giornate europee dell’archeologia (16, 17 e 18 giugno) che verrà esibita la Latona restaurata per la prima volta dopo la sua ricomposizione risalente a circa ottant’anni fa. Si completa così l’intervento sulle grandi sculture acroteriali del Tempio etrusco di Portonaccio a Veio dedicato a Menerva, che in origine vedeva sfilare 12 statue fittili sul colmo del tetto a doppio spiovente, ognuna sulla sua base di terracotta dipinta.

La visione era dal basso, contro il cielo, ma la raffinatezza dei particolari di ogni singolo pezzo giunto fino a noi, nonostante la collocazione a 12 metri di altezza, impressionò da subito il mondo intero. Le storie sono tutte relative ad Apollo, e il probabile riconoscimento e interpretazione della scena, Latona, madre di Apollo, con il piccolo dio in braccio mentre tira con l’arco contro Pitone, derivano essenzialmente dai frammenti di una statua di serpente trovati in loco.

Latona venne scoperta, a parte alcuni frammenti nel 1916, durante la campagna di scavi del 1939-40 che aveva diretto Massimo Pallottino.
I circa 250 frammenti rinvenuti furono quindi rimontati e integrati dal restauratore Augusto Falessi, ma senza la testa che venne trovata anni dopo e integrata solo negli anni ’50, probabilmente in occasione del riallestimento del museo voluto dall’allora direttore Renato Bartoccini e affidato all’architetto Franco Minissi.
La Latona di Veio in un allestimento storicoLa Latona di Veio in un allestimento storico
Con il coordinamento di Miriam Lamonaca e il contributo dello Studio legale Carbonetti, il restauratore Tuccio Sante Guido, che ha già messo mano alle sculture di Eracle e Apollo, ha scelto di non smontare il restauro ormai storicizzato ma di riadattarlo per ovviare alle evidenti sproporzioni soprattutto della zona del mento troppo pronunciato e del collo troppo alto, che dava alla testa un’eccessiva inclinazione all’indietro. È stata rispettata la visione dal basso con cui le sculture furono ideate in origine, «il collo, spiega Sante Guido, è stato rilavorato in quattro fasi, e vari altri elementi sono stati rimodellati secondo forme e proporzioni desunte dall’Apollo, come il cadere delle trecce, di cui esistevano la parte bassa e gli attacchi, mentre prima i capelli erano solo abbozzati».

La pulizia delle superfici, aggiunge Lamonaca, ha rivelato una differenziazione di colori più marcata, come per l’orlo della veste, che rende la figura molto più leggibile. E le pennellate ritrovate, che accompagnano le pieghe plastiche del mantello, insieme ai particolari del copricapo, restituiscono un intento pittorico sorprendente, un senso di morbidezza delle stoffe quasi assente nelle altre statue. Per quanto, come si deduce nel modo di modellare l’argilla, l’artista sia lo stesso: un seguace del geniale Vulca di una o due generazioni seguenti, identificato da Giovanni Colonna nel «Veiente esperto di coroplastica», a cui Tarquinio il Superbo commissionò la quadriga sul tetto del Tempio di Giove Capitolino inaugurato nel 508 a.C.
La Latona di Veio dopo il restauroLa Latona di Veio dopo il restauro
Le vecchie reintegrazioni a tinta neutra sono state tutte riqualificate a puntinato per una migliore lettura dell’opera, come nell’Apollo e nell’Eracle. «Non inventiamo nulla, precisa Sante Guido, tutto è perfettamente documentato ed è semplicemente ripreso o per simmetria o per completezza», nell’ottica di una concezione del museo che deve comunicare a tutti, non solo agli esperti.

Latona, aggiunge il direttore del museo Valentino Nizzo, in futuro sarà rimontata su una delle basi originali in terracotta, oggi conservate all’Università «La Sapienza», da cui arriverà anche la base terminale sul frontone, l’unica decorata a nimbi, che probabilmente doveva reggere una figura emblematica come Zeus, di cui però non è rimasto nulla.

Nizzo ha inoltre un sogno ambizioso, un progetto non ancora finanziato (9 milioni), elaborato con la Facoltà di Architettura dell’Università «La Sapienza», di riallestimento del museo e ricollocazione dei capolavori di Portonaccio «per ricreare, per quanto possibile, attraverso la rimozione di alcuni solai, l’originale effetto di visione dal basso, uno spaccato del tempio in asse visivo con il Sarcofago degli sposi (che presto sarà restaurato), e una pedana che consenta di girarci attorno».

Verrà restaurata la Latona del Tempio di Portonaccio

Tra le più famose opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, la statua è un capolavoro della fine del VI secolo a.C

«Latona con il piccolo Apollo in braccio minacciata dal serpente Pitone» (Fine VI secolo a.C). © Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia«Latona con il piccolo Apollo in braccio minacciata dal serpente Pitone» (Fine VI secolo a.C).  

Era il 18 maggio 1916 quando le sculture di Eracle e Apollo tornarono alla luce dopo circa 2.500 anni con la loro policromia ancora perfetta, destando stupore e ammirazione nel mondo. Il gruppo fittile che decorava la sommità del tempio di Portonaccio a Veio dedicato a Menerva (corrispondente alla romana Minerva), tra le più famose opere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, circa 15 anni fa è stato restaurato da Tuccio Sante Guido, che ora si dedicherà alla statua di Latona facente parte dello stesso complesso, rinvenuta in decine di frammenti decenni più tardi.

Il restauro a cantiere aperto, reso possibile dal contributo dello Studio legale Carbonetti e coordinato da Miriam Lamonaca, partirà dalla pulitura delle superfici; quindi rimodellerà le parti mancanti integrate alla metà degli anni ’50 in forme non corrette, che offuscano i tratti gentili della dea: in particolare la parte dalle spalle al mento, con il collo troppo lungo e sottile rispetto alle proporzioni della statua, la mascella troppo pronunciata, i capelli solo accennati; e si concluderà con una reintegrazione cromatica, per favorirne la lettura.

L’intervento, abbastanza delicato, sarà preceduto da una lunga serie di indagini diagnostiche tra cui fotografie a luce radente, a infrarossi e ultravioletti per analizzare le superfici, radiografie per capire la natura della struttura metallica interna, una scansione in 3D che si estenderà anche alle sculture di Apollo, Eracle e Hermes.

La Latona con il piccolo Apollo in braccio minacciata dal serpente Pitone è un capolavoro assoluto dell’arte etrusca della fine del VI secolo a.C, opera di un maestro anonimo che subito dopo sarà chiamato da Tarquinio il Superbo per decorare il più grande tempio di Roma, quello della Triade Capitolina sul Campidoglio. «Finalmente, sottolinea il direttore del museo Valentino Nizzo, si avvia un cantiere che volevamo partisse fin dal primo giorno del mio insediamento qui a Villa Giulia».

https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/verr-restaurata-la-latona-del-tempio-di-portonaccio/139511.html

Modificato da ARES III
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Inviato

Buongiorno, ho visto il laboratorio di restauro all'interno del museo. Le opere sono meravigliose, come del resto tutto il museo. Consiglio a tutti di visitarlo.


Inviato

Alcune note ed un disegno relativi al tempio di Portonaccio .

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