Vai al contenuto
IGNORED

Altre simpatiche forme di collezionismo....


Risposte migliori

Inviato (modificato)
16 ore fa, Carlo. dice:

Queste forse sono andate un po' troppo avanti con l'età per berle. 

Si può provare.

Io anni fa ne ho aperta una bottiglia di produzione artigianale, tappata con buon sughero, che aveva una trentina d'anni. Era diventata una sorta di marsala, ma bevibile.

 

Modificato da chievolan

Supporter
Inviato

Quello a titolo personale non è un distillato come pensavo ma un vino ungherese, il Tokaji, avuto in dono da un collaboratore dell’Università di Budapest nel suo soggiorno come Visiting Professor presso l’Università di Pavia.

a.Screenshot2025-01-20115552.png.b8afe783b0f2c9447249e6e32da68d19.png

Sull’etichetta è stampato il mio cognome preceduto dalle iniziali G. P. in quanto nella mia produzione scientifica ho adottato il nome doppio “Gian Piero” invece di quello anagrafico “Giampiero”.

 

L’etichetta posteriore della bottiglia mostra le caratteristiche del vino.

b.Screenshot2025-01-20115633.png.041dea1c3936901f78d945983b4d5d7c.png

Caratteristiche che sono dettagliatamente riportate in lingua inglese sul depliant incluso nella confezione.

(segue)


Supporter
Inviato

c.deplianttokaj0001.thumb.jpg.6ad66aa18d52a9093cf600d70829b26a.jpg

 

d.deplianttokaj0002.thumb.jpg.b0a642fd2f5cdbe2182851d0d1a54b0d.jpg

(segue)


Supporter
Inviato

e.deplianttokaj00030004.thumb.jpg.c0b0308f874961fd0fd7823a25cb1e87.jpg

(segue)


Inviato

la denominazione Tokay / Tocai è stata a lungo centro di controversia tra l'Italia e l'Ungheria, in quanto le due denominazioni storiche avevano un nome molto simile, che poteva indurre in errore i consumatori, per quanto vini ben differenti tra loro. controversia vinta definitivamente dall'Ungheria.

nella pagina wikipedia un approfondimento, al paragrafo "denominazione"

https://it.wikipedia.org/wiki/Tocai_friulano_(vitigno)

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

f.deplianttokaj0006.thumb.jpg.e697cba6a63a5422641b07c2c59d987e.jpg

apollonia


Inviato
Il 07/05/2023 alle 12:51, Oppiano dice:

Riprendendo l'origine del topic, ho curiosato i lotti e i relativi prezzi di aggiudicazione. Commento solo sui barolo, che sono la mia "monetazione" di riferimento: i prezzi all'asta sono decisamente accessibili, in alcuni casi più bassi che in enoteca (immagino al netto di diritti e spedizione).

E, cosa non meno importante, quasi tutti ancora bevibili!


Supporter
Inviato

Salve Carlo, interessante la querelle tra Italia e Ungheria sulla denominazione vinicola da te richiamata.

Riguardo alla grafia del nome del vino ungherese, Wikipedia scrive tokaji (in italiano spesso scritto tokaj o – meno correttamente – tokay) e il Vocabolario Treccani tokàj, aggiungendo che in Italia è noto anche nelle varianti grafiche tocài, tokày, e, in passato, toccài. Per l’omonimo vino italiano, il Treccani rimanda alla voce tocai2.

Ma come chiamano il loro vino gli ungheresi? La domanda nasce dal fatto che sull’etichetta della mia bottiglia è scritto tokaji, grafia che compare anche sull’apertura della confezione (v. post # 27), mentre sui lati della stessa confezione la scritta è tokaj. Grafia che troviamo anche nel depliant descrittivo.

Screenshot2025-01-20230805.png.c254398915b78bbfb640d71942bc9bc3.png

apollonia


Inviato

Ho la sensazione che usino entrambe le grafie, che presumibilmente non fanno variare foneticamente la parola nella lingua parlata.

altro aspetto da vagliare è la possibilità che una grafia sia relativa al vitigno e una al vino.

di quest'ultimo abbiamo un caso circa simile, poco noto, anche noi: barbera. Il barbera (al maschile) è il vitigno. La barbera (al femminile) è il vino.


Supporter
Inviato

Per la Treccani entrambe le soluzioni sono accettabili:

BARBERA: IL O LA?

Il vitigno di questo ottimo Barbera sorge a Canale d’Alba (www.docwine.it)

Una Barbera che punta all’eccellenza (L. Veronelli, «Corriere della sera»)

Fa notare poi che:

I nomi dei vini sono quasi tutti maschili

il chianti, il barbaresco, il morellino, il negramaro

L’uso risulta oscillante solo per i nomi che finiscono in -a, i quali tendono a essere trattati come nomi femminili. L’uso al femminile, in particolare, è il più comune proprio in casi come

la barbera, la bonarda, la freisa

Tuttavia, per molti di questi nomi è piuttosto comune anche l’uso al maschile (ovvero la concordanza implicita con un sottinteso vino)

il (vino) barbera, il (vino) bonarda, il (vino) freisa.

Da https://www.treccani.it/enciclopedia/barbera-il-o-la_(La-grammatica-italiana)/

apollonia


Supporter
Inviato

Tra i distillati conservati intatti da anni ho questo brandy Cardenal Mendoza in scatola di sughero.

a.Screenshot2025-01-20164941.png.5a8161ef85e6156451a3382b59302601.png  b.Screenshot2025-01-20165058.png.0f3ab9ad13474b4e69ebe8d530704a24.png

apollonia

 


Supporter
Inviato

Distillato analogo il Metaxa, famoso brandy greco avuto da un collega della National Technical University di Atene.

Immagini sui lati e sul coperchio della scatola di cartone in cui è confezionata la bottiglia.

a.Screenshot2025-01-20165804.png.6d84a500f5a94aee13f8485dfea1a672.png 

 

b.Screenshot2025-01-20165843.png.8873694af5ce44318b6b0bcca194cc6c.png

(segue)


Supporter
Inviato

c.Screenshot2025-01-20170101.png.cac49163c7e2f0e8fb45da3f770529d2.png

d.Screenshot2025-01-21155106.png.51dce54d1e7a9a2d5fc98f9de01e7373.png

apollonia


Supporter
Inviato

Grappa 40 Alexander Society

a.Screenshot2025-01-21015549.png.4394dd868286d08cca80b5b68ff0fdde.png

b.Screenshot2025-01-21015637.png.f4d135d2ad61737fbe8cb0eccd641dd6.png

(segue)


Supporter
Inviato

c2.Screenshot2025-01-21021520.png.03fb2e3b0ecccba66339543ae0ec77cf.png

d.Screenshot2025-01-21021604.png.f8a9982820f9f06b0d565c5a623028eb.png

apollonia


Inviato
6 ore fa, apollonia dice:

Distillato analogo il Metaxa, famoso brandy greco avuto da un collega della National Technical University di Atene.

Immagini sui lati e sul coperchio della scatola di cartone in cui è confezionata la bottiglia.

a.Screenshot2025-01-20165804.png.6d84a500f5a94aee13f8485dfea1a672.png 

 

b.Screenshot2025-01-20165843.png.8873694af5ce44318b6b0bcca194cc6c.png

(segue)

 

Mosaico di Dioniso che cavalca un leopardo.

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

Ringrazio chievolan per l'infromazione.

Nella Casa delle Maschere a Delo, appartenente a un personaggio legato al teatro, Dioniso in forme giovanili è raffigurato in un mosaico, datato tra il 200 e il 150 a. C., vestito con un lungo chitone ricamato grigio e rosa e con un himation giallo, ai piedi porta alti coturni rossi. Il dio tiene il tirso e il timpano ed è seduto su una pantera che muove verso destra.

Screenshot2025-01-22014719ok.png.cc15cc4c668e8dd1f0f8985067f68148.png

apollonia

 

 


Supporter
Inviato (modificato)

Nel mondo greco Dioniso è il dio del vino, preposto al ciclo stagionale di morte e rinascita della natura.

Si è già parlato in vari interventi sul forum del mito di Dioniso, ai quali si rimanda per dettagli e riferimenti. Lo riassumo per comodità del lettore.

Dioniso nacque da una delle tante scappatelle di Zeus, quando sedusse la bellissima Semele, figlia di Cadmo e di Armonia. Infuriata e non potendo vendicarsi sul marito, Era ispirò nelle tre sorelle di Semele invidia per lei in quanto, nonostante fosse in età da nubile, poteva vantare già un amante e anche una gravidanza. La povera Semele subì le crudeli beffe di Agave, Ino e Autonoe, le quali criticavano il fatto che nonostante il concepimento, il padre del bambino non si fosse ancora deciso a venire allo scoperto e a dichiararsi. Nel frattempo la regina degli dei, approfittando di questi contrasti, assunse l'aspetto di Beroe, la vecchia nutrice di Semele, che si presentò alla giovane già incinta da sei mesi esortandola a esigere una prova della vera identità del suo amante. Così Semele pregò Zeus di rivelarle la sua identità, ma questi rifiutò per timore della gelosia di sua moglie Era. A questo punto Semele si oppose al condividere il suo letto con lui che le aveva promesso di soddisfare ogni suo desiderio. Non potendo venir meno alla parola data, Zeus le apparve tra folgori e fulmini accecanti, tanto che la fanciulla, non potendo sopportare il tremendo bagliore, venne incenerita. Per impedire che il bambino morisse Gea, la Terra, fece crescere dell'edera fresca in corrispondenza del feto, ma Zeus incaricò Ermes (o secondo altri lo fece egli stesso) di strappare il feto dal ventre materno e farselo cucire dentro la coscia. Passati altri tre mesi e finito il periodo di gestazione, il sovrano degli dèi partorì il bambino perfettamente vivo e formato, dandogli il nome di Dioniso che vuol dire il "nato due volte". Per salvarlo dalla morte lo trasformò in un capretto e lo portò sul monte Nisa, un mitico luogo divino abitato dalle Ninfe che lo allevarono in una grotta. Qui il suo tutore Sileno, un mortale, lo mise a parte dei suoi segreti della natura e gli insegnò a fare il vino.

Per i Greci Dioniso è il dio connesso alla vite e al vino, manifestando il suo aspetto doppio e oscillante fra natura e cultura: era il dio dell’esuberanza selvaggia e naturale della vigna e dell’uva, ma al tempo stesso il dio della produzione del vino, della fermentazione del mosto nei tini, del sapere tecnico della vinificazione e dell’insegnamento del corretto uso della bevanda. Dioniso era considerato l’inventore della vite, del melo, del vino e della birra; gli si attribuiva, inoltre, la crescita e il rinnovarsi della vita dei fiori e degli alberi. Il vino da lui donato agli uomini era per i Greci la bevanda che faceva dimenticare gli affanni, che creava gioia nei banchetti, che induceva al canto, all’amore nonché alla follia e all’estasi, cioè all’uscire fuori di sé e all’enthusiasmòs, cioè all’essere catturati dal furore divino.

apollonia

Modificato da apollonia
  • Mi piace 1

Supporter
Inviato

Grappa stravecchia 24 mesi ‘Il Montu’

a.Screenshot2025-01-21015933.png.904800eeb57f1aab97f5d8533a0457af.png

Screenshot2025-01-21020001.png.b2a230f9488327babdb2805acce2f422.png

apollonia


Supporter
Inviato

Baileys Irish Cream, un liquore a base di whiskey irlandese fabbricato dalla R. A. Bailey & C. di Dublino.

a.Screenshot2025-01-21020506.png.c1ffe164e76f8b021e33bcfa158a2444.png

20250120_110922.thumb.jpg.3783011e15ede8404364092d86ceb364.jpg

20250120_110932.thumb.jpg.b97013d0905656a37495ec2e6420b6fc.jpg

 

apollonia

 


Inviato

Quest'ultimo mi ricorda alcune serate da quattordicenne.. da allora non riesco più a berlo.

Si trova tranquillamente sullo scaffale del supermercato

  • Haha 1

Supporter
Inviato

Bottiglia di Mirto Sardo rivestita in sughero

a.Screenshot2025-01-21020822.png.94099cf95cd02926562c6c8d4fdfcc8d.png

 

b.Screenshot2025-01-21020859.png.7d575c8a1df8a16cc2b14a0de533314b.png

apollonia


Inviato
8 ore fa, apollonia dice:

Bottiglia di Mirto Sardo rivestita in sughero

a.Screenshot2025-01-21020822.png.94099cf95cd02926562c6c8d4fdfcc8d.png

 

b.Screenshot2025-01-21020859.png.7d575c8a1df8a16cc2b14a0de533314b.png

apollonia

 

Simpatica ... 🙂


Inviato

Mirt' e ferru

Variante di liquore di mirto prodotto impiegando l'acquavite (chiamata in sardegna filu 'e ferru) invece dell'alcol.

L'acquavite, in Sardegna, viene chiamata "Filu 'e Ferru" perché si racconta che i contadini la distillassero clandestinamente con alambicchi rudimentali e, per eludere i controlli, la nascondevano sotto terra nell'orto, facendo affiorare come segno di riconoscimento un "filo di ferro" da cui il nome "Filu 'e Ferru".

IMG-20250126-WA0000.jpg

IMG-20250126-WA0001.jpg


Supporter
Inviato

ne approfitto anch'io di questa simpatica sezione dedicata ai vini per postare 

foto di un lavoretto fatto recentemente da me nel tempo libero.

portabottiglie e calici fatto con corna di daino ( allevati amatorialmente proprio dal sottoscritto), 

base in noce .

- barbaresco 1977

- barolo          1977

- nebbiolo      1981

Gianluca

IMG_8460.jpg

Royal Oporto

IMG_8458.jpg



×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.