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IGNORED

Un nuovo 2008/9 bancario ?


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Inviato

In Germania vento di recessione, cosa rischiano l'Italia e l'Ue

 

I numeri tedeschi sono, stando alle recenti analisi, campanelli di allarme per l’intero continente

Il vento di recessione soffia dalla Germania, ma può trascinare l’Europa intera - e l’Italia - in una crisi economica dai contorni ancora vaghi e con un allarmante potenziale che può portare il vecchio continente a contrarsi.

L’avvertimento arriva da dati macro rilasciati lunedì 8 maggio: la produzione industriale tedesca è crollata di più in un anno, aumentando il rischio che la più grande economia europea sia scivolata davvero in una recessione invernale.

Nello specifico, la produzione industriale tedesca è scesa del 3,4% a marzo. Il crollo è stato particolarmente pronunciato nel settore automobilistico, secondo l’ufficio statistico.

Mentre i dati arrivano con un grande ritardo e le versioni più recenti suggeriscono che l’economia nel suo complesso è in espansione nella potenza europea, la performance manifatturiera inaspettatamente scarsa potrebbe ancora vedere la lettura del primo trimestre per il prodotto interno lordo diminuire. Ciò significa che la Germania potrebbe registrare una recessione tra ottobre e marzo dopo aver vacillato tra crescita e contrazione da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina e l’inflazione è decollata.

Non c’è allarmismo, ma preoccupazione sì. I numeri tedeschi sono, stando alle recenti analisi, campanelli di allarme per l’intero continente. In essi si rispecchiano tutte le debolezze del sistema finanziario ed economico globale e, nello specifico, europeo.

Osservando la Germania si nota, secondo l’economista di ING Carsten Brzeski, che “più strutturalmente, le aspettative di produzione si sono nuovamente indebolite, il portafoglio ordini si è assottigliato e le scorte di magazzino rimangono elevate… E le prospettive sono tutt’altro che rosee”.

Pur nelle differenti peculiarità di sistema dei Paesi Ue, non si può non notare che nella fragilità tedesca ci sono i segni di un momento delicato per tutto il continente. La Bce resterà aggressiva e questo colpirà le varie nazioni, compresa l’Italia che trema con il suo alto debito.

 

https://www.adnkronos.com/in-germania-vento-di-recessione-cosa-rischiano-litalia-e-lue_7tefwzMw9kBSbsu5XIVOGz


Inviato
2 ore fa, ARES III dice:

In Germania vento di recessione, cosa rischiano l'Italia e l'Ue

 

I numeri tedeschi sono, stando alle recenti analisi, campanelli di allarme per l’intero continente

Il vento di recessione soffia dalla Germania, ma può trascinare l’Europa intera - e l’Italia - in una crisi economica dai contorni ancora vaghi e con un allarmante potenziale che può portare il vecchio continente a contrarsi.

L’avvertimento arriva da dati macro rilasciati lunedì 8 maggio: la produzione industriale tedesca è crollata di più in un anno, aumentando il rischio che la più grande economia europea sia scivolata davvero in una recessione invernale.

Nello specifico, la produzione industriale tedesca è scesa del 3,4% a marzo. Il crollo è stato particolarmente pronunciato nel settore automobilistico, secondo l’ufficio statistico.

Mentre i dati arrivano con un grande ritardo e le versioni più recenti suggeriscono che l’economia nel suo complesso è in espansione nella potenza europea, la performance manifatturiera inaspettatamente scarsa potrebbe ancora vedere la lettura del primo trimestre per il prodotto interno lordo diminuire. Ciò significa che la Germania potrebbe registrare una recessione tra ottobre e marzo dopo aver vacillato tra crescita e contrazione da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina e l’inflazione è decollata.

Non c’è allarmismo, ma preoccupazione sì. I numeri tedeschi sono, stando alle recenti analisi, campanelli di allarme per l’intero continente. In essi si rispecchiano tutte le debolezze del sistema finanziario ed economico globale e, nello specifico, europeo.

Osservando la Germania si nota, secondo l’economista di ING Carsten Brzeski, che “più strutturalmente, le aspettative di produzione si sono nuovamente indebolite, il portafoglio ordini si è assottigliato e le scorte di magazzino rimangono elevate… E le prospettive sono tutt’altro che rosee”.

Pur nelle differenti peculiarità di sistema dei Paesi Ue, non si può non notare che nella fragilità tedesca ci sono i segni di un momento delicato per tutto il continente. La Bce resterà aggressiva e questo colpirà le varie nazioni, compresa l’Italia che trema con il suo alto debito.

 

https://www.adnkronos.com/in-germania-vento-di-recessione-cosa-rischiano-litalia-e-lue_7tefwzMw9kBSbsu5XIVOGz

 

Scommetto che ci sarà un'operazione militare a Taiwan.


Inviato
6 minuti fa, Brios dice:

Scommetto che ci sarà un'operazione militare a Taiwan.

 

.....sì...ma è un segreto... quindi non diciamolo ai cinesi....


Inviato
56 minuti fa, ARES III dice:

.....sì...ma è un segreto... quindi non diciamolo ai cinesi....

 

Penso che gli stessi cinesi lo sappiano. E non sono affatto sicuro che la Russia aiuterà la NATO e gli Stati Uniti.

4 minuti fa, Brios dice:

Penso che gli stessi cinesi lo sappiano. E non sono affatto sicuro che la Russia aiuterà la NATO e gli Stati Uniti.

Penso che gli stessi cinesi lo sappiano. E non sono affatto sicuro che la Russia aiuterà la NATO e gli Stati Uniti.
Sotto Stalin e Mao c'era uno slogan del genere: russi e cinesi sono fratelli da un secolo.

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Inviato (modificato)
7 ore fa, Brios dice:

Penso che gli stessi cinesi lo sappiano. E non sono affatto sicuro che la Russia aiuterà la NATO e gli Stati Uniti.

È un vero peccato. Non si potrebbe fare come con la rivolta dei Boxer, avvenuta in Cina nel 1899, contro l'influenza colonialista straniera europea e occidentale, che ha visto la sconfitta cinese e la firma il 7 settembre del 1901 da parte dell' impero Qing a favore dall'Alleanza delle otto nazioni  Francia, Germania, Giappone, Impero Austro-Ungarico, Regno d'Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, più Belgio, Paesi Bassi e Spagna.... diciamo il formato UE+Russia+USA+Giappone 

E se non sbaglio la Russia ebbe l'importo economico più sostanzioso , quasi il 30% di una somma molto cospicua....

7 ore fa, Brios dice:

russi e cinesi sono fratelli da un secolo.

E come tutti i fratelli, in fondo in fondo sono invidiosi e gelosi fra loro...

Modificato da ARES III

Inviato

Buffett,

 
Intervenuto, come di consueto, all’assemblea annuale degli azionisti di Berkshire Hathaway, di cui è fondatore, ceo e presidente, l’oracolo di Omaha non ha risparmiato nessuno, neanche i politici e i regolatori. Ma l’attacco ai manager e ceo delle banche è sicuramente il più duro.
 
 “Quando le banche che gestiscono finiscono nei guai, dovrebbero soffrire ed essere puniti per questo. Perché altrimenti passa il messaggio che, anche se mandi una banca in rovina, il mondo va avanti e riesci a rimanere ricco”, ha tuonato Warren Buffett.
 
Buffet non si fida di Powell, della Yellen, di nessuno, non ha comprato una sola azione, ha respinto le richieste di aiuto. La crisi bancaria non è finita. Siamo solo nei primi inning, nei prossimi ci  sarà un fuoricampo memorabile!
 

Inviato
Yellen suona l'allarme default, 'tempesta senza precedenti'

I Ceo avvertono con una lettera aperta, sarebbe disastroso. Biden vede McCarthy poi al G7

 
La segretaria al tesoro degli Stati Uniti d'America Janet Yellen © EPA
 

Il tempo non solo stringe ma sta per scadere: senza un aumento del tetto del debito gli Stati Uniti potrebbero fare default l'1 giugno, scatenando una "tempesta economica e finanziaria senza precedenti". Janet Yellen suona l'allarme in vista dell'atteso incontro fra Joe Biden e lo Speaker della Camera Kevin McCarthy, le cui posizioni su come aumentare il limite del debito, assicurando che gli Usa continuino a onorare i loro impegni, restano - almeno sulla carta - lontane.


    Nonostante un frenetico fine settimana di trattative, al momento non c'è un accordo su come risolvere l'impasse che si è creata.

 

E il tempo a disposizione non è molto vista la scadenza di giugno e l'attesa partenza di Biden per il G7 del Giappone e le visite in Papua Nuova Guinea e in Australia per l'incontro dei Quad. Il presidente americano è intenzionato - ha ripetuto più volte la Casa Bianca negli ultimi giorni - a non modificare la sua agenda e quindi a partire per Hiroshima, la prima tappa del suo tour di otto giorni fuori dagli States, mercoledì.

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La segretaria al tesoro degli Stati Uniti d'America Janet Yellen
 

    Dietro le quinte i funzionari dell'amministrazione e quelli repubblicani lavorano alacremente nel tentativo di evitare un catastrofico default che metterebbe anche a rischio il rating americano. Per cercare di facilitare un'intesa, un piccolo gruppo di democratici moderati ha anche assicurato a McCarthy che lo sosterrà nel caso in cui un accordo sul tetto del debito causasse una ribellione fra le fila dei conservatori e una richiesta per una sua rimozione da Speaker. Un'apertura, è la convinzione, che potrebbe spingere il leader dei repubblicani alla camera a maggiori concessioni nella consapevolezza di un suo futuro politico sicuro.
    Finora fredda sul tema Wall Street inizia, ora a vacillare sotto il peso di trattative ancora lontane da una soluzione, temendo il ripetersi del 2011 quando S&P tagliò il rating degli Stati Uniti a causa delle tensioni sul tetto del debito. Mentre gli investitori cercano riparo nei titoli di Big Tech, ritenuti fra i pochi a poter navigare un default, gli amministratori delegati delle grandi aziende si uniscono all'allarme lanciato da Yellen. In una lettera aperta mettono in guardia Biden e il Congresso sulle "potenziali disastrose conseguenze" di un default. "Non risolvere l'attuale impasse potrebbe facilmente tradursi in conseguenze ancora più negative. Anche se l'economia americana è forte, l'inflazione elevata ha creato stress sul sistema finanziario. Un default - avvertono - indebolirebbe la nostra posizione nel sistema finanziario mondiale".

"Negli ultimi anni le famiglie e le aziende americane hanno lavorato duramente per dare vita a una storica ripresa economica. Un default invertirebbe questo trend", ha detto Yellen intervenendo alla Independent Community Bankers of America, sottolineando che la crisi finanziaria che accompagnerà il default "moltiplicherà" la severità della frenata economica. Yellen quindi spiega come il mercato dei Treasury americano fa da base al sistema finanziario globale e un possibile default causerebbe delle crepe in queste fondamenta rischiando di far vacillare l'intero sistema.

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https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2023/05/16/yellen-suona-lallarme-default-tempesta-senza-precedenti_62a43cd2-d3a6-41b9-95fb-55e810ceef1d.html


Inviato

Argentina sull’orlo di un nuovo default?

 

Si complica ulteriormente la situazione in Argentina, con il Paese sudamericano che si trova alle prese con una crisi economica gravissima, che potrebbe portarla per l’ennesima volta in default.

Lunedì scorso la banca centrale Argentina ha annunciato un altro aumento del costo del denaro di 600 punti base (6%), portando così il tasso di interesse di riferimento dal 91% all’attuale 97%, livello record degli ultimi 25 anni.

 

Questo è il secondo forte incremento dei tassi di interesse solo nell’ultimo mese, infatti solo a fine aprile l’Argentina alzò il tasso di interesse di dieci punti percentuali dall’81% al 91%.

 

 

Le difficoltà dell’Argentina

Le ultime decisioni di politica monetaria sono coerenti con il tentativo della banca centrale del Paese di evitare il tracollo dell’economia del Paese, cercando di contrastare la corsa dell’inflazione, che è ora al 108% su base annua, il livello più alto dal 1991.

Solo ad aprile l’inflazione è aumentata dell’8,4%, cifra impressionante che porta l’Argentina nella lista dei paesi che si trovano ad affrontare un livello di inflazione a tre cifre insieme a Venezuela, Zimbabwe, Libano e Sud Sudan.

Con gli ultimi rialzi, il tasso di interesse in Argentina è balzato vicino a 95%, il secondo tasso di interesse più alto al mondo, superato solo dallo Zimbabwe che presenta un tasso di interesse del 150%.

L’inflazione che stiamo osservando in Argentina è dovuta principalmente alla monetizzazione del debito pubblico dopo il default del 2020. Infatti, dopo quest’ultimo default, il paese non ha più potuto finanziarsi sui mercati internazionali e così, per coprire le spese dello stato, la Banca centrale argentina ha dovuto stampare una gran quantità di peso.

Ma la combinazione di alti tassi di interesse e iper-inflazione non sono gli unici problemi in Argentina. Il governo ha infatti deciso anche un importante misura sul mercato dei tassi di cambio, vista la forte svalutazione che sta subendo da oltre un anno il peso nei confronti del dollaro.

L’economia argentina è penalizzata fortemente anche dalla sua dipendenza dal dollaro statunitense. Infatti, nell’ultimo anno, dopo l’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, il dollaro si è rafforzato nei confronti di tutte le principali valute, tra cui il peso argentino. Ecco che questo ha provocato un brusco calo del valore del peso, che nell’ultimo anno ha perso quasi la metà del proprio valore nei confronti del biglietto verde, segnando un calo del 33% da inizio anno.

Questo è un forte elemento di preoccupazione per il popolo argentino, infatti, è già accaduto altre volte che un paese con un debito fortemente dollarizzato entrasse in una grave e profonda recessione.

Riserve a secco

Secondo le ultime stime le riserve nette di liquidità della banca centrale argentina sono in rosso. “Meno riserve portano a una maggiore pressione sul tasso di cambio, che a sua volta porta a una maggiore pressione sull’inflazione“, ha commentato Fernando Losada, amministratore delegato di Oppenheimer & Co, che continua dichiarando che non vede “alcuno scenario possibile in cui l’inflazione scenda sotto le tre cifre quest’anno“.

La nazione ora ha tecnicamente meno di 34 miliardi di dollari di riserve estere totali, ma la maggior parte è bloccata in attività meno liquide, come l’oro, le linee di credit swap con la Cina e la Banca dei regolamenti internazionali, oltre che i dollari che gli argentini hanno nei loro conti di risparmio.

Le passività dell’Argentina in valuta estera superano già le riserve totali di circa 1 miliardo di dollari e questo è il peggior rapporto di questo tipo da quando la nazione è stata devastata dalla crisi economica nei primi anni 2000.

Non solo: il paese sudamericano è messo in ginocchio anche dalla morsa della siccità record, che ha avuto effetti devastanti sulle sue esportazioni agricole, entrate fondamentali per l’economia del paese.

Ricordiamo infatti che i settori chiave dell’economia argentina sono l’agricoltura e l’allevamento (come la produzione di carne bovina, grano e soia), ma anche il settore minerario e dell’industria dell’energia.

Per incoraggiare i consumi e ridurre la quantità di pesos in contanti, il governo inoltre sovvenzionerà il credito per l’acquisto di beni durevoli a rate. Non solo. Per combattere l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, saranno aperte le importazioni, una decisione senza precedenti in uno dei maggiori produttori mondiali di alimenti.

Le trattative con il Fmi

Il governo sta anche portando avanti le trattative con il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per convincerlo ad anticipare l’erogazione dei prestiti concessi all’Argentina tramite l’Extended Fund Facility, il programma del Fmi che ha l’obiettivo di sostenere i paesi che si trovano ad affrontare problemi con la propria bilancia dei pagamenti. Da questo punto di vista, il Fmi si è già mostrato clemente nei confronti dell’Argentina, poiché  nell’ultimo anno le ha concesso un maggiore margine di manovra sugli obiettivi di aumento delle riserve e di riduzione della stampa di moneta.

Teniamo presente che durante i precedenti episodi di default, l’Argentina ha intrapreso complesse negoziazioni con i suoi creditori al fine di ristrutturare il debito e trovare una soluzione che soddisfacesse entrambe le parti.

Tuttavia, queste trattative sono spesso lunghe e complesse, e possono richiedere anni per essere risolte completamente.

Il sostegno della Cina all’Argentina

Con l’obiettivo di ottenere un maggiore sostegno internazionale per le sue riserve estere, l’Argentina sta accelerando gli accordi, oltre che con il Fmi, anche con la Cina e il Brasile. In tal senso, proprio a fine maggio, il ministro dell’Economia Sergio Massa andrà in Cina per cercare maggior supporto economico dopo l’ultimo accordo raggiunto ad aprile.

In quella circostanza il governo cinese aveva permesso all’Argentina di pagare le importazioni in yuan, evitando così di attingere alle ormai quasi esaurite riserve di dollari.

Crisi sociale in Argentina

Tassi di interesse così elevati sono come dicevamo il tentativo di frenare la crescita dei prezzi, ma questi avranno effetti negativi sulla crescita economica, oltre che sull’accesso al credito per le imprese. L’inflazione sta erodendo sempre più il potere d’acquisto dei cittadini, aumentando i costi di vita, aggravando di giorno in giorno la crisi sociale all’interno del paese.

Proprio con l’obiettivo di evitare il collasso finanziario e sociale, di recente il ministro dell’Economia Massa ha annunciato anche una serie di misure come un nuovo aumento della pensione minima e dell’assegno universale per figlio. Ma non solo, è stato annunciato anche un bonus unico pensato per compensare la perdita salariale.

Verso le elezioni presidenziali

A ottobre, in Argentina si terranno le elezioni generali e nessuno si aspetta un piano di stabilizzazione o un cambiamento delle aspettative da qui all’inizio delle elezioni. Come segnala un analista su Bloomberg, “l’obiettivo è quello di arrivare a ottobre senza entrare in recessione, scaricando la responsabilità di maggiori interventi su chi entrerà in carica a partire dal 10 dicembre“.

L’attuale crisi sta anche aumentando le probabilità di candidatura del candidato outsider Javier Milei, che propone di sostituire il peso con il dollaro USA come valuta nazionale dell’Argentina per schiacciare l’inflazione.

Cosa potrebbe succedere in caso di default

Un possibile default dell’Argentina potrebbe avere conseguenze significative, con il paese che non sarebbe più in grado di onorare i propri debiti, mettendo a rischio la fiducia degli investitori e generando turbolenze sui mercati finanziari. Ciò potrebbe a un’ulteriore fuga di capitali, una diminuzione degli investimenti esteri e ad un’ulteriore crisi della valuta nazionale.

I precedenti default dell’Argentina

L’Argentina ha una storia ricca di default. Uno dei casi più noti è stato il default del 2001, quando il paese non era riuscito a pagare il debito di oltre 100 miliardi di dollari. Questo ha portato a una grave crisi economica e sociale, con un crollo del Piò, alti livelli di disoccupazione e instabilità politica.

In seguito al default del 2001, l’Argentina ha subito un altro episodio nel 2014, quando ha nuovamente mancato il pagamento di una parte del suo debito. Questo ha generato incertezza sulle prospettive economiche del paese e ha reso difficile l’accesso al credito internazionale.

Come abbiamo visto sono tante le preoccupazioni per il paese che si sta dirigendo sempre più verso una situazione di non ritorno, sull’orlo del fallimento.

 

https://www.wallstreetitalia.com/argentina-su-orlo-di-un-nuovo-default/


Inviato

Rottura nei negoziati sul debito Usa, i Repubblicani lasciano il tavolo

 

Il leader repubblicano del Senato degli Stati Uniti, Mitch McConnell, ha dichiarato che è «giunto il momento» per il Presidente Joe Biden di fare sul serio per negoziare un accordo

 

Improvvisa battuta d’arresto nelle trattative fra i repubblicani e la Casa Bianca per alzare il tetto del debito ed evitare il default. Lasciando l’incontro a porte chiuse, i conservatori hanno criticato la Casa Bianca. «Fino a quando non mostreranno di voler aver una conversazione ragionevole su quello che possiamo fare e su come possiamo andare avanti, non staremo qui seduti a parlare fra i noi. Le trattative sono in pausa», hanno detto i conservatori.

Wall Street chiude in rosso con la pausa nelle trattative.Il Dow Jones perde lo 0,33% a 33.426,43 punti, il Nasdaq cede lo 0,24% a 12.657,90 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,14% a 4.191,86 punti.

Repubblicani premono su Biden

Il leader repubblicano del Senato degli Stati Uniti, Mitch McConnell, ha dichiarato che è «giunto il momento» per il Presidente Joe Biden di fare sul serio per negoziare un accordo per aumentare il limite di indebitamento della nazione. «Il tempo è fondamentale», ha dichiarato McConnell su Twitter.

Un alto funzionario della Casa Bianca coinvolto nei negoziati ha detto all’agenzia Ap che ci sono «reali differenze» tra le parti e che ulteriori «colloqui saranno difficili».

Tempi più lunghi

I negoziatori si sono incontrati per un terzo giorno a porte chiuse in Campidoglio, con la speranza di trovare un accordo nel fine settimana, prima di un eventuale voto della Camera la prossima settimana. Tuttavia al momento i negoziati sono sospesi e dunque i tempi per un accordo si allungano.

La scadenza dell’1 giugno

Il tetto al debito federale americano di 31.400 miliardi di dollari verrà raggiunto il prossimo 1 giugno ed è dunque fondamentale trovare un’intesa per evitare chiusure degli uffici pubblichi, musei e parchi nazionali come già accaduto più volte in passato.

Speaker Camera conferma, trattative sul debito sospese

Lo speaker della Camera statunitense, il repubblicano Kevin McCarthy, ha confermato che le trattative con i democratici sul debito sono “in pausa”. In precedenza, il deputato repubblicano Garret Graves, politico di fiducia di McCarthy, aveva indicato la necessità di una pausa alle trattative perché i negoziatori della Casa Bianca sono “irragionevoli”. “Se entrambe le parte negoziano in buona fede e riconoscono di non poter ottenere tutto quello che vogliono, un accordo è ancora possibile”, ha risposto la Casa Bianca. Un accordo per la sospensione o l’innalzamento del tetto del debito è necessario per evitare che gli Stati Uniti finiscano, a giugno, in default.

 

 

https://www.google.com/amp/s/amp24.ilsole24ore.com/pagina/AECcYgVD


Inviato


Cosa succede se gli Usa vanno in default e quali sono i rischi per la nostra economia secondo Forchielli


L’intervista di Fanpage.it ad Alberto Forchielli, economista e imprenditore, sul possibile default che gli Usa potrebbero dichiarare il primo giugno: “Il rischio è basso, circa un 20/30 per cento di possibilità. Ma se ciò accadesse, l’intera economia occidentale, inclusa quella italiana, entrerebbe in recessione e le conseguenze sarebbero pesanti”.
 

"Il rischio di default degli Stati Uniti è basso, circa un 20/30 per cento di possibilità. Ma se ciò accadesse, l'intera economia occidentale, inclusa quella italiana, entrerebbe in recessione e le conseguenze sarebbero pesanti".

A parlare è Alberto Forchielli, economista e imprenditore, 35 anni di esperienza da giramondo tra sud est asiatico, Cina e Stati Uniti, consigliere particolare del ministro della difesa, del bilancio e degli affari esteri, per anni alla World Bank e poi responsabile di Finmeccanica per tutta l’area Asia/Pacifico, attualmente partner fondatore di Mindful Capital Partner, che a Fanpage.it ha spiegato cosa potrebbe succedere se gli Usa dichiarassero default il prossimo 1 giugno e quali sarebbero gli eventuali rischi anche per l'Italia.

Nei giorni scorsi, infatti, il segretario al Tesoro Janet Yellen aveva spiegato che "il governo degli Stati Uniti potrebbe rimanere senza soldi e c’è il rischio che venga dichiarato il default il 1° giugno nel caso in cui non fosse alzato il tetto del debito".

 

Alberto Forchielli.
C'è davvero la possibilità che il prossimo 1 giugno gli Usa dichiarino il default?

"Io direi una probabilità del 20/30 per cento, non di più, perché sembra che le parti si stiano mettendo d'accordo. Non credo sinceramente che ci troveremmo di fronte ad una situazione del genere".

Come si stanno preparando le banche a questa eventualità?

"Sicuramente vanno a corto sul dollaro, perché il dollaro subirebbe una botta mortale per cui sicuramente stanno alleggerendo le posizioni in dollari".

Cosa accadrebbe se questa possibilità di default si verificasse?

"Se si verifica il default è un problema finanziario che si ripercuote sull'economia reale. Concretamente, si stima che 8 milioni di persone in America non riceverebbero lo stipendio, quindi ci sarebbe un crollo della domanda tremendo. A ciò seguirebbe un crollo del dollaro, un crollo di Wall Street, con ripercussioni molto pesanti su diversi broker. Non credo che le banche siano attrezzate in questo caso, non prevedo una crisi finanziaria con fallimenti bancari, però con questi presupposti ci sarebbe una grossa contrazione dell'economia, degli investimenti, oltre a una grossa presa speculativa sui mercati internazionali".

Quali le possibili conseguenze in Italia?

"Sicuramente ci sarebbero, perché noi esportiamo prodotti per 65 miliardi di dollari negli Usa direttamente, poi indirettamente tramite la Germania ne esportiamo altri, per cui siamo a rischio. Sicuramente dovremmo ritoccare le previsioni di crescita della nostra economia, possibilmente ci troveremmo nel 2023 in una economia in recessione. Anzi, possiamo dire che tutta l'economia occidentale entrerebbe in recessione. La conseguenza sarebbe moto pesante per noi, in termini esportazioni, ma anche di blocco degli investimenti, perché genererebbe un sacco di incertezza per cui molti risparmiatori e molte aziende bloccherebbero gli investimenti in corso o non farebbero gli investimenti previsti".

Che interventi potrebbe mettere in atto l'Italia per arginare l'onda del default americano?

"Potrebbe rimborsare i debiti in dollari se ne ha, visto che il dollaro non costerebbe niente. Ma in realtà qualsiasi intervento potrebbe solo lenire le possibili conseguenze".

Dobbiamo aspettare il primo giugno per avere notizie più certe in tal senso?

"Formalmente decide il Congresso, ma di fatto tutto dipende dal rapporto tra Kevin McCarthy, speaker della Camera, e il presidente Biden, perché la trattativa è tra loro due. Una volta che si mettono d'accordo, la ratifica del Congresso è un fatto puramente formale. Io credo che entro il prossimo fine settimana si potrebbe risolvere la questione, soffriremo fino alla fine".

 

https://www.fanpage.it/economia/cosa-succede-se-gli-usa-vanno-in-default-e-quali-sono-i-rischi-per-la-nostra-economia-secondo-forchielli/
 


Inviato
 

La Cina annuncia la scoperta della sua più grande riserva aurea

 
Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre circa 10.000 tonnellate d’oro al giorno per i prossimi 30 anni.

Il dipartimento delle risorse naturali della provincia dello Shandong, nella Cina orientale, ha annunciato la scoperta di altre 200 tonnellate d’oro nella miniera di Xiling nella città di Laizhou, secondo quanto riportato giovedì dal Global Times. La recente scoperta porta la riserva d’oro cumulativa totale della miniera a 580 tonnellate, rendendola il più grande deposito d’oro singolo del paese, con un valore economico stimato di 200 miliardi di yuan ($ 28,54 miliardi).

 
oro-500x300.jpeg La Cina annuncia la scoperta della sua più grande riserva aurea


La miniera d’oro di Xiling misura 1.996 metri di lunghezza per 2.057 metri di larghezza, con uno spessore massimo di 62,35 metri ed è in grado di fornire in media di 4,26 grammi per tonnellata. Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre circa 10.000 tonnellate d’oro al giorno per i prossimi 30 anni. Il vicedirettore generale dello Shandong Gold Group, Feng Tao, ha affermato che più di 180 fori sono stati praticati a oltre 300.000 metri per scoprire riserve auree nella miniera della sua azienda, osservando che uno dei fori è profondo circa 4.000 metri, “un precedente per perforazioni di piccolo diametro” in territorio cinese. La China Gold Association (CGA) ha affermato che la regione nord-orientale dello Shandong ha le più grandi riserve di miniere d’oro della Cina e la produzione e i depositi di oro più abbondanti dell’intero paese. Secondo i dati CGA, la Cina ha prodotto 84,97 tonnellate di oro grezzo nel primo trimestre di quest’anno, con un aumento dell’1,88% rispetto all’anno precedente. Allo stesso modo, ha spiegato che il volume del consumo di oro a livello nazionale ha raggiunto le 291,58 tonnellate, il che indica una crescita interannuale del 12,03%. D’altra parte, la società Shandong Gold ha prodotto lo scorso anno 38,7 tonnellate di oro, corrispondenti al 13,1% della produzione totale in Cina.

 
 
 

https://www.scienzenotizie.it/2023/05/21/la-cina-annuncia-la-scoperta-della-sua-piu-grande-riserva-aurea-5469532

PS: un po'mi fa pensare

Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre circa 10.000 tonnellate d’oro al giorno per i prossimi 30 anni...

Non saranno un tantino troppe quelle tonnellate giornaliere ?


Inviato
Il 22/5/2023 alle 14:12, ARES III dice:

Non saranno un tantino troppe quelle tonnellate giornaliere ?

Decisamente. In trent'anni l'oro diventerà così comune che lo useranno come ornamento per le lattine di coca-cola.


Inviato

Ma chi è che spara simili idiozie.

fornire in media di 4,26 grammi per tonnellata. Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre circa 10.000 tonnellate (d’oro ? NO ) al giorno per i prossimi 30 anni.  Rocce aurifere, cioè 42,6 Kg giornalieri 

La recente scoperta porta la riserva d’oro cumulativa totale della miniera a 580 tonnellate, rendendola il più grande deposito d’oro singolo del paese,

Succede a chi non sa le lingue e adopera Google traduttore. Poi ci mette del suo e questi sono i risultati. 

Se la notizia fosse vera l'oro sarebbe crollato a 50 centesimi al grammo

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Il 22/5/2023 alle 14:12, ARES III dice:

Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre circa 10.000 tonnellate d’oro al giorno per i prossimi 30 anni.

Questo il sottotitolo :

Secondo le stime, il giacimento sarà in grado di produrre una notevole quantità d’oro al giorno per i prossimi 30 anni.

 

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