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IGNORED

DIO E IL DENARO


Risposte migliori

Inviato

Non sia mai che io voglia disquisire sulla fede e il credo deglia amici "lamonetiani", ripropongo nell'intestazione il titolo di una rivista che ho sottomano e mi è sembrata interessantissima sotto molti profili.

- In primo luogo l'argomento, anche se mi sembra un pò difficile affrontarlo in questo forum (chiedo lumi ai moderatori). Magari è già stato discusso in maniera esaustiva, prima della mia iscrizione al sito.

Mi sembrava un qualcosa da approfondire il fatto che la concezione del denaro come fattore negativo per la salvezza dell'anima, è frutto solo di interpretazioni limitate del testo neotestamentario, e che, invece, nell'antico testamento il fatto di essere ricchi e di avere molte proprietà risultava solo frutto della benedizione divina. Questo ed altri argomenti teologici sono sviluppati in maniera completa, e con un linguaggio molto semplice sul numero della rivista in questione.

Se poi qualcuno è a conoscenza anche del rapporto che hanno il divino e la moneta nelle altre religioni sarebbe bello farne un confronto.

- In secondo luogo, la rivista è ricca di fotografie di monete imperiali romane e di monete greche, tutte legate alla vicenda biblica; ad esempio, curiosa è la teoria che viene esplicata su quali monete ricevette Giuda per il tradimento di Gesù, comprese le foto; oppure su quali monete spese San Paolo nei suoi viaggi; ed infine sulle monete che Matteo riceveva a pagamento delle imposte.

Al fondo della rivista uno speciale sul vangelo di Giuda, che non guasta (a chi interessa, naturalmente).

L'ndice del numero in questione è:

Dio e il denaro sono compatibili?;

Piccola storia numismatica della Giudea Antica;

BarKokhba, il vero falso monetario di Israele;

La cattiva reputazione dei pubblicani;

La questione del denaro di Cesare;

Una moneta d'argento tra Cesare e Dio;

L'immagine cristiana sulle monete;

Il tema del denaro nell'iconografia sacra;

La verita' sul vangelo di Giuda

Ecc....

La rivista s'intitola "Il mondo della Bibbia", il numero in questione è l'87 (marzo-aprile 2007) ed è edito dalla ELLEDICI, casa editrice salesiana. Si può ricevere solo su abbonamento, oppure nelle librerie cattoliche (Elledici, Don Bosco, San Paolo, EDB, ecc..)

Sarei molto lieto conoscere le vostre opinioni sull'argomento, metterle in comune e condividerle

Mario.


  • ADMIN
Staff
Inviato

Il topic mi sembra piú adatto alla sezione agorà. Lo sposto.


Inviato
-Se poi qualcuno è a conoscenza anche del rapporto che hanno il divino e la moneta nelle altre religioni sarebbe bello farne un confronto.

Mario.

231053[/snapback]

Ciao Mario la Bibbia non lascia dubbi in merito:

Sarebbe sbagliato concludere che la Bibbia condanni il denaro in sé e per sé o i suoi impieghi basilari. Il denaro, naturalmente, è un’invenzione umana. Come molte altre invenzioni, non è un bene o un male in sé. In effetti non è altro che un mezzo di scambio. Perciò, se usato debitamente, può servire a uno scopo utile. La Bibbia, per esempio, riconosce che “il denaro è per una protezione”, specie per quanto riguarda i problemi legati alla povertà. (Ecclesiaste 7:12)

Inoltre, anziché incoraggiare una vita di rinunce, la Bibbia ci esorta a godere i nostri beni. Ci è detto di “portare via la [nostra] porzione” e di godere il frutto delle nostre fatiche. (Ecclesiaste 5:18-20)

Il pericolo più grave è di cominciare ad amare il denaro e le cose che si possono comprare con esso. La ricchezza fa nascere in alcuni un desiderio insaziabile. Quando ci si attacca al denaro anziché considerarlo semplicemente un mezzo per conseguire dei risultati si è soggetti a ogni sorta di tentazioni, e si può finire per mentire, rubare e ingannare. Giuda Iscariota, un apostolo di Cristo, tradì il suo maestro per soli 30 pezzi d’argento. La ricerca della ricchezza presenta dei pericoli anche più insidiosi. In primo luogo, quando si è molto ricchi si ha la tendenza a confidare in sé. In secondo luogo, spesso la ricerca della ricchezza assorbe così tanto tempo e così tante energie che finisce per allontanarci dalle attività spirituali.

In una circostanza Gesù disse: “Non potete essere schiavi di Dio e della Ricchezza”. (Matteo 6:24)

Molto è stato sacrificato sull’altare del materialismo: salute, famiglia e anche una buona coscienza. E i risultati sono stati disastrosi. D’altra parte, la spiritualità soddisfa i nostri bisogni più importanti: amare ed essere amati, avere uno scopo nella vita e adorare Dio.

E poi dobbiamo onestamente ammettere che il denaro anche se ci permette di vivere meglio, di avere una vita più agiata non è sicuramente la fonte della felicità.

Ho cercato di esprimere in poche parole quello che ho imparato in diversi anni di studio delle Sacre Scritture, spero di essere stato esauriente.


Inviato

perfettamente d'accordo con Iacchetti ,vorrei aggiungere che avere denaro cioè

essere ricchi non vuol dire anche essere condannato da Dio, ricordo che lo stesso Gesù in alcuni passi del vangelo è stato ospite di alcune famiglie ricche e senza ammonirle per le loro ricchezze.

Inoltre Gesù fuori dal tempio di Gerusalemme si infuria con i venditori non per il

fatto che essi sono attaccati al denaro ma per dove esercitano la loro professione ,cioè in luogo sacro.

Inoltre non sò se sei mai andato a vedere i musei vaticani, se non è ricchezza quella !! e parliamo di coloro che evangelizzano il mondo.

Resta cmq il fatto che il ricco di oggi ,e parliamo del RICCO , non può

essere onesto e sicuramente ha diversi peccati da farsi perdonare prima di essere redento, ma non è mai troppo tardi.

<_< l'argomento è scottante e troppo complesso e le mie considerazioni sono molto soggettive.

Ciao


Inviato (modificato)

ciao a tutti,

non ho letto la rivista in questione, ma ho letto altre pubblicazioni e credo che il pensiero di Gesù al riguardo sia molto chiaro.

"Guai a voi o ricchi perchè avete già la vostra ricompensa"

"Se vuoi venire dietro a me, va, vendi quello che hai e dallo ai poveri" (parabola del giovane ricco).

Gesù non condanna il ricco, ma lo mette in guardia.

Essere ricchi di per sè non è peccato, a meno che la ricchezza non sia stata procurata col peccato (furto, omicidio, sfruttamento, etc.).

Quindi concordo con iacchetti, se la ricchezza diventa la religione del ricco e il capitale accumulato il suo dio, allora il ricco è nel peccato.

Modificato da bavastro
Awards

Inviato
Essere ricchi di per sè non è peccato, a meno che la ricchezza non sia stata procurata col peccato (furto, omicidio, sfruttamento, etc.).

Quindi concordo con iacchetti, se la ricchezza diventa la religione del ricco e il capitale accumulato il suo dio, allora il ricco è nel peccato.

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C'è da dire che comunque non solo i ricchi ma anche i meno ricchi possono cadere nel laccio del materialismo ed essere vittime dell'amore del denaro (avidità), argomento che l'apostolo San Paolo cita più volte nelle sue lettere:

Lettera agli EBREI 13:5 La [vostra] maniera di vivere sia libera dall’amore del denaro, accontentandovi delle cose presenti.

1 Timoteo 6:9, 10. “Quelli che hanno determinato di arricchire cadono in tentazione e in un laccio e in molti desideri insensati e dannosi, che immergono gli uomini nella distruzione e nella rovina. Poiché l’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose, e correndo dietro a questo amore alcuni sono stati sviati dalla fede e si sono del tutto feriti con molte pene”. — 

Questo passo non dice che il denaro sia un male, né lo dicono altri versetti. L’apostolo non dice nemmeno che il denaro sia la causa fondamentale delle “cose dannose” o che il denaro sia alla radice di ogni problema. È l’amore del denaro che può essere causa — anche se non l’unica — di ogni sorta di “cose dannose”.

La differenza fra un normale desiderio e l’avidità si potrebbe paragonare a quella che c’è fra un piccolo fuoco da campeggio e un vasto incendio boschivo. Un desiderio sano e appropriato può essere utile. Ci spinge a lavorare e a produrre. . Ma l’avidità è pericolosa e distruttiva. È un desiderio abnorme e incontrollato.

Il problema sta nel tenere il desiderio sotto controllo. Il denaro che accumuliamo o le cose materiali che desideriamo serviranno a soddisfare i nostri bisogni o c’è il rischio che diventiamo schiavi del denaro? Essere avidi di qualcosa significa in realtà assoggettare la propria volontà ad essa, facendone in effetti il proprio padrone, il proprio dio, ciò a cui si rende servizio.

L’odierna società consumistica è molto abile nell’alimentare il fuoco dell’avidità. Influenzati in modi tanto subdoli quanto potenti, molti finiscono per convincersi che ciò che hanno non è sufficiente. Hanno bisogno di più cose, di cose più grandi, di cose migliori.

Quello che le Sacre Scritture incoraggiano è di avere un punto di vista equilibrato sul denaro.


Inviato

io prenderei spunto da "date a Cesare quel che è di Cesare....."

credo che fede e denaro debbano coesistere su binari paralleli evitando di giudicare e condannare in base alla ricchezza o povertà che sia.

la ricchezza è frutto della famiglia in cui si nasce e dei talenti che si pongono a frutto, non se ne potrà fare una colpa ne motivo di condanna.

saranno invece le azioni che hanno portato ai soldi ad essere oggetto di giudizio.

come dice iacchetti equilibrio


Inviato (modificato)

Nei Vangeli (Lc 18.25/ Mc 10.25/ Mt 19.24) Gesù afferma che "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli".

Secondo alcuni studiosi la figura del cammello che viene proposta al paragone paradossale deriverebbe da una non corretta traduzione in greco della parola aramaica GAMAL il cui significato è, invece, grossa corda. Certo il paradosso rimane, ma l'associazione di idee risulta facilitata e l' immagine si presta, a mio avviso, alla considerazione che tutto sommato una corda, se sfibrata e sgrossata, può passare dalla cruna dell'ago e questo duro lavoro di liberazione dai diletti della mondanità è quello a cui deve sottoporsi il ricco caduto in tentazione che vuole però guadagnare un posto nei Cieli. "Entrate per la porta stretta, perchè larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa" (Mt 7,13).

Nei Salmi si legge poi: "Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, [...] non c'è respiro nella loro bocca. [...] Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Ps. 113) perchè, invece, "principio della saggezza è il timore del Signore" (Ps. 110). "Perchè temere nei giorni tristi, quando mi circonda la malizia dei perversi? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare sè stesso o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine [...]. Lo stolto e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze. Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" (Ps 48). Ecco allora l'ammonizione del Vangelo: "non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano, e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori in Cielo, dove nè tignola nè ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perchè là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt.6, 19-21).

Perdonate i toni da "Quaresimale", ma non era nelle mie intenzioni :rolleyes: , Enrico.

Modificato da minerva

Inviato (modificato)

Concedetemi di uscire dal seminato, ma non dall'argomento e di fare ciò con quanto Dante Alighieri ha visto essere il danno morale arrecato dal denaro all'uomo insensato. Il sommo poeta nel VII Canto dell'Inferno:

[25] Qui vidi gente più che altrove troppa,

e d'una parte e d'altra, con grand'urli

voltando pesi per forza di poppa.

[28] Percoteansi incontro; e poscia pur li

si rivolgea ciascuno, voltando a retro,

gridando: "Perchè tieni?" e: "Perchè burli?"

I prodighi gridano agli avari: "perchè stringi in pugno il denaro?" e gli avari rispondono: "perchè sperperi?". L'avarizia e la prodigalità sono peccati assai frequenti, anche perchè un uomo difficilmente si accorge di eccedere in quella che è virtù se si tiene la giusta misura: l'avaro penserà sempre di essere economo e giudicherà scialacquatore chi è semplicemente generoso. Il prodigo, da parte sua, sosterrà di essere liberale nello spendere e chiamerà taccagno colui che è saggiamente risparmiatore.

[40] Ed egli a me: "Tutti quanti fur guerci

sì della mente in la vita primaia,

che con misura nello spendio ferci.

Virgilio indica qui a Dante che i dannati scontano il non aver avuto, durante la vita terrena, una buona vista intellettuale poichè non seppero vedere il reale valore della ricchezza, sia perchè l'accumularono senza scopo, sia perchè la sprecarono pazzamente. Non riconobbero, dunque, il vero bene ed ora sono le loro anime ad essere irriconoscibili e nere:

[53] la sconoscente vita che i fè sozzi,

ad ogni conoscenza or li fa bruni.

[55] In eterno verranno alli duo cozzi:

questi risurgeranno dal sepulcro

col pugno chiuso, e questi coi crini mozzi.

L'atteggiamento proprio del peccato legato alle tentazioni della ricchezza risulta indelebile, per Dante, anche alla morte. Dopo il Giudizio gli avari si alzeranno dal loro sepolcro con i pugni chiusi, come per stringere un'ormai dileguata ricchezza e i prodighi avranno i crini mozzi, come chi tutto ha sperperato e venduto, perfino i capelli.

[58] Mal dare e mal tener lo mondo pulcro

ha tolto loro, e posti a questa zuffa:

qual ella sia, parole non ci appulcro.

Modificato da minerva

Inviato
Nei Vangeli (Lc 18.25/ Mc 10.25/ Mt 19.24) Gesù afferma che "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli".

Secondo alcuni studiosi la figura del cammello che viene proposta al paragone paradossale deriverebbe da una non corretta traduzione in greco della parola aramaica GAMAL il cui significato è, invece, grossa corda.

Enrico.

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Si è discusso a lungo se non sarebbe più corretto in questo caso tradurre “fune” invece di “cammello”. Infatti la versione inglese di George M. Lamsa ha la parola “fune” nel testo principale, e in una nota a Matteo 19:24 dice: “La parola aramaica gamla significa fune e cammello”. Anche i termini greci corrispondenti a fune (kàmilos) e cammello (kàmelos) sono molto simili, e qualcuno ha pensato che i due termini greci possano essere stati confusi fra loro. Si noti però che A Greek-English Lexicon (H. G. Liddell e R. Scott, riveduto da H. S. Jones, Oxford, 1968, p. 872) ha come definizione di kàmilos “fune”, ma aggiunge che forse questo termine fu coniato come emendamento della frase: “È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio”, indicando così che nel testo greco originale c’era kàmelos, e non kàmilos.

Nei più antichi manoscritti greci del Vangelo di Matteo esistenti, (il Sinaitico, il Vaticano 1209 e l’Alessandrino), compare la parola kàmelos. Matteo prima scrisse il racconto della vita di Gesù in ebraico e poi lo tradusse in greco. Egli sapeva esattamente cosa aveva detto e inteso dire Gesù, e quindi conosceva la parola esatta, parola che, secondo i più antichi manoscritti greci esistenti, era kàmelos. Ci sono dunque buone ragioni per ritenere che la traduzione esatta sia “cammello”.

Con questa illustrazione, da non prendersi alla lettera, Gesù faceva rilevare che, come non era possibile per un cammello letterale passare per la cruna di un ago letterale, così era ancor meno possibile per un ricco entrare nel Regno di Dio se conservava l’attaccamento per le sue ricchezze. — 


Inviato (modificato)

Sono d'accordo, gentile Iacchetti, con quanto ha scritto a proposito della corretta e consolidata traduzione del termine usato nel passo evangelico citato con cammello e non con corda. In effetti è presente anche nel Talmud e quindi in tutta un'autorevolissima tradizione ebraica il paradosso dell'elefante che non può passare dalla cruna dell'ago. Enrico.

Modificato da minerva

Inviato

Sono davvero sorpreso, positivamente sorpreso, di trovare al seguito di una mia semplice richiesta d'informazioni, delle risposte esaudienti come quelle qui sopra riportate. Vi ringrazio sinceramente, sia per i temi spirituali, che quelli più prosaici ma non meno importanti.

Non ho potuto intervenire prima per ragioni di lavoro, ma non mi sono perso una riga di quanto scrivavate. Eppoi è successo che mi hanno spostato la discussione e dove era questa ne ho trovata un'altra interessantissima sul Vangelo di Giuda (a proposito: sono sicoro che ciascuno di voi ne avrebbe di cose interessanti da dire in proposito, andate a dare un'occhiata).

Vorrei quindi spostare il discorso un po più sulla numismatica: è possibile risalire a quali monete realmente ricevette Giuda "a saldo" per il suo tradimento?

Oppure, quali denari utilizzava Paolo nei suoi viaggi?

Quali monete furono poste sugli occhi chiusi di Gesù deposto dalla croce?

Si può oggi, materialmente, vedere tutto questo, e per un collezionista di monete antiche, io non lo sono, è interessante tutto questo discorso?

Mario


Inviato
è possibile risalire a quali monete realmente ricevette Giuda "a saldo" per il suo tradimento?

Oppure, quali denari utilizzava Paolo nei suoi viaggi?

Quali monete furono poste sugli occhi chiusi di Gesù deposto dalla croce?

Si può oggi, materialmente, vedere tutto questo, e per un collezionista di monete antiche, io non lo sono, è interessante tutto questo discorso?

Mario

232021[/snapback]

Il racconto dei Vangeli parla di trenta pezzi d’argento.

In questo contesto la Bibbia non specifica che monete fossero, ma solo che erano d’argento, se si tiene conto però di quello che diceva la legge mosaica in

ESODO 21:32:"Se il toro cozzò contro uno schiavo o una schiava, egli darà il prezzo di trenta sicli al padrone di quel tale, e il toro sarà lapidato" probabilmente quei 30 pezzi d'argento erano 30 sicli

Per quanto riguarda le monete usate da Paolo nelle Scritture Greche Cristiane sono menzionate le seguenti monete: il lepton (Giudea), il quadrante (Roma), l’asse (Roma e province), il denaro (Roma), la dramma (Grecia), il didramma (Grecia) e lo statere. Le unità monetarie di valore molto maggiore, quali la mina e il talento, erano pesi e non monete.

Per quanto riguarda lo statere fù proprio questa moneta d’argento con cui fu pagata la tassa del tempio per Gesù e l’apostolo Pietro. Equivalente a quattro dramme, a quel tempo ammontava più o meno a quattro giorni di salario. (Mt 17:24, 27) Secondo molti studiosi corrisponderebbe al tetradramma coniato ad Antiochia (Siria) o a Tiro. Il tetradramma di Tiro, poco più grande delle 500 lire italiane, aveva sul diritto la testa del dio Melqart, e sul verso un’aquila appollaiata sul timone di una nave e l’iscrizione “Tiro la santa e invincibile”. Sul tetradramma di Antiochia c’era l’effigie dell’imperatore Augusto.

Valore attuale

1 lepton = 1⁄2 quadrante L. 9,02

(rame o bronzo)

1 quadrante = 2 lepton 18,04

(rame o bronzo)

1 asse = 4 quadranti 72,16

(rame o bronzo)

1 denaro (argento) = 16 assi 1.155

1 dramma (argento) = 1.020

1 didramma (argento) = 2 dramme 2.040

1 tetradramma = 4 dramme 4.080

1 mina (argento) = 100 dramme 102.000

1 talento (argento) = 60 mine 6.120.000

1 talento (oro) = 326.400.000


Inviato

Vorrei aggiungere anch'io delle note peronali sul rapporto tra Dio e il denaro.

Il Libro cui facciamo tutti riferimento, compreso il Sommo Poeta Dante (ho provato sincero piacere nel leggere il tuo scritto, Minerva) è la Bibbia, suddivisa in Antico e Nuovo Testamento, e ad una prima occhiata pare proprio che Gesù renda incompatibili i due soggetti del nostro discorso.

Nel mondo dell'A.T. la ricchezza era vista come segno della benevolenza divina e l'uomo pio era ricompensato da armenti e ricca figliolanza.

La bibbia ebraica non mette mai in contrapposizione l'apprezzamento per i beni e il servizio a Dio. Al contrario, essa valorizza i beni e conferisce una dimensione teologica alla ricchezza, segno appunto della benedizione di Dio. "L'argento è mio, e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti". Israele vive la sua fede dinanzi a un Dio che dona; il denaro non è mai concepito come cosa vergognosa. E' vero, però, che le ricchezze non sono destinate ad essere consumate in un circuito chiuso: esse invitano allo scambio e alla condivisione. Es: il possesso di campi e greggi permette l'ospitalità.

Ma se le ricchezze godono di un apprezzamento positivo, la loro ineguale ripartizione no.

In Israele ci sono i ricchi e i poveri, ed è per questo motivo che viene promossa una legislazione sociale finalizzata ad attenuare le disparità e a sollevare la miseria: "Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannelo, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perche il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani".

Israele istituisce anche l'anno sabbatico: ogni sette anni il popolo è invitato a azzerare i conti, a condonare tutti i debiti e a liberare gli schiavi. Questo gesto di spogliazione e di presa di distanza costituisce il fondamento teologico dell'elemosina, che nel giudaismo, prima di essere una misura sociale, è un dovere religioso attraverso cui il credente mostra la sua riconoscenza nei confronti del suo Dio.

Per il Vangelo, il rapporto con il denaro non costituisce una questione morale, ma una questione spirituale.

Che cosa significa servire Mammona?

Leggo sempre dalla mia rivista: "Mammona viene dalla radice ebraica aman, che ha dato anche Amen, e che indica la stabilità, la sicurezza. Mammona designa ciò che è solido, stabile, e di cui ci si può fidare. Mammona si offre come una garanzia di stabilità. La parabola dell'uomo ricco indica bene quale tipo di inquetudine cerca il suo rifugio in Mammona. L'accumulo di riserve dimostra la paura per il domani. L'angoscia davanti alla precarietà, alla morte. E' la paura della morte che si nasconde dietro l'attrazione verso l'accumulo di beni e di denaro. Mammona che protegge dalla morte.

L'espessione Mammona di ingiustizia è crudamente limpida. Essa rivela a coloro che accumulano che sono allo stesso tempo complici di un sistema economico ingiusto, e vitime di un'illusione mortale".


Inviato
Iacchetti, sei impagabile!!!!!

Mario

232034[/snapback]

Ti ringrazioMario, ma tutto ciò che ho detto finora non è farina del mio sacco. Diciamo che è frutto di anni di studio sull'argomento e della disponibilità di una vasta enciclopedia biblica.

Comunque riallacciandomi all'ultimo tuo commento circa la generosità è interessante l'esortazione che Gesù rivolge in un'occasione ai suoi ascoltatori:

“Fatevi degli amici per mezzo delle ricchezze ingiuste, affinché, quando queste verranno meno, essi vi ricevano nelle dimore eterne”. (Lu 16:9) Il possesso o il desiderio di ricchezze materiali può portare a compiere azioni illegali, e questa potrebbe essere la ragione per cui vengono definite “ricchezze ingiuste”, in contrasto con le ricchezze spirituali. Inoltre la ricchezza materiale, specie il denaro, in realtà appartiene a “Cesare”, che batte moneta e le attribuisce un particolare valore, ed è sotto il suo controllo. Tale ricchezza è transitoria, essendo soggetta a oscillazioni economiche, e il suo possesso è legato alle circostanze. Quindi chi possiede ricchezze del genere non dovrebbe confidare in esse, né usarle come il mondo per fini egoistici, come quello di ammassare ulteriori ricchezze. Dovrebbe piuttosto essere desto e diligente nel farsi amici i possessori delle dimore eterne.

I possessori delle “dimore eterne” sono Dio e suo Figlio Cristo Gesù. Coloro che non usano nel modo dovuto le proprie “ricchezze ingiuste” per esempio assistendo quelli nel bisogno non potrebbero mai essere amici di Dio e di suo Figlio Cristo Gesù.


Inviato
Vorrei quindi spostare il discorso un po più sulla numismatica: è possibile risalire a quali monete realmente ricevette Giuda "a saldo" per il suo tradimento?

232021[/snapback]

In QUESTA DISCUSSIONE troverete, se non delle risposte definitive, per lo meno parecchi spunti interessanti.

Ciao, P. :)


Inviato

"dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore"

attenzione quindi a non diventare schiavi delle cose

ernesto


  • 3 settimane dopo...
Inviato

vorrei capire una cosa:

io ho studiato sacrificando parecchie estati, week ends e sere mentre altri ragazzi andavano nei locali, feste, vacanze, gite, villaggi turistici......

ora io ho un lavoro che mi fa guadagnare di più rispetto a coloro che hanno curato più l'aspetto ludico che quello economico.

ovviamente, facendo confronti tra le loro abitudini e le mie noto che comunque io lavoro di più e con maggiori responsebilità e rischi.

mi devo sentire in colpa? mi aspetta l'inferno solo perchè mi posso permettere qualcosa in più degli altri?

mi sembra di aver meritato i risultati ottenuti ed i conseguenti guadagni.


Inviato
vorrei capire una cosa:

mi devo sentire in colpa? mi aspetta l'inferno solo perchè mi posso permettere qualcosa in più degli altri?

mi sembra di aver meritato i risultati ottenuti ed i conseguenti guadagni.

237537[/snapback]

:Come si legge nel vangelo di Matteo 21:21 “Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio”. La questione non è di potersi permettere qualcosa in più o di lavorare più degli altri, bisogna capire quanta importanza si dà alle cose materiali rispetto a cose più importanti (le cose di Dio). Se si vive solo in vista di accumulare beni e di soddisfare i propri bisogni allora ci si dovrebbe sentire in colpa.


Inviato (modificato)
"Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, [...] non c'è respiro nella loro bocca. [...] Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Ps. 113) perchè, invece, "principio della saggezza è il timore del Signore" (Ps. 110).  "Perchè temere nei giorni tristi, quando mi circonda la malizia dei perversi? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare sè stesso o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine [...]. Lo stolto e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze. Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" (Ps 48). 

231797[/snapback]

[/qote/]

Da tutti gli interventi precedenti si evince che non è la ricchezza di per sè che è un male, un peccato o qualcos'altro di negativo, ma è l'uso distorto che della stessa si può fare o le modalità immorali con cui la si può ricercare ad essere condannate dalla morale cristiana. Per essere più chiaro: se uno ruba per arricchirsi è logico che si macchia di furto ed altrettanto dicasi del caso in cui uno usa la ricchezza per comprarsi falsi testimoni (solo per fare un esempio): in questo caso l'attore si macchia di spergiuro e così via.

Ho quotato un mio precedente post perchè contiene dei passi che possono condurre a non esatte interpretazioni. In tutti i passi che ho nuovamente citato, allora, si condanna non la ricchezza o il valore materiale delle cose, ma l'idolatria a cui può giungere chi basa tutta la sua vita al culto del possesso materiale e trascura la parte spirituale propria dell'essere umano. Discorso questo che non vuole ledere la sensibilità di nessuno perchè si è citati, solo a titolo di "studio" e di risposta al quesito iniziale, i passi di un libro che se per alcuni è sacro per altri può essere il semplice titolo di un libro come tanti altri. Massima libertà e serenità quindi, Enrico.

Modificato da minerva

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