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Bara dell'età del bronzo in Gran Bretagna


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Nel fondo del laghetto di golf una bara gigantesca e il corpo d’uomo con un’ascia in mano

 

La barca-bara, trovata nel fondo del laghetto di un campo di golf, è entrata a far parte dei più singolari ritrovamenti degli ultimi anni. Durante lavori di pulizia del fondo di un laghetto di un campo di golf, – il Tetney Golf Club, nel Lincolnshire, in Gran Bretagna – gli operai vedono un tronco gigantesco. I lavori vengono fermati. Il tronco si presenta tagliato verticalmente, e ricomposto. Contiene il corpo di un uomo, ben conservato, che regge un’ascia a livello dei resti della mano. La polizia viene avvertita e scattano le indagini. Frattanto, nel più stretto riserbo – tipicamente inglese – arrivano anche gli archeologi.

 

La sepoltura risale a circa 4000 anni fa, all’Età del Bronzo. La bara è lunga circa tre metri e larga un metro. Il defunto aveva circa 40 anni, quando morì e soffriva di alcuni problemi articolari dovuti, probabilmente, a sforzi fisici protratti. Era alto 1,80 circa. L’ascia è probabilmente un’arma di combattimento o una sorta di segno del comando. Il lavoro svolto da chi si occupò della cerimonia di sepoltura fu notevole.
Venne utilizzata, per realizzare la bara, una quercia ampia e robusta che fu tagliata e scavata, come se fosse un’imbarcazione.

Poi il tronco fu chiuso sul corpo come una scatola cilindrica. In quel momento il defunto era divenuto parte dell’albero. La sepoltura venne poi coperta da un tumulo di ghiaia. Operazioni che confermano che la persona morta era un personaggio di rango. La conservazione è stata probabilmente garantita da strati di limo, che si sono poi depositati sul tronco. La bara e l’ascia sono ora sottoposti a un lungo trattamento chimico per la conservazione in ambienti privi di umidità.

https://www.stilearte.it/nel-fondo-del-laghetto-di-golf-una-bara-gigantesca-e-il-corpo-duomo-con-unascia-in-mano-2/

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Inviato (modificato)

 

DALLA BARA DI TETNEY, UNA SEPOLTURA INGLESE DI 4000 ANNI FA, ALLA SARDEGNA

Una bara di tronchi della prima età del bronzo contenente i resti di un uomo sepolto con un'ascia che si pensa risalga a 4.000 anni fa è stata scoperta accidentalmente su un campo da golf nel Lincolnshire in Inghilterra. Partendo da questo fatto di cronaca tentiamo di comprendere se lo strumento ritrovato all’interno potrebbe essere legato al rito di passaggio dalla vita alla morte, ma soprattutto chi poteva essere sepolto in questo particolare tumulo?

 

La straordinaria scoperta è stata fatta per caso durante i lavori di manutenzione sul laghetto presso il campo da golf al Tetney Club nel luglio 2018.

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Un personaggio di alto rango

La tomba, sostengono gli studiosi, mostra numerose prove che si trattava della sepoltura di una persona molto apprezzata all’interno della società o di alto rango.

La bara, lunga tre metri e larga un metro è ricavata scavando un unico tronco d’albero. Sono stati usati rami di tasso e di ginepro per avvolgere e proteggere il corpo, un coperchio, ricavato sempre da un tronco, sigillava il prezioso corpo e il tutto fu ricoperto da un tumulo di ghiaia.

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La bara di Tetney è stata salvata insieme a parte del suo coperchio. La bara dell’età del bronzo è stata ricavata da un tronco di quercia ed è lunga 3 metri e larga 1 metro.

 

Queste attenzioni erano concesse, nell’Età del Bronzo, solo a persone con uno status elevato all’interno della società.

L’ascia trovata all’interno in perfette condizioni, secondo gli archeologi, ha caratteristiche molto particolari, sembra più un simbolo di autorità che uno strumento pratico, viene perciò definita “ascia cerimoniale”; in Gran Bretagna ne sono state rinvenute solo 12 di simili!!

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Qui si esaurisce la cronaca del ritrovamento secondo le fonti della BBC NEWS o The Guardian, ora permetteteci di fare qualche osservazione personale.

Similitudini – tutte con il martello

Il «viandante» di Carpene

Tra le numerose incisioni rupestri della Val Camonica troviamo il cosiddetto «viandante», inciso sulla roccia tra ben oltre settecento altre raffigurazioni.

È una figura di grandi dimensioni. Il corpo è un rettangolo dai cui angoli si diramano quattro arti monolinei, con mani e piedi risolti con dei circoletti. La testa, sproporzionatamente piccola, si sorregge sopra un curioso scollo a V. Il pene è indicato da una breve linea tra le gambe. La figura impugna nella destra un oggetto che potrebbe ricordare, appunto, il maglio impugnato dal «dio col mazzuolo».

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Roccia Grande di Carpene (r. 2-3). Parco comunale Archeologico e Minerario di Sellero a Brescia.

Charun e Vanth

Nella mitologia etrusca, Charun (o Charu) era uno psicopompo del mondo sotterrano chiamato Ade Charun (il nome si ricava da alcune iscrizioni etrusche) si trova riprodotto su pitture tombali, sarcofagi, urne, stele sepolcrali e vasi.

charun.jpgÈ il nome equivalente della figura della mitologia greca Caronte. Nell’illustrazione tipica appare però molto differente da Caronte, rappresentato, di solito, alla guida di una barca, munito di remo, con funzione di traghettatore di anime. Il demone della morte degli Etruschi è, invece, una figura che accompagna i defunti nell’ultimo viaggio, a piedi, a cavallo o su carro, verso l’oltretomba, strappandoli al saluto dei propri cari e scortandoli verso la loro meta finale.

Talvolta viene rappresentato a protezione delle porte dell’Ade (come, ad esempio, nella Tomba dei Caronti e nella Tomba degli Anina a Tarquinia) o comunque in connessione con la morte (come, ad esempio, nella Tomba François a Vulci).

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Tomba François a Vulci

 

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Tomba degli Anina a Tarquinia

 

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Tomba dei Caronti a Tarquinia

Si presenta con barba, naso d’avvoltoio ed orecchie aguzze ed indossa corta tunica ed alti calzari.

Nelle pitture funerarie viene raffigurato con un colore bluastro.

Talvolta ha dei serpenti attorno alle braccia ed ali enormi (come, ad esempio, nella Tomba dell’Orco a Tarquinia).

Regge in mano un martello, il suo simbolo religioso, simile all’ascia bipenne romana. Talvolta è munito anche di spada.

È spesso accompagnato dalla dea Vanth (come, ad esempio, nella Tomba degli Anina a Tarquinia e nella Tomba François a Vulci), una dea alata anch’essa associata al mondo sotterraneo.

Relativamente al significato del martello si è pensato che lo stesso servisse per chiudere i chiavistelli delle porte dell’Ade, impedendo così ai defunti di tornare indietro o per colpire le sue vittime.

Alcuni autori (Franz. De Ruyt) lo comparano al dio celtico Sucellos, poiché anche quest’ultimo ha in mano un martello ed ha la stessa funzione di dio della morte.

Sucellus: il dio-martello

Sucello era il dio con il grande martello e la canna, presumibilmente un dio dell’abbondanza.

sucellus1.jpgIn alcune immagini appare sempre con un Mazzuolo talvolta anche molto grande. Due immagini di lui includono, oltre il martello, un corvo e un cane a tre teste. Il corvo e il cane erano entrambi animali ctoni nella mitologia celtica.

sucellus2.jpg.

 Silvanus

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Statuetta proviene dall’oppidum celto-ligure di Glanum, nel territorio dei Salluvii, vicino l’attuale Saint-Rémy-de-Provence (dep. Bouches-du-Rhône, Francia)

Silvanus è un dio celtico mascherato da un nome romano. Appare spesso come una variante del “dio martello celtico”, con il suo mazzuolo e la sua pentola, una corona di foglie sulla testa e un mantello di pelle di lupo.

Sotto forma di Sucellos Silvanus proteggeva i luoghi selvaggi, oltre a vigneti e pascoli. Gli venivano offerti minuscoli martelli di legno, che ricordano i martelli indossati dai seguaci di Thor.

 

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Altorilievo del «dio col mazzuolo» proveniente dalla cosiddetta Maison de Sucellus, un’abitazione gallo-romana sita a Saint-Romain-en-Gal (Rhône, Francia) e datata al 180 d.C. Il dio regge olla e mazzuolo; un cane è accovacciato ai suoi piedi

 

Dis Pater

Dis era originariamente il dio romano della ricchezza, del suolo fertile e delle ricchezze sotterranee, che venne equiparato a Plutone, Orco e Sorano.

Dis era originariamente associato a fertili terreni agricoli e ricchezze minerarie e, poiché quei minerali provenivano dal sottosuolo, in seguito fu identificato con le divinità ctonie Plutone (Ade) e Orco.

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Dis Pater non veniva sempre utilizzato per usi così elevati. Tertulliano, un padre della Chiesa primitiva, scrive:

Abbiamo riso dello spettacolo del tuo gioco degli dei di mezzogiorno, quando padre Plutone, fratello dello stesso Giove, trascina via, martello in mano, i resti dei gladiatori; quando Mercurio, con il suo berretto alato e la bacchetta riscaldata, prova con il suo cauterio se i corpi erano davvero senza vita, o fingevano solo la morte.
Ad Nations I:10:47

 

Due schiavi vestiti da Dis Pater e Mercurio assistevano i gladiatori caduti: “Mercurio” li pungolava con il suo caduceo infuocato per testare se fossero davvero morti, e poi “Dis Pater” li trascinava via, e il loro sangue veniva offerto a Giove Latiaris .
(Guttman: 13)

Possiamo perciò affermare che i Gladiatori gravemente feriti venissero “terminati“ da un boia travestito da Dite.

Giulio Cesare scrisse che i Galli credevano di discendere da Dis Pater.

Le parole esatte di Cesare furono:

Tutti i Galli affermano di discendere dal dio Dis, e dicono che questa tradizione sia stata tramandata dai Druidi. Per questo motivo calcolano la divisione di ogni stagione, non per il numero dei giorni, ma delle notti; tengono i compleanni e l’inizio dei mesi e degli anni in un ordine tale che il giorno segue la notte.
(De Bello Gallico VI: 18, trad. WA McDevitte e WS Bohn

Molto probabilmente Dis Pater e Sucellus erano dei simili, o almeno soddisfacevano bisogni simili.

Ipotesi

Abbiamo visto qualche esempio ma nella lunga lista degli dei “legati alla morte” il mazzuolo o il martello è ricorrente.

Possiamo perciò ipotizzare che “il mazzuolo” fosse legato al passaggio dalla vita alla morte. Esiste qualche precedente?

Dalla Scozia una interessante pietra

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Una pietra scolpita dei Pitti, conosciuta come “Rhynie Man”, raffigura una figura barbuta con denti affilati che impugna un’ascia.

Tap o’ Noth – Rhynie in Aberdeenshire, Scozia, un sito dal nome derivato dalla prima parola celtica rīg, che significa “re“, per gli archeologi che lo stanno studiando era un importante insediamento dei Pitti.

Nel 1978, un contadino locale ha arato una spettacolare pietra pitta scolpita a sud del villaggio. Conosciuto come Rhynie Man, raffigura una figura barbuta con denti appuntiti che trasporta un’ascia distintiva.

Pensiamo che questa ascia potrebbe essere stata una versione simbolica di un martello che veniva usato per uccidere mucche e buoi, forse come parte di un rituale“, afferma Evans, il direttore degli scavi.

I reperti archeologici del sito includono una testa di ascia in pietra datata circa 2000 a.C. e uno “spillone in lega di rame a forma d’ascia che potrebbe essere stato un fissaggio per un mantello.

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Un perno di ferro da sei pollici a forma di ascia è stato recuperato dal sito reale dei Pitti di Rhynie.

S’accabadora una figura temuta ma necessaria

In tempi remoti, e forse anche relativamente recenti, la femina accabadora era una figura presente in alcune aree della Sardegna: una donna vestita di nero che aveva la funzione di “finire”, di porre termine alle sofferenze di un moribondo, o di un anziano bisognoso di cure troppo impegnative, che in una società rurale potevano significare un problema per la sussistenza dell’intero nucleo familiare.

In Gallura, nel Museo etnografico di Luras è conservato proprio l’unico “mazzolu” , un martello di legno di olivo selvatico, che apparteneva ad una donna che operava come levatrice e come accabadora fino agli anni ’40 del secolo scorso.

 

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Su Mazzolu (Museo etnografico di Luras)

 

Non deve stupire che in diversi racconti la figura dell’accabadora coincida con quella della levatrice, perché in passato la nascita e la morte venivano considerati momenti naturali del ciclo della vita.

La studiosa di antropologia Dolores Turchi, ha scritto un libro, Ho visto agire s’accabadora, dove raccoglie la testimonianza di un’anziana donna che racconta del suo incontro con una accabadora.

.com/coffin-found-golf-course-pond-4000-year-old-man-axe-2021-9

 

https://www.larazzodeltempo.it/2021/tetney-sardegna/

Modificato da ARES III
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Inviato

Ma pensa te…..


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