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Le bolle dogali: il vessillo "personale"


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Una bolla plumbea [imm. 1-2] di Domenico Michiel  1118 - 1130 (SPINK 132. BYZANTINE SEALS, THE COLLECTION OF GEORGE ZACOS. PART II) , grazie ad una buona conservazione e all'ottima centratura, ci presenta una curiosità: 

Al Dritto il vessillo sull'asta[imm. 3] ricorda, molto da vicino, lo stemma personale della famiglia Michiel [imm. 4].  Il mosaico della cappella di Sant'Isidoro (San Marco) [imm.5] e il suo dettaglio [imm.6] ci offrono la possibilità di un confronto tra le due bandiere.

Negli esemplari emessi dai Dogi ( con  Nicolò Sagredo 1675 -1676 l'asta ha in cima una croce, scompare la bandiera) successivi questa particolarità sembra non essere presente, vengono (quando la combinazione conservazione/impressione delle matrici consente una "lettura") rappresentati i vari vessilli in uso nella Serenissima: leoni, croci ... [imm. 7-8]

 

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L'uso di inserire il proprio stemma araldico compare, tuttavia, in una bolla di Enrico Polani (XII-XIII secolo) un mercante, membro dell'importante famiglia, attivo nel Mediterraneo orientale dove sigillava le sue comunicazioni. La sua bolla ha un diametro di 14 mm, inferiore a quello delle Dogali.

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Interessante il mondo delle bolle dogali. Grazie.

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Ciao!

L'ipotesi di Andrea è molto intrigante, ma - a mio avviso - resta una ipotesi. Riguardo alle bolle plumbee con le quali si corroborava/ufficializzava un documento emesso dalla cancelleria ducale, negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Dalle bolle che riproducevano l'iconografia delle oselle, a bolle che, pur emesse a distanza di decenni sotto i dogati di Dogi differenti, avevano parte del loro cordino uguale e quindi poco probabile. Troppo facile "costruire" bolle farlocche.

Non è questo il caso.

Che io sappia - e non ho mai letto nulla di differente - le bolle erano un tipo di sigillo che doveva rappresentare lo Stato e doveva avere i caratteri e le iconografie riconosciute e riconoscibili di quello veneziano; quindi di una Repubblica conosciuta i cui caratteri salienti erano il solito San Marco che consegna il vessillo con in cima la croce al Doge e nel retro il nome del Doge con i suoi titoli.

Le prime bolle dogali (fatta eccezione quella conosciuta di Orso I Parteciaco della quale scrive nella RIN del 2016 il Prof. Asolati) riportano il Santo seduto in trono che consegna il vessillo al Doge. @AndreaPD, in una discussione del 2020 scrive che:

Nel 1261 il tipario della bolla dogale muta, le ragioni pare debbano attribuirsi
al nuovo consigliere ducale Corrado (cfr. V. Lazzarini, Lettere ducali..., cit., p.190).
La figura del Santo ora si presenta in piedi e con la mitra sul capo, tiene il vangelo
aperto con la sinistra, le vesti pontificali sono riconoscibili e si notano l’amitto e la dalmatica.

Non parliamo del retro, che ha riportato i titoli attribuiti al Doge, differenti a seconda dei secoli.

Anche quella del Michiel riporta il Santo seduto e ci siamo, ma è il vessillo che a mio avviso "stona"; mai ho visto una personalizzazione così palese di uno strumento repubblicano con lo stemma araldico del Doge regnante.

Nemmeno nei sigilli che taluni uffici periferici adottavano e che riportavano il nome del funzionario preposto, veniva inserito il proprio stemma; al massimo veniva riportato il Leone o il vessillo marciano.

Sono più propenso a pensare che si tratti di una croce accantonata, come scrive @chievolan.

Circa i mosaici di San Marco non ho la sapienza per esprimermi, soprattutto non so quali siano da considerarsi effettivamente dell'epoca e quali siano invece stati rifatti in secoli successivi, fino all'800, con metodi ed inserimenti magari "di libera interpretazione".

Bisognerebbe studiare quali e come sono stati restaurati, potendo rispettare gli originali, oppure, per alcuni, interpretarli con inserimenti anche "fantasiosi"

aluti

luciano

 

 

 

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Sono due cose diverse, Enrico Polani non è doge e quello è il suo sigillo bizantino, in virtù del titolo che aveva presso quella corte.

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