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UMBERTO DI SAVOIA, QUARANT'ANNI DOPO


viganò

Risposte migliori

Buonasera a tutti.

Sabato 18 marzo saranno trascorsi esattamente quarant’anni dalla morte in esilio del Re Umberto II.

Credo sia un fatto comunemente riconosciuto la sua correttezza negli anni durante i quali – prima come Luogotenente, poi come Re – ebbe responsabilità istituzionali. Altrettanto credo possa ascriversi a suo merito quello di aver evitato nel giugno del 1946 una seconda guerra civile italiana, allontanandosi dall’Italia per non alimentare un confronto (non solo verbale) tra monarchici e repubblicani. Infine, credo che il suo atteggiamento e le sue parole durante i trentasette anni di esilio abbiano sempre avuto come unico obiettivo quello d’incoraggiare gli Italiani a dare il meglio, anche attraverso il rispetto delle Istituzioni.

Personalmente sono fermamente convinto che sarebbe ora di riportare in Patria la salma del Sovrano e permettere all’Italia di riappropriarsi di un personaggio per tanti aspetti sottovalutato e dimenticato.

Numismaticamente ci ha lasciato solo i quattro progetti della Serie "ITALIA" del 1946, assai rari e poi utilizzati per la creazione delle prime monete repubblicane. Detti progetti rappresentano una testimonianza di prim'ordine circa un periodo travagliato della nostra Storia: è noto infatti che la scritta "ITALIA" fu volutamente mondata di qualsiasi riferimento alla forma istituzionale in attesa dell'esito del Referendum Istituzionale.

Mi è sembrato doveroso all'interno di un Forum qualificato come il nostro, dove le monete sono il filo conduttore di un racconto che accenna alla storia, all'economia e all'arte, formulare questa piccola nota.

Un saluto cordiale.

 

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  • viganò ha rinominato il titolo in UMBERTO DI SAVOIA, QUARANT'ANNI DOPO

Al di là di come la si pensi, io mi auguro che un giorno la sua salma e quella di Vittorio Emanuele III siano tumulate nel Pantheon. Ormai la repubblica è più che salda. Eppure non si ha il coraggio di dare la degna collocazione a coloro che furono, per quasi 50 anni, i capi di stato della nostra Nazione. La storia ed i loro personaggi vanno studiati, non temuti o fatti dimenticare volontariamente 

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Il 17/3/2023 alle 19:24, viganò dice:

Buonasera a tutti.

Sabato 18 marzo saranno trascorsi esattamente quarant’anni dalla morte in esilio del Re Umberto II.

Credo sia un fatto comunemente riconosciuto la sua correttezza negli anni durante i quali – prima come Luogotenente, poi come Re – ebbe responsabilità istituzionali. Altrettanto credo possa ascriversi a suo merito quello di aver evitato nel giugno del 1946 una seconda guerra civile italiana, allontanandosi dall’Italia per non alimentare un confronto (non solo verbale) tra monarchici e repubblicani. Infine, credo che il suo atteggiamento e le sue parole durante i trentasette anni di esilio abbiano sempre avuto come unico obiettivo quello d’incoraggiare gli Italiani a dare il meglio, anche attraverso il rispetto delle Istituzioni.

Personalmente sono fermamente convinto che sarebbe ora di riportare in Patria la salma del Sovrano e permettere all’Italia di riappropriarsi di un personaggio per tanti aspetti sottovalutato e dimenticato.

Numismaticamente ci ha lasciato solo i quattro progetti della Serie "ITALIA" del 1946, assai rari e poi utilizzati per la creazione delle prime monete repubblicane. Detti progetti rappresentano una testimonianza di prim'ordine circa un periodo travagliato della nostra Storia: è noto infatti che la scritta "ITALIA" fu volutamente mondata di qualsiasi riferimento alla forma istituzionale in attesa dell'esito del Referendum Istituzionale.

Mi è sembrato doveroso all'interno di un Forum qualificato come il nostro, dove le monete sono il filo conduttore di un racconto che accenna alla storia, all'economia e all'arte, formulare questa piccola nota.

Un saluto cordiale.

 

 

Bellissimo commento su una parte (dimenticata) della nostra storia, Dobbiamo riappropiarci della nostra identita' culturale e storica: Il futuro si  programma (e talvolta si inventa), ma  il nostro passato rimane un' ancora preziosa  e sicura alla quale aggrapparci per essere protagonisti del nostro futuro ( e delle nuove generazioni che verranno).

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4 minuti fa, Pontetto dice:

Al di là di come la si pensi, io mi auguro che un giorno la sua salma e quella di Vittorio Emanuele III siano tumulate nel Pantheon. Ormai la repubblica è più che salda. Eppure non si ha il coraggio di dare la degna collocazione a colore che furono, per quasi 50 anni, i capi di stato della nostra Nazione. La storia ed i loro personaggi vanno studiati, non temuti o fatti dimenticare volontariamente 

 

Concordo completamente, non bisognerebbe (nella vita) mai dimenticarsi chi siamo e da dove veniamo. I Savoia hanno, nel loro percorso storico, costruito una identita'  territoriale e culturale che ci identifica come un unico popolo (e non è cosa da poco). Pur con tanti errori compiuti, devono rimanere nella memoria collettiva come dei protagonisti assoluti (anche numismaticamente parlando). Doveroso non dimenticarli. 

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Il 18/3/2023 alle 21:58, santi53 dice:

Concordo completamente, non bisognerebbe (nella vita) mai dimenticarsi chi siamo e da dove veniamo. I Savoia hanno, nel loro percorso storico, costruito una identita'  territoriale e culturale che ci identifica come un unico popolo (e non è cosa da poco). Pur con tanti errori compiuti, devono rimanere nella memoria collettiva come dei protagonisti assoluti (anche numismaticamente parlando). Doveroso non dimenticarli. 

La Nazione italiana ha potuto dotarsi di uno Stato unitario unicamente grazie alla Casa Savoia. 

Senza di questa l'Italia sarebbe rimasta una espressione geografica e il sogno - in concreto irrealizzabile - di tanti pensatori alla Cattaneo e via dicendo...

Furono lapidarie e definitive le parole di Montanelli, il quale ebbe a dire che coloro i quali volevano espellere i Savoia dalla storia italiana non potevano che essere degli ignoranti oppure delle persone in mala fede.

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  • 2 settimane dopo...

A distanza di due settimane dai  significativi commenti di VIGANO' e PONTETTO, mi viene da sorridere pensando che, nonostante i tanti affettuosi ed affezionati cultori numismatici dei Savoia e del Regno, sia stato solo io, povero  vecchio mitteleuropeo a  tracciare una semplice considerazione su quanto da loro esposto.  Mi consola il pensiero che, nel piccolo paese toscano nel quale abito da quarant' anni, nella piazza del teatro intitolato a Vittorio Emanuele II, c'è una cappella votiva dedicata ai caduti che è meta di  costanti  visite di turisti e soprattutto di scolari  che lì vengono (con intelligenza) accompagnati dalle loro insegnanti .

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18 minuti fa, santi53 dice:

A distanza di due settimane dai  significativi commenti di VIGANO' e PONTETTO, mi viene da sorridere pensando che, nonostante i tanti affettuosi ed affezionati cultori numismatici dei Savoia e del Regno, sia stato solo io, povero  vecchio mitteleuropeo a  tracciare una semplice considerazione su quanto da loro esposto.  Mi consola il pensiero che, nel piccolo paese toscano nel quale abito da quarant' anni, nella piazza del teatro intitolato a Vittorio Emanuele II, c'è una cappella votiva dedicata ai caduti che è meta di  costanti  visite di turisti e soprattutto di scolari  che lì vengono (con intelligenza) accompagnati dalle loro insegnanti .

 

Purtroppo la storia, nella considerazione collettiva e di massa, spesso è più fonte di strumentalizzazioni politiche e ideologiche con conseguenti dissidi e confronti aspri e polemici che di riflessione pacata, quanto più possibile obiettiva e tesa alla scoperta dei fatti realmente accaduti, e ciò è vero in particolare per noi italiani, sempre pronti a dividerci in fazioni pro o contro, guelfi e ghibellini in lotta interminabile per qualunque posizione, idea e accadimento...  I Savoia poi rappresentano un nodo ancora vivo e caldo di questa tendenza alla faziosità e conflittualità polemica, con un'intera parte del Paese che addossa loro tutte le responsabilità di determinati mali e problematiche non risolte e conseguente giudizio storico non proprio entusiasta sul Risorgimento, in queste condizioni di base ovviamente non è per nulla facile impostare discorsi sereni, cosa che dovrebbe essere anche abbastanza naturale ormai a distanza di molte decadi dagli avvenimenti occorsi e spesso ancora oggetto di controversia... Personalmente, al di là del giudizio storico-politico sul loro ruolo, di rilievo innegabile, sia nel bene che nel male, sulla formazione dello Stato Italiano, concentro sempre il mio pensiero sull'apporto che gli ultimi due re, Vittorio Emanuele III e Umberto II, hanno dato alla cultura del nostro Paese, in particolare numismatica, con il lascito di una delle più importanti collezioni di monete che un Paese possa vantare, insieme ad opere fondamentali e di grande rilievo scientifico come i volumi del Corpus Nummorum Italicorum, certo, sono consapevole che la cultura numismatica non è che una piccola e insignificante goccia nella considerazione e coscienza storica generale, piuttosto scarsa, del nostro popolo, ma almeno per noi che amiamo la numismatica e ne abbiamo una più equa e alta considerazione, quell'apporto non dovrebbe mai essere dimenticato...  

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8 minuti fa, talpa dice:

Purtroppo la storia, nella considerazione collettiva e di massa, spesso è più fonte di strumentalizzazioni politiche e ideologiche con conseguenti dissidi e confronti aspri e polemici che di riflessione pacata, quanto più possibile obiettiva e tesa alla scoperta dei fatti realmente accaduti, e ciò è vero in particolare per noi italiani, sempre pronti a dividerci in fazioni pro o contro, guelfi e ghibellini in lotta interminabile per qualunque posizione, idea e accadimento...  I Savoia poi rappresentano un nodo ancora vivo e caldo di questa tendenza alla faziosità e conflittualità polemica, con un'intera parte del Paese che addossa loro tutte le responsabilità di determinati mali e problematiche non risolte e conseguente giudizio storico non proprio entusiasta sul Risorgimento, in queste condizioni di base ovviamente non è per nulla facile impostare discorsi sereni, cosa che dovrebbe essere anche abbastanza naturale ormai a distanza di molte decadi dagli avvenimenti occorsi e spesso ancora oggetto di controversia... Personalmente, al di là del giudizio storico-politico sul loro ruolo, di rilievo innegabile, sia nel bene che nel male, sulla formazione dello Stato Italiano, concentro sempre il mio pensiero sull'apporto che gli ultimi due re, Vittorio Emanuele III e Umberto II, hanno dato alla cultura del nostro Paese, in particolare numismatica, con il lascito di una delle più importanti collezioni di monete che un Paese possa vantare, insieme ad opere fondamentali e di grande rilievo scientifico come i volumi del Corpus Nummorum Italicorum, certo, sono consapevole che la cultura numismatica non è che una piccola e insignificante goccia nella considerazione e coscienza storica generale, piuttosto scarsa, del nostro popolo, ma almeno per noi che amiamo la numismatica e ne abbiamo una più equa e alta considerazione, quell'apporto non dovrebbe mai essere dimenticato...  

 

Sono completamente d’accordo. Molte volte e’ più facile cancellare la presenza che il ricordo di qualcuno. E condivido del tutto anche quanto scrive @santi53 pur vivendo in una grande città dove la via più iconica del centro si chiama Corso Vittorio Emanuele, personaggio che per le nuove generazioni è purtroppo generalmente un illustre sconosciuto 

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A mio parere Vittorio Emanuele III fu indubbiamente una persona colta ed istruita, fu un grande numismatico, ma personalmente da un Capo di Stato, mi aspetterei ben altre capacità che quelle numismatiche.

Ha avuto grosse colpe nell’ascesa e presa del potere di Mussolini e ha firmato le leggi razziali, non ha mai preso le distanze dal criminale Mussolini ed è fuggito da Roma dopo l’8 settembre del ‘43, la famosa fuga di Brindisi, lasciando l’esercito italiano allo sbando.

Insomma sarà stato indubbiamente un Re numismatico, ma non fu senz’altro un buon Capo di Stato.

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Io sono monarchico dalla nascita per ragioni dinastiche e quindi di parte. In realtà circoscrivere i giudizi solo a Vittorio Emanuele III, che obiettivamente non è senza colpe, lo trovo un pochino riduttivo e decettivo. La discussione è estesa alla famiglia e alla sua importanza nella storia italiana, che mi pare un po’ difficile negare. Sia chiaro, nel bene e nel male ovviamente. 

Modificato da Scudo1901
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Vittorio Emanuele III era figlio del suo tempo. Col senno di poi è facile dire che fece degli errori. Certo, gli errori li fece, ma quanti di noi, se fossimo stati suoi contemporanei, avremmo detto che in quel momento stava facendo degli errori? Non dimentichiamoci che in quegli anni tutti avevano paura della minaccia comunista. Era una paura diffusa e normale per allora. Io direi che fu mediocre nelle scelte, semplicemente non fu un visionario, un illuminato. 

Umberto II invece credo che, se ne avesse avuto modo, sarebbe stato un grande re ed un grande capo di stato

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4 ore fa, torpedo dice:

A mio parere Vittorio Emanuele III fu indubbiamente una persona colta ed istruita, fu un grande numismatico, ma personalmente da un Capo di Stato, mi aspetterei ben altre capacità che quelle numismatiche.

Ha avuto grosse colpe nell’ascesa e presa del potere di Mussolini e ha firmato le leggi razziali, non ha mai preso le distanze dal criminale Mussolini ed è fuggito da Roma dopo l’8 settembre del ‘43, la famosa fuga di Brindisi, lasciando l’esercito italiano allo sbando.

Insomma sarà stato indubbiamente un Re numismatico, ma non fu senz’altro un buon Capo di Stato.

 

Certo, sono state scelte errate che ci hanno condotto in un periodo tragico e drammatico della nostra storia, ma bisogna anche dire che quelle scelte furono in sintonia e in linea con la mentalità prevalente in mezza Europa e anche più, in quel periodo i fascismi erano vincenti quasi ovunque e persino molti intellettuali di posizione liberale li consideravano una possibile soluzione per arginare l'ondata comunista, il primo Mussolini aveva diversi e numerosi simpatizzanti in tutta Europa e anche nel Regno Unito... quei calcoli e ragionamenti si rivelarono del tutto ingenui e sbagliati finendo tutti dalla padella alla brace, al punto tale che un tizio non tanto sano di mente a livelli simili al fuhrer (Stalin) che si è meritato un approfondito capitolo in un testo di Erich Fromm il cui titolo è tutto un programma "Anatomia della distruttività umana" e che stava portando il suo paese al collasso, ha finito invece per diventare un eroe patrio (ma il vero eroismo fu di tutto il popolo russo che si oppose al mostro nazista malgrado l'altro mostro che lo azzannava da sopra) con una successiva e paradossale estensione della minaccia non solo comunista ma anche imperialista sovietica e con le conseguenze che paghiamo ancora oggi... Questo solo per dire che quegli errori, tragici e terribili, sono stati condivisi da tanti, capi di stato, classi dirigenti, intellettuali e militari del tempo, sia in Italia che in Europa, le responsabilità di determinati processi storici sono sempre collettive anche se in una prospettiva più semplicistica ma fuorviante spesso riesce più facile pensare in termini di grandi o scellerate scelte di singole personalità più rappresentative e visibili, l'esempio più classico di questo è vedere la Germania nazista come una creazione di Hitler, ma lui fu solo il carismatico terminale espressivo di un intero movimento collettivo già in atto da decadi, anche da prima della Grande Guerra, e accolto da milioni di tedeschi, austriaci e altri paesi dell'Europa orientale (gli ebrei non furono perseguitati e ammazzati solo da tedeschi, enormi furono le responsabilità anche di altri popoli, tra cui pure il nostro purtroppo)

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8 ore fa, Scudo1901 dice:

Io sono monarchico dalla nascita per ragioni dinastiche e quindi di parte. In realtà circoscrivere i giudizi solo a Vittorio Emanuele III, che obiettivamente non è senza colpe, lo trovo un pochino riduttivo e decettivo. La discussione è estesa alla famiglia e alla sua importanza nella storia italiana, che mi pare un po’ difficile negare. Sia chiaro, nel bene e nel male ovviamente. 

 

La sua considerazione risponde in maniera perfetta al tema iniziale che, scevro da polemiche o valutazioni politiche, riguarda esclusivamente il ricordo di una dinastia che ha segnato profondamente la storia d' Italia. Spetta a noi tracciare un percorso di conoscenza  ed apprendimento per i giovani, perchè un popolo che non ha una memoria collettiva  condivisa non potrà mai avere un  degno futuro.

Modificato da santi53
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1 ora fa, santi53 dice:

La sua considerazione risponde in maniera perfetta al tema iniziale che, scevro da polemiche o valutazioni politiche, riguarda esclusivamente il ricordo di una dinastia che ha segnato profondamente la storia d' Italia. Spetta a noi tracciare un percorso di conoscenza  ed apprendimento per i giovani, perchè un popolo che non ha una memoria collettiva  condivisa non potrà mai avere un  degno futuro.

 

Non c’è dubbio. E finirà così. 

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Secondo me, Umberto II, se avesse vinto il referendum,  sarebbe stato un ottimo Re.

Avrebbe dato un senso di unità nazionale più incisivo e marcato; senso di cui questa Nazione ha un disperato bisogno .

Qui una bella foto in uniforme da Maresciallo d'Italia.

 

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2 ore fa, Saturno dice:

Secondo me, Umberto II, se avesse vinto il referendum,  sarebbe stato un ottimo Re.

Avrebbe dato un senso di unità nazionale più incisivo e marcato; senso di cui questa Nazione ha un disperato bisogno .

Qui una bella foto in uniforme da Maresciallo d'Italia.

 

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La ringrazio per il suo intervento, ha dato equilibrio alla discussione. Chi  ha vissuto diversi decenni (come me)  ricorda perfettamente quando, cinquanta anni fa, era (quasi) vergogna esporre la nostra bandiera simbolo dell' unità nazionale: si preferivano altre tonalita' di colore  che nulla avevano a che vedere con la nostra storia (nè passata nè contemporanea). L'internazionalismo proletario aveva condizionato la nostra cultura in modo così devastante che l'appartenenza nazionale era diventata una identità negativa, da cancellare perchè retrograda e conservatrice. La nonna di mia moglie diceva sempre (con la tipica saggezza contadina  di matrice toscana) : "Il tempo è galantuomo". E questa considerazione ritengo sia piu' attuale che mai  concordando con quanto da Lei espresso nel suo commento.

Un cordiale saluto, SANTI.

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@Scudo1901 @Pontetto @talpa @santi53 @torpedo @Saturno

Ringrazio tutti coloro i quali sono finora intervenuti nella discussione e sarebbe davvero bello avere ulteriori contributi d’idee da parte degli altri Amici del Forum. Mi sembra che i nostri ragionamenti siano una piccola prova che, con buona volontà e garbo, si possa affrontare qualsiasi discussione senza ricorrere all’insulto e senza fare la gara “a chi urla di più”.

Mi rendo perfettamente conto della complessità degli argomenti trattati ma, non di meno, li considero fondamentali per poter conoscere e comprendere la nostra Storia, eliminando finalmente quel pregiudizio ideologico che a taluni ha fatto comodo divulgare.

Mille anni di storia sabauda finiscono per essere ricondotti dai più al fatidico ventennio. A parte l’evidente sciocchezza di questa impostazione, duole constatare che nelle scuole e nelle università si fatica a parlare dello Stato sabaudo anche dei secoli precedenti e, pertanto, s’impedisce alle nuove generazioni di comprendere i variegati motivi per i quali Casa Savoia e solo essa poté guidare a compimento il nostro Risorgimento e dare alla Nazione italiana uno Stato unitario e indipendente che la rappresentasse.

Dopodiché, se anche volessimo concentrarci sugli ultimi vent’anni di Vittorio Emanuele III, potremmo scrivere tantissime cose. Mi limito a commentare alcune critiche che, legittimamente, sono mosse al Sovrano ma che non condivido. Lo si accusa di aver favorito l’instaurazione del fascismo ma si dimentica che nel primo Governo Mussolini entrarono popolari, liberali e mancò poco alla presenza di qualche Ministro socialista: quale colpa ha dunque il Sovrano quando tali e tanti furono i consensi alla nomina di Mussolini a Presidente del Consiglio? Lo si accusa di non aver fatto nulla dopo il delitto Matteotti ma si dimentica che Giolitti invitò le opposizioni a contrastare Mussolini in Parlamento mentre queste ultime preferirono il c.d. Aventino e lasciarono al futuro Duce campo libero, segno evidente che nella politica italiana il colpo di teatro è spesso preferito alle iniziative serie: quale colpa ha dunque il Sovrano in un regime parlamentare? Lo si accusa di aver promulgato le c.d. leggi razziali e non ho alcuna difficoltà a rilevare che questa rappresenta l’unica macchia di un quarantennio di Regno. Ma, anche in questo caso, è tutta colpa del Sovrano? Poteva fare altrimenti nel momento di massimo consenso del Duce? Quanti le condivisero e le approvarono? Quanti milioni di italiani ne approfittarono ben lieti, salvo poi trovare un capro espiatorio? Lo si accusa di aver lasciato Roma nel 1943 ma si dimentica che Roma è la Città Santa e non era difendibile se non facendone un campo di battaglia, magari la Dresda italiana. Quale colpa ha il Sovrano? Quella di non essersi fatto prendere prigioniero e aver salvaguardato la continuità dello Stato? Aver rappresentato un punto di riferimento per gli Alleati che, altrimenti, non avrebbero avuto nessuna controparte con cui avviare rapporti diplomatici e militari?

Quanto a Umberto II, invece, condivido appieno le parole di @saturno. Lasciamo stare il Referendum istituzionale e le polemiche che si porta ancora dietro e pensiamo che partì in esilio per evitare una nuova guerra civile che, al contrario, larga parte dei suoi avversari erano pronti a fomentare e a sostenere…  

Mi rendo conto di aver scritto un post troppo lungo e, pertanto, mi fermo qua prima che il lettore si annoi…

Un saluto e a presto.

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Ciao, ho letto con molta attenzione i numerosi post degli intervenuti in questa discussione tutti molto interessanti e permettetemi di dire anche "di parte", che è legittimo visto che siamo su un sito aperto a tutti e quando lo si fa senza trascendere ed azzuffarsi è sempre una grande cosa. Detto questo la Storia secondo me non la si può riscrivere. Tanti meriti ai Savoia per quello che hanno dato come contributo nel Risorgimento italiano e per la costituzione dell'unità d'Italia, meno sulla identità di popolo unitaria dove ci sarebbe tanto da dire... A mio modesto avviso non è stata mai realizzata e tutt'oggi esistono enormi differenze tra il nord ed il sud della nostra bella Italia. Ritornando alla Storia quello che di buono avevano fatto in precedenza purtroppo i Savoia lo hanno bruciato nel fatidico ventennio dove si sono piegati ed hanno accettato di tutto e di più rendendosi complici e correi di azioni che purtroppo nessun tentativo di revisionismo potrà mai cancellare. Sono accadimenti documentati che tutti noi conosciamo ( l'avallo delle leggi razziali come il delitto Matteotti relegato a semplice accadimento, gli arresti arbitrari degli avversari politici del duce come se fosse una cosa normale e molto altro) contro i quali e lo dico a malincuore nulla hanno fatto. E potevano fare... Avevano esercito e forze dell'ordine dalla loro parte. Ma non hanno fatto nulla e questo è un macigno che sarà impossibile rimuovere dal loro operato e dalla loro storia. Purtroppo.... 

ANTONIO 

Modificato da Pxacaesar
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1 ora fa, viganò dice:

@Scudo1901 @Pontetto @talpa @santi53 @torpedo @Saturno

Ringrazio tutti coloro i quali sono finora intervenuti nella discussione e sarebbe davvero bello avere ulteriori contributi d’idee da parte degli altri Amici del Forum. Mi sembra che i nostri ragionamenti siano una piccola prova che, con buona volontà e garbo, si possa affrontare qualsiasi discussione senza ricorrere all’insulto e senza fare la gara “a chi urla di più”.

Mi rendo perfettamente conto della complessità degli argomenti trattati ma, non di meno, li considero fondamentali per poter conoscere e comprendere la nostra Storia, eliminando finalmente quel pregiudizio ideologico che a taluni ha fatto comodo divulgare.

Mille anni di storia sabauda finiscono per essere ricondotti dai più al fatidico ventennio. A parte l’evidente sciocchezza di questa impostazione, duole constatare che nelle scuole e nelle università si fatica a parlare dello Stato sabaudo anche dei secoli precedenti e, pertanto, s’impedisce alle nuove generazioni di comprendere i variegati motivi per i quali Casa Savoia e solo essa poté guidare a compimento il nostro Risorgimento e dare alla Nazione italiana uno Stato unitario e indipendente che la rappresentasse.

Dopodiché, se anche volessimo concentrarci sugli ultimi vent’anni di Vittorio Emanuele III, potremmo scrivere tantissime cose. Mi limito a commentare alcune critiche che, legittimamente, sono mosse al Sovrano ma che non condivido. Lo si accusa di aver favorito l’instaurazione del fascismo ma si dimentica che nel primo Governo Mussolini entrarono popolari, liberali e mancò poco alla presenza di qualche Ministro socialista: quale colpa ha dunque il Sovrano quando tali e tanti furono i consensi alla nomina di Mussolini a Presidente del Consiglio? Lo si accusa di non aver fatto nulla dopo il delitto Matteotti ma si dimentica che Giolitti invitò le opposizioni a contrastare Mussolini in Parlamento mentre queste ultime preferirono il c.d. Aventino e lasciarono al futuro Duce campo libero, segno evidente che nella politica italiana il colpo di teatro è spesso preferito alle iniziative serie: quale colpa ha dunque il Sovrano in un regime parlamentare? Lo si accusa di aver promulgato le c.d. leggi razziali e non ho alcuna difficoltà a rilevare che questa rappresenta l’unica macchia di un quarantennio di Regno. Ma, anche in questo caso, è tutta colpa del Sovrano? Poteva fare altrimenti nel momento di massimo consenso del Duce? Quanti le condivisero e le approvarono? Quanti milioni di italiani ne approfittarono ben lieti, salvo poi trovare un capro espiatorio? Lo si accusa di aver lasciato Roma nel 1943 ma si dimentica che Roma è la Città Santa e non era difendibile se non facendone un campo di battaglia, magari la Dresda italiana. Quale colpa ha il Sovrano? Quella di non essersi fatto prendere prigioniero e aver salvaguardato la continuità dello Stato? Aver rappresentato un punto di riferimento per gli Alleati che, altrimenti, non avrebbero avuto nessuna controparte con cui avviare rapporti diplomatici e militari?

Quanto a Umberto II, invece, condivido appieno le parole di @saturno. Lasciamo stare il Referendum istituzionale e le polemiche che si porta ancora dietro e pensiamo che partì in esilio per evitare una nuova guerra civile che, al contrario, larga parte dei suoi avversari erano pronti a fomentare e a sostenere…  

Mi rendo conto di aver scritto un post troppo lungo e, pertanto, mi fermo qua prima che il lettore si annoi…

Un saluto e a presto.

 

Mi trovo in accordo al richiamo da lei fatto alle responsabilità collettive inerenti le scelte che portarono al ventennio, come avevo già sottolineato nel mio intervento trovo antistorico e fuorviante l'attribuzione di eccessivi meriti o colpe a singole personalità, per quanto di rilievo e carismatiche, certi accadimenti sono sempre il frutto di complessi processi storici in cui alcune forze prevalgono in quanto promosse e sostenute da gruppi e fazioni più o meno ampi e in quel momento dominanti, il fascismo in Italia non è una creazione di Mussolini nè tantomeno dei Savoia, ma alla stessa stregua del nazismo in Germania, fu promosso e imposto da interi gruppi sociali del Paese, lavoratori borghesi, intellettuali, militari, industriali e imprenditori, i capi come il duce e il fuhrer guidavano e dettavano le linee politiche, ma chi le eseguiva e permetteva la loro imposizione, spesso brutale, erano milioni di persone che o con la forza attiva e armata o per interesse opportunistico o per inerzia e spesso pavido quieto vivere, hanno contribuito in maniera determinate a tali eventi e disastri, troppo facile e semplicistico addossare tutte le responsabilità alle figure più rappresentative e lavarsene le mani, certi accadimenti sono il frutto di scelte di interi popoli o comunque di parti importanti di questi e giustamente quando si rivelano disastrose sono anche e soprattutto le popolazioni a pagarne il conto, a nulla valgono scuse del tipo "ho solo obbedito agli ordini", "ah, ma io non sapevo"... Un'ultima aggiunta la voglio fare sul riferimento da lei accennato al "colpo di teatro" dell'Aventino, il guaio è che fu un colpo di teatro assolutamente inutile e pavido, una vera e propria fuga mascherata da tono di sdegno, si volle evitare l'unica cosa possibile, armarsi e reagire alla violenza politica, cosa che sarà solo rimandata e attuata in maniera comunque feroce e sanguinosa durante e dopo la mattanza della guerra...

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16 ore fa, santi53 dice:

Chi  ha vissuto diversi decenni (come me)  ricorda perfettamente quando, cinquanta anni fa, era (quasi) vergogna esporre la nostra bandiera simbolo dell' unità nazionale

Prendo spunto da questa considerazione, che condivido,  osservando che anche ancora oggi, nonostante il lodevole l'impegno del Presidente Ciampi e la celebrazione della "giornata del tricolore" il 7 gennaio, non esiste un vero sentimento di dedizione alla bandiera d'Italia, per il semplice fatto che nessuno lo insegna, tantomeno la scuola. Almeno una volta c'era il servizio militare obbligatorio, che tra le altre cose, insegnava ad onorare la bandiera (certo tutte le mattine con l'alzabandiera..) e a rispettarla. Ricordo che quando si ammainava la sera, ed ero comandato  "di picchetto", la dovevo conservare in cassaforte accuratamente ripiegata . Un segno di devozione. Non so se ancora si fa adesso. Ma si sa, ormai, le forme di una volta non si usano più.

un caro saluto a tutti

 

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Vorrei consigliare a tutti i partecipanti a questa interessante discussione di leggere (ovviamente tolto chi l’ha già letto) un libro che ho trovato molto interessante sull‘argomento.

Il libro dal titolo “I Savoia Re d’Italia” scritto dall’illustre storico inglese Denis Mack Smith, che collaborò anche con Benedetto Croce, traccia un quadro molto interessante sulla dinastia sabauda a partire da Vittorio Emanuele II il padre della patria, fino al re di maggio Umberto II.

Diciamo così che i Savoia non ne escono molto bene…, poi ognuno faccia le proprie considerazioni.

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13 ore fa, Saturno dice:

Prendo spunto da questa considerazione, che condivido,  osservando che anche ancora oggi, nonostante il lodevole l'impegno del Presidente Ciampi e la celebrazione della "giornata del tricolore" il 7 gennaio, non esiste un vero sentimento di dedizione alla bandiera d'Italia, per il semplice fatto che nessuno lo insegna, tantomeno la scuola. Almeno una volta c'era il servizio militare obbligatorio, che tra le altre cose, insegnava ad onorare la bandiera (certo tutte le mattine con l'alzabandiera..) e a rispettarla. Ricordo che quando si ammainava la sera, ed ero comandato  "di picchetto", la dovevo conservare in cassaforte accuratamente ripiegata . Un segno di devozione. Non so se ancora si fa adesso. Ma si sa, ormai, le forme di una volta non si usano più.

un caro saluto a tutti

 

 

Sappiamo benissimo che i vecchi si emozionano facilmente, ed io non mi sottraggo a questa consuetudine, ma se mi permette, mi sento gratificato dalle sue parole perchè mi riportano ad un tempo ed ai valori che mi hanno "formato" come persona.  Apprezzo soprattutto la necessità di condividere con i nostri giovani (figli e nipoti) questi importanti principi. La scuola, come Lei giustamente ha evidenziato, dovrebbe dare, al pari della famiglia, un contributo importante.

La saluto cordialmente, SANTI.

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58 minuti fa, torpedo dice:

Vorrei consigliare a tutti i partecipanti a questa interessante discussione di leggere (ovviamente tolto chi l’ha già letto) un libro che ho trovato molto interessante sull‘argomento.

Il libro dal titolo “I Savoia Re d’Italia” scritto dall’illustre storico inglese Denis Mack Smith, che collaborò anche con Benedetto Croce, traccia un quadro molto interessante sulla dinastia sabauda a partire da Vittorio Emanuele II il padre della patria, fino al re di maggio Umberto II.

Diciamo così che i Savoia non ne escono molto bene…, poi ognuno faccia le proprie considerazioni.

Mack Smith era ferocemente antisabaudo, ovvio che il suo giudizio sia inequivocabile. Oggi certe sue prospettive risultano un po' datate e vietamente moralistiche... Diciamo che la sua è una prospettiva valida seppur parziale, ma basarsi su di lui per giudicare i Savoia è come basarsi su Oriana Fallaci per giudicare l'Islam.

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1 ora fa, torpedo dice:

Vorrei consigliare a tutti i partecipanti a questa interessante discussione di leggere (ovviamente tolto chi l’ha già letto) un libro che ho trovato molto interessante sull‘argomento.

Il libro dal titolo “I Savoia Re d’Italia” scritto dall’illustre storico inglese Denis Mack Smith, che collaborò anche con Benedetto Croce, traccia un quadro molto interessante sulla dinastia sabauda a partire da Vittorio Emanuele II il padre della patria, fino al re di maggio Umberto II.

Diciamo così che i Savoia non ne escono molto bene…, poi ognuno faccia le proprie considerazioni.

 

la ringrazio per l' invito alla lettura ma, senza essere scortese, evidenzio che nel nostro paese c' è stato qualcuno (tanto per non fare nomi  cito Renzo De Felice) che  pur osteggiato nella sua opera di studio e conoscenza ha dedicato una vita alla descrizione di quel periodo storico: va bene che nessuno è profeta in patria, ma anteporre storici esterni alla nostra realtà senza prima considerare l' apporto che è  venuto dai nostri studiosi mi sembra esagerato, come se , all' interno di una famiglia e dei problemi connessi, la valutazione primaria fosse appannaggio di un estraneo e non di un consanguineo.

Ringrazio per l'attenzione e saluto, SANTI. 

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Ciao, non so se Smith, anglosassone di nascita, fosse ferocemente antisabaudo. Mi risulta un po difficile crederlo ma tant'è. A volte per capire e dipanare i problemi all'interno di una famiglia ( dove i componenti per varie ragioni si sono assuefatti a qualsivoglia situazione e quindi incapaci di rendersi conto dei reali accadimenti ) una disamina esterna fatta da terzi può essere spesso molto più veritiera ed imparziale. Che non mi sembra cosa da poco. 

ANTONIO 

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