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14 ore fa, ARES III dice:

Dunque tutto questo richiede una buona istruzione e naturalmente dei finanziamenti. E guarda caso si è scoperto che questi soldi arrivano da delle lobby d'oltreoceano che si occupano del settore oil & gas ..... proprio quelli che inquinsno.

Riesci ad essere più preciso? Tipo: chi ha dato cosa a chi e quando? Altrimenti sembra che getti fango...

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28 minuti fa, Orodicarta dice:

Riesci ad essere più preciso? Tipo: chi ha dato cosa a chi e quando? Altrimenti sembra che getti fango...

Se riesci nel tuo intento ricevendo una risposta ti offro una birra virtuale! Promesso. Ma credo proprio che non arriveremo a tanto... ;)

 

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Inviato (modificato)
1 ora fa, Orodicarta dice:

Riesci ad essere più preciso? Tipo: chi ha dato cosa a chi e quando? Altrimenti sembra che getti fango...

Vuoi i nomi e i cognomi ?

Ci sono varie inchieste in merito (basta fare una semplice ricerca). Di certo tutti i nomi non li farò qui, sai una querela (anche temeraria, perché ci sono pure quelle) non è da escludersi visti gli studi legali collegati a quelle ONG, oltreché anche politici , ....

Inoltre i finanziamenti arrivano tramite un sistema di scatole cinesi per distribuire il frutto della “generosità” di ricchi e celebri donatori....ma non di capisce bene il perché di tutta questa riservatezza se non c'è niente di male....

Ma dato che siete curiosi , e per farti offrire una birra gratis (scegli la più costosa!): il sistema di finanziamento non è diretto e semplice. Ultima Generazione (così come gli altri piccoli gruppi di attivisti stranieri) è strutturata all’interno di una rete internazionale, la A22, che viene coordinata e finanziata dal Climate Emergency Fund (Cef), a sua volta finanziato da attori privati.

Chi sono questi? Per carpirlo partiamo dalle origini. Il “Climate emergency fund è stato fondato nel 2019 da Trevor Neilson – ex strettissimo collaboratore di Bill Gates – da Aileen Getty – figlia di John Paul Getty dell’omonima compagnia petrolifera – e da Rory Kennedy, figlia di Bob Kennedy.....

Solo per il momento, consideriamo la signora Getty che guadagna una barca di soldi con le fonti fossili e poi da alcuni spiccioli a degli invasati per fare i vandali....

Ma potrebbero esserci altri inquinatori , secondo gli standard di Ultima generazione ? Certamente. A voi cercarli gli altri!

41 minuti fa, littleEvil dice:

Se riesci nel tuo intento ricevendo una risposta ti offro una birra virtuale! Promesso. Ma credo proprio che non arriveremo a tanto... ;)

 

 

Ma non avevi detto che mi avresti ignorato ? Basta che qualcuno , secondo te , si scontra col sottoscritto, e ti fiondi ? Alla faccia della coerenza....:rofl:

Mi raccomando però la birra offrirla adesso , non tirarti indietro :acute:

Modificato da ARES III

Inviato

Non è la prima volta che certe lobby (o lobbies) utilizzino il depistaggio come strategia:

 

 

Riscaldamento climatico, Shell sapeva dei rischi ma non ha fatto nulla

 

Secondo alcuni documenti interni ritrovati nel 2018, la Shell, almeno dagli anni ‘80, aveva una profonda comprensione della scienza del clima e dei rischi del riscaldamento globale causato dalle emissioni di combustibili fossili.

La compagnia è tra i maggiori emettitori mondiali e, storicamente, ha svolto un ruolo significativo nella campagna di disinformazione sul clima.

L’azienda riconosce pubblicamente i rischi del cambiamento climatico ma agisce “dietro le quinte” per ostacolare la regolamentazione al settore fossile.

«Si ritiene che l’anidride carbonica prodotta dall’uomo, rilasciata e accumulata nell’atmosfera, riscaldi la Terra attraverso il cosiddetto effetto serra». Questa affermazione appartiene a un documento pubblicato nel maggio del 1988 sulla base dei risultati di uno studio terminato circa due anni prima, nel 1986.

«Con la combustione di carburanti fossili, che consiste nella principale fonte di Co2 nell’atmosfera, un approccio lungimirante da parte dell’industria energetica è chiaramente auspicabile». Il documento non era un documento qualsiasi. Era stato compilato da una divisione scientifica per il comitato di conservazione ambientale di una compagnia di combustibili fossili: la Shell.

Il documento è stato ritrovato nel 2018 dal giornalista Jelmer Mommers e pubblicato in un articolo sulla testata olandese De Correspondent a dimostrazione che la Shell, così come la Exxon, almeno dagli anni ‘80, aveva una profonda comprensione della scienza del clima e dei rischi del riscaldamento globale causato dalle emissioni di combustibili fossili.

Non solo. La Shell sapeva anche che bisognava agire il prima possibile: «Le implicazioni potenziali per il mondo sono, tuttavia, così grandi che le opzioni politiche devono essere considerate molto prima. E l’industria energetica deve considerare come fare la sua parte».

Altrimenti, dichiarava il team di esperti della compagnia, «potrebbe essere troppo tardi per prendere contromisure efficaci per ridurre gli effetti o addirittura per stabilizzare la situazione».

Secondo una tabella nel documento del 1988, la Shell consumava e vendeva combustibili fossili che rappresentavano il 4 per cento della produzione di Co2 emessa in tutto il mondo nel 1984.

Nel 1995 il gruppo Shell aveva iniziato alcuni studi di pianificazione per lo sviluppo di diversi scenari nei decenni successivi. Chiamati Tina – acronomimo di “There is no alternative”, “Non c’è alternativa” – gli scenari anticipavano i cambiamenti nel consumo di energia, nella tecnologia, nella coesione sociale e nei mercati.

Tra questi, in un documento del 1998, la Shell aveva previsto una «serie di violente tempeste» che avrebbero colpito la costa orientale degli Stati Uniti intorno al 2010. «In seguito alle tempeste», scrivevano gli esperti, «una coalizione di ong ambientaliste presenterà una class-action contro il governo degli Stati Uniti e le compagnie di combustibili fossili con la motivazione di aver trascurato ciò che gli scienziati (compresi i loro) hanno detto per anni: che qualcosa deve essere fatto».

Lo scenario continuava descrivendo «una reazione sociale all’uso dei combustibili fossili» per cui «gli individui diventeranno “ambientalisti vigilanti” nello stesso modo in cui, una generazione prima, erano diventati ferocemente anti tabacco» e «i giovani consumatori, soprattutto, chiederanno azione».

Lo scenario previsto non si sbagliava di molto. Nel 2012, la tempesta Sandy ha devastato la costa orientale degli Usa, uccidendo almeno 147 persone e causando più di 70 miliardi di dollari di danni economici.

Recentemente, il sindaco di New York Bill de Blasio ha citato in giudizio Shell e altre grandi compagnie petrolifere. Anche altri stati americani e nazioni hanno iniziato azioni legali contro la compagnia.

Il 26 maggio di quest’anno, in una sentenza storica, una corte olandese ha imposto a Shell di tagliare le proprie emissioni del 45 per cento entro il 2030 in linea con gli accordi di Parigi. È stata la prima volta che un tribunale ha ordinato a una compagnia fossile una riduzione delle emissioni in linea con obiettivi climatici internazionali.

E, anche se potrebbe essere capovolta in appello, la sentenza resta un passo importante per la climate litigation a livello mondiale. Secondo Larisa Alwin, il giudice olandese che ha presieduto la causa Shell, «le aziende hanno una responsabilità indipendente, al di là di quello che fanno gli stati. Anche se gli stati non fanno nulla le aziende hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani».

Come riferisce Bloomberg, le emissioni totali di gas serra di Shell solo nel 2019, per esempio, sono state di 1,65 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, circa le stesse della Russia, il quarto inquinatore mondiale.

La compagnia non solo inquina ma, storicamente, ha svolto un ruolo significativo nella campagna di disinformazione sul clima. Negli anni ’80, la Shell riconosceva l’esistenza del riscaldamento globale antropogenico e, quindi, la responsabilità dell’attività umana nei cambiamenti climatici.

Tuttavia, man mano che il consenso scientifico diventava sempre più chiaro, le pressioni per un’azione politica di regolamentazione delle emissioni aumentavano e le conseguenze sul business as usual dell’azienda diventavano sempre più chiare, la compagnia ha iniziato a seminare dubbi sulla scienza del clima e ad agire per ostacolare le politiche climatiche.

Così la Exxon finanziava i negazionisti climatici

Rispetto alla linea Exxon la narrazione di Shell è più confusa. Durante gli anni ’90, la compagnia è stata costretta a riconoscere la portata globale della crisi ma ha continuato a evidenziare le incertezze scientifiche del fenomeno.

Un filmato prodotto dalla Shell nel 1991 dal titolo “Climate of concern”, dichiarava che «aspettare una prova schiacciante sarebbe irresponsabile». Ma un documento del 1994, che non era contrassegnato come confidenziale, si concentrava sugli argomenti dei negazionisti del clima e metteva in discussione i modelli climatici.

Questo schema di accettazione e negazionismo è stato riprodotto per tutto il decennio e successivamente. In generale, dunque, l’azienda riconosceva pubblicamente i rischi del cambiamento climatico, ma sottolineava l’incertezza scientifica al fine di fare pressioni “dietro le quinte” per ostacolare la regolamentazione al settore fossile.

LA GLOBAL CLIMATE COALITION

Negli anni ‘90, mentre i leader mondiali stavano elaborando alcuni dei primi accordi internazionali sul clima, Shell si è unita alla Global climate coalition (Gcc), un gruppo industriale creato per ostacolare l’azione politica sul clima che ha condotto una campagna negazionista molto aggressiva.

La Gcc si è sciolta nel 2002 perché alcune aziende, ad esempio Shell e Bp, che fino a quel momento l’avevano sostenuta, hanno dovuto lasciare la coalizione di fronte alle crescenti prove scientifiche sui cambiamenti climatici. 

Shell ha anche fatto parte dell’American legislative exchange council (ALEC), un’organizzazione americana finanziata quasi interamente da aziende e progettata per fare pressione politica e favorire il loro business. Shell ha revocato la sua adesione a causa della posizione negazionista dell’organizzazione sulla scienza del clima.

Come per altri casi che riguardano gli attori della macchina negazionista climatica, il lobbying di Shell si concentra soprattutto sui finanziamenti. Un rapporto Influence Map del 2019 ha scoperto che le cinque maggiori compagnie di petrolio e del gas quotate in Borsa, tra cui Shell, hanno investito oltre un miliardo di dollari di fondi degli azionisti nei tre anni successivi all’accordo di Parigi in attività di «branding e lobbying ingannevoli sul clima».

STRATEGIE COMUNICATIVE

Secondo il rapporto, Shell spende centinaia di milioni di dollari ogni anno in strategie comunicative per influenzare il pubblico su queste tematiche. Allo stesso tempo, sta anche facendo lobbying per controllare, ritardare o bloccare le regolamentazioni sul clima a livello globale.

In particolare, Shell ha sostenuto l’American petroleum institute (Api), la più grande associazione commerciale americana per l’industria del petrolio e del gas.

L’Api rappresenta oltre 600 aziende (tra cui Shell) ed è stata una delle prime associazioni commerciali a orchestrare campagne di disinformazione e negazionismo sul clima.

Ha speso oltre 98 milioni di dollari in attività di lobbying dal 1998. E, proprio come Shell, sapeva del legame tra l’attività fossile e l’aumento delle emissioni almeno dal 1980.

Durante un’audizione davanti al Congresso americano il 28 ottobre 2021, la presidente di Shell, Gretchen Watkins, di fronte alla richiesta del presidente della sottocommissione di controllo della Camera sull’ambiente di abbandonare l’Api, ha dichiarato: «Quello che mi impegno a fare è continuare a essere un membro attivo dell’Api».

Durante la sua testimonianza Watkins ha ribadito che Shell riconosce il cambiamento climatico come «una sfida per il mondo intero» ma non ha dimostrato di volersi impegnare in maniera concreta per interrompere gli sforzi negazionisti dell’azienda come il lobbying o i finanziamenti.

Sembra, dunque, che la linea volutamente confusa della compagnia, impostata negli anni ’90, continui ancora oggi.

 

https://www.editorialedomani.it/fatti/riscaldamento-climatico-shell-rischi-documenti-interni-n60ejcp2


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Ma anche:

 

Le impronte delle multinazionali fossili sul Green Deal europeo

Luglio 2020

Nei primi 100 giorni dal lancio dell’ambizioso programma europeo, i membri più importanti degli uffici comunitari si sarebbero incontrati 151 volte con rappresentati di interessi delle corporation. Secondo un nuovo report del Corporate Europe Observatory, i lobbisti spingono verso soluzioni, solo in apparenza alternative, che difendono lo status quo

È ancora forte il peso che le lobby dei combustibili fossili esercitano sulle politiche dell’Unione europea. Nei primi 100 giorni dal lancio dell’European Green Deal (EGD) -il piano presentato l’11 dicembre scorso con l’obiettivo di rendere l’Ue a “impatto climatico zero” nel 2050- solo i membri più importanti della Commissione incaricati dell’EGD si sarebbero incontrati ben 151 volte con rappresentanti degli interessi delle corporation. A denunciarlo, analizzando i dati contenuti nel registro pubblico della Commissione europea, è Corporate Europe Observatory (CEO), organizzazione non profit che si occupa di studiare le strategie con cui le aziende fanno pressione per influenzare le politiche comunitarie e che ha analizzato le contraddizioni e punti deboli dell’EGD.

Secondo il report “Green (or Grey) deal?”, pubblicato a inizio luglio da CEO, l’EGD non starebbe affrontando nei fatti punti fondamentali come la modifica delle regole del mercato unico, le responsabilità dell’Unione europea in un sistema globale iniquo o la riduzione della domanda di energia nell’Ue. E il peso delle lobby sarebbe ancora determinante. Soltanto in due mesi -tra il 23 marzo e il 26 maggio 2020- i più importanti funzionari della Commissione che si occupano delle politiche climatiche ed energetiche, stando al report, avrebbero registrato 25 riunioni di lobbisti di combustibili fossili. E FuelsEurope e IOGP (gruppo internazionale di distribuzione di petrolio e gas), ricorda CEO, hanno scritto diverse volte alla commissaria per l’Energia Kadri Simson sull’EGD già nel corso del suo primo mese di mandato. Sono esempi di come l’influenza delle lobby sulle istituzioni appaia al momento ancora difficilmente contenibile. Del resto nel rapporto “Big oil and gas buying influence in Bruxelles“, pubblicato a ottobre 2019, CEO aveva già puntato il dito sull’attitudine dei “grandi inquinatori” a sborsare centinaia di milioni per varie attività -che vanno dall’assunzione personale ad hoc all’accesso privilegiato ai responsabili delle politiche- per poter mettere in atto strategie di pressione efficaci sull’Ue.

Con pesanti ricadute, evidentemente. Basti pensare al sostegno Ue al gas cosiddetto “decarbonizzato”, anche in termini finanziari: almeno il 35% del budget di Horizon Europe, secondo quanto affermato dal Green Deal, dovrebbe andare a sostegno di  forme di “idrogeno pulito”. Eppure, l’unica strategia possibile per contrastare in maniera realmente efficace il cambiamento climatico e ridurre l’inquinamento sarebbe viceversa la rinuncia completa all’uso di combustibili fossili. Ma i lobbisti che fanno gli interessi di grandi aziende e multinazionali, a parere di CEO, spingono con strategie di “depistaggio” verso soluzioni apparentemente alternative ma che in realtà, inefficaci, finiscono per funzionare da “copertura” per la difesa dello status quo.

Si prenda ad esempio il meccanismo dell’Emission trading system (ETS), cioè il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue che mette un tetto legale alle emissioni di biossido di carbonio e di altri gas a effetto serra: fin dalla sua data di lancio nel 2005, sottolinea CEO, non ha portato a una riduzione delle emissioni e si è dimostrato a sua volta permeabile alle lobby di settore. La politica climatica Ue focalizzata sullo scambio di quote di emissione non avrebbe fatto così che rallentare la spinta verso le energie rinnovabili.

E l’ETS, monitorato annualmente nel report redatto da “European Roundtable on Climate Change and Sustainable Transition” (ERCST), resta sotto osservazione rispetto ai traguardi fissati dall’EGD. Ci sono poi strategie sbandierate dalle grandi aziende come “sicure” per contrastare i cambiamenti climatici che mostrano più di un limite, soprattutto nell’ottica di un ecosistema visto nel suo insieme: è il caso, fa l’esempio CEO, della “rimozione” del carbonio, tramite la sua cattura e stoccaggio nel sottosuolo (grazie alla tecnologia CCS – Carbon Capture and Storage),  tecnica che permette di depositarlo sottoterra o sott’acqua, ancora però dalla non comprovata sicurezza  e dai costi certamente superiori rispetto alla semplice transizione alle rinnovabili. Oppure quello della riforestazione, salutata positivamente per esempio da una compagnia come Eni. Promettere di riforestare alcune zone dell’Africa, come ha fatto Eni, è la riflessione di CEO, non solo non si tradurrà nei fatti in una cessazione di produzione di gas e petrolio, ma si concretizzerà anche nell’occupazione di 8,1 milioni di ettari africani per le piantagioni industriali, con i conseguenti impatti su popolazioni ed ecosistemi interessati.

Anche Shell e Total non pensano ad abbandonare gas e petrolio: per la prima è previsto un aumento della produzione di petrolio e gas del 38% (per la produzione di petrolio greggio, un aumento di più della metà e per il gas di più di un quarto) entro il 2030. Mentre nei piani futuri della seconda, secondo quanto dichiarato dal suo amministratore delegato, entro il 2040 ci sarà un 50% di attività focalizzato sul gas, 30% su petrolio e biocarburanti, e 20% su elettricità.

https://altreconomia.it/le-impronte-delle-multinazionali-fossili-sul-green-deal-europeo/


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Compagnie fossili e cambiamento climatico, «decenni di menzogne»

L'indagine dell'’Oversight Committee del Congresso Usa sulle responsabilità e i depistaggi dell'industria dei fossil fuel

 

Dopo decenni di manipolazione e inganno sul clima, l’Oversight Committee del Congresso americano – la principale commissione investigativa della Camera – ha finalmente aperto un’indagine sul settore fossile e la sua decennale campagna di disinformazione.
«Con l’aggravarsi dei disastri naturali legati al riscaldamento globale che devastano le comunità negli Stati uniti e nel mondo, una delle principali priorità legislative del Congresso è combattere la crisi sempre più urgente del cambiamento climatico», hanno dichiarato la rappresentante Carolyn B. Maloney, presidente della commissione, e il rappresentante Ro Khanna, presidente della sottocommissione per l’ambiente. «Per farlo, il Congresso deve affrontare l’inquinamento causato dall’industria dei combustibili fossili e frenare le preoccupanti pratiche commerciali che portano alla disinformazione su questi temi».

L’INDAGINE ARRIVA anche in seguito ad un video in cui un lobbista della ExxonMobil è stato ripreso mentre ammetteva il ruolo della compagnia nell’aver attaccato la scienza e ostacolato la legislazione sul clima.
Secondo la commissione le compagnie fossili, e non solo la Exxon, «hanno lavorato per prevenire un serio intervento sul riscaldamento globale, generando dubbio sui pericoli accertati dei combustibili fossili». In particolare la commissione evidenzia che le «strategie di offuscamento e distrazione» non solo durano da decenni ma «continuano ancora oggi».
Maloney e Khanna hanno inviato lettere ai dirigenti di alcune compagnie di combustibili fossili e associazioni commerciali che sono al centro della macchina negazionista, tra cui ExxonMobil Corporation, BP America Inc., Chevron Corporation, Shell Oil Company, American Petroleum Institute, e la Camera di commercio degli Stati Uniti, richiedendo documenti per verificare il ruolo delle compagnie nella campagna di disinformazione. Nella lettera al dirigente della ExxonMobil, per esempio, hanno evidenziato non solo che «l’industria dei combustibili fossili ha fatto disinformazione sulla scienza del clima per decenni», ma che da altrettanto era al corrente «della scienza del cambiamento climatico» – gli scienziati interni alle compagnie, infatti, già avevano osservato il legame tra la loro attività e l’aumento delle emissioni. I rappresentanti hanno anche richiesto che i dirigenti testimonino in un’udienza il 28 ottobre 2021.

QUATTRO COMPAGNIE in particolare, BP, Shell, Chevron e ExxonMobil, hanno dichiarato quasi 2 miliardi di dollari di profitti tra il 1990 e il 2019. Durante questo periodo, sottolinea la commissione, la crisi climatica globale è diventata sempre più terribile e il suo impatto mortale è aumentato.
Le tattiche messe in atto dall’industria fossile ricalcano quelle utilizzate dall’industria del tabacco. Il fine? Sempre lo stesso. Evitare una regolamentazione per continuare a vendere prodotti che «uccidono centinaia di migliaia di americani» (e non solo).
Secondo la commissione, tra il 2015 e il 2018, le cinque maggiori compagnie petrolifere e del gas quotate in borsa hanno speso 1 miliardo di dollari per promuovere la disinformazione sul clima attraverso «branding e lobbying». Il lobbying spesso è stato indiretto, attraverso gruppi commerciali, per oscurare il proprio ruolo negli sforzi negazionisti e sostenere campagne politiche, ma anche per proteggere la propria immagine ed evitare di essere associate pubblicamente a queste posizioni.
Gli storici della scienza Naomi Oreskes e Geoffrey Supran, che studiano il ruolo delle compagnie fossili nella campagna di disinformazione, hanno riassunto perfettamente questo meccanismo. «ExxonMobil sta ora ingannando il pubblico sul suo ruolo nell’aver ingannato il pubblico».

IN UN RECENTE ARTICOLO pubblicato sulla rivista One Earth, Supran e Oreskes hanno indagato su come ExxonMobil usa la retorica e il framing per plasmare il dibattito pubblico sul cambiamento climatico. Secondo lo studio, che ha analizzato decine e decine di documenti interni e relativi alla compagnia, la ExxonMobil ha pubblicamente enfatizzato alcuni termini e argomenti e ne ha intenzionalmente evitati altri. La compagnia ha usato la retorica del «rischio» climatico e della «domanda» di energia da parte dei consumatori per costruire il ruolo di «Salvatore dei combustibili fossili», un framing che «minimizza la realtà e la gravità del cambiamento climatico, normalizza il ruolo radicato dei combustibili fossili e reindirizza la responsabilità sull’individuo». Supran sostiene che il «rischio» è stato usato per introdurre in maniera subdola l’incertezza sulla scienza del clima. Le tattiche fossili, poi, imitano la strategia, anche questa documentata, dell’industria del tabacco di reindirizzare la responsabilità sui consumatori. È stata la BP, per esempio, a rendere popolare il termine «impronta di carbonio» a metà degli anni 2000, inventando un calcolatore per misurare le emissioni di carbonio individuali e spostando la responsabilità dalle compagnie all’individuo.

AD APRILE, NEW YORK ha citato in giudizio ExxonMobil, Shell, BP e l’American Petroleum Institute per «pubblicità ingannevole» e greenwashing. Supran e Oreskes sperano che i risultati del loro studio possano essere di interesse per gli avvocati coinvolti in questo tipo di casi.
È chiaro che la campagna di disinformazione del settore fossile e delle sue lobby va oltre le strategie comunicative e la manipolazione mediatica. Ci sono dietro decenni di finanziamenti alla politica, lobbying mirato e propaganda. Oggi, come sottolinea anche la commissione, queste strategie sono ancora presenti, da un negazionismo del clima duro e assoluto si è passati a quelli che vengono chiamati «discorsi di ritardo climatico» che rientrano nel bacino degli sforzi negazionisti più soft, e quindi più subdoli e più difficilmente riconoscibili. Ritardare il più possibile l’azione sul clima è sempre stato l’obiettivo primario e lo è tuttora. Oltre al greenwashing e allo spostamento di responsabilità, creare confusione, oggi, è tra le strategie più utilizzate per ritardare l’azione politica sul clima. Qualsiasi cosa pur di evitare di affrontare il problema alla radice, perché per le compagnie fossili significherebbe la fine.

https://ilmanifesto.it/compagnie-fossili-e-cambiamento-climatico-decenni-di-menzogne


Inviato (modificato)

Quindi è davvero così difficile da immaginare che questi furboni abbiano ideato questa nuova strategia comunicativa che metta in cattiva luce tutto il pensiero ambientalista ? Mi sembra piuttosto semplice: fai apparire il tuo nemico come un pericoloso invasato vandalo (chiediamo scusa al popolo dei Vandali) e l'opinione pubblica si allontanerà dal sostenere quelle tematiche. Certamente questa è una strategia di corto respiro, ma buona per poter continuare a fare affari nel corto/medio termine. È una sorta di ultima distrazione per poter arraffare quanto più possibile, prima che arrivino i tempi di magra....

Modificato da ARES III

Inviato
10 ore fa, ARES III dice:

fai apparire il tuo nemico come un pericoloso invasato vandalo (chiediamo scusa al popolo dei Vandali) e l'opinione pubblica si allontanerà dal sostenere quelle tematiche.

Nei tuoi post su questo argomento tu fai lo stesso.. Sei finanziato anche tu della Shell? :D

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Inviato
22 ore fa, Orodicarta dice:

sembra che getti fango...

10 minuti fa, Orodicarta dice:

Nei tuoi post su questo argomento tu fai lo stesso.. Sei finanziato anche tu della Shell? :D

 

Sono un avvocato. Mio padre invece ha lavorato per trent'anni e più per la GE , sezione Oil & gas , quindi conosco benissimo l'ambiente (tra l'altro l'ho accompagnato in vari viaggi oltre che fargli da segretario) e mi era anche stato proposto di lavorare con loro ( in virtù della mia intraprendenza)....

Però non hai detto se sei soddisfatto di quei nomi? Dal momento che ti eri lamentato sull'eventualità che potessi in qualche modo gettate del fango su quei poveretti di ultima generazione (che tra l'altro se lo gettano addosso anche da soli, ed in quel caso hanno tutto il mio rispetto). 

Quando dico che sono prezzolati, fidati!

 


Inviato

Secondo me stai facendo una grande confusione. In linea teorica non c'è nulla di male se un magnate del petrolio finanzia il movimento green per darsi una ripulita d'immagine (tutte le multinazionali fanno a gara a finanziare organizzazioni che rimediano ai danni fatti da loro... 🙄). Mi spiego meglio: se voglio raggiungere uno scopo accetto i finanziamenti di tutti, anche se arrivano dai nemici, purché prenderli non comporti il venir meno del mio scopo. Altra cosa sarebbe se mi avessi menzionato chessò qualche finanziamento occulto finalizzato a fare azioni controproducenti al movimento green, in tal caso si che sarebbe scandaloso perché verrebbe dimostrato l'effettivo controllo del movimento da parte delle lobby degli idrocarburi. Ma ti sei limitato a nominare "la signora Getty che guadagna una barca di soldi con le fonti fossili e poi da alcuni spiccioli a degli invasati per fare i vandali...." Ehmbé? Dovrebbe soddisfarmi? Certo che no.

Dici che "ci sono varie inchieste in merito" e che "tutti i nomi non li farò qui, sai una querela (anche temeraria, perché ci sono pure quelle) non è da escludersi". Ma poi subito sotto ti contraddici dicendo che "non di capisce bene il perché di tutta questa riservatezza se non c'è niente di male". Appunto, se non c'è niente di male su cosa vertono queste fantomatiche "inchieste"? Almeno si può sapere di che inchieste parli? O hai paura di essere querelato al solo pensiero?

Insomma, quando ti leggo ho come la sensazione che tu sappia cose che noi umani... ma che per qualche ragione non ce le puoi svelare perché sennò chissà quali ritorsioni... ma che bisogna fidarsi di te... per via della tua intraprendenza! :pleasantry:


Inviato
25 minuti fa, Orodicarta dice:

Insomma, quando ti leggo...

ecco... io non lo leggo (ho oscurato l'altro cittadino della discussione), ma da quello che scrivi tu, mi sa che la virtual-birra non te le devo offrire. Come premio di consolazione riceverai però un eccellente virtual-vino! ;)

Alla prossima,

Njk

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Inviato (modificato)
59 minuti fa, Orodicarta dice:

finanziamento occulto finalizzato

I finanziamenti non sono diretti ma tramite 3 o 4 società (scatole cinesi), cercando di schermare la provenienza. Se questo non è occulto allora spiegami tu cosa dovrebbe esserlo. Se non c'è niente di male perché tutte queste strane precauzioni ? Mi sembra di rivedere le triangolazioni societarie per evadere l'IVA.... partenza Paese Europeo poi si va in Belize e poi si arriva a Panama...

Un nome di persona che guadagna i propri soldi con le fonti fossili e che poi finanza la rete di ultima generazione ce l'hai, e prima ritenevi anche questo inverosimile (eppure è così, ma se sei così curioso sul perché e sul come mi astengo sugli altri , mi puoi contattare in MP).

Vorrei sottolineare poi 2 tipologie di finanziamento

1- c'è il greenwashing, cioè ci si dà una nuova verginità ambientale regalando soldini o dichiarando nuove misure ambientali tramite pubblicità (nulla di male ma ipocrita);

2- c'è poi il finanziamento per modificare l'opinione pubblica, attraverso la messa in discussione degli eventi climatici, dei dati scientifici (è già appurato con scienziati prezzolati), la desensibilizzazione (già appurato con certi economisti che dichiarano che senza le fonti fossili non c'è crescita economica e disoccupazione), i depistaggi (già appurato con giornalisti prezzolati), ed infine l'uso di Eco-vandali (essendo agli inizi del fenomeno molti non comprendono bene questo genere di comportamento subdolo).

 

59 minuti fa, Orodicarta dice:

Insomma, quando ti leggo ho come la sensazione che tu sappia cose che noi umani... ma che per qualche ragione non ce le puoi svelare perché sennò chissà quali ritorsioni... ma che bisogna fidarsi di te... per via della tua intraprendenza! :pleasantry:

In MP. Comunque non sei così sveglio da come ti rapporti: se ti ho detto già prima che in famiglia ci abbiamo lavorato in questo settore , fai un po' te!

Modificato da ARES III

Inviato (modificato)

PS: se trovate bravi questi giovani vandali, siete liberi di supportarli. Ma niente morale se poi qualcuno inizia a rubare o uccidere sempre per lo stesso motivo nobile. Finché non ci tange va tutto bene, poi se siamo coinvolti le cose cambiano, eccome se cambiano :acute:

Adesso credo che siamo anche oltre  :offtopic:

Modificato da ARES III
  • Confuso 2

Inviato (modificato)

Cosa non comprendi @Pxacaesar bene ? Vediamo di aiutarti.

Posso aiutare anche te @Orodicarta ?

Modificato da ARES III

Inviato
37 minuti fa, ARES III dice:

PS: se trovate bravi questi giovani vandali, siete liberi di supportarli. Ma niente morale se poi qualcuno inizia a rubare o uccidere sempre per lo stesso motivo nobile. Finché non ci tange va tutto bene, poi se siamo coinvolti le cose cambiano, eccome se cambiano :acute:

Adesso credo che siamo anche oltre  :offtopic:

 

Ciao, tutto di questa discussione ma non ti preoccupare non è assolutamente colpa tua. È solamente un mio limite 😶

ANTONIO 


Inviato
On 6/15/2023 at 4:15 AM, ARES III said:

Dunque tutto questo richiede una buona istruzione e naturalmente dei finanziamenti. E guarda caso si è scoperto che questi soldi arrivano da delle lobby d'oltreoceano che si occupano del settore oil & gas ..... proprio quelli che inquinsno. Sembra che questi "zozzoni" stiano aiutando veramente proprio i loro avversari ecologisti? Oppure alla fine è solo una strategia volta a desensibilizzare l'opinione pubblica dagli argomenti ambientali attraverso atti stupidi e violenti ? Questi stupidotti si fanno usare come marionette oppure lo fanno per soldi ?

Io un'opinione negativa su questi pseudo-ecologisti me la sono fatta, fate vobis....

Peccato, l’argomento sui movimenti ecologisti radicali che promuovono la disubbidienza civile di fronte ad una inadeguata presa in conto delle diverse minacce ambientali, sui loro potenziali effetti salutari o controproducenti, meritava di più di questa diatriba sempliciotta e di queste affermazioni approssimative e al limite della diffamazione. All’inizio riporti  dati accertati e ben conosciuti (l’A22, la rete di questi gruppi attivisti, è finanziata in gran parte dal Climate Emergency Found (CEF) ma anche dal « crowdfunding » che ha un quadro legale), poi aggiungi accenni evasivi su pacchetti di finanziamenti loschi da parte di lobby dell’industria petrolifere volte a screditare i movimenti ambientalisti nel loro complesso. A questo punto anch’io sto aspettando un riferimento a qualche articolo non fazioso sulle « varie inchieste in merito ». 

A proposito dei tre nomi citati dei fondatori del CEF, vorrei rimettere a posto le cose: 

Trevor Neilson, ex direttore di progetti della Bill and Melinda Gates Fundation, presidente di Wastefuel, Global Business Coalition on HIV/AIDS, cofondatore del Global Philantropy Group, è stato personalmente sensibilizzato all’emergenza climatica dopo un incendio in California, durante il quale moglie e figli sono stati costretti a scappare dalla propria casa. Beh, meglio tardi che mai? Ha recentemente preso le distanze dal CEF.

Aileen Getty è una dei nipoti di Jean Paul Getty, fondatore della Getty Oil Company, compagnia venduta dai figli del magnate del petrolio nel 1984 a Texaco. Il poco che ne rimaneva ha dichiarato bancarotta nel 2011. 

Rory Kennedy, figlia postuma di Bob Kennedy, regista e produttrice cinematografica… 

Se hai qualche informazione seria trattandosi di un eventuale legame diretto ed attuale di queste tre persone con imprese petrolifere o altre aziende inquinanti, o le loro lobby, puoi darli qui senza rischio di querela, se sono fatti e non affermazioni prive di fondamento. Altrimenti, il « dibattito » che  hai iniziato contribuirà, come spesso accade, ad alimentare le teorie complottiste che fingi di denunciare altrove. 

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Inviato

Vorrei @Vietmimin partire prima da un dato preliminare: sei d'accordo con quanto segue ?

2 tipologie di finanziamento

1- c'è il greenwashing, cioè ci si dà una nuova verginità ambientale regalando soldini o dichiarando nuove misure ambientali tramite pubblicità (nulla di male ma ipocrita);

2- c'è poi il finanziamento per modificare l'opinione pubblica, attraverso la messa in discussione degli eventi climatici, dei dati scientifici (è già appurato con scienziati prezzolati), la desensibilizzazione (già appurato con certi economisti che dichiarano che senza le fonti fossili non c'è crescita economica e disoccupazione), i depistaggi (già appurato con giornalisti prezzolati)


Inviato

Sono ampiamente documentati, e non solo per le compagnie petrolifere. Ciò vale anche per le aziende chimiche e farmaceutiche, l’industria del tabacco, delle armi… 

Sto parlando di palesi interpretazioni, insinuazioni che ritengo infondate, o quando non vuoi rispondere basandoti sui fatti, di argomenti d’autorità. 


Inviato

Un libro che ho letto è “Il giudice e lo storico”

Al di la del “casus belli” (sul quale sorvolo per non suscitare ulteriori contrasti), quello che importa è la necessaria distinzione tra un giudizio, in senso stretto, e una ricostruzione storica. Io mi domando: è possibile che soggetti astrattamente controinteressati, foraggino o favoriscano o non intervengano su movimenti radicali  a loro avversi al solo fine di svilirne le istanze ?


Inviato
48 minuti fa, Vietmimin dice:

Sono ampiamente documentati

Quindi sei d'accordo con me su questi punti: controinformazione, desensibilizzazione e depistaggi.

Ora credi che coloro che hanno macchinato queste cose non abbiano i mezzi e gli scrupoli per compiere altri comportamenti utili a fare mettere in cattiva luce il mondo ambientalista e la sua missione?

Utilizzando il rasoio di Occam saprai già la risposta.

Per quello che riguarda nello specifico nomi di altri personaggi li farò , come detto in MP (come ho ripetuto più volte la mia famiglia ha lavorato per quelle industrie, quindi mi sembra poco opportuno). Puoi chiedere tranquillamente ad @apollonia se sono affidabile per fare nomi in MP (dipende tutto anche dal modo).

 

Comunque se secondo te (o voi) dico stupidate, pazienza, non me la prendo sono sicuro che il tempo mi darà ragione. 

 

 

PS: @Vietmimin posso consigliarti di rivolgerti a me in modo più educato e rilassato, sai quando si vuole dialogare non è proprio il massimo rispondere a persone che utilizzano un certo tono di supponenza e di arroganza, del tipo "io so che tu non capisci un tubo e ti dai delle arie. Mentre io ho ragione". Se invece prediligi lo scontro basta dirlo: adoro i duelli.

 


Inviato
2 minuti fa, Euskadi dice:

l'offeso e la butti in rissa,

Non è proprio in questo modo: rileggi meglio: ho detto che non mi interessa molto la differenza di vedute, ma se si vuole dialogare c'è una certa modalità, altrimenti è un'aggressione e si va in rissa. In entrambi i casi mi può andare bene, basta dirlo. Se qualcuno con cortesia vuole dibattere (ed anche avere uno scontro civile), io mi adeguo. Se qualcuno ha un tono per fare altro, allora sono costretto a modificare il mio registro lessicale (sono un gran peccatore perché non amo porgere l'altra guancia. Semmai sono per il taglione). Non si può pensare di utilizzare il fioretto per spaccare la legna.

Per il cartello: molti lo usano ben prima di me. Personalmente lo tiro fuori  solo per fare capire agli altri interlocutori che forse si sta uscendo dal dibattito e si scivola sul personale, prima che chi di dovere intervenga.

Le idee possono essere molteplici ma resto dell'idea che il tono dovrebbe rimanere il più possibilmente sereno (o al meno provarci). Fate vobis!

 


Inviato (modificato)

Yo ! Bro !👍

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Modificato da Adelchi66
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Inviato
5 hours ago, ARES III said:

Quindi sei d'accordo con me su questi punti: controinformazione, desensibilizzazione e depistaggi.

Ora credi che coloro che hanno macchinato queste cose non abbiano i mezzi e gli scrupoli per compiere altri comportamenti utili a fare mettere in cattiva luce il mondo ambientalista e la sua missione?

Utilizzando il rasoio di Occam saprai già la risposta.

Tutti gli « imputati » colpevoli secondo il principio del rasoio di Occam… Stai semplicemente calpestando l’onere della prova. Con questo ragionamento, ti sei chiesto a cosa servono ancora gli avvocati? 

5 hours ago, ARES III said:

PS: @Vietmimin posso consigliarti di rivolgerti a me in modo più educato e rilassato, sai quando si vuole dialogare non è proprio il massimo rispondere a persone che utilizzano un certo tono di supponenza e di arroganza, del tipo "io so che tu non capisci un tubo e ti dai delle arie. Mentre io ho ragione". Se invece prediligi lo scontro basta dirlo: adoro i duelli.

PS: Sei così permaloso? Non ho nessuna voglia di offenderti (non vedo dove l’ho fatto) e per fortuna non sento il bisogno di rassicurarmi sul mio livello di testosterone con scontri sistematici. Detto questo, non credo proprio che tu possa dare lezioni di cortesia. Chiedo venia ma mi riservo il diritto di reagire al contenuto di un intervento, chiedendomi sempre chi lo scrive e con quale intenzione. Tutto ciò in modo molto rilassato e sereno.  🌺


Inviato
12 minuti fa, Vietmimin dice:

Tutti gli « imputati » colpevoli secondo il principio del rasoio di Occam…

Sai per meritarsi delle garanzie bisognerebbe essere incensurati o per lo meno non recidivi e come hai ammesso anche tu quei signori hanno già fatto molto in modo spregiudicato ed illecito. Quindi dal momento che noi (e loro) non siamo  in tribunale perché non essere logici ed utilizzare il rasoio ? Non sai quante accuse in tribunale siano meno solide delle "mie" .... Come ha anche sottolineato un altro utente giurista prima (pur essendo anch'io un avvocato in questo momento sarei troppo di parte) possono sorgere tantissimi dubbi in questa vicenda.

Però dal contesto che si è creato mi sembra che alla fine l'ambientalista sia io .... e mi fa veramente sorridere questo!

19 minuti fa, Vietmimin dice:

permaloso

Certamente! Ma essendo un egocentrico, razzista, bigotto, fanatico religioso, prevenuto, omofobo e misogino (e non ti scordare anche francofobo) , l'essere permaloso è l'ultimo dei miei difetti :pleasantry: e non me ne curò più di quel tanto!

Tornando seri: quando qualcuno scrive riesco a capirne e carpirne il tono molto bene, quindi se vuoi dialogare evita di metterti in una posizione di attacco perché mi poni davanti ad un dilemma: o non rispondere o rispondendo a tono! Se vuoi dialogare con me sai come fare.

PS: per la questione del testosterone... Devo essere sincero: non sono molto interessato o preoccupato sullo stato di salute del mio interlocutore... 


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