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Viterbo - La scultura in bronzo è stata creata dall'artista Francesco Maria Capotosti che ne racconta la realizzazione - Sul capo, ricostruita la corona della regina Teodolinda in zaffiri e pietre naturali vere

“Un busto della regina Amalasunta, simbolo del nostro territorio”

 
 
 
 
 
 

Viterbo – (p.p.) – “Un busto della regina Amalasunta, simbolo del nostro territorio”.


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Il busto di Amalasunta realizzato da Francesco Maria Capotosti


Francesco Maria Capotosti, scultore e orafo viterbese, per quattro mesi ha immaginato il volto di Amalasunta, la regina reggente degli Ostrogoti che morì sull’isola martana. Le sue mani l’hanno portato a realizzare una donna colta e decisa con uno sguardo malinconico e quasi magico, perché fatto per non incontrare quello della persona che ha davanti. L’ha impreziosita con una corona fatta di zaffiri e perle naturali vere. 

“Mi affascinava molto questa figura – racconta Capotosti – e pensando a lei, ho pensato a una bella donna nordica, anche perché gli Ostrogoti provenivano da Gotland, un’isola svedese sul mar Baltico. Lei, però, nacque a Ravenna, città che, quando divenne capitale dell’impero romano d’Occidente, Teodorico il grande rese molto importante. Amalasunta era l’unica figlia di questo sovrano e, alla sua morte, lei divenne reggente.

Questo non venne ben visto dai Goti che basavano la loro cultura sulla spada e sulla violenza. Non era dunque amata, sia per il suo essere donna che per il suo voler integrare il mondo gotico con la cultura romana. 

Romanzando questa figura di donna colta e decisa, ho ricostruito sul suo capo la corona della regina Teodolinda, che si trova nel Duomo di Monza, e, nell’abito, un corredo di gioielli di sapore bizantino.

Al centro della corona, ho messo una specie di reliquia, ricostruendo una croce di bronzo gotica antichizzata”.


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Il busto di Amalasunta realizzato da Francesco Maria Capotosti


L’artista spiega il senso che ha avuto questo lavoro. “Considero la Tuscia al femminile e lei è uno dei personaggi femminili che rappresenta questo territorio, oltre Santa Rosa o la Bella Galiana. E’ una donna che ha combattuto per la libertà e che per la libertà è morta. E’ un esempio moderno, guardando a quello che stanno facendo oggi le donne iraniane”.


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Il busto di Amalasunta realizzato da Francesco Maria Capotosti


Lo spunto “l’ho avuto da questa congiunzione tra scultura e oreficeria che mi è sembrata molto interessante e poi questa citazione storica che rivaluta il nostro territorio che spesso è abbandonato a sé.

Il lavoro è durato quattro mesi e la scultura è in terracotta con smalti a freddo policromi. La corona è fatta in bronzo con perle naturali vere, zaffiri, granati e topazi azzurri, mentre le decorazioni orafe sulle vesti sono in argento e pietre dure di diverse qualità, tipo malatiti o cristallo di rocca e corniole”.

L’invito a realizzare l’opera è arrivato “dall’assessore alla Cultura del comune di Marta, Sara Volpi, e qui, a primavera, presenteremo il busto in un evento culturale che coinvolgerà anche degli scrittori, come Paolo Fanelli che si è occupato proprio di Amalasunta.


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Il busto di Amalasunta realizzato da Francesco Maria Capotosti


Non essendoci riferimenti iconografici precisi su questa donna, ho immaginato una figura nordica e giovane che si rifaceva alla descrizione di una donna colta e decisa, con uno sguardo malinconico e che al tempo stesso scruta nel tempo e si fa domande. Guarda tutto, ma non guarda nulla, perché – conclude Capotosti – è fatta proprio per non incrociare lo sguardo di chi la guarda”

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Storia e leggenda della regina Amalasunta nell'isola Martana, lago di Bolsena

 

http://retemeteoviterbo.altervista.org/regina-amalasunta-isola-martana.gifAmalasunta (in gotico Amalaswintha) fu regina dei Goti e l'unica figlia di Teodorico, re degli Ostrogoti.
Nata a Ravenna nel 494 d.C. e cresciuta nella cultura romana, era una donna di grande intelligenza, dottissima, di carattere virile, vedova del nobile Eutarico Cillica da cui aveva avuto due figli: Matasunta e Atalarico, quest'ultimo designato dall'avo quale erede al trono. Morto Teodorico nel 526 d.C., data la minore età del figlio, Amalasunta assunse la reggenza che segnò un ritorno alla politica dei migliori anni del regno di Teodorico.
Tuttavia i Goti, che riconoscevano solo il diritto delle armi e mal tolleravano il governo di una donna, avversavano la politica di Amalasunta che mirava a mantenere in equilibrio le due componenti etniche del regno, differenti per civiltà e fede: quella barbara e quella romana.
I Goti si opposero all'educazione romana data ad Atalarico e reclamarono la formazione e la cura del giovinetto.

Spinto ad una vita sregolata, l'adolescente, già costituzionalmente debole, ne ebbe la salute immediatamente compromessa. Il 2 ottobre 534 Atalarico morì, lasciando la madre priva di qualsiasi diritto a quel governo che teneva in sua vece e che Amalasunta cercò di mantenere nelle sue mani associando al trono, dopo averlo sposato, il cugino Teodato, figlio di Amalafrida sorella di Teodorico.
Ma dopo il matrimonio Teodato assunse pieni poteri e con l'appoggio degli Ostrogoti mirò a sbarazzarsi di Amalasunta.

http://retemeteoviterbo.altervista.org/isola-martana-nel-lago-di-bolsena-tuscia-vt.jpgPropose così all'infelice regina un viaggio "politico" attraverso la Toscana fino a Roma ma mentre percorrevano la Cassia, tra Bolsena e Montefiascone nel viterbese, Amalasunta cadde in un agguato organizzato dal marito. Fu rapita e, con una barca, trasportata all'isola Martana nel lago di Bolsena dove restò relegata fino al 30 aprile 535, quando dei sicari la uccisero. Non è dato sapere come: strangolata mentre faceva il bagno, pugnalata, affogata, precipitata dall'alto della rupe dell'isola.

La sua fine offrirà il pretesto a Giustiniano per scatenare la guerra contro i Goti. Teodato tentò inutilmente di contrastare la reazione di Giustiniano ma, dopo la conquista di Napoli da parte del generale bizantino Belisario nel 536, Teodato fu rovesciato dagli stessi Goti, che elessero Vitige come suo successore.
Fuggito precipitosamente verso Ravenna con l'intenzione d'imbarcarsi successivamente verso Costantinopoli, venne fatto inseguire dall'appena eletto Vitige che non poteva permettersi di lasciare Teodato libero di agire. Raggiunto dai sicari del nuovo re e prima che potesse rifugiarsi a Ravenna, fu scannato sul posto.
Procopio di Cesarea, storico bizantino del 500, ci ha lasciato un ritratto di Teodato profondamente negativo. Esso viene descritto come un uomo avido e codardo, e che era impopolare sia tra l'elemento romano che tra quello gotico.
Fonti storiche, comunque, non precisano in modo chiaro il luogo dell'uccisione di Amalasunta; Procopio di Cesarea ne La guerra gotica così narra: "V'ha un lago in Toscana, chiamato Vulsinio, dentro a cui sorge un'isola assai piccola invero, ma munita di un forte castello. Colà Teodato teneva racchiusa Amalasunta". Quell'isola potrebbe anche essere la vicina Bisentina sulla quale, all'epoca, sorgeva una fortificazione, ma una consolidata tradizione, che trova più sostenitori, vuole che sia proprio la Martana l'isola fatale alla regina ostrogota.

http://retemeteoviterbo.altervista.org/regina-amalasunta-isola-martana.jpgLa sua morte, carica di mistero, ha alimentato da sempre leggende a fosche tinte tra le popolazioni intorno al lago di Bolsena.
Gli anziani del posto raccontano che dopo la sua morte il corpo di Amalasunta fu messo in una carrozza d'oro e seppellito sulla terraferma in uno dei sette colli posti davanti all'isola e che nelle notti di luna piena il suo fantasma aleggi ancora attorno alle rocce e alle acque dell'isola Martana.
Inoltre molti pescatori di Marta affermano che durante giornate di forte tramontana, vicino l'isola Martana, sia possibile ancora udire le urla strazianti della regina dei Goti.
Si narra anche di una strada che collegava anticamente l'isola Martana alla terraferma e che era solita essere percorsa dalla regina. A questa strada, probabilmente esistita viste le conferme degli ultimi rilevamenti subacquei, è stato dato il nome di "strada di Amalasunta" proprio in onore alla regina.

Nell'agosto 1994 a Marta fu ricordata la regina Amalasunta per il 1500° anniversario dalla sua nascita con il corpo bandistico del paese, tante imbarcazioni sul lago di Bolsena (comprese alcune gondole veneziane) e una targa commemorativa affissa su una parete dell'isola Martana.
Inoltre, sempre in questo stesso anno, in occasione dell'anno Amalasuntiano, le barche etrusche del lago di Bolsena parteciparono alla Regata Storica a Venezia e un modello delle stesse, completo in tutti i dettagli, è stato donato al Museo Storico Navale dove è attualmente esposto.

Presso il numero civico 106 di via Amalasunta, nel centro storico di Marta, la tradizione individua in questo edificio la "Casa di Tomao", ossia la casa del leggendario pescatore che portò Amalasunta sull'isola Martana e che tenne i contatti tra la regina dei Goti e la popolazione martana. A questo leggendario pescatore martano è dedicata una piccola piazza conosciuta dai martani come "Laco (lago) Tomao".

Tratto da: "Marta, guida alla scoperta" di Maria Irene Fedeli

Rielaborazione testi a cura di Luca Viviani

 

Marta (VT), la via dedicata alla regina Amalasunta presso la loc. Borgo dei pescatori

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Targa commemorativa affissa nel 1994 su una parete dell'isola Martana in ricordo della regina Amalasunta per i 1500 anni dalla sua nascita

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Ritratto di Teodato su una sua moneta

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Presso il numero civico 106 di via Amalasunta a Marta (VT), la tradizione individua in questo edificio la "Casa di Tomao", cioè la casa del leggendario pescatore che portò Amalasunta sull'isola Martana e che tenne i contatti tra la regina dei Goti e la popolazione martana. A questo leggendario pescatore martano è dedicata una piccola piazza nei pressi della località "Borgo dei pescatori" conosciuta dai martani come "Laco Tomao".

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La casa di Tomao

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Isola Martana, veduta aerea

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Il paese di Marta e l'isola Martana sul lago di Bolsena

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Ritratto di Teodato su una sua moneta

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La regina Amalasunta
(da un codice medievale)


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