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Al nome di Filippo II di Macedonia, dalla zecca di Amfipoli, un esemplare di tetradrammo con al diritto testa di Zeus ed al rovescio cavaliere con veste e Kausia, con gambe particolarmente lunghe quasi fino agli zoccoli del cavallo .

Sarà il 14 Marzo in vendita BeaussantLefevre al n. 18 .

 

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Il cavaliere ammantato con le gambe così lunghe è stato identificato con lo stesso sovrano Filippo II che fece coniare questa moneta dopo aver appreso che il suo cavallo aveva vinto la corsa alle Olimpiadi nello stesso giorno in cui sua moglie Myrtale aveva dato alla luce un figlio, Alessandro. Filippo decretò che sua moglie fosse d'ora in poi conosciuta come Olimpiade per commemorare la vittoria olimpica-e la nascita dell’erede.

apollonia


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Filippo, ammesso ai giochi olimpici nonostante l'opposizione ateniese alla sua partecipazione per il fatto che non era greco in virtù della discendenza dei Macedoni da Eracle, si era aggiudicata la vittoria olimpica nel 356, nel 352 e nel 348 a. C. Nella prima occasione Plutarco riferisce che, dopo aver conquistato la Potidea, nello stesso giorno in cui fu informato che il suo cavallo aveva vinto la corsa alle Olimpiadi, Filippo apprese anche della vittoria del suo generale Parmenione contro gli Illiri e che sua moglie Myrtale (nome di nascita della principessa epirota figlia del re Neottolemo I nel 375 a. C.) aveva dato alla luce Alessandro.

Oltre a decretare che da quel giorno in poi sua moglie fosse conosciuta come Olimpiade, Filippo fece coniare tetradrammi come quello del post precedente che mostrano con orgoglio lui e il suo cavallo in posizione vittoriosa sul rovescio.

La presenza della testa di Zeus sul dritto delle monete di Filippo era una novità per la monetazione macedone e la sua improvvisa apparizione è strettamente legata a entrambi i tipi di rovescio dei tetradrammi di Filippo, sia quello del cavaliere più maturo e ammantato della moneta di cui sopra sia quello del cavaliere più giovane e nudo che regge la palma del vincitore come in questo mio tetradramma dall’asta Gorny & Mosch 215.

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Mentre nella sua ampia opera Le Rider identifica il cavaliere maturo come il re stesso, lo studioso non fa alcun tentativo di identificare il cavaliere giovane che tiene il ramo di palma. La gentilissima collega prof. Maria Caltabiano (L'identità dei due cavalieri sulla moneta di Filippo II, Antica Macedonia, Sesto Simposio Internazionale, vol. 1, p. 201) propone invece che l'uso delle teste di Zeus e Apollo sulle monete di Filippo, così come il cavaliere più anziano e più giovane, suggeriscano un'importante relazione padre-figlio: quella tra Filippo e il suo erede Alessandro. Isocrate ha proposto che Zeus rappresenti qui "la concezione di un potere regale" il cui diritto a governare, come teorizzato da Isocrate, deriva direttamente da Zeus e la cui continuità è assicurata dal principio ereditario. Questa interpretazione è rafforzata dall'heroon (santuario monumentale eretto per un eroe) che Filippo fece costruire nel santuario di Zeus a Olimpia dopo la vittoria a Cheronea, nel quale erano contenute le statue di Filippo e di Olimpiade, dei genitori Aminta ed Euridice e del figlio Alessandro. Quest'ultimo, la cui immagine criselefantina si trovava in posizione eminente, aveva svolto un ruolo glorioso e distinto nella battaglia, spezzando e sbaragliando il fianco destro greco con la sua cavalleria. Quindi, se dobbiamo vedere nel cavaliere anziano ammantato la figura di Filippo stesso, dobbiamo riconoscere nel cavaliere più giovane una rappresentazione del figlio Alessandro. Se accettiamo l'ipotesi Caltabiano come abbastanza probabile, allora la moneta con il cavaliere più maturo ci offre potenzialmente una delle rappresentazioni meglio conservate di Filippo II di Macedonia, che è innegabilmente una delle figure più influenti di tutta la storia documentata, attorno alla cui vita, morte ed eredità si è imperniato il destino del mondo conosciuto.

apollonia

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