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Staff
Inviato (modificato)

Il vittoriato è, come dice il Savio, una moneta per certi aspetti enigmatica.

Ad oggi esistono più teorie riguardanti la sua reale funzione e non si è certi sul perché essa fu emessa.

Si ritiene improbabile che la sua funzione fosse, almeno inizialmente, puramente commerciale in quanto il suo contenuto di argento si aggirava tra il 65 e l’80% (secondo le diverse analisi eseguite).

E’ dunque difficile che i Romani potessero utilizzare questa moneta come mezzo di scambio con i Greci dell’Italia Meridionale e della Sicilia in quanto risultava eccessivamente deprezzata.

E’ verosimile invece che questo nominale svolgesse la propria funzione nei rapporti con le popolazioni del Nord Italia e qui rimando ad un post di qualche tempo fa di Lorenzo Bassi:

QUI

Esiste però un’altra particolare teoria sostenuta dallo studioso belga Patrick Marchetti che ritiene il vittoriato un nominale destinato ad un differente canale di emissione. I Romani lo avrebbero utilizzato, almeno nel corso della guerra annibalica, per pagare gli auxilia. Le truppe straniere infatti ricevevano una paga inferiore rispetto a quella dei legionari e sempre secondo lo studioso belga ad un ausiliario spettava la paga di 1 vittoriato per 4 giorni di servizio, mentre ad un legionario 1 denario per il medesimo periodo. Il vittoriato rappresenterebbe dunque “una frode” perpetrata dallo Stato nei confronti degli ausiliari… ma si trattava di una truffa poco evidente in quanto apparentemente questi soldati percepivano lo stesso numero di monete di un legionario. Penso proprio che gli ausiliari fossero a conoscenza del proprio trattamento economico e delle differenze esistenti tra il proprio reddito e quello dei legionari ma, come si dice, occhio non vede, cuore non duole… la moneta era simile, il numero il medesimo, era sono questione di qualche grammo!

Questa particolare ipotesi risulta incerta principalmente perchè si ritiene che gli auxilia, in quel periodo, percepissero la paga direttamente dai governi di origine ma, al tempo stesso, fornisce una verosimile spiegazione sul perché questo nominale fu coniato. Sempre a sostegno di questa ipotesi vi è la corrispondenza tra le aree di circolazione del vittoriato e quelle costituenti il teatro bellico frequentato da queste truppe ed i territori di reclutamento.

Sarà poco accademica, ma personalmente non mi sento di ripudiare a priori questa teoria… voi cosa ne pensate?

Modificato da Rapax
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Inviato

Ciao Rapax,

effettivamente non è semplice barcamenarsi tra le varie teorie sulla funzione del vittoriato. Secondo Plinio (N.H., XXXIII, 46) questa moneta sarebbe stata introdotta come mercis loco, ossia argento a peso, nell'Illirico. Sulla base dei dati di circolazione, invece, F. Barello (Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità, Roma 2006, pp. 197-198) sembra confermare l'ipotesi che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana, che utilizzavano, nella seconda metà del III secolo, una dracma al di sotto dei 3 grammi di peso. In questo senso è estremamente significativo il contenuto dell'arbitrato romano (117 a.C.) tra gli abitanti di Genova (Genuates) e i Viturii Ligurenses (tribù ligure dell'interno), che impose a questi ultimi un tributo annuo di 400 nummi vittoriati, conservato sulla tavola bronzea detta "di Polcevera" (CIL I, 199).

Ciao :D


Staff
Inviato

Grazie dell’intervento dracma!

La teoria estrapolata dagli scritti di Plinio attualmente tende ad essere discreditata; si ritiene infatti che l’associazione con i territori dell’Illirico sia scaturita da un’analogia ponderale con i nominali circolanti in quelle aree… un po’ come accade con la comparazione alle dracme padane. Plinio però scrisse la sua opera due secoli dopo l’entrata in circolazione del vittoriano e la sua associazione non appare molto credibile o comunque non verificabile.

La teoria più accreditata è quella citata da dracma, ovvero che il vittoriato fosse destinato a fare da aggancio con il sistema monetale dei Celti stanziati nella pianura padana.

Esiste però un dato di fatto, il vittoriato è caratterizzato da un basso contenuto di argento ed è questo che probabilmente spiegherebbe la sua reale funzione… sia che fosse destinato agli scambi con i Celti o con i Greci o a fungere da paga agli ausiliari, questa moneta fu creata, come si può leggere nei manuali, in quanto ad un certo punto si sentì la necessità di produrre un nominale svalutato… ma detta in altre parole si potrebbe dire che fu coniato per “fregare” qualcuno?

…anche l’imposizione riportata sulla tavoletta di Polcevera (di cui non conoscevo l’esistenza… grazie Dracma! ;) ) potrebbe essere vista come un tentativo di risparmio di risorse … imponendo il pagamento in nummi vittoriati veniva utilizzata una moneta probabilmente più familiare ai diretti interessati ed al tempo stesso le risorse di argento dell’area di influsso romano venivano in certa misura preservate… quel nominale “povero” avrebbe poi circolato in quelle zone a tutto vantaggio del politicamente sempre più pesante denario di Roma.

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Inviato

La tesi dell'aggancio con i celti padani mi sembra più plausibile, ma non esclude il fatto che questo particolare nominale possa essere stato creato per "fregare" qualcuno, forse i romani hanno usato il vittoriato per agganciare il sistema monetario dei celti padani, usando però una moneta contenente meno argento rispetto ad altre monetazioni... <_<


Inviato

L'ultima osservazione è molto logica, tuttavia non sufficientemente suffragata dai riscontri archeologici. Come si può vedere qui:

http://www.moneteantiche.org/Ritovamenti%2...te%20romane.htm

i ripostigli misti di dracme padane e monete romane contengono indifferentemente vittoriati e denari (o sue frazioni), senza una prevalenza decisiva. Inoltre le grosse variazioni di peso della dramma padana, che non seguiva uno standard fisso, essendo emessa in modo intermittente, rendono difficile pensare che proprio ad essa si sia adattato il vittoriato.

Caius


Staff
Inviato

Caius tu hai una tua personalissima idea sul perchè fu coniato questo nominale svalutato?

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Inviato

TAVOLETTA IN BRONZO DI POLCEVERA

La tavola bronzea di Polcevera è una lastra metallica di bronzo sulla quale è incisa un'iscrizione in lingua latina, che riporta una sentenza emessa dal Senato romano nel 117 a.C. in merito ad una vertenza di confini tra i Genuates e i Veiturii-Langenses, due tribù liguri. Fu rinvenuta nel 1506 nel greto del torrente Pernecco a Pedemonte di Serra Riccò da un contadino del luogo, Agostino Pedemonte, mentre era intento a dissodare un pezzo di terreno. La tavola arrivò quindi nelle mani del governo della Repubblica di Genova che ne permise lo studio e la traduzione. Attualmente è custodita nel Museo di archeologia ligure presso la villa Pallavicini di Genova Pegli.

La vertenza tra i Genuates e i Veiturii-Langenses riguardava i confini tra alcuni terreni pubblici e terreni privati ed aveva raggiunto momenti di elevata tensione. Essendo il territorio oggetto del dissidio particolarmente delicato perché attraversato dalla via Postumia, i consoli e il Senato, decisero di intervenire direttamente inviando in loco i due magistrati citati nel testo, Quinto e Marco Minucio Rufo, i quali, dopo un'adeguata ispezione del territorio tornarono a Roma ed emisero la sentenza che fu resa esecutiva dal Senato il 13 dicembre dell'anno 637 di Roma (117 a.C.).

Detta sentenza venne incisa su alcune lastre di bronzo, di cui una sola venne ritrovata.

Traduzione : [Fonte : http://www.altavallepolcevera.com/la_traduzione.htm]

Quinto e Marco Minucii, figli di Quinto, della famiglia dei Rufi, esaminarono le controversie fra Genuati e Viturii in tale questione e di presenza fra di loro le composero. Stabilirono secondo quale forma dovessero possedere il territorio e secondo quale legge si stabilissero i confini e ordinarono di fissare i confini e che fossero posti i termini. E comandarono che, quando fossero fatte queste cose, venissero di presenza a Roma. A Roma di presenza pronunciarono la sentenza, in base ad un decreto del Senato, alle Idi di Dicembre sotto il consolato di Lucio Cecilio, figlio di Quinto e di Quinto Muzio, figlio di Quinto.In base alla quale sentenza fu giudicato: esiste un agro privato del castello dei Viturii il quale agro possono vendere ed è lecito che sia trasmesso agli eredi. Questo agro non sarà soggetto a canone. I confini dell'agro privato dei Langati: presso il fiume Ede, dove finisce il rivo che nasce dalla fonte in Manicelo, qui sta un termine. Quindi si va su per il fiume Lemuri fino al rivo Comberanea. Di qui su per il rivo Comberanea fino alla Convalle Ceptiema. Qui sono eretti due termini presso la via Postumia. Da questi termini, in direzione retta, al rivo Vindupale. Dal rivo Vindupale al fiume Neviasca. Poi di qui già per il fiume Neviasca fino al fiume Procobera. Quindi già per il Procobera fino al punto ove finisce il rivo Vinelasca; qui vi Ë un termine. Di qui direttamente su per il rivo Vinelasca; qui Ë un termine presso la via Postumia e poi un altro termine esiste al di là della via. Dal termine che sta al di la della via Postumia, in linea retta alla fonte in Manicelo. Quindi già per il rivo che nasce dalla fonte in Manicelo sino al termine che sta presso il fiume Ede. Quanto all'agro pubblico posseduto dai Langensi, i confini risultano essere questi. Dove confluiscono l'Ede e la Procobera sta un termine. Di qui per il fiume Ede in su fino ai piedi del monte Lemurino; qui sta un termine. Di qui in su direttamente per il giogo Lemurino; qui sta un termine. Poi su per il giogo Lemurino; qui sta un termine nel monte Procavo. Poi su direttamente per il giogo alla sommità del monte Lemurino; qui sta un termine. Quindi su direttamente per il giogo al castello chiamato Aliano; qui sta un termine. Quindi su direttamente per il giogo al monte Giovenzione; qui sta un termine. Quindi su direttamente per il giogo nel monte apennino che si chiama Boplo; qui sta un termine. Quindi direttamente per il giogo apenninico al monte Tuledone; qui sta un termine. Quindi già direttamente per il giogo al fiume Veraglasca ai piedi del monte Berigiema;qui sta un termine. Quindi su direttamente per il giogo al monte Prenico; qui sta un termine. Quindi già direttamente per il giogo al fiume Tulelasca; qui sta un termine. Quindi su direttamente per il giogo Blustiemelo al monte Claxelo; qui sta un termine. Quindi già alla fonte Lebriemela; qui sta un termine. Quindi direttamente per il rivo Eniseca al fiume Porcobera; qui sta un termine. Quindi già per il fiume Porcobera fin dove confluiscono i fiumi Ede e Porcobera; qui sta un termine. Sembra opportuno che i castellani Langensi Viturii debbano avere il possesso e il godimento di questo agro che giudichiamo essere pubblico. Per questo agro i Viturli Langensi diano, quale contributo, all'erario di Genua ogni anno 400 "nummi vittoriati". Se i Langensi non pagheranno questa somma e nemmeno soddisferanno i Genuati in altro modo, beninteso che i Genuati non siano causa del ritardo a riscuotere, i Langensi saranno tenuti a dare ogni anno all'erario di Genua la ventesima parte del frumento prodotto in quell'agro e la sesta parte di vino. Chiunque Genuate o Viturio entro questi confini possieda dell'agro, chi di essi li possieda, sia mantenuto nel possesso e nel godimento, purchè il suo possesso dati almeno dalle calende del mese Sestile del consolato di L. Cecilio Metello e di Quinto Muzio. Coloro che godranno di tali possessi pagheranno ai Langensi un canone in proporzione, così come tutti gli altri Langensi che in quell’agro avranno possessi o godimenti. Oltre a questi possessi nessuno potrà possedere in quell'agro senza l'approvazione della maggioranza dei Viturii Langensi, e a condizione di non introdurvi altri che Genuati o Viturij, per coltivare. Chi non obbedisce al parere della maggioranza dei Langensi Viturii, non avrà ne godrà tale agro. Quanto all'agro che sarà compascuo sarà lecito ai Genuati e Viturii pascervi il gregge come nel rimanente agro genuate destinato a pascolo pubblico; nessuno lo impedisca e nessuno s'opponga con la forza e nessuno impedisca di prendere da quell'agro legna o legname. La prima annata di canone, i Viturii Langensi dovranno pagarla alle calende di gennaio del secondo anno, all'erario di Genua, e di ciò che godettero o godranno prima delle prossime calende di gennaio non saranno tenuti a pagare canone alcuno. Quanto ai prati che durante il consolato di L. Cecilio e Q. Muzio erano maturi al taglio del fieno, siti nell'agro pubblico, sia in quello posseduto dai Viturii Langensi, sia in quello posseduto dagli Odiati, dai Dectunini e dai Cavaturini e dai Mentovini, nessuno vi potrà segare nè condurvi bestie al pascolo, nè sfruttare in altro modo senza il consenso dei Langensi e degli Odiati, e dei Dectunini e dei Cavaturini e dei Mentovini, per quella parte che ciascuno di essi possederà. Se i Langensi o gli Odiati, o i Dectunini o i Cavaturini o i Mentovini vorranno in quell'agro stabilire nuovi patti, chiuderlo, segarvi il fieno, ciò potranno fare a condizione che non abbiano maggiore estensione di praterie di quel che ebbero e godettero nell'ultima estate, Quanto ai Viturii, che nelle questioni con i Genuensi, furono processati e condannati per ingiurie, se qualcuno Ë in carcere per tali motivi, i Genuensi dovranno liberarli e proscioglierli prima delle prossime Idi del mese Sestile. Se a qualcuno sembrerà iniquo qualcosa di quanto Ë contenuto in questa sentenza, si rivolga a noi, ogni giorno primo del mese che siano liberi da cause sulle controversie e sugli affari pubblia. Moco Meticanio, Figlio di Meticone Plauco Pelianio, figlio di Pelione.


Inviato

Volevo solo ricordare che le dramme padane, coniate tra il III e il I secolo a.C, già a partire dal II secolo il contenuto d’argento era sceso in alcune emissioni fino al 50%, e rimarrà così basso per il restante periodo di coniazione.


Staff
Inviato

Grazie a tutti per gli approfondimenti! :)

Volevo solo ricordare che le dramme padane, coniate tra il III e il I secolo a.C, già a partire dal II secolo il contenuto d’argento era sceso in alcune emissioni fino al 50%, e rimarrà così basso per il restante periodo di coniazione.

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...dunque se i Romani avessero utilizzato il denario nei rapporti con le popolazioni padane ci avrebbero rimesso, vista la miglior qualità dell'emissione argentea capitolina... in questi termini il vittoriato si potrebbe quindi definire un'emissione "tutelativa".

Scusate se complico sempre le cose inutilmente... ma non ci posso fare niente... le cose semplici non mi piacciono! :P ...parto da un punto, lo rigiro e lo rivolto, e alla fine torno sempre lì... almeno adesso sono convinto! ;)

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Inviato

Sono d'accordo con te, l'emissione può essere stata cautelativa, in modo per i romani, da non rimetterci...

Per quanto riguarda i ritrovamenti di ripostigli con contenuti equivalenti di denari e vittoriati, beh, io credo che il senato romano si sia voluto cautelare, immettendo i vittoriati con bassa concentrazione d'argento, ma ciò non toglie che i singoli o i privati potessero commerciare con denari di maggiore qualità per beni che consideravano preziosi. <_<

A questo il discorso va inquadrato in termini storici e sociali: in una situazione in cui il potere di Roma non era ancora consolidato nell'italia del nord, è facile pensare che i privati(per esempio i mercanti di bestiame, armi, o di merci non comuni nei territori di roma) potessero avvalersi delle proprie riserve di denari per accaparrarsi i beni più rari o migliori, mentre potevano sempre usare il vittoriato per transazioni di beni più comuni o di facile reperibilità...

Scusate la prolissità dell'intervento, non ho prove archeologiche con cui supportare le mie tesi, ma cerco di usare al meglio la logica e la conoscenza dei fatti storici... :)


Inviato

La mia personalissima opinone è che Marchetti aveva ragione... però con le opinioni non si ottengono certezze storiche.

Sarebbe tipico della mentalità dei romani, che dividevano nettamente legionari dai soci, Roma dalle città confederate, coniare una moneta apposta per le legioni "minori", da tener buone con una monetina un po' farlocca, ma comunque emessa dalla maggior potenza economica e finanziaria dell'epoca, quindi di prestigio anche se di valore intrinseco inferiore. Avrebbero un po' forzato la mano, imponendo una moneta per metà fiduciaria.

caius


Inviato

Credo che caius abbia perfettamente ragione...

Nessuna certezza storica,ma sicuramente le opinioni convergono più o meno tutte verso una medesima ipotesi...


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