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Medaglione commemorativo della scoperta della Clorpromazina


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D/ EN 1793 LE DOCTEUR PHILIPPE PINEL LIBÉRAIT LES ALIÉNÉS DE LEURS CHAÎNES - In basso a sinistra FLEURY T•R (PINX•) / LA SALPÊTRIÈRE

R/ EN 1950 LE LARGACTIL 4560 RP CHLORPROMAZINE LIBÉRAIT LES MALADES DE LEUR PSYCHOSE - Nel riquadro HOMMAGE DE / SPECIA

Traduzione

D/ Lo psichiatra Philippe Pinel libera i pazzi dalle catene - Tony Robert-Fleury (Dipinto) / La Salpêtrière

R/ Nel 1950 il Largactil 4560 RP Clorpromazina ha liberato i pazienti dalla psicosi – Omaggio di Specia

Bronzo: diametro 67 mm; provenienza asta Elsen 153.

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DE GREGE EPICURI

Molto interessante. Davvero bello il lato con Pinel, che libera i matti di Bicetre ( nonostante le perplessità dei politici repubblicani; il re era appena stato decapitato). Trionfalistico e abbastanza menzognero l'altro lato; anche se, in effetti, prima non esisteva alcun farmaco antipsicotico.


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Il dritto del medaglione si ispira al dipinto di Tony Robert-Fleury (1837-1911), dal titolo “Lo psichiatra francese Philippe Pinel (1745-1826) libera i pazzi dalle catene nel manicomio della Salpêtrière a Parigi nel 1795.”

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Per un concorso bandito dalla Société royale de médecine (Istituto reale di medicina) Pinel compose un saggio sulla cura delle alienazioni in età adulta che gli procurò il 25 agosto 1793 l'impiego nell'asilo di Bicêtre dove liberò i malati mentali dalle catene che li imprigionavano assicurando loro migliori condizioni igieniche e sanitarie. Gli alienati venivano riconosciuti come malati da curare con l'internamento che venne stabilito per legge da un certificato medico. Nasceva però il rischio che la segregazione fosse decisa dal potere e che i malati mentali, pur liberi dalle catene e assistiti da un medico che seguisse la malattia, finissero reclusi in un isolamento senza fine. Nominato in seguito alla direzione del grande complesso psichiatrico della Salpêtrière, a Parigi fu il primo medico che si propose metodicamente di curare i pazienti psichiatrici gravi, e non solo di "custodirli" negli ospizi, come si usava allora.
 

https://www.doc.mode.unibo.it/documenti/pinel-libera-i-malati-mentali-nellospedale-della-salpetriere-nel-1795


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Un cenno alla chimica e alla farmacologia della clorpromazina.

La clorpromazina appartiene alla classe delle fenotiazine, un gruppo di composti organici caratterizzati dal sistema triciclico

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e aventi proprietà sia antipsicotiche sia antistaminiche.

Questa è la formula chimica della clorpromazina

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e il suo nome IUPAC è 3-(2-cloro-10H-fenotiazin-10-yl)-N,N-dimetil-propan-1-ammina.

Ha carattere basico e viene impiegata in terapia come cloridato in compresse rivestite con film da 25 mg e da 100 mg e in soluzione iniettabile per infusione endovenosa lenta e per somministrazione intramuscolare da 25 mg/2 ml e 50 mg/2 ml (LARGACTIL®).

La clorpromazina è un farmaco antipsicotico e quindi ha attività neurolettica essendo in grado di deprimere il sistema nervoso centrale.

Fu scoperta dal chimico Paul Charpentier nel 1950, nel tentativo di sintetizzare analoghi della prometazina, una fenotiazina dotata di attività neurolettica e antistaminica. In seguito, il chirurgo francese Laborit e i suoi collaboratori scoprirono la capacità di questo farmaco di potenziare gli effetti dell'anestesia. Essi notarono che la clorpromazina di per sé non produceva perdita di coscienza, ma favoriva la tendenza al sonno e un marcato disinteresse per l'ambiente circostante.
Nel 1952 gli psichiatri Delay e Deniker ipotizzarono che la clorpromazina non solo fosse un agente capace di risolvere in modo sintomatico agitazione e ansia, ma che potesse avere anche un effetto terapeutico nel trattamento delle psicosi.

La clorpromazina è impiegata in terapia nel trattamento delle schizofrenie, degli stati paranoidi e della mania. Inoltre: (a) Psicosi tossiche (amfetamine, LSD, cocaina etc.); (b) Sindromi mentali organiche accompagnate da delirio; (c) Disturbi d'ansia se particolarmente gravi e resistenti alla terapia con ansiolitici tipici; (d) Depressione se accompagnata da agitazione e delirio, per lo più in associazione con antidepressivi; (e) Vomito e singhiozzo incoercibile; (f) Trattamento dei dolori intensi generalmente in associazione con analgesici oppioidi; (g) Medicazione preanestetica.

apollonia


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