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IGNORED

La prima Osella coniata al torchio….e anche l’ultima!


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Questa sera Lotto 381 NAC 136/2022:

Venezia. Francesco Loredan, 1752-1762

Osella anno IX/1760, AR 9,70 g. FRANC LAUREDANI PRINC MUNS A IX 1760 La torre dell’Orologio in Piazza San Marco. Rv. ARTIUM STUDIORUMQ MATER ET ALTRIX Venezia, seduta di fronte, con il leone di S. Marco accovacciato sotto di lei; attorno, simboli delle arti figurative. Sotto, nel giro, G A S (Girolamo Antonio Soranzo, massaro). Paolucci II 243. Rara e difficilmente reperibile in stato di conservazione eccezionale. Fondi speculari, Fdc. L’osella raffigura la Torre detta “dell’Orologio”, in piazza San Marco a Venezia, nella quale, nel 1757 venne installato il nuovo meccanismo realizzato dal maestro Ferracini.

da: https://www.cronacanumismatica.com/onosella-che-segna-leternita-di-venezia/

Uno tra i monumenti più celebri di Venezia è la Torre dell’Orologio in Piazza san Marco.

Breve storia di un simbolo

L’edificio risale al 1496: venne costruito in stile rinascimentale da Giampaolo e Giancarlo Rinaldi di Reggio.

La facciata è ornata da un imponente quadrante che indica l’ora, i quarti di luna e l’ingresso del sole nello zodiaco.

Sopra l’orologio si vede il quadro dorato della Vergine; ai suoi piedi un compasso meccanico mette in moto i tre Re Magi.

Quest figure, solamente in occasione delle ricorrenze religiose dell’Epifania e dell’Ascensione, appaiono da un’apertura sulla sinistra per passare cerimoniosamente davanti alla Madonna e poi sparire dietro un’altra porticina sulla destra.
 

Sul frontone della Torre si vedono su una piccola piattaforma due statue di bronzo, dette “i Mori”, i quali, ognuno munito di martello, battono le ore sulla campana posta tra loro.

Il meccanismo, considerato un’opera d’arte, venne distrutto da un fulmine nel 1750 e riparato dieci anni dopo dall’architetto Andrea Camerala, che ricevette come compenso la bella cifra di 8.500 ducati.

Un’osella per l’Orologio

La Torre dell’Orologio è divenuta anche soggetto di una osella (in oro e in argento) emessa dal doge Francesco Loredan nel 1760.

La moneta ricorda proprio il restauro del meccanismo che aziona i due mori a battere le ore in cima alla Torre dell’Orologio, riprodotta al rovescio con intorno la legenda, FRANC LAVREDANI PRINC MVNS A IX *1760*.

Al dritto Venezia, seduta in un vano su un palchetto, ornata di corno ducale e cappa dì ermellino, pone la sinistra sul capo di un leone giacente accanto.

Più a sinistra il busto di un giovane con righello e compasso, a destra scaffaletto, paletta e pennello. Sui gradini squadra e cesello.

Intorno ARTIVM STVDIORVMQ[ve] MATER ET ALTRIX(“Madre e tutrice delle arti e delle scienze”). Sotto, le lettere G A S (iniziali del massaro Girolamo Antonio Soranzo).

Entrambe le versioni dell’osella “dell’Orologio” che segna l’eternità della Serenissima hanno diametro di 36 millimetri: quella in oro (di grande rarità) pesa 12,90 grammi, quella in argento 9,90 circa.

Due versioni di un capolavoro della numismatica italiana del XVIII secolo, che tuttavia nascondono – dietro la raffinatezza dei soggetti e la qualità della coniazione – la fase di declino imboccata dalla Repubblica di Venezia.

 

Saluti,

Domenico

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Bassorilievi della campana dell'Orologio - Osella coniata sotto il Doge Francesco Loredan nel 1760.

https://www.archiviodellacomunicazione.it/Sicap/Stampe/232545/?WEB=MuseiVe

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  • Oppiano ha rinominato il titolo in La prima Osella coniata al torchio….e anche l’ultima!
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Dal Manin:

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  • 2 settimane dopo...
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Non si sa il perché?

Unica Osella al torchio!!! 

Eppure il torchio c’era, ma si optò per il “passato”.

Qualcuno se lo spiega?

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Il 13/2/2023 alle 18:56, Oppiano dice:

Non si sa il perché?

Unica Osella al torchio!!! 

Eppure il torchio c’era, ma si optò per il “passato”.

Qualcuno se lo spiega?

 

Ciao!

se n'è scritto più volte; qualche accenno lo trovii anche qui

https://www.academia.edu/779264/C_CRISAFULLI_Uomini_e_tecnologie_monetarie_la_visita_di_Du_Bois_alla_zecca_di_Venezia_in_Inspecto_nummo_Scritti_di_numismatica_medaglistica_e_sfragistica_offerti_dagli_allievi_a_Giovanni_Gorini_a_cura_di_A_Saccocci_Padova_2001_pp_165_181

saluti

luciano

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“….Lasciando Venezia il francese non poteva sapere che l'esito di tutta quell'operazione si sarebbe rivelato doppiamente fallimentare: in primo luogo, infatti, a Venezia la fabbricazione a torchio rimase comunque riservata alla sola produzione del tallero e dell'osella, mentre qualsiasi tentativo di applicare questa lavorazione anche agli altri nominali fu duramente osteggiata in favore della coniazione a martello che rimase la tecnica privilegiata almeno fino alla caduta della Serenissima; in secondo luogo, contrariamente alle aspettative, il tallero veneziano non si rivelò concorrenziale sui mercati orientali rispetto a quello di Maria Teresa, ma fini soltanto con l'accrescere il numero di nominali riservati alla circolazione locale veneziana.”

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  • 1 anno dopo...
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Da: LE OSELLE NELLA STORIA DI VENEZIA

di Luigi Sabetta, in Numismatica, 1953-54, Anni XIX-XX

Rivista bimestrale di Numismatica - Medaglistica - Glittica - Sfragistica

“Nelle oselle dei sei Dogi che si susseguono fino al 1763 non abbiamo … più allusioni ad avvenimenti politici o militari, ma solo illustrazioni di opere pubbliche ed artistiche o di particolari feste e cerimonie tipicamente veneziane. Sono così ricordati i lavori per regolare il corso del fiume Adige, l'aumento della flotta ed ampliamento del porto, la costruzione del nuovo Bucintoro, negli anni IV, V e VI di Alvise Mocenigo III; il trasferimento dalla Francia a Venezia dei resti mortali del santificato Doge Pietro Orseolo nel secondo anno di Carlo Ruzzini; l'invio della Rosa d'Oro da parte del Papa Clemente XIII (il veneziano Carlo Rezzonico), il completamento della Torre dell'Orologio (8) negli anni VIII e IX di Francesco Loredan; la restaurazione delle antiche carte geografiche dei primi navigatori veneti con cui venne adornata la sala dello Scudo di Palazzo Ducale nell'unico anno del dogado di Marco Foscarini.

Predomina però in tutte queste oselle un ritorno ai vecchi simboli tradizionali, come in quelle di Alvise Pisani e dei primi anni di Pietro Grimani, o a soggetti nuovi di ispirazione religiosa, come nelle ultime di Pietro Grimani (quelle degli anni VIII, IX e X alludono alla controversia con la Santa Sede e con l'Austria per la giurisdizione religiosa del Patriarcato di Aquileja) e nelle prime di Francesco Loredan, che ci presentano eleganti figurazioni e volute del più puro stile baroccco.”

 

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