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Inviato

Buonsera a tutti

oggi voglio toccare un tema sensibile, almeno per alcuni. 

Come ci spieghiamo il fatto che blasonati e diffusissimi cataloghi numismatici di monete area italiana dall'età moderna ad oggi (di cui non faccio il nome) riportino per quasi tutte le tipologie quotazioni fortemente gonfiate rispetto ai valori di scambio AL DETTAGLIO che si riscontrano nelle varie aste, fiere, venditori online etc ..? 
Ovviamente non mi riferisco a monete rare - o che raramente appaiono in conservazione alta  - per le quali esistono relativamente pochi elementi per stabilire una quotazione, ma a monete che appaiono negli scambi ufficiali frequentemente e per le quali esistono dati reali di anni recenti e in buona quantità per poter stabilire una stima del valore molto attendibile e realistica.

Chiunque sia un minimo pratico a muoversi online può fare un rapido riscontro fra il valore indicato sui cataloghi di qualche moneta a sua scelta e il prezzo offerto offerto da venditori professionisti (senza considerare i non professionisti). Anche chi non ama muoversi online troverà condizioni simili presso rivenditori e negozi fisici.

E' facile intuire a chi giovino le quotazioni gonfiate o quanto meno non più attuali. Tuttavia sono convinto che far circolare quotazioni troppo distanti dalla realtà alla fine danneggi tutta la numismatica, rendendo difficile agli studiosi e veri appassionati osservare il materiale dal vivo, scoraggiando nuovi collezionisti ad iniziare e collezionisti avviati ad ampliare le loro collezioni.

Che ne pensate? 

cordialmente vi saluto


Inviato

Quello delle quotazioni dei cataloghi è un argomento spinoso e se ne discute spesso. A mio parere le quotazioni andrebbero fatte prendendo i risultati delle aste e facendo una media. Facile a dirsi meno a farsi per svariati motivi, ad iniziare dal fatto che il metro di giudizio delle monete varia da un'asta all'altra. Negli ultimi anni poi le quotazioni hanno subito delle variazione frequenti che i cataloghi hanno faticato a recepire. Una parziale soluzione potrebbe essere inserire solo due valori MB e SPL o BB e FDC , ma ritengo che l'unico indicatore abbastanza attendibile siano i risultati delle aste e listini, oltre a frequentare i convegni numismatici dove ci si rende conto a quanto vengono proposte le monete.

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Inviato
1 ora fa, Colle dice:

Buonsera a tutti

oggi voglio toccare un tema sensibile, almeno per alcuni. 

Come ci spieghiamo il fatto che blasonati e diffusissimi cataloghi numismatici di monete area italiana dall'età moderna ad oggi (di cui non faccio il nome) riportino per quasi tutte le tipologie quotazioni fortemente gonfiate rispetto ai valori di scambio AL DETTAGLIO che si riscontrano nelle varie aste, fiere, venditori online etc ..? 
Ovviamente non mi riferisco a monete rare - o che raramente appaiono in conservazione alta  - per le quali esistono relativamente pochi elementi per stabilire una quotazione, ma a monete che appaiono negli scambi ufficiali frequentemente e per le quali esistono dati reali di anni recenti e in buona quantità per poter stabilire una stima del valore molto attendibile e realistica.

Chiunque sia un minimo pratico a muoversi online può fare un rapido riscontro fra il valore indicato sui cataloghi di qualche moneta a sua scelta e il prezzo offerto offerto da venditori professionisti (senza considerare i non professionisti). Anche chi non ama muoversi online troverà condizioni simili presso rivenditori e negozi fisici.

E' facile intuire a chi giovino le quotazioni gonfiate o quanto meno non più attuali. Tuttavia sono convinto che far circolare quotazioni troppo distanti dalla realtà alla fine danneggi tutta la numismatica, rendendo difficile agli studiosi e veri appassionati osservare il materiale dal vivo, scoraggiando nuovi collezionisti ad iniziare e collezionisti avviati ad ampliare le loro collezioni.

Che ne pensate? 

cordialmente vi saluto

 

Tema già ampiamente dibattuto. 

I cataloghi hanno FORSE fatto qualche piccolo passo nella direzione giusta negli ultimi 10-15 anni, ma siamo ancora lontani da valutazioni realistiche. 

E' il motivo per cui io sto ancora utilizzando il Gigante 2018 e non ho fretta di cambiarlo: a che pro? Le valutazioni sono comunque del tutto indicative, per tutti gli stati di conservazione, e solo con l'esperienza si ha la possibilità di muoversi con sicurezza sul mercato.

La cosa bizzarra è che non tutte le valutazioni sono gonfiate in modo omogeneo: per alcune monetazioni il valore indicato sul catalogo va dimezzato, per altre solo ridimensionato, per altre ancora (si veda la Repubblica) il taglio può essere ancora più drastico, mentre per alcune monetazioni le indicazioni del catalogo sono perfino riduttive (è il caso di molti nominali argentei dello stato pontificio).

1 ora fa, simonesrt dice:

Una parziale soluzione potrebbe essere inserire solo due valori MB e SPL.

Ecco, questa soluzione, che è poi quella del MIR, mi pare possa essere la più saggia: meno si pretende di scendere nel dettaglio e meno si corre il rischio di cadere in fallo (o peggio, di farci cadere gli incauti collezionisti).

E invece, da quest'anno oltre ai già inutili 4 gradi ne è stato aggiunto un inutilissimo quinto.

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Inviato

Grazie per le risposte.

Sicuramente è cosa nota che i cataloghi mostrino valutazioni gonfiate. Il punto è che a differenza del passato, diciamo da almeno circa 5-10 anni almeno, sono facilmente disponibili  a tutti  o a chi ha voglia di cercarli i valori di scambio reali del mercato professionale di molte tipologie.

Le valutazioni da catalogo sono e saranno sempre indicative, e giustamente ognuno deve farsi la propria esperienza, ma continuare a pubblicare cataloghi con quotazioni irreali  alla fine danneggia un po' tutti (i collezionisti).


  • 3 settimane dopo...
Inviato

Buongiorno.

I cataloghi servono all'inizio per conoscere una monetazione e farsi un'idea molto indicativa di prezzi e rarità. Stop.

Per tutto il resto serve frequentare i mercatini, i convegni, fare l'occhio sulle aggiudicazioni nelle Aste (oggi con internet anche senza essere in sala, possono essere scaricati i cataloghi e le aggiudicazioni).

Il mio Gigante del 2013 credo rimarrà senza sostituti per molti anni ancora...

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Inviato (modificato)

Questo problema ciclico dei cataloghi non ha proprio senso. 

Se noi semplici appassionati, dopo un paio di anni di interesse, abbiamo un' idea dei VERI valori di una moneta, non capisco proprio perché dei professionisti non potrebbero dare un servizio decente, al posto di far fare brutte esperienze ai neofiti e grasse risate agli altri. 

Il catalogo si paga, che diano un servizio veritiero non mi sembra chiedere troppo. 

 

Modificato da b8b8
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Supporter
Inviato
1 minuto fa, b8b8 dice:

Queste  dei cataloghi non ha senso. 

Se noi semplici appassionati abbiamo, dopo un paio di anni di interesse, un ideà dei veri valori di una moneta, non capisco proprio perché dei professionisti non potrebbero dare un servizio decente, al posto di far fare brutte esperienze ai neofiti e grasse risate agli altri. 

Il catalogo si paga, che diano un servizio veritiero non mi sembra chiedere troppo. 

 

 

Il servizio che da il catalogo è quello di catalogare le monete. E di fatti penso la maggior parte dei collezionisti lo usi dopo un po' esclusivamente con questo scopo. 

Il prezziario è un servizio aggiuntivo che normalmente ha valore solo per i neofiti per dare un'idea del valore di massima di una certa moneta in una certa condizione. 

Tutti i cataloghi di medioevali che posseggo includono un prezziario: non li ho mai letti. 


Inviato

@azaad Dopo un pó appunto...... I cataloghi non li compri più e usi quelli di 10 anni prima (me compreso) 

Mi sembra un servizio pessimo, che aiuta solo ad allontanare chi inizia ad interessarsi... 

Si pubblicizzano anche come prezzari, che facciano un lavoro serio. 

 

 

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Supporter
Inviato (modificato)

Io aggiorno il mio catalogo di monete moderne Italiane ogni 10 anni circa. Ne presi uno nel decennio 2000/2010 (in bianco e nero), il secondo nel decennio 2010/2020 (2017 finalmente a colori) e il terzo lo prenderò tra 4-5 anni 😁.

Lo prendo in mano mediamente una volta l'anno quando non mi ricordo nel dettaglio il periodo di coniazione di una determinata tipologia monetale, l'anno raro, se devo valutare un lotto di varie monete in acquisto, ecc. ecc.

Probabilmente è più utile aggiornarlo annualmente per il venditore che per il compratore. Un aggiornamento annuale permette al venditore di avere sempre un'idea del prezzo di massima cui può vendere un determinato tipo di moneta di una monetazione che magari segue poco. Ad esempio varianti varie che magari con gli anni si apprezzano, anni nuovi che escono di qualche moneta decimale rara, rombi di qua, mezzaluna di là, ecc. ecc.

Modificato da azaad

Supporter
Inviato

Vi voglio dire una cosa da vecchio collezionista,fine anni 90 inizio anni 2000,succedeva ilcontrario ,dicevi a un venditore ma il catalogo la porta 100, ti sentivi rispondere fattela dare dal catalogo.saluti Aldo.

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Inviato
1 ora fa, aldo marchesi dice:

Vi voglio dire una cosa da vecchio collezionista,fine anni 90 inizio anni 2000,succedeva ilcontrario ,dicevi a un venditore ma il catalogo la porta 100, ti sentivi rispondere fattela dare dal catalogo.saluti Aldo.

Buongiorno.

Secondo Lei cosa ha determinato questa inversione?

Un saluto e grazie


Supporter
Inviato

Intanto dammi del tu,a quei tempi il bb era molto ricercato e te lo facevano digerire molto caro,questo perché spl fdc era privilegio di pochi,più  che mai si acquistava da negozzi di numismatica della tua zona dove c'erano, o convegni e mercatini,perché non essendoci internet , le aste erano poche e partecipando per corrispondenza era un indovinello,quindi c'era meno possibilità di trovare la moneta che cercavi e quindi quando la trovavi te la facevano strapagare,come è successo anche a me,saluti Aldo.

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  • 3 settimane dopo...
Inviato

Nascendo "filatelico" conosco benissimo l'annosa questione dei Cataloghi. In filatelia le quotazioni che si leggono sono di "mera fantasia" il mercato recepisce i prodotti a circa il 10-15 massimo 20% dei prezzi che si leggono sui cataloghi, che vengono utilizzati più come riferimento di massima durante le aste, infatti le serie di solito partono da un circa 10% del valore di catalogo, tranne rarissime eccezioni per le grandi rarità, e chiudono ad un 155-20% quando va bene..

In Numismatica più o meno la solfa è la stessa, anche se i valori di catalogo non hanno lo stesso gap rispetto a quelli di mercato che si trova in filatelia.

Personalmente anche qui, ne compro uno ogni x anni e lo uso come base e fonte di informazioni, sicuramente utilissima. Per le quotazioni i miei benchmark li faccio in altro modo


Inviato

Come ha detto già qualcuno che mi ha preceduto i cataloghi hanno una grande importanza, soprattutto per i neofiti, di dare delle indicazioni e per elencare le emissioni esistenti. Per quanto riguarda i prezzi e l'effettiva rarità l'unico sistema attendibile è quello dei realizzi nelle aste. Del tutto ovvio che per le monete di assoluta rarità il prezzo sfugge a qualsiasi valutazione oggettiva.


  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)

In realtà la questione dei prezzi è abbondantemente superata se si guarda all'andamento delle aste degli ultimi 6 mesi. Non c'è neanche bisogno di seguirle singolarmente perché servizi come CoinArchives.com  forniscono una sintesi efficace e facilmente consultabile, completa delle foto delle monete passate in asta (e questo permette anche di farsi un'idea sulla classificazione dello stato di conservazione delle monete che - talvolta - appare un po' gonfiata).

Mi pare anche che uno dei cataloghi italiani abbia attivato un servizio simile (riservato ai clienti registrati), ma personalmente non l'ho mai utilizzato.

Il problema della valutazione si pone eventualmente per i pezzi meno costosi che difficilmente passano in asta come pezzi singoli, ma vengono comunemente venduti all'interno di lotti. Non mi sembra comunque un grosso problema perché si tratta di monete di costo contenuto.

Modificato da DB48
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Inviato (modificato)

Come puro esercizio, ho provato a confrontare i risultati di alcune recenti aste per il marengo di Gioacchino Murat (Napoli, 1813) e per il 100 lire Aratrice del 1912, confrontandoli con quelli del catalogo Montenegro 2023. I prezzi d'asta includono le commissioni  e sono quindi quelli effettivamente pagati dagli acquirenti.

I valori di catalogo sono evidenziati dai punti blu, uniti dalla linea blu tratteggiata. I prezzi d'asta sono mostrati con i punti rossi. Notare che l'attribuzione dello stato di conservazione in 70-esimi può essere soggetta ad una certa indeterminazione, ma - grosso modo - i valori utilizzati corrispondono allo stato di conservazione delle monete vendute. I prezzi si riferiscono ad aste svolte non più di 6 mesi fa.

Per il marengo di Gioacchino Murat si nota che per valori di conservazione fino a circa 50/70 i punti rossi (prezzi effettivi) sono abbastanza vicini alla linea blu (prezzo di catalogo), mentre se ne allontanano significativamente quando si va verso stati di conservazione più alti.

image.thumb.png.d3afb9bfb7db735db14ee3efe6372811.png

Nel caso del 100 lire Aratrice del 1912 la differenza tra i valori effettivi di mercato e la stima del Montenegro 2023 è decisamente più marcata:

image.thumb.png.9402251865a645792cbdf226eb069be8.png

I due esempi che ho mostrato non sono certamente sufficienti per dedurre comportamenti di carattere generale. Credo inoltre che l'analisi dei dati d'asta possa essere utili per individuare il prezzo reale di monete in stato buono/ottimo, ma non eccezionale.

Per le (pochissime)  monete in uno stato di conservazione veramente eccezionale molti di noi - se avessero abbastanza denaro - sarebbero disposti a fare una pazzia e quindi ogni asta è una storia a sé.

A parte vanno considerati i casi di monete a basso stato di conservazione che siano state pesantemente lavate o manipolate. Qui la determinazione del prezzo è molto soggettiva perché c'è chi le compra volentieri approfittando del costo relativamente contenuto mentre altri le escludono senza esitazione dalle loro raccolte.

I grafici mostrati in questo post sono stati costruiti in modo artigianale, ma analisi di questo tipo si potrebbero fare facilmente usando metodi automatici di raccolta e classificazione dei dati. Sarebbe un servizio interessante e forse - prima o poi - qualcuno lo svilupperà.

Modificato da DB48
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  • 2 settimane dopo...
Inviato

Aggiungo un altro esercizio che ho fatto utilizzando una piccola parte dei dati prodotti dall'ultima asta Montenegro (Asta 20 dello scorso 28 aprile). Ho considerato solo i lotti venduti del Regno d'Italia. Complessivamente una trentina di monete, troppo poche per fare un'analisi esaustiva, ma abbastanza per farsi un'idea di come stanno effettivamente le cose.

Ho scelto l'asta Montenegro perché così posso evitare i problemi legati alla classificazione delle monete. Ciascun lotto viene identificato anche con l'indice della scala Sheldon). Sulla classificazione di alcuni lotti si potrebbe - a a mio avviso - discutere, ma assumo che le classificazioni fatte dal banditore siano coerenti con quelle fatte nel catalogo Montenegro. Ricordo che il catalogo Montenegro riporta le  quotazioni per gli stati di conservazione MB31, BB41, SPL51, FDC61 ed ECZ70. La quotazione per gli stati intermedi può essere ottenuta per interpolazione lineare così come indicato nel catalogo.

Il risultato della mia analisi può essere rappresentato con il grafico seguente:

image.thumb.png.a616483f8b2c2186f4664ae1f9d9635f.png

I punti color oro si riferiscono alla monetazione aurea, mentre quelli grigi corrispondo ad argenti. La linea tratteggiata dorata è una interpolazione lineare dei punti corrispondenti alle monete auree, mentre quella grigia è stata calcolata per gli argenti.

La linea nera tratteggiata è quella dove si dovrebbero trovare i punti se il prezzo di mercato corrispondesse effettivamente al prezzo di catalogo. Vediamo che i prezzi reali sono molto inferiori, specialmente per gli argenti (la linea tratteggiata grigia ha una pendenza pari a circa 1/4 della linea nera, ovvero lo "sconto" è stato pari a circa il -75% rispetto alla quotazione di catalogo).

La differenza è meno importante per le monete d'oro anche se siamo comunque a prezzi reali che sono quasi la metà rispetto a quelli del catalogo. La differenza si fa decisamente meno importante per gli ori meno costosi dove il costo del metallo è una componente determinante del prezzo finale.

Come ho detto all'inizio, i dati che ho analizzato sono troppo pochi per trarre conclusioni di carattere generale. Ripeto anche - come scritto in un post precedente - che quando si ha a che fare con pezzi rarissimi in eccezionale stato di conservazione ogni prezzo è una storia a sé e non ha molto senso parlare di quotazione di catalogo. Ma per i pezzi che circolano più frequentemente e che non sono comunque di facile accesso per noi poveri mortali (parliamo di prezzi reali che vanno da qualche centinaio di Euro fino a circa 3000 Euro) si vede che la differenza rispetto alle quotazioni di catalogo può essere decisamente forte.

Mi domando se non sarebbe il caso che - prima di fare la fine dei cataloghi filatelici - anche i cataloghi numismatici pensassero ad una "operazione trasparenza" riportando quotazioni più vicine rispetto ai reali prezzi di mercato.

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Inviato
Il 3/5/2023 alle 19:05, DB48 dice:

Aggiungo un altro esercizio che ho fatto utilizzando una piccola parte dei dati prodotti dall'ultima asta Montenegro (Asta 20 dello scorso 28 aprile). Ho considerato solo i lotti venduti del Regno d'Italia. Complessivamente una trentina di monete, troppo poche per fare un'analisi esaustiva, ma abbastanza per farsi un'idea di come stanno effettivamente le cose.

Ho scelto l'asta Montenegro perché così posso evitare i problemi legati alla classificazione delle monete. Ciascun lotto viene identificato anche con l'indice della scala Sheldon). Sulla classificazione di alcuni lotti si potrebbe - a a mio avviso - discutere, ma assumo che le classificazioni fatte dal banditore siano coerenti con quelle fatte nel catalogo Montenegro. Ricordo che il catalogo Montenegro riporta le  quotazioni per gli stati di conservazione MB31, BB41, SPL51, FDC61 ed ECZ70. La quotazione per gli stati intermedi può essere ottenuta per interpolazione lineare così come indicato nel catalogo.

Il risultato della mia analisi può essere rappresentato con il grafico seguente:

image.thumb.png.a616483f8b2c2186f4664ae1f9d9635f.png

I punti color oro si riferiscono alla monetazione aurea, mentre quelli grigi corrispondo ad argenti. La linea tratteggiata dorata è una interpolazione lineare dei punti corrispondenti alle monete auree, mentre quella grigia è stata calcolata per gli argenti.

La linea nera tratteggiata è quella dove si dovrebbero trovare i punti se il prezzo di mercato corrispondesse effettivamente al prezzo di catalogo. Vediamo che i prezzi reali sono molto inferiori, specialmente per gli argenti (la linea tratteggiata grigia ha una pendenza pari a circa 1/4 della linea nera, ovvero lo "sconto" è stato pari a circa il -75% rispetto alla quotazione di catalogo).

La differenza è meno importante per le monete d'oro anche se siamo comunque a prezzi reali che sono quasi la metà rispetto a quelli del catalogo. La differenza si fa decisamente meno importante per gli ori meno costosi dove il costo del metallo è una componente determinante del prezzo finale.

Come ho detto all'inizio, i dati che ho analizzato sono troppo pochi per trarre conclusioni di carattere generale. Ripeto anche - come scritto in un post precedente - che quando si ha a che fare con pezzi rarissimi in eccezionale stato di conservazione ogni prezzo è una storia a sé e non ha molto senso parlare di quotazione di catalogo. Ma per i pezzi che circolano più frequentemente e che non sono comunque di facile accesso per noi poveri mortali (parliamo di prezzi reali che vanno da qualche centinaio di Euro fino a circa 3000 Euro) si vede che la differenza rispetto alle quotazioni di catalogo può essere decisamente forte.

Mi domando se non sarebbe il caso che - prima di fare la fine dei cataloghi filatelici - anche i cataloghi numismatici pensassero ad una "operazione trasparenza" riportando quotazioni più vicine rispetto ai reali prezzi di mercato.

 

Ciao.

Non ho ben capito, sii paziente.
Montenegro userebbe la scala "sheldon" ?
Oppure nelle sue aste dichiara davvero con la Sheldon a catalogo e non con la sua scala autoprodotta?
Comunque, hai utilizzato 1 catalogo solo, su di un'asta sola.
Un po' poco per sentenziare "anche i cataloghi numismatici pensassero ad una operazione trasparenza riportando quotazioni più vicine rispetto ai reali prezzi di mercato" .
Prova, per esempio, ad utilizzare catalogo Gigante, ed ultime 3 aste Varesi. Giusto per vedere se gli scostamenti sono simili.

Saluti.

 

 

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Inviato
4 ore fa, Monetaio dice:

Ciao.

Non ho ben capito, sii paziente.
Montenegro userebbe la scala "sheldon" ?
Oppure nelle sue aste dichiara davvero con la Sheldon a catalogo e non con la sua scala autoprodotta?
Comunque, hai utilizzato 1 catalogo solo, su di un'asta sola.
Un po' poco per sentenziare "anche i cataloghi numismatici pensassero ad una operazione trasparenza riportando quotazioni più vicine rispetto ai reali prezzi di mercato" .
Prova, per esempio, ad utilizzare catalogo Gigante, ed ultime 3 aste Varesi. Giusto per vedere se gli scostamenti sono simili.

Saluti.

 

 

 

Parto dal primo punto ovvero la corrispondenza tra la scala Sheldon ed il sistema di classificazione italiano. Nel mio post precedente sono stato molto conciso perché sul tema si potrebbero consumare fiumi di inchiostro. Cercherò di essere più chiaro.

Quando si fa una analisi dei risultati d'asta bisogna comunque assumere un modello di conversione tra le diverse scale di classificazione dello stato di conversione perché altrimenti non si possono mettere assieme i dati dei lotti "slabbati" e di quelli classificati con il metodo italiano.

Sappiamo che non c'è un metodo di conversione unico e riconosciuto da tutti. D'altra parte non è neppure univoco il significato che periti italiani diversi assegnano ai livelli MB, BB, SPL ed FDC. Io uso un metodo di conversione che è una media dei modelli adottati da fonti diverse.

Quanto alla scala specifica adottata da Montenegro, si tratta di un ibrido perché alle classiche classificazioni italiane associa una scala numerica che arriva fino a 70. Concordo sul fatto che, pur condividendo lo stesso valore massimo pari a 70, non è detto che la classificazione adottata da Montenegro sia completamente sovrapponibile con la classificazione Sheldon.

Tutto ciò premesso, la sintetica analisi che ho presentato si riferisce ad un'asta Montenegro nella quale i lotti sono stati classificati utilizzando la stessa metodologia adotta nel catalogo. Quindi - per questa specifica asta - è stato possibile fare un confronto diretto tra i prezzi di realizzo e i prezzi di catalogo (solo il Montenegro ovviamente).

Quanto alla domanda che mi ponevo alla fine del mio post (quella relativa alla "trasparenza") vorrei sottolineare che l'ho posta - non a caso - sotto forma di domanda e non si tratta di una affermazione apodittica.

In generale, credo che sia importante ricordare che - come ci insegna il caso della filatelia - se i prezzi di catalogo di discostano troppo dai valori di mercato si rischia di disorientare i collezionisti, soprattutto quelli più giovani (che sono già merce rara!) spaventandoli con prezzi apparentemente irraggiungibili.

Per fortuna la situazione dei cataloghi numismatici non è esasperata come nel caso dei cataloghi filatelici, ma - a mio parere - si potrebbe fare meglio. Capisco che chi compila i cataloghi lasci un certo spazio ai venditori per fare "sconti" ai loro clienti, ma - sempre a mio parere - talvolta si esagera.

A mio avviso, sarebbe il momento di ripensare al modo con cui compiliamo i cataloghi. Forse si potrebbero addirittura togliere le quotazioni aggiornate dai cataloghi in forma cartacea (tanto ormai quasi nessuno li compra più ogni anno come si faceva una volta)  e si potrebbe demandare la pubblicazione delle quotazioni aggiornate ad un servizio online dove si riportano le quotazioni tenuto conto dei prezzi realizzati in asta e di alcuni selezionati listini. Pagando un piccolo abbonamento annuale i collezionisti potrebbero poter usufruire di un servizio molto utile, soprattutto per coloro che sono meno esperti.

 

 


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Inviato

Io per esempio li prendo tutti ogni anno,parlo di Montenegro,Gigante e Alfa quando esce,in pratica colleziono anche i cataloghi. 

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Inviato

Penso che la scala Sheldon abbia aggiunto confusione alla confusione. Cosa significa interpretare i valori della scala americana comparandoli con la scala nazionale o europea, quando con i medesimi termini si intendono conservazioni diverse? Mi spiego meglio: MS significa Mint State (Stato Zecca, ovvero FDC) mentre nella scala da 60 a 65 si va dallo SPL a FDC; mentre AU (about unicirculated, ovvero quasi Non circolato) con punteggi da 50 a 58 stanno da BB a SPL ; XF (extremeli fine, ovvero SPL) in realtà vanno dal MB al BB/qSPL, per non parlare delle conservazioni inferiori (VF very fine, praticamente spazzatura..........


Inviato
12 minuti fa, Elleffe dice:

Penso che la scala Sheldon abbia aggiunto confusione alla confusione. Cosa significa interpretare i valori della scala americana comparandoli con la scala nazionale o europea, quando con i medesimi termini si intendono conservazioni diverse? Mi spiego meglio: MS significa Mint State (Stato Zecca, ovvero FDC) mentre nella scala da 60 a 65 si va dallo SPL a FDC; mentre AU (about unicirculated, ovvero quasi Non circolato) con punteggi da 50 a 58 stanno da BB a SPL ; XF (extremeli fine, ovvero SPL) in realtà vanno dal MB al BB/qSPL, per non parlare delle conservazioni inferiori (VF very fine, praticamente spazzatura..........

 

Concordo

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Inviato
22 minuti fa, Elleffe dice:

Penso che la scala Sheldon abbia aggiunto confusione alla confusione. Cosa significa interpretare i valori della scala americana comparandoli con la scala nazionale o europea, quando con i medesimi termini si intendono conservazioni diverse? Mi spiego meglio: MS significa Mint State (Stato Zecca, ovvero FDC) mentre nella scala da 60 a 65 si va dallo SPL a FDC; mentre AU (about unicirculated, ovvero quasi Non circolato) con punteggi da 50 a 58 stanno da BB a SPL ; XF (extremeli fine, ovvero SPL) in realtà vanno dal MB al BB/qSPL, per non parlare delle conservazioni inferiori (VF very fine, praticamente spazzatura..........

 

Da quello che ho capito, da povero ignorante che sono, le scale americane stanno molto attenti anche ai singoli segnetti cioè un ms 68 e' praticamente un fdc assoluto con  zero segni visibili ad occhio ma al max 1 con lente ingrandimento. Poi scendendo a me 67 si possono avere max 2 segni con ingrandimento e così via fino ad arrivare a Ms65 che è il nostro fdc con segnetti minimi anche visibili 


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