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IGNORED

Romano campana


VALTERI

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Un esemplare dei didrammi battuti per Roma in Campania probabilmente a Napoli con al diritto testa elmata di Marte ed al rovescio tetsta do cavallo .

Sarà il 7 Gennaio in vendita Artemide 61 al n. 244 .

 

001 Artemide 61 n. 244.jpg

002 Artemide 61 n. 244.jpg

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Bellissima e interessantissima moneta. Al retro, non visibile su questo esemplare, reca la legenda "ROMANO".

 

Sono noti 15 conî al D/ e 20 al R/; fu quindi, probabilmente, un'emissione abbondante.

Babelon e Grueber datano la moneta al 335, Coarelli al 326-312, la Breglia al 320, Crawford (in Coinage & Money under the Roman Republic) al 310 (ma nel Roman Republican Coins, aveva seguito Thomsen), Thomsen al 280 e Pedroni al 275.

Crawford la ritiene parte di una serie comprendente anche RRC 13/2. Nel Roman Republican Coins l'aveva attribuita a Metaponto per la spiga di grano, ma in Coinage & Money under the Roman Republic ne ha collegato l'emissione ai lavori per la via Appia (312-308) e, per conseguenza, l'ha attribuita a un'ignota zecca campana.

Altri autori la ritengono la prima effettiva emissione monetaria romana (dopo quella, puramente commemorativa, rrc 1/1) avvenuta a Neapolis dopo il foedus aequum del 326 e potrebbe appartenere a una serie comprendente il bronzo RRC 2/1.

Pedroni ritiene che la tipologia sia romana, alludendo alla cerimonia dell’October equus, ma nondimeno richiami il tipo del leucippo già presente sulle monete di Metaponto, proprio per rendere questa moneta più appetibile su quel mercato (così come l’adozione del piede campano di circa 7,30 g, benché forse fosse già in vigore quello magno-greco ribassato di 6,6 g). Viene quindi datata al 275 e attribuita alla zecca di Metaponto, contemporaneamente alla litra rrc 13/2 e al bronzo rrc 17/1.

Secondo Coarelli (che richiama Torelli), il D/ richiama l’immagine dell’ara Martis e rinvia, quindi, al lustrum che chiudeva la censura. Il R/ alluderebbe invece alla cavalleria e alla Campania (territorio celebre per le sue messi); l’iconografia quindi alluderebbe a un censimento di cavalieri (recognitio equitum) campani. Sappiamo che i Capuani dovettero pagare 450 “denarî nummi” all’anno, per il sostentamento dei 1.600 equites campani, e a ciò potrebbe essere servita la coniazione di queste didracme. Quanto alla data, la recognitio è necessariamente susseguente alla concessione della cittadinanza optimo iure, che Livio fissa al 340 ma (come ha osservato Michel Humm nel 2005) non può non essere successiva al 338-334, quando fu concessa la sola cittadinanza sine suffragio ai Capuani. All’epoca era disponibile, per Roma, la sola zecca di Napoli: potrebbe allora essere un successivo foedus del 326. Al più tardi, potrebbe essere risalire alla censura di Appio Claudio (312 - Diodoro 20, 36, 5), valida occasione per iscrivere i nuovi civites nelle liste del censo.

L’iconografia sarà poi copiata dal bronzo di Cosa (del 273 o successivo) HN Italy 210.

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  • 1 anno dopo...

Aggiungo, di questa rara tipologia di didrammi di non ancora identificata zecca, un vistoso esemplare che sarà il prossimo 22 Novembre in vendita Num. Fine Art 1 al n. 32 .

001 Num. Fine Art 1 n. 32 .jpg

002 Num. Fine Art 1 n. 32 .png

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