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Inviato

attribuito ad alta epoca, un esemplare di statere incuso di Metaponto, descritto come variante piuttosto rara, con al rovescio spiga affiancata su entrambi i lati da 2 serie di 3 puntini . 

Sarà il 3 Dicembre in vendita LeuNum. 24 al n. 860 .

001 LeuNum. 24 n.860.jpg

002 LeuNum. 24 n. 860.jpg

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Inviato

Non avendo nella mia esigua documentazione il Noe, chissà se magari @Archestrato , che saluto, potrebbe verificare se questa variante vi è assente .

Una buona serata


Inviato

Buonasera @VALTERI,

Innanzitutto grazie per la considerazione.

Non possiedo il testo sulla monetazione di Metaponto di Sydney Philip Noe purtroppo, ma la parte I (1927) e II (1931) sono consultabili online ai link seguenti:

 

https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=inu.30000092058902&view=1up&seq=5
 

https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=inu.30000104994359&view=1up&seq=7


Qui la terza parte di Ann Johnston del 1990:

http://numismatics.org/digitallibrary/ark:/53695/nnan4380


 

In attesa delle osservazioni di chi meglio di me conosce le serie metapontine incuse, esprimo alcune considerazioni.

In generale è una moneta davvero particolare, che racchiude in se elementi oggettivi che il Noe (ormai quasi un secolo fa) assegnava a due classi di monete distinte tra loro.

1 - Le due piccole foglie (brattee) visibili  alla base della spiga al dritto del pezzo Leu appartengono solamente alla classe I (1-36), quella più antica delle serie incuse. Le successive non presentano questo particolare.

2 - Il diametro dichiarato da Leu, se confermato essere 26 millimetri, corrisponde a quello di esemplari di modulo ridotto, che non compaiono prima della fine delle classe IV (che copre i numeri 85-99) e che comunque diventa “standard” solo nelle classi da V a VII, vale a dire poco prima del passaggio alle emissioni a tondello stretto e spesso (classe IX).

 

 

Noto inoltre alcuni aspetti curiosi oltre i singolari 6 punti al rovescio.

Ad esempio al dritto sembrerebbe essere visibile una parte di resta non collegabile a nessun chicco della spiga (in basso a sinistra). E non mi sembrerebbe probabile che il lieve scivolamento di coniazione  visibile in diversi particolari abbia creato uno scostamento così pronunciato solo in quell’area, forse è un difetto causato dalla pesante pulizia di cui parla il catalogo di vendita (?).

E quella traccia curvilinea nel campo a sinistra, sempre al dritto? Difetto, frattura, o che sia il resto di un simbolo (delfino?)? Tracce di un qualche sottotipo da ribattitura?

La pulizia eccessiva non aiuta, anzi fa porre interrogativi ulteriori, come le tracce di “limatura” tra ore sette ed ore otto al bordo  del dritto.

 

 

Venendo al dunque, dei sei globetti in rilievo al rovescio mi pare Noe non li menzioni. Leggendo però la sezione del testo sulle tecniche produttive e sulle alterazioni dei conii non ho potuto fare a meno di pensare se essi non avessero un qualche fine pratico. Sembrerebbe di intuire una qualche sagoma intorno ad essi, ma non mi sentirei di azzardare ipotesi, rischierei di cadere nella pareidolia e potrei essere ingannato dalla pulizia delle superfici.

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@dracma che ne dici?

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Inviato

Analisi puntuale e dettagliata, come sempre @Archestrato per questo esemplare che effettivamente non manca di qualche particolarità .

Una buona serata

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Inviato

Condivido in pieno le osservazioni espresse da @Archestrato

L'esemplare presenta alcune anomalie tra cui il modulo di mm 26 che non trova corrispondenza nella classe I Noe-Johnston, all'interno della quale dovrebbe inquadrarsi tipologicamente la moneta per la presenza delle foglie alla base della spiga (Noe, classe I, nn. 1-21). Tuttavia non si può escludere che il dettaglio stilistico sia stato ripreso in una fase lievemente seriore. Non a caso gli editori suggeriscono per il D/ un confronto con la serie iniziale della classe III Noe-Johnston (n. 54). L'osservazione è puntuale in quanto l'etnico di quattro lettere (META) disposto a destra con andamento retrogrado non trova riscontro nelle classi precedenti, mentre costituisce un elemento di innovazione nella classe III per poi ripetersi sulla IX (tond. medio: nn. 192-4).

Potrebbe quindi trattarsi di un nuovo accoppiamento di conii che in tal caso si collocherebbe nella fase di transizione tra le classi II-III per le quali, come già evidenziava la Johnston, la sequenza dei conii non  corrisponde ad una successione rigidamente cronologica in quanto bisogna anche prevedere tratti di coniazione paralleli. In ogni caso la resa della spiga, i caratteri epigrafici e le dimensioni del modulo non sembrerebbero deporre a favore di una collocazione di questo esemplare nel momento iniziale della produzione (classe I) bensì in una fase lievemente successiva, benché ancora ascrivibile alla fase a tondello largo e sottile, come documenta il modulo.

Per quanto concerne i segni visibili al D/ non è improbabile che vadano riferiti ad una riconiazione su un pegaso corinzio con testa di Athena, di cui sembrerebbe visibile il profilo dell'elmo.  Servirebbe però un controllo autoptico.

 

 

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Inviato (modificato)

Resterebbe @dracma la particolarità delle 2 serie di puntini al rovescio, che non possono essere casuali .

Forse la guida per l' inizio di ulteriori elementi ( etnico e/o simboli ? ) poi non portati a termine dall' incisore ?

Una buona serata

 

 

Modificato da VALTERI

Inviato

La questione in realtà è molto più complessa. Dubito che le due serie puntinate al rovescio siano riferibili ad eventuali elementi previsti dall’incisore ma non portati a compimento. Nelle serie iniziali degli incusi metapontini la legenda compare generalmente solo al D/ e i simboli non risultano attestati prima della classe V Noe-Johnston. Potrebbe trattarsi di aggiunte successive? E se sì, a quale scopo? Il fatto che si trovino sia a destra che a sinistra esclude la finalità di segni preparatori per l’incisione di elementi grafici in quanto non risultano attestate monete incuse di Metaponto con duplice simbolo al rovescio né tantomeno con legenda bipartita, ad eccezione della classe IV (ME//TA) dove però l’etnico è posto sempre al D/.

 L’unica informazione disponibile è relativa ad una “European collection formed before 2005”, pertanto non conosciamo eventuali precedenti passaggi di mano che potrebbero aver in via ipotetica “alterato (?)” il conio originario. In caso contrario risulterebbero poco chiari i motivi che indussero a “puntinare” il conio, potendosi escludere un mero intento decorativo che, a quanto mi risulta, resterebbe privo di confronti.

 I dubbi tuttavia persistono e su più fronti. La stessa classificazione della moneta come variante della serie n. 54 Noe potrebbe forse non essere del tutto appropriata per vari motivi. Il modulo di 26 mm non è infatti un elemento dirimente in quanto tondelli fino a 26 mm si riscontrano, ad esempio, all’interno delle citate serie nn. 192-4 Noe (classe IX: tondello medio) che sia per elementi epigrafici (legenda retrograda a d.) che stilistici (spiga con 6, 7 o 8 grani) sembrerebbero meglio confrontarsi con l’esemplare in oggetto.

 

Paris, BN, FG 1129

image.pngimage.png

 

BMC 239

image.png

 

Un esemplare del ripostiglio di Curinga (IGCH 1881) battuto dall’accoppiamento Noe D/193-R/194 presenta ad esempio un modulo di 26 mm.

Da Spagnoli 2004, p. 106, tav. VI, 56

image.png

 

Un elemento di ancoraggio potrebbe riscontrarsi nella citata riconiazione sull’undertype corinzio che, se accertata, rimanderebbe ad un orizzonte temporale successivo alla fine del VI secolo e, quindi, sequenziale alla fine della coniazione a tondello largo.

Si tratta peraltro di serie non nuove alla pratica della riconiazione. Lo scorso anno un esemplare simile ma di conio diverso con tracce di tipi precedenti veniva segnalato sul mercato antiquario (Heritage 232109/61012).

 Heritage 232109, 2021, 61012 (riconiato)

image.png

 

Va però osservato che un elemento di differenziazione rispetto alla classe IX è costituito dal decoro del bordo del D/, che appare perlinato entro duplice circolo lineare e non a treccia.

In assenza di ulteriori riscontri si può solo ipotizzare che si tratti di un esemplare inquadrabile in una fase di transizione dal tondello largo al medio in quanto conserva elementi propri di entrambe le serie. Si tratta in ogni caso di un pezzo di notevole interesse e che impone, forse, di rivedere e aggiornare la sequenza della Johnston non solo per la notevole quantità di esemplari apparsi dopo l’ormai datata edizione del corpus (1984) ma anche (e soprattutto) perché la studiosa si basa su una documentazione numericamente esigua, senza tener conto che molte “classi” di produzione andrebbero riviste e collocate in modo diverso.

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  • Grazie 1

Inviato

Grazie @dracma per la dettagliata disamina che ben inquadra questo comunque particolare, e non solo per le puntinature, esemplare .

Una buona serata


Inviato (modificato)

Io non ho capito @dracma se tu ritieni possibile che quei sei puntini siano comparsi negli ultimi decenni o se e‘ da escludere. 
 

a ingrandire la foto sembrerebbe quasi che tra alcuni puntini ci sia a meta‘ tra due puntini pure un punto non sporgente ma entrante nel metallo. Bisognerebbe vedere la moneta dal vivo per esserne sicuri.

Modificato da coinzh

Inviato
3 minuti fa, coinzh dice:

Io non ho capito @dracma se tu ritieni possibile che quei sei puntini siano comparsi negli ultimi decenni o se e‘ da escludere. 

 

E' un bel rebus in quanto bisognerebbe comprenderne la funzione, che come dicevo sopra non mi sembra essere decorativa. Quindi o si tratta di aggiunte successive o, se non lo fossero, non saprei proprio come spiegarle.

Certo è che il possessore (o i possessori) ne avevano ben compreso la rarità.


Inviato

Purtroppo la visione al pc di una fotografia può in certi dettagli  ingannare e la descrizione della casa di aste non aiuta perchè non indica se i 6 puntini siano in rilievo od in incavo .

Se in rilievo, forse più probabilmente coevi per la non semplice aggiunta a posteriori : se in incavo di facile realizzazione in qualsiasi tempo .

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Inviato

Osservando le ombre, i “puntini” (quelli di destra in alto) parrebbero essere in rilievo ed anche presentare tracce di uno scivolamento di conio.

Il condizionale è d’obbligo naturalmente.

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Ps: grazie @dracma per avere condiviso al post 7 l’esemplare ribattuto sul didrammo di Akragas. Mi era sfuggito questo passaggio.

Tra l’altro mi pare che si possa identificare il rovescio del sottotipo con il conio R20 del corpus della professoressa Westermark, azzarderei l’accoppiamento 43 (O21-R20), ma dell’aquila resta ben poco. Siamo nel momento del passaggio alle emissioni con tondello più spesso all’interno del gruppo I.

Scusandomi per l’offtopic (non ho saputo resistere!) posto i particolari a confronto della moneta Heritage e dell’esemplare Westermark 43.15 al British Museum, acquisito da Rollin & Feuardent nel 1874, dalla collezione Addington.

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Inviato (modificato)
8 ore fa, dracma dice:

E' un bel rebus in quanto bisognerebbe comprenderne la funzione, che come dicevo sopra non mi sembra essere decorativa. Quindi o si tratta di aggiunte successive o, se non lo fossero, non saprei proprio come spiegarle.

Come si fa ad aggiungere del metallo a una moneta antica ? Saldatura al laser ? Mi sembra strano che qualcuno si mette a saldarci sopra dei puntini. A che scopo ?

dalla foto della casa d’asta i puntini sembrano in rilievo.

 

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Modificato da coinzh

Inviato

Lo scopo lo ignoro ma certo è che se i punti sono in rilievo avrei delle riserve a considerarli coevi al conio di rovescio, il cui tipo è incuso.


Inviato

a studiare la moneta dal vivo si riesce a capire se i puntini sono antichi o moderni ?


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