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Quando gli uomini iniziarono a vestirsi “da uomini”

Accadde anche per le scelte di stile del precedente re inglese di nome Carlo, che voleva differenziarsi da Luigi XIV di Francia

Sui tappeti rossi degli eventi mondani si vedono sempre più spesso outfit poco convenzionali (alcuni esempi), ma nei contesti più comuni ancora oggi gli uomini occidentali si vestono “da uomini”, cioè con quella specie di uniforme fatta di pantaloni, camicia e giacca, mentre le donne hanno a disposizione molte più opzioni. Le differenze di genere nel modo in cui ci vestiamo però non sono sempre state quelle a cui siamo abituati, e secoli fa anche tra gli abiti maschili, almeno quelli di chi poteva permetterselo, c’era grande varietà.

Le cose cambiarono tra Settecento e Ottocento, con la Rivoluzione industriale e la nascita della società borghese, che portò alla codifica dell’abbigliamento maschile per come lo conosciamo oggi. È una delle cose che racconta Andrea Batilla, esperto di moda e consulente per varie aziende, nel suo ultimo libro Come ti vesti. Cosa si nasconde dietro gli abiti che indossi, pubblicato all’inizio del mese da Mondadori. Nel primo capitolo, di cui pubblichiamo un estratto, Batilla spiega che contribuirono al cambiamento anche le scelte di stile del re Carlo II d’Inghilterra, che volle distinguersi dalla sfarzosità di suo cugino Luigi XIV di Francia, allontanando la moda inglese da quella francese.

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Chi avesse viaggiato da Parigi a Londra intorno alla fine del Settecento si sarebbe accorto che i modi di vestire erano molto diversi: i parigini che al tempo avevano come re nientedimeno che Luigi XVI (quello che verrà decapitato qualche mese prima della sua consorte, la famosa Maria Antonietta, durante la Rivoluzione) e che stavano faticosamente uscendo dallo stile rococò consideravano elegante un uomo che portava una lunga giacca di seta con bordi ricamati d’oro (vero) abbinata a braghe sotto al ginocchio (culotte) dello stesso tessuto, un gilet lungo sempre in seta e con bordi ricamati, un colletto di lino con fazzoletto da collo guarnito in pizzo, scarpe in velluto con tacco e con la suola rossa (eh sì, proprio come quelle scarpe lì…), una parrucca più o meno gigantesca cosparsa di cenere o farina e un trucco che al confronto il contouring di Kim Kardashian è da dilettanti.

Gli inglesi, invece, avevano un abbigliamento più pratico derivante essenzialmente dal fatto che abitavano molto più in campagna che in città e che cominciavano a frequentare fabbriche anziché palazzi nobiliari: un barone scozzese avrebbe messo un cappotto a redingote in lana con il colletto piano e le maniche aderenti, un gilet lungo con culotte in camoscio (vero), stivali da equitazione e capelli e viso al naturale. Su questo punto è fondamentale ricordare che il classico lord inglese che abbiamo ben fissato nel nostro immaginario stava in campagna non perché avesse aspirazioni bucoliche o si sentisse più romantico dei suoi colleghi francesi o tedeschi, ma perché i suoi possedimenti terrieri prima e le fabbriche subito dopo erano tutti lontano da Londra. Le residenze in mezzo alla brughiera non erano posti di vacanza, come forse molti credono, ma luoghi di lavoro prima dell’aristocrazia e poi della nuova borghesia imprenditoriale, che peraltro nel tempo si mescolarono grazie a matrimoni molto interessati da entrambe le parti: chi voleva un titolo, chi voleva i soldi. Questo stile di vita è stato uno dei principali motori di cambiamento del modo di vestirsi degli uomini dell’Ottocento oltre, ovviamente, a essere il centro narrativo della serie televisiva  Downton Abbey.

Anche se ancora durante la Guerra dei sette anni, che si svolse tra il 1756 e il 1763 e coinvolse tutto il mondo all’epoca conosciuto facendo scontrare principalmente Francia e Inghilterra, alcuni ufficiali inglesi partivano alla volta dei campi di battaglia con kit da viaggio di cui facevano parte profumi, rossetti, ciprie, fard e mascara, questa non era più la norma per un gentleman o un borghese inglese. Per montare la parrucca a Sir Lumley Skeffington, estroso nobile che a tempo perso faceva il drammaturgo a inizio XIX secolo, ci volevano 6 camerieri, ma in generale il suo look esagerato era guardato con un certo disgusto soprattutto dagli appartenenti alla nascente classe borghese, che lo soprannominarono «French toy» cominciando a mettere in giro l’aggettivo «effeminato» in senso altamente dispregiativo. Nel 1795 in Inghilterra con il Duty on Hair Powder Act venne emessa dal Parlamento una legge che, per finanziare le guerre contro la Francia napoleonica, applicava una tassa salata sulla farina che uomini e donne mettevano sui capelli. Il termine Whigs (parrucche) designa proprio la parte progressista del Parlamento inglese che, vicino allo spirito della Rivoluzione francese, non ne faceva più uso. Poi ditemi che la moda non è una cosa seria.

L’uniforme borghese si forma quindi come un progressivo distacco da quella aristocratica e ognuno dei suoi tratti nasce come un rifiuto dell’estetica e dell’etica precedenti. Il concetto stesso di effeminatezza, come abbiamo detto, che non esisteva prima dell’Ottocento, viene creato e assume un’accezione negativa proprio in questo periodo per una semplice ragione di differenziazione tra maschi lavoratori e maschi nullafacenti, mentre la parola «omosessualità» appare per la prima volta nel 1869 grazie a Karl-Maria Kertbeny perché, come spiega molto bene Paolo Zanotti nel suo libro Il gay, dove si racconta come è stata inventata l’identità omosessuale, la borghesia dà un’importanza enorme alla sessualità come fattore identitario e la capacità di controllare istinti ritenuti bassi e sconvenienti viene considerata segno di superiorità. Tutto concorre alla creazione del nuovo paradigma dell’uomo integerrimo che si è fatto da sé e che tiene tutto sotto controllo.

Esiste peraltro un episodio semimitologico che racconta l’inizio di questa scissione tra la seria praticità del vestire inglese e gli ormai macchiettistici abiti ancien régime francesi. È la storia di Carlo II d’Inghilterra, cugino di quel Luigi XIV familiarmente noto come Re Sole.

Carlo II viene proclamato re d’Inghilterra il 30 gennaio 1649, il giorno in cui suo padre Carlo I viene decapitato dai ribelli antimonarchici guidati da Oliver Cromwell, che così facendo trasformano l’Inghilterra in una repubblica. Tra il 1646 e il 1650 Carlo II vive in realtà in un dorato esilio alla corte del cuginetto Luigi XIV, cercando poi di contrastare militarmente il regime di Cromwell e diventare il nuovo sovrano. Carlo trova un paese diviso dalla guerra, praticamente in preda all’anarchia e, come se non bastasse, nel 1665 gli capita la più grande epidemia di peste che abbia mai colpito Londra e l’anno successivo un incendio devastante che in pratica rade al suolo la città. Peggio non poteva andare e per questa ragione una delle prime cose che il nuovo re decide di fare è cambiare il suo modo di vestire, smettendo di imitare gli stravaganti usi e costumi francesi di stampo cattolico e aderendo ai molto più morigerati costumi dei ribelli, che erano una parte ortodossa dei protestanti e si facevano chiamare «puritani». Più o meno, oggi l’aggettivo ha ancora lo stesso significato, e se non sapete a cosa mi riferisco basta che vi guardiate The Village, bellissimo film del 2004 di M. Night Shyamalan, che parla proprio di una comunità puritana negli Stati Uniti del XIX secolo.

I puritani erano un gruppo religioso che oggi definiremmo di «estremisti ortodossi», perché osservavano alla lettera i comportamenti prescritti dalla Bibbia, professavano la totale libertà di culto e soprattutto detestavano ogni tipo di gerarchia. Quello che interessa a noi, però, è che i puritani per distinguersi dai ricchi nobili monarchici decidono, tra le altre cose, di smetterla con le parrucche e di tagliarsi i capelli alla paggetto. Vengono per questo chiamati in senso dispregiativo  roundheads, teste rotonde, ma in realtà gettano i semi di una fortissima divisione estetica, che va verso una grande semplificazione del modo di apparire e diventerà uno dei tratti distintivi della nascente classe borghese.

Capendo qual era il pensiero dominante in patria, Carlo riduce il suo abbigliamento a tre pezzi: un gilet lungo, una giacca o cappotto in lana inglese e una camicia di lino (oltre, ovviamente, ai pantaloni). Un look lontanissimo da quello del più famoso e fastoso cugino, ma decisamente più vicino alle abitudini degli inglesi, più rispettoso della religione protestante (e puritana) e reale punto di origine di quello che diventerà il guardaroba dell’uomo moderno.

https://www.ilpost.it/2022/09/27/origini-moda-maschile-abiti-borghesi-andrea-batilla/?homepagePosition=3

 


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La moda maschile dal 1600 al 1650

Con il tramonto della potenza spagnola all'inizio del XVII secolo scompare anche la moda scomoda e ingessata legata a quel mondo castigato e formale. Le sorti dell'Europa sono rette dalla Francia, trionfatrice della Guerra dei Trent'Anni, e dalla ricchissime Fiandre, in cui si afferma un ceto medio abbiente ma sobrio.

Francia e Olanda dettano moda

Dall'abbigliamento il moderno gentiluomo cerca ora soprattutto la comodità e la portabilità: vengono eliminate le steccature dal farsetto, che diventa più lungo e meno fasciante. Le gorgere spariscono (se non per cerimonie o momenti di rappresentanza particolari) e vengono sostituiti da ampi colletti in pizzo o dal modello rabat, formato da due grosse pezze di lino bianco e oggi sopravvissuto nell'abbigliamento dei pastori protestanti.

Anche i pantaloni a sbuffo si allungano in un modello ampio oltre il ginocchio, che termina con una balza.

 

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Gli accessori e le scarpe

La forma di questi calzoni determina la nascita di un nuovo tipo di calzature: degli stivali con un ampio risvolto all'interno del quale viene inserita la balza dei pantaloni.

Gli stivali, prima relegati all'esclusivo uso di calzature per la caccia o la guerra, diventano ideali per muoversi tra le sordide strade delle metropoli del primo '600, per andare a cavallo o, con il risvolto tirato sulla gamba, per proteggersi da pioggia, freddo o dai colpi di pugnale o coltello delle non rare aggressioni dell'epoca. Sono sempre corredati da lucenti speroni e da una “farfalla” o fiocco in pelle legata sul collo del piede, che ha lo scopo di preservare l'usura della calzatura costantemente a contatto col le staffe.

A corte e nelle occasioni mondane gli stivali vengono sostituiti da scarpine rivestite in stoffa e ornate da fiocchi a rosetta, indossate su calze di seta sorrette da giarrettiere colorate. Per preservare queste delicate e costose calzature dalla sporcizia delle strade vengono creati degli appositi copriscarpa in legno detti a point levis.

Con la scomparsa della gorgera gli uomini possono farsi crescere i capelli, che portano acconciati in piccole trecce o in codenettes, piccoli codini di gran moda “lanciati” dal maresciallo Codenet. Le lughe chiome maschili sono ancora tutte (ove possibile) naturali e per veder istituzionalizzata la vezzosa moda delle parrucche bisognerà attendere la seconda metà del XVII e l'incipiente calvizie del Re Sole.

Mode....pericolose

Per l'inverno l'uomo alla moda ricorre ad eleganti soprabiti, spesso indossati su una spalla sola, o a cappe e mantelli in lana o panno che, al contrario del mantellino alla spagnola, non hanno più solo un uso estetico ma servono realmente a coprirsi. Pertanto diventano più ampi e lunghi. Anche i piccoli cappelli maschili aumentano di dimensioni e si dotano di ampie e morbide falde di feltro, ottimo riparo dal vento e dalla pioggia.

Come alla fine del '500 la spada è un accessorio imprescindibile della moda maschile, ma anche un effettivo strumento di autodifesa nelle malsicure strade del XVII secolo. Le fragili e decorate Toledo lasciano il posto alle più lunghe e massicce strisce (o rapier), dalla lama più larga e la guardia finemente cesellata. Le tecniche di scherma barocca abbinano all'uso della striscia quello di un pugnaletto detto mano sinistra, utile per il disarmo dell'avversario, o anche l'uso del mantello stesso per confondere e accecare: le famose tecniche di cappa e spada.

https://www.baroque.it/abbigliamento-e-moda-nel-barocco/la-moda-maschile-dal-1600-al-1650.amp.html

 


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La moda maschile dal 1650 al 1700

Il '600 è il secolo che vede la Francia al comando dello scacchiere europeo ma mentre fino alla metà del secolo questa supremazia coincide solo in parte con quella della moda e del costume, essa diventa totale con l'ascesa al trono di Luigi XIV re di Francia, un sovrano giovane e lungimirante che rivoluzionerà ogni aspetto del vestirsi e dello “stare a corte”.

Per il Re Sole ogni occasione è buona per lanciare mode e usanze che rafforzino la sua fama e il suo carisma in patria e all'estero e che possano fruttare vantaggi economici alla corona e all'economia della Francia.

A cominciare dalle manifatture tessili che, sotto l'impulso mercantilista di Jean Baptiste Colbert e i dettami di moda introdotti dal re, crescono a dismisura fino a diventare e più moderne e produttive d'Europa. Era assolutamente inevitabile vestirsi con i broccati dei Gobelines perchè....lo faceva il re!!

Anche l'uso della parrucca, uno dei simboli dell'epoca nell'immaginario collettivo, si deve a Luigi XIV che, non potendo più portare i capelli lunghi a causa di una crescente calvizie, trasformò il suo difetto in un punto di forza, istituzionalizzando e rendendo obbligatorio l'uso di parrucche nel 1650.

Il modello “lanciato” dal re è la cosidetta allonger, composta da una miriade di piccoli riccioli cuciti uno ad uno su tre striscie di garza o stoffa leggera, che ricadono su spalle e schiena. Esistono tuttavia molto modelli di parrucche, per ogni occasione del giorno e della sera: lunghissime e boccolose per gli eventi pubblici, più corte per i momenti di relax o di lavoro. Le parrucche più costose sono in capelli veri, ma esistono delle versioni più economiche in crini di cavallo o pelo di capra. Le più formali sono nere o imbiancate di cipria, le più eccentriche e modaiole sono rosse o bionde.

Anche la parrucca diventa una ghiotta occasione di business per arricchire le casse del regno e solo nell'anno 1655 il re rilascia (ovviamente contro un lauto pagamento) ben 48 licenze di fabbricante di parrucche.

Spesso le parrucche sono talmente alte e ricche de rendere impossibile indossare il cappello, anch'esso obbligatorio a corte: i gentiluomini sono così costretti ad acquistare ugualmente uno dei cappelli a falda larghissima bordata in pelliccia o marabu in uso al tempo...ma lo portano semplicemente sotto il braccio. Per chi non potesse permettersene l'acquisto, un tricorno poteva essere noleggiato all'ingresso del palazzo di Versailles. Ad ogni modo il re era l'unico che poteva tenere il cappello in testa a corte, anche a tavola.

 

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Il trionfo del barocco

L'abbigliamento maschile è, per ovvi motivi, il più ricercato e raffinato: è sovraccarico di fiocchi, pizzi e merletti che ornano le giacche e i gilet, entrambi lunghi oltre il ginocchio. Le maniche della giacca terminano poco sotto il gomito, lasciando fuoriuscire la camicia riccamente sbuffata. In seguito le maniche della giacca si allungano e vengono completate da grossi polsini applicati detti paramani, derivati dai risvolti staccabili delle maniche militari per proteggere le mani dal freddo. L'insieme di 3 pezzi (giacca, gilet e pantaloni), detto abit à la français, fu copiato in tutta Europa.

Tra il 1650 e il 1675 è molto in voga anche un bolero a maniche corte che viene indossato in abbinamento agli eccentrici calzoni alla rhingrave, dei pantaloni corti al ginocchio su cui è applicata una specie di gonna-pantalone infarcita di fiocchi e passamanerie. Pare che che il conte palatino Rheingraf von Salm sia stato il primo ad indossare questo improbabile indumento, poi reso di gran moda dal Re Sole.

Dopo il 1675 i pantaloni diventano meno ampi e più sagomati, ma si fermano sempre sotto il ginocchio (culottes) e scoprendo le calze di seta colorata.

Gli accessori

Gli ampi colletti in pizzo vengono sostituiti dalla cravatta, che prende il nome dai Croati mercenari nell'esercito francese che per primi la sfoggiarono pare nel 1636. Le cravatte sono costituite da grossi fiocchi in raso completati da lunghe code in pizzo oppure da più modeste strisce in cotone bordate in pizzo e annodate a doppio intorno al collo. Questo tipo di nodo un po' “casuale” fu imitato dopo la battaglia di Steinkerque, quando gli ufficiali dovettero accorrere in fretta e furia sul campo, annodandosi malamente la cravatta.

Spariscono gli stivali (sopravvivendo solo in ambito miliare o di caccia), lasciando il posto alle scarpine con la caratteristica punta tronca, in seta e stoffa ornate da fiocchi. Il tacco, immancabile, è a rocchetto e rimarrà noto agli annali della moda come tacco “alla Luigi”. Poteva essere rosso, ma solo il re e i suoi amici e collaboratori più stretti potevano fregiarsi di questo onore.

La spada è ancora un accessorio immancabile 

nell'abbigliamento maschile, ma perde parte della sua effettiva utilità come strumento da difesa, e si trasforma in uno spadino ben più sottile e corto rispetto alle strisce del primo '600. L'uomo alla moda frequenta i teatri e i luoghi mondani, oltre ad avere spesso un aspetto sofisticato e quasi femmineo (complici anche il trucco pesante e i nei posticci): un'arma troppo ingombrante sarebbe stata considerata sconveniente e fuori luogo.

Una fascia di seta, legata a mò di cinta o di bandoliera sulla giacca, e sottilissimi bastono da passeggio ornati da fiocchi completavano la mise del gentiluomo alla moda.

Vestire per...stupire

Nel barocco vestirsi cela la voglia di stupire, di meravigliare, di fare “spettacolo”...e quale modo migliore se non con le pietre preziose e in particolare con i diamanti, vero feticcio di uomini e donne nel XVII secolo?

Al brillante duca di Buckingham, amante di Anna d'Austria, bastò presentarsi a corte con un abito tempestato di diamanti, poi fatti all'uopo cadere a poco a poco sulla pista da ballo, per far impazzire dame e nobiluomini della corte.

Luigi XIV fu tra i più grandi collezionisti di diamanti della storia, avendo dato grande impulso alle tecniche di raffinazione e taglio di tale pietra in Francia: ne possedette alcuni tra i più grandi mai esistiti, come il Sancy (35 carati), l'Hope (44,5 carati) e l'Ortensia (20 carati). Per i suoi abiti il re dispone di due parures: una composta da 1232 bottoni, 300 asole, 19 rosette e l’altra da 168 bottoni, 336 asole e 19 rosette. Sul cappello sfoggia spesso spille incredibili, che fermano cascate di piume: in una di esse fece persino montare il preziosissimo Sancy. Nel 1715 è ormai anziano, ma non vuole rinunciare a dimostrare la sua magnificenza e a stupire a tutti i costi: tiene un'udienza con un abito nero ricamato in oro e diamanti per un valore di 12.500.000 livres (un funzionario statale guadagnava 1000 livres all’anno).

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La moda maschile dal 1700 al 1750

Nel 1715 muore il Re Sole e con lui tramonta il barocco nella moda: sale al trono il giovanissimo pronipote Luigi XV, nelle cui veci opera il reggente Filippo d'Orleans. La moda subisce una profonda rivoluzione: da una parte gli indumenti si semplificano, diventano più sobri e meno appariscenti (l'età di Luigi XV è anche quella dell'austerità dopo lo sperpero perpetuato dal Re Sole), ma al tempo stesso si afferma una altro concetto di eleganza basato sui dettagli, le tinte tenui e i tocchi esotici. Nasce il rococo.

Sobria raffinatezza

La giacca, sempre lunga oltre il ginocchio, cade morbida e si indossa costantemente aperta per mostrare il panciotto, lievemente più corto, che è il cuore del così detto “completo” alla francese e si presenta di seta o stoffa preziosa, decorato da applicazioni, piccole lacche o da una miriade di bottoni-gioiello. Solo 3 o 4 di essi, di solito quelli centrali, fungono da reale abbottonatura, per lasciare libero e scampanato il gilet su un addome che l'estetica maschile vuole alquanto prominente. L'uomo alla moda deve infatti avere una forma piramidale che, dalle spalle strette, si allarga progressivamente verso pancia e fianchi.

Le maniche della giacca conservano i paramani di fine '600, ma si liberano di gran parte dei fronzoli, lasciando spazio ai colori pastello delle delicate porcellane cinesi, ai raffinati riflessi delle sete di quell'Oriente che sempre più appassiona e interessa il pubblico del XVIII secolo. Questa vera mania dell'esotico rese ricercatissimi i tessuti orientali importati dalle Compagnie delle Indie e avviò in Europa la produzione di tessuti che imitavano i loro disegni asimmetrici, detti bizarre.

Una conquista non da poco è rappresentata dall'introduzione delle tasche, che liberano definitivamente l'uomo dall' obbligo di portare legata alla cinta una borsa per gli effetti personali come la tabacchiera e l'orologio.

I pantaloni non cambiano sostanzialmente: sono culottes aderenti fermati al ginocchio da una fettuccia con bottone.

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La rivoluzione...dalla testa ai piedi

La parrucca subisce un cambiamento radicale: di colori naturali e sempre incipriata, si accorcia e si alliscia, impreziosita da piccoli boccoli laterali e da un codino fermato da un nastro e imbustato in un apposito sacchetto di stoffa per non macchiare la schiena di cipria.

Il cappello simbolo del XVIII secolo è il tricorno, più pratico e portabile di quelli a falda larghissima amati dal re Sole, anche se raramente indossato sulle costose parrucche.

Le scarpe, sempre indossate su calze di seta, hanno un'affusolata forma a punta e perdono il tacco a rocchetto detto alla “Luigi” in favore di una forma meno sagomata e più stabile.

“Attaccare bottone”

I bottoni, applicati copiosamente su giacca e gilet, erano uno dei punti dell'abito maschile che maggiormente attirava l'attenzione. Potevano essere rivestiti in stoffa e dipinti, in madreperla e osso, in fine porcellana, ornati da diamanti e pietre preziose. Ed erano così importanti che i nobili, durante la conversazione con un pari grado, usavano toccarli per osservarli meglio. Questa insolita abitudine, soprattutto quando la conversazione si protraeva, si concludeva spesso con uno o più bottoni rimasti nelle mani del proprio interlocutore...da qui l'espressione attaccare bottone.

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La moda maschile dal 1750 al 1789

L'ultima parte del secolo segna il passaggio dello scettro della moda dalla Francia all' Inghilterra: Luigi XV e il suo successore non sono certo campioni di eleganza e nella seconda metà del '700 segna un progressivo impoverimento della Francia a causa di numerose campagne militari e dei consistenti aiuti stanziati a favore dell'indipendenza dei coloni inglesi in America.

Eleganza britannica

Gli effetti della crisi economico finanziaria si fanno sentire anche nell'abbigliamento: il taglio della giacca diventa più lineare, i grandi paramani e le ampie code si riducono fino a sparire, mantenendo però la linea svasata e aperta per valorizzare il prezioso gilet, che si accorcia notevolmente.

Il completo di 3 pezzi detto alla francese (giacca-panciotto-pantaloni) caratterizzato dalle coulottes al ginocchio sopravvive e, dove le stoffe e le decorazioni diventano meno ricche, fioriscono accessori di gusto come l'immancabile chatelaine, catenina ornamentale a cui potevano essere appesi piccoli ritratti, ciondoli o altri oggettini, e l'orlogio da panciotto impreziosito dal berolque (un ciondolo di pietre dure, metallo o porcellana).

La tendenze di ridurre la lunghezza di giacche e gilet si accelera dal 1780 circa in poi, quando l'Inghilterra diventa sinonimo di un'eleganza per tutti i giorni: il riding coat o redingote è il must per l'uomo alla moda, che non vuole rinunciare allo stile pur beneficiando della comodità e portabilità di questa giacca attillata e chiusa sul davanti (spesso a doppio petto), dalle lunghe code simili a quelle del moderno frac e dal bavero alto, in cui spesso è infilato lo chabot. Poteva anche avere una mantellina dagli ampi risvolti applicata sulle spalle.

La redingote è sempre tinta unita, al massimo rigata, confezionata in tessuti caldi e non preziosi come il panno di lana, con pochissime decorazioni e abbinata spesso a culottes in maglia o pelle di daino infilati negli stivali, che subentrano ai delicati scarpini col tacco.

Mentre l'abito di corte continua a seguire i dettami del completo alla francese (ricche stoffe diverse ma in nuance per i 3 pezzi), l'abito del dinamico gentiluomo inglese, spesso in viaggio o in sella, è tutto in uno stesso colore ed è completato dal carrick, un lungo soprabito con doppia mantellina e tre o quattro baveri lunghi fino al gomito.

 

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Accessori

La parrucca è corta e incipriata, con piccoli boccoli laterali e il codino in perfetto stile Luigi XV, ma sul finire del secolo, sull'esempio dei mastodontici ed eclettici pouf femminili, anche gli uomini osano acconciature più voluminose e stravaganti, con alti ciuffi e banane sul davanti e lunghe trecce o cascate di capelli lisci ricadenti sulla schiena.

Il cappello è sempre un accessorio importante ma al tricorno, meno ornato rispetto all'inizio del secolo, subentrano altri modelli, spesso di ispirazione inglese, come cilindri a tronco di cono, cappelli a falda larga e bicorni di varia foggia ornati da fibbie e coccarde.

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