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VENEZIA. Marco Carburi (professore di chimica e mieralogista).


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Super medaglia alla prossima asta Ranieri di ottobre.

Base: 4.000 euro

Lotto 106. VENEZIA. Marco Carburi (professore di chimica e mieralogista), 1731-1808  
Medaglia di benemerenza del Senato 1772 opus A. Schabel. Ag gr. 53,15 mm 51,6 Dr. RES PUBLICA VENETA. Leone di San Marco volto verso s., su mensola, regge Vangelo; in esergo, A SCHABEL FEC. Rv. M COM CARBURIO / P CHYMICAE ANTEC / MUNIFICENTIA / SENATUS / fusti di cannone decussati con munizioni / A MDCCLXXII. Iscrizione disposta su cinque righe tra due fregi; due fusti di cannone incrociati con relative palle, due fregi barocchi in alto e in basso. Ratto, XIII, n. 506; Volt. 1604.
Estremamente Rara. Meravigliosa patina. FDC

Nato ad Argostoli (Cefalonia) nel 1731 da famiglia veneziana insignita del titolo comitale, Marco Carburi venne condotto a Venezia per compiervi i suoi studi che concluse all’Università di Padova con la laurea in medicina. Dapprima a Bologna, successivamente si trasferì all’Università di Padova dove venne istituita la prima cattedra di chimica, affidata proprio al Carburi dal Senato veneto il quale gli assegnò uno studio sulle tecniche estrattive in uso nelle miniere d’Europa: in tal modo, ebbe modo di conoscere i più insigni studiosi europei tra cui il Linneo in Svezia.
Nel 1772, il Senato veneto gli conferì una medaglia d’oro dal valore di 24 zecchini per avere inventato una carta non combustibile, a suo dell’artiglieria, come avvolgente per la polvere da sparo.
Nel 1779, il Carburi fu tra i promotori dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova; proprio all’Accademia egli lesse alcune delle sue rinomate opere di carattere scientifico, fra questa, in particolare: Sul modo di fondere il ferro futtile senza l’aggiunta di fondenti (1780), problema che allora rivestiva particolare importanza al fine della fusione, in modo rapido ed economico, dei cannoni per i vascelli da guerra.

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https://www.treccani.it/enciclopedia/marco-carburi_(Dizionario-Biografico)/

Nacque ad Argostoli (Cefalonia) nel 1731 da Demetrio, di famiglia veneziana insignita del titolo comitale. Nel 1740 il fratello maggiore Giovanni Battista lo portò a Venezia perché seguisse studi regolari, che proseguì poi all'università di Padova. Recatosi infine a Bologna per studiarvi medicina, materia in cui si laureò, vi conobbe Bartolomeo Beccari, docente di chimica nella facoltà medica, e ne divenne assistente.

Nei primi anni dopo la laurea il C. compì uno o più viaggi nel Mediterraneo orientale, anche per rivedere l'isola natale e i genitori; comunque ne approfittò per compiere una serie di osservazioni naturalistiche, parte delle quali servirono alla stesura di una Lettera sopra una spezie d'insetto marino, indirizzata a Marco Foscarini, procuratore di S. Marco, e pubblicata nelle Novelle letterarie del 1757, (XVIII, col. 404). Nel pubblicarla il Lami auspicava che il C. desse forma letteraria al resto delle sue osservazioni, ma l'invito non ebbe esito.

Nel 1759 il Senato veneto, rilevando che nel vecchio ordinamento degli studi dell'università di Padova non esisteva una cattedra di chimica, ve la istituì, e designò ad occuparla il C., sul quale da Bologna aveva avuto ottime referenze. Egli tuttavia ebbe appena il tempo di prendere possesso della cattedra, che il Senato gli ordinò di compiere a pubbliche spese un lungo viaggio, con lo scopo principale di studiare le tecniche estrattive ed i processi di lavorazione nelle miniere dell'Europa centrosettentrionale. Così il C. visitò le miniere e le comunità scientifiche, ungheresi, tedesche, danesi e svedesi, accumulando vaste esperienze e stringendo amicizie e contatti epistolari, ad esempio con Wallerius e Kronstaedt. In Svezia potè conoscere Linneo, col quale intratterrà una corrispondenza, nel corso della quale il grande naturalista gli chiederà un parere su di un sistema mineralogico da lui ideato.

Infine il C. tornò a Padova nel 1764 (altre fonti portano la data del 1768) e si dedicò alla organizzazione dell'istituto e del laboratorio di chimica, del tutto inesistente.

Egli stesso raccontò di non aver potuto trovare in tutta Padova una sia pur piccola quantità di sostanza alcalina pura o di un qualche acido concentrato, e che nell'università s'ignoravano del tutto gli sviluppi recenti della scienza e si faceva consistere la chimica nella pratica della farmacia. Il suo insegnamento, che creò un nutrito gruppo di discepoli di buon valore, fu essenziale alla formazione di un interesse per la chimica nell'area culturale della Repubblica veneta.

Nel 1779 fu fondata a Padova l'Accademia di scienze, lettere ed arti, e il C. ne fu uno dei costituenti, rimanendo poi sempre socio pensionario; già nel gennaio del 1780 egli vi lesse una memoria sulla fusione del ferro duttile in assenza di solventi (Sul modo di fondere il ferro duttile senza l'ggiunta di fondenti), la cui possibilità era già stata erroneamente sostenuta dal Wallerius negli Elementa metallurgiae.

In questo, come negli scritti seguenti, il suo lavoro, più che un intento di ricerca fondamentale, rivela un carattere tecnico-applicativo.

La Repubblica veneta aveva un grosso problema da risolvere: quello della costruzione, rapida ed economica, di cannoni in fusione per i vascelli da guerra. Angelo Emo aveva incaricato il C. di effettuare studi in tale senso. Purtroppo, in pratica, i cannoni fabbricati con il metodo da lui escogitato risultarono troppo fragili e a nulla valsero gli studi teorici e pratici condotti in tale direzione (cfr. Esperimenti sopra il ferro crudo e sopra il ferro malleabile,Padova 1780). Il C. però non abbandonò l'impresa e volse le sue indagini verso la ghisa, ottenendo così, nel 1783, un celere metodo di fusione che diede finalmente i risultati desiderati. Iniziata rapidamente la produzione di mortai, nel giugno 1784, Angelo Emo, al comando della flotta veneta, poté bombardare efficacemente Tunisi e Biserta compiendo l'ultima grande azione nella storia della marineria veneta. Altro interessante contributo del C. alla tecnologia militare fu la realizzazione di una carta non combustibile ad uso dell'artiglieria, come avvolgente per la polvere da sparo; il governo veneziano considerò così importante tale prodotto che fece coniare una medaglia in onore dei Carburi.

La produzione più strettamente scientifica del C. non è molto ampia né di eccezionale livello, ma nella varietà dei temi testimonia di una notevole ricchezza di interessi. Essa consiste quasi esclusivamente di comunicazioni lette nell'Accademia padovana (poi pubbl. nella serie di Saggi scient. e letter. [3 voll., 1779-94] della stessa), tra cui si possono ricordare quella sul modo di preparare l'acido vetriolico glaciale (acido solforico cristallizzato) e quella sulla decomposizione del tartaro vitriolato (solfato di potassio). Studiò poi le differenze chimiche e pratiche tra i vari tipi di sale alimentare, esaminò chimicamente e cristallograficamente minerali e terre del Veneto, osservò la formazione dei depositi organici a partire dalla vegetazione delle paludi. Il C. fu anche uno dei primi a studiare il nickel, non appena Kronstaedt ne divulgò la scoperta, e accertò contro il parere di costui che poteva unirsi in lega con l'argento.

Da un punto di vista generale le idee scientifiche del C. rientravano nella tradizione flogistica viva alla metà del secolo; quando la scuola chimica francese sotto l'impulso di Lavoisier dette luogo ad una vera rivoluzione concettuale e terminologica egli, insieme al Lorgna, si schierò a difesa delle vecchie idee, e ciò lo espose ad alcune polemiche, cui replicò con la Lettera al chiarissimo padre d. Ermenegildo Pini, edita a Venezia nel 1794. Solo negli ultimi anni di vita pare che egli moderasse la sua intransigenza in seguito alle pressioni del suo allievo e poi sostituto a Padova, G. Melandri, cui egli originariamente, all'atto di passargli le consegne, aveva fatto promettere di non abbandonare le teorie di Stahl e Priestley. Il legame di amicizia col Melandri si trasformò poi in parentela, in quanto questi prese in moglie l'unica figlia del C., nata dal suo tardivo matrimonio con la contessa Cecilia Soncin.

Il vero ruolo del C. nella società veneta dell'epoca va probabilmente visto in una dimensione non strettamente teorico-accademica, bensì tecnologica e in senso lato politica. Viaggiando in Europa egli dovette intuire i motivi profondi dell'estraniamento della Serenissima, e in genere dell'Italia, dalle forze storiche operanti nell'epoca a livello scientifico e politico; e diagnosticò nel tradizionalismo cattolico, con le sue implicazioni culturali ed economico-sociali, il motivo principale della sua crisi, riconoscendo nel razionalismo deista degli illuministi la alternativa ideologica. Fin dal 1778 il nome del C. compare nelle liste di affiliati veneti alla massoneria redatte dagli Inquisitori, e vi rimane fino al crollo della Repubblica. In particolare nel 1793 il podestà di Padova, Da Riva, nel comunicare agli Inquisitori i nomi dei più noti massoni padovani, segnalava che le loro riunioni avevano frequentemente luogo nella residenza di campagna del C., sita tra Padova e Vicenza; è interessante il fatto che il Da Riva ritenesse che il gruppo simpatizzava per le idee espresse dalla Rivoluzione francese. Di fronte alle ripetute conferme dell'appartenenza del C. alla massoneria e delle sue simpatie giacobine risulta poco convincente il tentativo fatto dal Dandolo di negare l'attendibilità delle liste inquisitoriali. Probabilmente solo per il ricordo dei suoi contributi alla tecnologia militare della Repubblica, nonostante le sue idee, non furono presi mai provvedimenti contro di lui.

Il C. morì a Padova dopo lunga malattia, il 4 0 5 dic. 1808.

 


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Prezzo di aggiudicazione: Euro 7.250.


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https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MX495D/231
 

Fu il primo chimico nominato a Padova. Nato a Cefalonia nel 1731, nel 1740 fu portato dal fratello maggiore a Venezia e poi a Padova per completare i suoi studi e quindi a Bologna dove studiò medicina e dove divenne assistente di Bartolomeo Beccari, docente di chimica nella facoltà medica. Nel 1759, il Senato veneto istituì a Padova la prima cattedra di chimica e, sotto raccomandazione di Beccari, chiamò il Carburi a coprirla. Tuttavia, dopo la prima lezione, il Carburi fu subito incaricato di compiere, a spese del Senato, una lunga missione nell’Europa centrosettentrionale con lo scopo di studiare le tecniche estrattive e i processi di lavorazione nelle miniere. Nel dicembre 1767 ritornò a coprire la cattedra di chimica. Pur nelle difficoltà della sede (raccontò di non aver trovato a Padova una sia pur piccola sostanza alcalina pura o un acido concentrato) contribuì a risolvere alcuni problemi seri: per esempio creò una carta incombustibile (1772), importante per la preparazione dei cartocci delle cariche in artiglieria.

medagliacarburiL’altro grosso problema affrontato da Carburi è stato quello della costruzione di cannoni in fusione per i vascelli da guerra. Nel 1783 finalmente il Carburi indirizzò le sue indagini verso la ghisa e ottenne un metodo di fusione mortai che resero possibile a Angelo Emo, nel 1784, di bombardare Tunisi e Biserta compiendo l’ultima grande impresa della marineria veneta.

Da un punto di vista generale le idee scientifiche di Carburi rientravano nella tradizione flogistica. Anche quando le nuove idee di Lavoisier e dei suoi seguaci arrivarono nel veneto, Carburi rimase convinto della bontà del flogisto, arrivando a chiedere al suo assistente, G.Melandri, destinato a divenire il suo successore, di mai abbandonare le idee di Stahl e Priestley.

Il Carburi morì a Padova il 4 dicembre 1808.

NOTA.- Medaglia di benemerenza coniata presso la Zecca di Venezia nel 1772. Opus: Antonio Schabel. (AE – ÿ 51,1 mm – 72,2 g).

D/ RESPUBLICAVENETA – A(NTONIUS) SCHABEL FEC(IT). Il Leone di San Marco, accosciato e retrospiciente verso sinistra, con libro aperto e seduto su basamento.

R/ M(ARCO) COM(ITI) CARBURIO P(ROFESSORI) CHYMICAE ANTEC(ESSORI) MUNIFICENTIA SENATUS A(NNO) MDCCLXXII. Scritta in cinque righe; due fusti di cannone incrociati con relative palle, due fregi barocchi in alto e in basso.
 

https://ilblogdellasci.wordpress.com/2014/05/28/i-chimici-delluniversita-di-padova/
 


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Dalla famosa asta ARS ANTIQUA, The Serenissima Collection: Venice through Medals. 2002-2003, questo esemplare però in bronzo AE.

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A me piace la ricerca genealogica.

L’esemplare in discussione mi ha dato l’occasione di fare una verifica al riguardo.

Il Carburi mori alle ore nove antimeridiane del giorno 4 (e non 5) dicembre 1808 come risulta dall’atto di morte ritrovato del “Pubblico Professore di chimica in questa Regia Università di Padova”, marito della sig.ra Cecilia da Soncin (o Soncin).

 

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http://www.padovaeilsuoterritorio.it/wp-content/uploads/2010/10/Padova-e-il-suo-territorio_145b.pdf
 

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Modificato da Oppiano

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Unica figlia del Carburi fu Vittoria, divenuta Vittoria Melandri-Carburi, per aver sposato altro professore che coadiuvò Carburi all’Universita’ di Padova.

Girolamo Melandri Contessi

Nasce a Bagnocavallo, presso Ravenna, il 29 marzo 1784 da Giovanni Melandri e Ottavia Contessi.

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Poiché la famiglia desiderava che diventasse farmacista, fece pratica a Ravenna, in una farmacia e in quella dell’ospedale. Nell’ottobre 1802 iniziò a frequentare l’Università a Bologna passando poi, nel 1803, a Pavia dove tra gli altri insegnava L.V.Brugnatelli. Si laureò in medicina nel 1806, divenne allievo di Brugnatelli, e fu chiamato nello stesso anno da P.Moscati, direttore della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, presso il suo laboratorio chimico privato. Nel gennaio 1807 lo stesso Moscati lo nominò “dimostratore e operatore” di chimica generale all’Università di Padova, per coadiuvare M.Carburi. Melandri supplì Carburi fino alla morte (1808) subentrandogli prima come supplente con lo stipendio di ordinario (1809). Nell’aprile successivo ne sposò l’unica figlia, Vittoria.

Pubblicò lavori su nichel, numerosi lavori sulle acque minerali, si interessò di migliorare gli studi universitari, pubblicò libri su chimica generale, teorica e pratica. Tra i moltissimi incarichi governativi è da citare il modo di preservare dalla corrosione le fodere di rame che proteggevanole navi dall’attacco degli organismi marini.

Avendo ereditato le cospique fortune degli zii materni Contessi, cambiò il cognome in Melandri Contessi.

Morì improvvisamente a Padova il 24 febbraio 1833.

Per chi volesse, le pagg. 155-195 comprese sono dedicate a Marco Carburi.

https://books.googleusercontent.com/books/content?req=AKW5QadDFPKeIBuyQuVddBPWMhJijcbZQi6xAGy6a0AzOW91Mc0czgPyuKCetlI180ij_6_BQOetfpiAVusNERcWuDiYstyzhW8oPtSLi5e_h8eduM7Ay57cTd6vBa6-fvHJseZEmyX-aWo-Ae75CkAsXGn0VlNo4CbzXKRX1X_GcfNB05JxREWrj9J1hSAygSrQhjD1x7xdW7bu3Wm3BFEbqKBkywGbjkRmTS2VWyj_RFKr45BzRFawTLQ60o-cbq7RE-D9kFbNB_1hWwWAIQjFewVNEo3rTS7pnubQsOVRFxrEIOBH9yA

 

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La sig.ra Vittoria Carburi, figlia di Marco Carburi, mori a Padova a 86 anni il 22 dicembre 1878 come da “Relazione di morte” dell’epoca.

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Il 22 maggio 1894 moriva invece il nipote di Marco Carburi, figlio di Vittoria e Girolamo Melandri, Pietro Melandri.

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Marco Carburi aveva due fratelli: Marino e Giovanni Battista.

Ecco Marinos Carburis

Marinos Carburis, in greco Μαρίνος Χαρβούρης, in italiano Marino Carburi(Argostoli, 1729 – Lixouri, 19 aprile 1782), è stato un ingegnere greco.

È noto per aver realizzato un'eccezionale impresa ingegneristica: il trasporto per 6 km dell'enorme monolito di granito (ca. 1200 ton) usato come basamento per il monumento a Pietro il Grande a San Pietroburgo, detto "Il cavaliere di bronzo".

Nacque ad Argostoli in Cefalonia, quando l'isola era governata dalla Repubblica di Venezia, figlio di Demetrio Carburi[1] e fratello del fisico Giovanni Battista (1722-1801?) e del chimico Marco (1731-1808).[2]

Si laureò in ingegneria all'Università di Bologna. In seguito si specializzò in ingegneria militare a Vienna. Dopo aver lavorato per l'esercito austro-ungarico, su raccomandazione del suo connazionale Peter Melissinos fu chiamato in Russia dalla zarina Caterina II la Grande. Diventò commissario generale dell'esercito zarista per la costruzione di edifici e altre opere militari.

Quando Caterina II decise di costruire a San Pietroburgo un grande monumento a Pietro il Grande, usando come basamento un'enorme roccia situata a circa 6 km dal golfo di Finlandia, molti ingegneri russi non riuscirono a risolvere il problema del trasporto verso San Pietroburgo per l'enorme peso della roccia, stimato in ca. 1500 tonnellate, ma Carburis ideò un ingegnoso sistema con il quale si disse disposto a tentare l'impresa. 

L'enorme roccia, chiamate "Pietra Tuono" in quanto si diceva fosse stata staccata da un fulmine, era conficcata nel terreno per diversi metri e fu già molto difficile estrarla, tramite un complesso sistema di gru e verricelli. Fu costruita una grande piattaforma posta su binari in bronzo lunghi 100 metri, sorretta da sfere di bronzo del diametro di 13,5 cm. Tramite due grandi argani, ciascuno azionato da 32 uomini, la roccia veniva trainata fino al termine dei binari, che poi venivano spostati più avanti di altri 100 metri. Nel frattempo molti scalpellini e tagliatori lavoravano il masso per dargli la forma voluta dall'architetto. Erano impegnati in totale oltre 400 uomini. Al ritmo di 150 metri al giorno, considerando alcuni periodi di sosta la pietra raggiunse il mare dopo nove mesi. Fu poi issata su una grande chiatta, sostenuta e trainata da due grandi navi militari, per altri 16 km fino a San Pietroburgo.

Carburis si sposò in Russia con la greca Helena Chryssoskouleou, dalla quale ebbe due figli: Giorgio e Sofia. Dopo la morte della moglie lasciò la Russia con i figli, ma durante il viaggio in mare la nave affondò e il figlio Giorgio, di 11 anni, perse la vita. Con la figlia superstite Sofia si stabilì a Parigi, dove viveva un suo fratello. A Parigi si risposò con una francese ma nel 1779 tornò nella sua isola natale di Cefalonia assieme ad un francese che diventò suo socio. Acquistarono una grande tenuta agricola a Lixouri, in cui venivano coltivati con nuovi metodi il cotone e la canna da zucchero. Il 19 aprile 1782 la tenuta fu devastata da una banda di rapinatori provenienti dalla penisola greca di Maina, che uccisero Carburis, il suo socio francese e tutto il personale.

Nel 1777 scrisse un libro in cui venivano indicati nuovi metodi per la soluzione dei grandi problemi di trasporto.
 

https://it.wikipedia.org/wiki/Marinos_Carburis

 

https://www.treccani.it/enciclopedia/marino-carburi_(Dizionario-Biografico)/

 

On Aug. 7, 1782, a bronze equestrian statue of Peter the Great was unveiled with great pomp in St. Petersburg in Russia (see first image above). The statue, cast by French sculptor Etienne Falconet, was and is impressive enough, but for many, the real eye-catcher was...
 

https://www.lindahall.org/about/news/scientist-of-the-day/marin-carburi

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Chi era Angelo Emo, colui che affidò l’incarico a Marco Carburi di risolvere della costruzione, rapida ed economica, di cannoni in fusione per i vascelli da guerra veneziani?

Eccolo:

https://it.wikipedia.org/wiki/Angelo_Emo
 

Angelo Emo (Venezia, 3 gennaio 1731 – Malta, 3 marzo 1792) è stato un ammiraglio italiano. Considerato l'ultimo grande comandante operativo della Marina della Serenissima Repubblica di Venezia ed è celebre per le sue campagne navali in Africa Settentrionale, in particolare quelle condotte contro il bey di Tunisi Hammuda o Amurad, tra il 1784 e il 1786.
 

 

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Carburi, Marco

<1731-1808>, nato ad Argostoli (Cefalonia) da famiglia veneziana, fu studente di filosofia e medicina a Padova e si perfezionò in chimica a Bologna, materia che poi insegnò nello Studio Patavino dove  fu nominato professore di chimica teorica e sperimentale con decreto del Senato del 24 gennaio 1760. Al servizio della Repubblica di Venezia alle dipendenze dei Deputati alle miniere, diede un importante contributo agli studi di mineralogia e alle sperimentazioni di metallurgia e chimica utilizzate specie nell'ambito della preparazione delle cariche di artiglieria, ma portò avanti anche altre ricerche di carattere applicativo relative alla pozzolana, alla torba, al nichel, al salnitro e alla costruzione di forni e alambicchi per l'industria dei liquori e del vetro. Affiliato alla massoneria, fu simpatizzante delle idee rivoluzionarie francesi. Ottenne il titolo di conte dalla Serenissima nel 1760.

Cfr. DBI, 19, Roma 1976, pp. 723-725; Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di S. Casellato e L. Sitran Rea, Treviso 2002, pp. 125-131: voce di Virgilio Giormani. (Contributi alla storia dell’Università di Padova. Profili biografici ; vol. 3)

https://archiviopossessori.it/archivio/1684-carburi-marco
 

 

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http://www.virtuelles-kupferstichkabinett.de/de/detail-view
 

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