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IGNORED

Venezia. L. Manin - PONDERE ET MENSVRA


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Fantastica medaglia alla prossima asta Ranieri di ottobre.

Base: 5.000 euro

Lotto 107. VENEZIA. Ludovico Manin Doge CXX, 1789-1797  
Medaglia 1794 opus A. Schabel. Ag gr. 94,56 mm 62,9 Dr. PONDERE ET MENSVRA - A(NTONIVS) SCHABEL F(ECIT). La figura della Geometria e della Scienza delle costruzioni navali, stante e volta a d., nella mano d. tiene un compasso con cui confronta le proporzioni di un disegno di nave, appoggiato su di un tavolino, con il modellino della nave stessa retto nella mano s. Alla d., accovacciato, il Leone di San Marco regge il Vangelo aperto. Rv. DEI OPE ROBUR ET CONSILIUM / PRAEVALUIT / MENSE MART / A MDCCXCIIII (Con l’aiuto di Dio l’energia e l’esperienza ebbero la meglio nel mese di marzo del 1794). Veduta di una serie di squeri uno dei quali è avvolto dalle fiamme, lo specchio d’acqua antistante pullula di imbarcazioni, mentre i tetti degli edifici adiacenti sono affollati di arsenalotti con il compito di ostacolare lo sviluppo dell’incendio. Litta, ”Erizzo”, fasc. 62; Voltolina 1757.
Citato unico esemplare in Coll. Cumano, andata dispersa. Unica? q. FDC

La ricca e specifica bibliografia esistente sull’Arsenale di Venezia non fà parola dell’incendio sviluppatosi nella prima decade di marzo del 1794, così esplicitamente raffigurato nella medaglia in questione. Per trovarne traccia bisogna ricorrere ai documenti d’archivio e in particolare ai Registri dei Patroni e Provveditori dell’Arsenale.
La speigazione và ricercata nel fatto che non si trattò propriamente di un incendio consumatosi in modo disastroso: i danni infatti furono relativamente modesti e rimasero limitati allo ”squero 17 in Novissima e a due caravelle”, certo però le conseguenze avrebbero potuto essere veramente distruttive se non ci fosse stato un efficace intervento da parte degli arsenalotti coordinati dal loro Patron, il nobile Guido Erizzo. L’incidente finì per essere del tutto ignorato dalle cronache ragion per cui la medaglia viene a costituire un documento davvvero significativo di un avvenimento altrimenti destinato al silenzo.
Il Litta, nelle sue dissertazioni, dichiara come: ”questa medaglia si dispensava anche in premio alla gioventù, ch’era applicata agli studi nelle scuole dell’Arsenale”. L’indicazione, che pur non è del tutto escludibile per l’anno 1794, è stata probabilmente determinata dal fatto che le medaglie-premio che venivano assegnate agli alunni meritevoli della Scuola d’Architettura dell’Arsenale presentano lo stesso diritto di quella qui descritta, per la quale lo Schabel evidentemente utilizzò il conio del dr. già ”pronto”, limitandosi ad approntare il nuovo rv. raffigurante l’incendio. Per quanto a Guido Erizzo, Patron dell’Arsenale, al quale la medaglia, per quanto implicitamente si riferisce, si rimanda alla completa descrizione del Voltolina.

 

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https://www.rmg.co.uk/collections/objects/rmgc-object-37838

Medal commemorating ship construction in Venice

Medal commemorating ship construction in Venice. Obverse: A female figure standing at a table pointing with compasses at a design upon it, the winged lion of St Mark lying (right), holding in her left hand the model of a ship. Legend: 'PONDERE ET MENSVRA.' Reverse: Covered dry dock with hulls under construction, smoke issuing from one of them in centre, boats in the foreground. Exergue: 'DEI OPE ROBUR ET CONSILIUM PRAEVALUIT MENSE MART: A . MD CCXCIIII.'
 

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Ciao!

Incisore: Antonio Schabel, lo stesso che incise il Tallero per il Levante ed i suoi sottomultipli.

saluti

luciano


  • 1 mese dopo...
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Prezzo di aggiudicazione: Euro 9.250.


  • 1 mese dopo...
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https://it.wikipedia.org/wiki/Squero

Lo squero è un'infrastruttura nautica che permette di tirare in secca le piccole imbarcazioni per svolgere lavori di manutenzione, quali ad esempio la pulizia e la pitturazione della carena. È costituito da un ampio piano inclinato, solitamente lastricato in pietra o in cemento, digradante verso il mare o altro specchio acqueo. L'ampiezza è dovuta al fatto che deve poter ospitare più imbarcazioni contemporaneamente.

Nello squero spesso sono inserite trasversalmente delle travi di legno, sporgenti rispetto alla superficie del piano inclinato, in modo che la chiglia della barca possa scorrere facilmente su una superficie non abrasiva durante la fase di alaggio, evitando così di dover far uso di rulli. In testa allo squero si trova solitamente un argano ad azione manuale, che permette di tirare l'imbarcazione sullo squero.

Per estensione viene chiamato squero anche il piccolo cantiere navale ove si riparano o costruiscono piccole imbarcazioni, come ad esempio lo squero veneziano.

L'importanza dello squero è andata scemando nel tempo, in quanto ora l'operazione di messa in secca delle piccole imbarcazioni viene svolta da apposite gru semoventi, che imbragano l'imbarcazione con opportune fasce e la sollevano depositandola poi direttamente in banchina su apposite selle.

Diverso dallo squero è lo scivolo, un semplice piano inclinato di dimensioni più piccole rispetto allo squero, e senza travature, che serve unicamente per calare in acqua le imbarcazioni trasportate su carrello.

Lo scalo è invece il grande piano inclinato su cui vengono costruite nei cantieri navali le navi di grandi dimensioni, che poi vengono varate tramite scivolamento su apposite slitte poste tra la carena della nave e lo scalo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Squero_veneziano

Lo squero veneziano è il tipico cantiere per imbarcazioni a remi della città di Venezia.

L'etimologia del nome potrebbe essere legata alla parola di lingua veneta squara, ossia la squadra, strumento di lavoro fondamentale per i maestri d'ascia. Secondo altre fonti il termine potrebbe derivare dal greco ἐσχάριον (eschárion), "cantiere".

In origine, a Venezia il termine  squero indicava genericamente il cantiere navale per la costruzione, la manutenzione e il ricovero delle imbarcazioni di ogni dimensione, sia a remi che a vela, spaziando dai piccoli sandołeti fino alle grandi galee da guerra. Con l'accentramento nell'Arsenale dell'attività cantieristica per le navi più grosse, sia militari che mercantili, l'ambito degli squeri si specializzò sulle imbarcazioni più piccole, di uso privato.

Lo squero è caratterizzato da un piano inclinato verso il canale o il rio per la messa a secco e il varo delle barche. Alle spalle del piano, recintato su due lati, è presente una costruzione in legno coperta e aperta verso il piano di varo, detta tesa. La tesa costituisce allo stesso tempo la zona di lavoro vera e propria, al riparo dalle intemperie, e il deposito degli attrezzi. Tipicamente, le abitazioni contigue o, dove presente, il piano superiore dello squero fungono anche da abitazione del proprietario o del capomastro.

Ai tempi della Repubblica di Venezia gli squeri erano diffusi su tutto il territorio urbano, come testimonia tuttora la toponomastica cittadina con le numerose Calle del Squero presenti un po' ovunque. C'era però una particolare concentrazione a Castello, nella zona dove ora si trova la Riva dei Sette Martiri (dove i cantieri vennero smantellati proprio per far posto alla nuova via), a Dorsoduro e alla Giudecca, sul lato rivolto verso la parte sud della laguna. Col passare del tempo, sia per la drastica riduzione dell'impiego delle imbarcazioni a remi, limitata oggi all'uso turistico o sportivo, sia per l'avvento di nuovi materiali di costruzione come il legno compensato e la vetroresina, le attività degli squeri si sono fortemente ridotte, provocandone una drastica riduzione del numero.

Attualmente nell'ambito cittadino, insieme ad alcuni cantieri minori, sopravvivono solo sei squeri propriamente detti: tre a Dorsoduro, due alla Giudecca e uno a Castello.

I tre squeri di Dorsoduro sono lo squero Tramontin, agli Ognissanti; il confinante squero Bonaldo, sempre agli Ognissanti ma che ha perso completamente la sua funzione, divenendo rimessaggio barche; lo squero di proprietà del Comune di Venezia, noto come Squero di San Trovaso. Questi squeri producono quasi esclusivamente gondole.

I due squeri della Giudecca sono lo squero Crea, proprietà del regatante Gianfranco Vianello detto Crea, che è anche l'unico a consegnare le gondole complete di tutti gli accessori compresi remi e forcole, e lo squero Costantini-Dei Rossi, molto fedele alla tipologia classica dello squero.

Lo squero di Castello è lo squero San Giuseppe, proprietà della Società di Mutuo Soccorso fra Carpentieri e Calfati.

Questi tre squeri riescono ancora a produrre annualmente una quantità significativa non solo di gondole ma anche di altre imbarcazioni tipiche della laguna di Venezia.


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