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Catalogo Gigante 2023 - Le nuove quotazioni per il FDC


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Il 21/9/2022 alle 12:44, Gallienus dice:

quel fuxia è veramente inguardabile.

E invece è bellissimo! 😝😝😝

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20 ore fa, Leonardo T dice:

Quindi la nuova edizione del Gigante potrà generare ancora più confusione, specialmente nei neofiti. 

Trovano in asta una moneta SPL non perfetta indicata come FDC, sfogliano il catalogo e magari associano il valore di questa a quello del FDC assoluto.

 

Se devo vendere le monete doppie del Regno, mi conviene acquistare e portarmi dietro sempre l'edizione più aggiornata vista la recente impennata dei prezzi.

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14 ore fa, sdy82 dice:

E invece è bellissimo! 😝😝😝

Sto aspettando con ansia il colore della nuova edizione :D

E magari anche con una bella moneta in copertina, con il cuBo che mi contraddistingue mi son dovuto tenere per 6 anni un 20 centesimi del Regno d'Italia...

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3 ore fa, Moneta Rara dice:

Quali altri cataloghi alternativi al Gigante 2024 ci sarebbero? 

 

Un Gigante o un Alfa del 2020 se devi acquistare.

Un Montenegro 2023 se devi vendere.

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3 ore fa, Moneta Rara dice:

Quali altri cataloghi alternativi al Gigante 2024 ci sarebbero? 

 

I cataloghi servono per le tirature, le rarità e le varianti, per i prezzi danno una indicazione di massima. I prezzi reali sono quelli delle aste, dei listini, dei negozi e dei convegni. 

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17 ore fa, simonesrt dice:

I cataloghi servono per le tirature, le rarità e le varianti, per i prezzi danno una indicazione di massima. I prezzi reali sono quelli delle aste, dei listini, dei negozi e dei convegni. 

 

A mio avviso l'unico prezzo reale è quello dei realizzi delle aste recenti, preso con le pinze perché per monete rare o in conservazioni eccelse, ma non solo in queste situazioni, il fattore psicologico prende il sopravvento e porta a strapagare una moneta

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Ma siamo sicuri che il prezzo reale è quello dato dalle aste recenti?

Secondo me può essere solo un riferimento generale pechè ogni asta ha storia a sè.

Faccio degli esempi volutamente banali per estremizzare cercando di spiegarmi meglio: se ad un asta partecipano 2 sceicchi che per orgoglio personale si dovessero contendere una moneta, significa che improvvisamente il valore di monete simili presenti alle aste successive schizzi alle stelle? 

Nel caso delle monete difficilmente reperibili basta il singolo caso a dettare regola per le altre simili? 

Se così fosse, per la stessa ragione basterebbe accordarsi per il rilancio di determinate monete alle aste per alzarne il valore, visto che anonimato e riservatezza le rendono opache e poco trasparenti.

Sia chiaro che questa rimane una riflessione personale senza certo mettere in dubbio la serietà e massima professionalità di chi lavora nelle aste. Però é per me chiara convinzione che il prezzo reale della moneta non può, per le ragioni elencate, essere dato dalle aste recenti.

 

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12 minuti fa, Leonardo T dice:

Ma siamo sicuri che il prezzo reale è quello dato dalle aste recenti?

Secondo me può essere solo un riferimento generale pechè ogni asta ha storia a sè.

Faccio degli esempi volutamente banali per estremizzare cercando di spiegarmi meglio: se ad un asta partecipano 2 sceicchi che per orgoglio personale si dovessero contendere una moneta, significa che improvvisamente il valore di monete simili presenti alle aste successive schizzi alle stelle? 

Nel caso delle monete difficilmente reperibili basta il singolo caso a dettare regola per le altre simili? 

Se così fosse, per la stessa ragione basterebbe accordarsi per il rilancio di determinate monete alle aste per alzarne il valore, visto che anonimato e riservatezza le rendono opache e poco trasparenti.

Sia chiaro che questa rimane una riflessione personale senza certo mettere in dubbio la serietà e massima professionalità di chi lavora nelle aste. Però é per me chiara convinzione che il prezzo reale della moneta non può, per le ragioni elencate, essere dato dalle aste recenti.

Secondo me si stan confondendo due mercati differenti: quello delle monete normalmente reperibili e quello delle monete che invece non lo sono.

Al primo gruppo appartengono praticamente tutte le monete dal regno d'Italia in poi, con eccezioni che si contano sulle dita delle mani. Voglio un 5 lire 1914? Bene, basta aprire il portafoglio ed entro breve tempo ce l'ho a casa. L'entità di banconote che hanno lasciato il mio portafoglio misura la quotazione di mercato della moneta; sarà questa entità abbastanza coerente con altre aste del medesimo periodo. Dunque è improbabile che due sceicchi si contendano il mio 5 lire del '14, perché se ne può comodamente comprare un altro: anche in questo momento ce ne sono comodamente in vendita due (autentici e periziati) perfino su ebay. Basta solo aprire il portafoglio.

Se invece andiamo sul mercato delle monete non normalmente reperibili, allora lì le cose cambiano, e la storia dei due sceicchi funziona. Mettiamo che io voglia un Testone dello Stato Pontificio della Sede Vacante del 1730: negli ultimi vent'anni dalle aste ufficiali ne sono passati solo due esemplari. E lì il prezzo diventa imprevedibile. Se partecipa solo uno sceicco magari il testone viene venduto a 500 euro, se sono in due magari diventano 5mila. O 50mila se gli manca proprio solo quello per chiudere la collezione. E lì il portafoglio non conta, perché se la moneta in vendita non c'è non ci puoi fare niente, t'attacchi al tram tu e i tuoi petroldollari.

Il discorso di base è così; poi interviene la questione della conservazione a rendere tutto più fumoso, ma quella è un'altra storia.

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20 minuti fa, Leonardo T dice:

...

Faccio degli esempi volutamente banali per estremizzare cercando di spiegarmi meglio: se ad un asta partecipano 2 sceicchi che per orgoglio personale si dovessero contendere una moneta, significa che improvvisamente il valore di monete simili presenti alle aste successive schizzi alle stelle? 

Nel caso delle monete difficilmente reperibili basta il singolo caso a dettare regola per le altre simili? 

Se così fosse, per la stessa ragione basterebbe accordarsi per il rilancio di determinate monete alle aste per alzarne il valore, visto che anonimato e riservatezza le rendono opache e poco trasparenti.

...

La risposta è sì per tutte le situazioni surriferite.

1) Se la moneta X ad un'asta fa un realizzo esagerato, in un'asta successiva partirà quasi da dove è terminata la precedente: questo è il motivo per cui anche chi ha disponibilità economica non dovrebbe far crescere troppo il prezzo di una moneta, specie se si rende conto verrà in ogni caso superato. Se poi il caso è stato veramente esagerato, la moneta X in aste successive potrà essere proposta a prezzo inferiore, ma solo molto lentamente nei mesi/anni seguenti. Dipende poi anche da chi ha acquistato la moneta ad un prezzo elevato: se commerciante "giocherà" nelle aste successive per conservare il valore del proprio acquisto.

2) Le monete particolarmente rare presentano un PAR (Prezzo a Richiesta) che dipende moltissimo dagli esemplari più recentemente esitati in asta.

3) Il terzo punto si è verificato, e non raramente (vedi conclusione del punto 1 sopraesposta). 

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9 ore fa, Gallienus dice:

Secondo me si stan confondendo due mercati differenti: quello delle monete normalmente reperibili e quello delle monete che invece non lo sono.

Al primo gruppo appartengono praticamente tutte le monete dal regno d'Italia in poi, con eccezioni che si contano sulle dita delle mani. Voglio un 5 lire 1914? Bene, basta aprire il portafoglio ed entro breve tempo ce l'ho a casa. L'entità di banconote che hanno lasciato il mio portafoglio misura la quotazione di mercato della moneta; sarà questa entità abbastanza coerente con altre aste del medesimo periodo. Dunque è improbabile che due sceicchi si contendano il mio 5 lire del '14, perché se ne può comodamente comprare un altro: anche in questo momento ce ne sono comodamente in vendita due (autentici e periziati) perfino su ebay. Basta solo aprire il portafoglio.

Se invece andiamo sul mercato delle monete non normalmente reperibili, allora lì le cose cambiano, e la storia dei due sceicchi funziona. Mettiamo che io voglia un Testone dello Stato Pontificio della Sede Vacante del 1730: negli ultimi vent'anni dalle aste ufficiali ne sono passati solo due esemplari. E lì il prezzo diventa imprevedibile. Se partecipa solo uno sceicco magari il testone viene venduto a 500 euro, se sono in due magari diventano 5mila. O 50mila se gli manca proprio solo quello per chiudere la collezione. E lì il portafoglio non conta, perché se la moneta in vendita non c'è non ci puoi fare niente, t'attacchi al tram tu e i tuoi petroldollari.

Il discorso di base è così; poi interviene la questione della conservazione a rendere tutto più fumoso, ma quella è un'altra storia.

 

A mio parere, oltre a questi elementi, molto condivisibili, va anche considerata non solo la rarità in senso assoluto ma anche la combinazione reperibilità-conservazione. Uno scudo collo lungo delle date rare, ad esempio, soprattutto degli ultimi anni di coniazione, in MS65 o superiore può strappare realizzi veramente incredibili in asta. Anche perché in circolazione magari in quella qualità ce ne sono solo 3 o 4. Ecco dunque che in questi casi prevale il PAR a ogni valutazione di catalogo…e beato chi li ha! 🫢

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